IL CONFLITTO DI STAMPA

IL CONFLITTO DI STAMPA IL CONFLITTO DI STAMPA Concezioni ed equivoci Stato e Chiese, su cui il govarno usa tacere per lunghi mesi. Bastano questi pochi accenni per giudicare della delicatezza e complessità, anche soltanto tecnica e diremmo fisiologica del problema — a prescindere da quella di una patologia d'eccezione o addirittura purulenta di casi com» quello di Guadalajara o di Guernica — e del pericolante terreno di equivoco su cui esso procede, che può sempre a ogni momento franare in conflitto. Gli equivoci son tanti che si addensano nel terreno di mezzo fra i due campi, e si stratificano. Il primo e il più grosso, da parte dei paesi a stampa non riformata, tanto grosso, da equivalere senz'altro a una truffa è: l'equivoco della pubblica opinione. Si giuoca d'azzardo su questa sopravvissuta, inafferrabile, truffaldina entità, che con l'andar del tempo, ccn l'apparir delle masse e l'indebolirsi della coscienza statale, e con il moltiplicarsi e ingigantirsi degli interessi particolaristici, ha finito per frantumarsi, come un regno carolingio o un'antica satrapia, in un'infinità di reucci fannulloni ma prepotenti, ognuno dei quali si richiama abusivamente all'antica investitura totalitaria. In Inghilterra, astrazion facendo da non più di tre organi di relativamente modesta tiratura, che ancora, di fronte al giornalismo di masse, affettano di richiamarsi piamente all'antica realtà, la satrapia dell'* opinione pubblica » è sminuzzata in mano ai famosi Lords-di-stampa, che fanno ognuno per conto suo il buono e il cattivo tempo, schiavi però anch'essi talvolta di altri tiranni valvassori, come potrebbero per esempio essere i Maestri di Palazzo degli avvisi pubblicitari, che possono loro imporre un indirizzo piuttosto che un altro! In Francia, anche, vi sono satrapi a bizzeffe, e anche satrapesse, il cui nome vola tutti i giorni per l'Europa, tanto più prestigioso quanto più grosse sono le bravate di cui hanno saputo dar prova. Il guaio è, però, che a questo scaduto livello della funzione giornalistica corrisponde nei detti paesi, anziché una diminuzione, un aumento della posizione, e dell'influenza dei satrapuzzi, in ragione precisamente della maggior pressione di controllo che possono esercitare sut poteri pubblici, e, per dirla chiara, della paura che possono incutere agli uomini di Stato. Al che s'aggiunge che anche gli uomini di Stato esteri li chiamano a sè quando hanno qualcosa da dire all'orecchio alla famosa satrapia democratica dell'opinione del rispettivo paese; la loro potenza di controllori è diventata, cosi, senza confini. Ed è proprio questa fantastica influenza e funzione di cotitrollorì che viene stranamente proiettata all'esterno quand'essi varcano in missione i confini delle loro patrie, e pretendono di esercitarla su[,Ii Stati rinnovellati, e far loro da severi censori, e da orchi contro i teneri fanciulli della « pericolose » rivoluzioni altrui ! Nei paesi a stampa riformata; non vi sono, grazie a Dio, personalità cosi gigantesche. Vi è però — ed è il secondo degli equivoci che enumeriamo — il fenomeno in qualche modo opposto: alla mutata, redenta e restaurata funzione totalitaria cioè, del giornalismo non corrisponde ancora del tutto un adeguato elevamento della posizione, sia tecnica che morale e prestigiosa, e di pubblica considerazione, quasi che il giornalista, passando da controllore a controllato, abbia scapitato, invece di guadagnarvi, come ha fatto, in effettiva importanza, valore e qualità di funzione. Non è ancora del tutto realizzata nell'azione riformatrice la coscienza dell'aumentata degnità della funzione. Nella zona internazionale — che è quella che ora ci occupa — ciò si riflette nel fatto che non si è ancora pensato a munire il giornalista all'estero di quelle garanzie tecniche e guarentigie (adoperiamo qui appositamente' il termine diplomatico per alludere a qualche cosa, proprio, dì simile) che sole potrebbero, e potranno, metterlo in grado di assolvere la sua importante funzione, senz'C3sere additato e continuamente diffidato come nient'altro che un mentito emissario del suo governo; a che sole — aggiungiamo anche —potrebbero autorizzare a pretendere una adeguata sempre migliore qualità del personale. Anche negli accordi di-stampa internazionali conclusi dal regime'nazionalsocialista, che sono in proposito jus condendum, non vi è nulla di simile: il giornalista viene oberato di nuovi doveri, tartassato di limitazioni, ammonito di sanzioni, aggravato di difficoltà, ma non aumentato di un diritto nè munito di una guarentigia, atta ad adeguare, nell'ambiente estero, la sua posizione alla funzione divenuta quanto mai difficile e delicata, nemmeno per quanto riguarda quel « controllo » della notizia di cui pur negli accordi stessi gli è fatto cosi assoluto ed instante obbligo. Il fatto è che ancor oggi negli uffici di tutto il mondo, quando il corrispondente si presenta, se non trova proprio quella I porta chiusa che volentieri si faj vebbe trovare ai rompiscatole e ai I piantagrane, trova però nove volte su dieci sigillata la bocca di un funzionario di ripiego messo, sì, a sua disposizione, ma per fargli »: diplomaticamente » smarrire le tracce dell'informazione desiderata. Ora, informazione e controllo, se sono un dovere devono anche diventare un diritto e una delle « guarentige » del giornalista. Terzo