I rapporti anglo-nipponici alla vigilia di una rottura? di Concetto Pettinato

I rapporti anglo-nipponici alla vigilia di una rottura? I rapporti anglo-nipponici alla vigilia di una rottura? Londra decide una vibrata protesta per il ferimento del proprio Ambasciatore Londra, 28 notte. Londra si è ormai del tutto orientata nella situazione in cui l'ha posta in modo inatteso il ferimento del suo Ambasciatore in Cina e già stasera, in base alle ulteriori informazioni giunte da Sciangai ma soprattutto in base alle discussioni telefoniche svoltesi fra 11 Foreìgn Office, Eden che sì trova'nel Yorkshire e Chamberlain che si trova in Scozia e a quelle che probabilmente hanno avuto luogo telegraficamente col Governo di Washington, saranno trasmesso particolari istruzioni all'incaricato di affari britannico a Tokio, Dodds. Egli riceverà 11 testo di una nota (5J protesta redatta in termini oltremodo energici nella quale si dirà, che il rammarico espresso dai rappresentanti diplomatici, del Giappone con ventiquattro ore di ritardo non può essere considerato dall'Inghilterra come una presentazione di scuse: saranno chieste scuse formali, il riconoscimento della colpa giapponese e l'assicurazione che un incidente cosi grave non potrà ripetersi in futuro. Da ultimo Londra domanderà ripara zioni materiali. Nel caso in cui il Governo nipponico si rifiutasse di dare soddisfazione, Londra potreb be perfino decidere, si mormora insistentemente negli ambienti me» glio informati, la rottura dei rapporti diplomatici col Giappone e prenderebbe cosi l'iniziativa di un isolamento del Giappone a cui ade rirebbero con misure più o meno concrete almeno due altre grandi Potenze, gli Stati Uniti e la Francia. E' evidente da queste indiscre zlonl che « l'azione adeguata » prevista nel comunicato ufficiale di ieri l'altro sera non esorbiterà dal campo delle proteste, come del resto era stato preveduto. Il governo inglese chiaramente condivide l'opinione della stampa più ragionevole che in Asia non si possa far nulla e che pronunziando parole grosse si lascerebbe solo apparire più evidentemente la enorme differenza che corre fra la forza materiale dell'Inghilterra d'oggi, obbligata a sorvegliare contemporaneamente parecchi settori in fermento e l'Inghilterra di una volta, la quale impiegava la sua flotta sia per ottenere saluti alla bandiera insultata sia per costringere paesi debitori a pagare i loro debiti. Al.momento presen. te l'Inghilterra non ha navi d'a vanzo e, se pure ne avesse come nei tempi passati, non basterebbero a tenere testa alla ingigantita potenza navale.del Giappone. Di guisa che la miglior politica sembra essere quella delle sanzioni morali. E che il governo britannico stia imbastendo proprio su di èssa la sua azione, lo dimostra fra l'altro l'unanimità con cui i giornali, certo per ispirazione del Foreign Office, interpretano il drammatico incidente di cui è rimasto vittima l'ambasciatore britannico. Come lo giustifica Tokio? Dicendo che i piloti nipponici avevano l'ordine di bombardare le macchine private viaggianti sulla strada Nanchino - Sciangai, perdio su quella1 strada doveva passare il Maresciallo Ciang Kai Scek. Questa non è una scusa, ma una gravissima accusa che i giapponesi pronunziano contro se stessi, si afferma qui. Il significato di questo ordine agli aviatori è che «dovevano massacrare in successione molti civi'i nella speranza di assassinare il capo di uno Stato con tro cui i, Giappone non si trova giuridicamente In guerra». Le parole « massacro » « assassinio », giustificate con la mancanza di una dichiarazione di guerra, spuntano come per incanto in ciascuno dei commenti editoriali dedicati alla crisi. Il Giappone non dichiarò la guerra nel 1932 perchè non desiderava violare il patto Kellog allora appena firmato e non la dichiara oggi perchè non vuol provocare l'applicazione della legge L'AMBASCIATORE INGLESE in Cina sir Hughe Montgomery Knatchbull Hughessen - ferito dalla mitragliatrice di un aereo giapponese. americana sulla neutralità. Ma cosi facendo ha violato ugualmente il diritto internazionale, una delle cui regole è che la jfuerra debba almeno essere dichiarata per il rispetto delle vittime e dei neutrali. Oltre a ciò, colpendo il rappresentante diplomatico di una potenza neutrale ha commesso un atto criminoso. Se non è dato di agire contro il Giappone, esso sia almeno confinato fra i reprobi. E in questa posizione l'Inghilterra crede di poter trovare se non la tutela dei propri interessi almeno quella del proprio prestigio. Una aperta dichiarazione di guerra è però desiderata dal governo di Londra anche perchè il blocco giapponese delle coste della Cina sia reso accettabile. Solo a un belligerante infatti si riconosce il diritto di fermare le navi neutrali in alto mare e se la flotta nipponica fermasse e perquisisse quelle britanniche — magari in seguito ad. errore — nella situazione attuale in cui non vi è una guerra dichiarata - e quando non vi sono belligeranti riconosciuti, la posizione dell'Inghilterra sarebbe incresciosa fra la necessità di tener conto di una realtà e il dovere di reclamare l'osservanza dei principii internazionali. Tokio, ritenuta dall' Inghilterra colpevole, sarebbe insomma meno colpevole se anziché parlare di « azione punitiva in tempo di pace » chiamasse pane il pane e inviasse a Nanchino una formale ed esplicita dichiarazione di guerra. Vice. La Cina ricorre a Ginevra? Preoccupazioni e perplessità a Londra e a Parigi # Parigi, 28 notte. Un intenso scambio di idee ha luogo fra le Cancellerie di Londra, di Washington e di Parigi, intorno alla convenienza o meno di cacciare la Lega delle Nazioni nell' imbroglio cinese. Pareva in un primo momento che Londra tenesse ad assicurarsi che il Governo di Nanchino avrebbe lasciato l'Istituto societario fuori della lite. Dopo alquanto tergiversare, la Cina si è però, a quanto sembra, decisa a portare la questione a Ginevra, come fece nel 1932. Ciò facendo, la repubblica si lusinga di obbligare le Potenze maggiormente