strato, infine, degli equi- Berlino, Agosto. Il conflitto giornalistico anglo tedesco, seguito immediatamente a quello italo-inglese, indica insieme con esso abbastanza chiaramente che v'è in Europa un problema posto dalla.forza delle cose: il problema della stampa. E' questo un problema tipico e diretto della nuova situazione creata dalle due rivoluzioni autoritarie e totalitarie, col mutamento essenziale di rapporti — non soltanto nella sfera nazionale, ma conseguentemente anche in quella internazionale — tra Stata e «opinione pubblica », che, in forza del saldato circolo sanguigno di autorità e totalità, sostanzialmente si identificavano, diventando niente altro che due. aspetti o momenti della medesima còsa. Tutte e due le rivoluzioni hanno mostrato di comprendere l'importanza per esse essenziale del problema, riformando immediatamente ciascuna per conto suo il proprio apparato di stampa, e creandovi sopra quell'organo statale di direzione e di controllo che sono i rispettivi Ministeri della Propaganda e della Cultura Popolare. Rimaneva necessariamente scoperta, perchè si sottraeva per metà alla propria volontà riformatrice, una zona della riforma, quella degli indistricabili connessi esteri della funzione — ed è in questa zona internazionale che giace oggi e ribolle il problema — per quanto anche in essa non siano mancati i conati di riforma, come dimostrano il continuo apostolato di Hitler per ottenere accordi di stampa internazionali, le assidue proposte fattene in ciascun quadro di riorganizzazione europea e infine la felice realizzazione ottenutane a sostegno delle intese con cui la diplomazia nazionalsocialista ha voluto sanare due delle zone più nevralgiche d'Europa: la zona tedesco polacca e quella austro - tedesca. Fondamentalmente, il disagio grave di cui soffre oggi il giornalismo europeo consiste tutto negli inconvenienti della coesistenza una accanto all'altra — si dovrebbe dire una di fronte all'altra — nella zona internazionale, delle due concezioni, che rappresentano due opposti mondi giornalistici: la concezione liberale e quella autoritaria riformata. Ma questa coesistenza, che pur sarebbe molto e basterebbe già da sola a spiegare urti e incidenti, non è tutto.-Ad essa si devono aggiungere anche talune inevitabili'interferenze e infiltrazioni reciproche dei due campi — che non possono per la loro stessa natura vivere a compartimenti stagni — con ingombranti sopravvivenze dell'antico nel nuovo da un lato, e abusive falsificazioni di" nuovo sull'antico dall'altro: il che tutt'insieme fa attorno alla funzione giornalistica un'atmosfera permanente d'inquietudine, di attrito, di diffidenza, nel minore dei casi di discussione, che è lungi dal conferire al liscio e proficuo adempimento della funzione. Il problema è troppo importante perchè non valga la pena di approfondirlo un poco. La concezione liberale è venuta fuori in tutta la sua tipicità, nell'incidente anglo-tedesco, nella deliberazione di protesta presa dall'Associazione della Stampa Estera di Berlino — con astensione dei membri italiani — contro la espulsione del suo membro Ebbutt, corrispondente del Times, nella quale è detto che si protesta contro il principio stesso, da qualunque parte sia applicato, della espulsione di un giornalista a causa della sua attività professionale, che la concezione liberale vuole sia lasciata assolutamente libera, insindacata e insindacabile, mentre è troppo chiaro che la concezione autoritaria-dei moderni stati nazionali non può assolutamente ammettere, che una cosi delicata funzione, capace di minare nientemeno che i rapporti esteri dello Stato, sia, dentro i suoi confini, lasciata senza controllo senza difesa contro un'eventuale sistematica slealtà d'esercizio. Una chiara riaffermazione, del resto, dell'assunto liberale si trovava anche nella motivazione stessa delle tre espulsioni inglesi di giornalisti tedeschi, motivazione che si guarda bene dal mettere in causa il principio intangibile della libera attività professionale, e che stranamente ripiega su una non ben precisata nè precisabile attività propagandistica extra-professionale degli espulsi. L'equivoco di questa posizione è chiaro. Di rimando però anche da parte tedesca si accusano in genere i corrispondenti esteri di attività in qualche modo extra-professicnale, ingerentesi nelle cose interne del paese, in quanto che — è questo l'addebito grave fatto da un autorevolissimo organo del Partito nientemeno che alla « più grande parte » del corrispondenti esteri di Berlino — in contatto con gruppi interni di * opposizione », mandando ai loro giornali notizie o tesi di questi ultimi, offrono loro implicitamente uno sfogo pubblicitario di cui all'interno non dispongono... Si attendono i risultati delle inchieste ufficiali che si dicono in corso al riguardo. Ma, prescindendo dal caso, che crediamo sia totalmente da escludere, che si tratti di contatti con gruppi illegali, si pone qui la domanda se non si intendano con quegli addebiti censurare per caso contatti pienamente professionali di corrispondenti, per esempio, con autorità delle Chiese — che non sono finora caratterizzate, per gruppi illegali ó antistatali — al fine di aver notizie sull'andamento deli'imnortantissimo conflitto tra

Persone citate: Agosto, Hitler

Luoghi citati: Berlino, Europa, Francia, Guadalajara, Guernica, Inghilterra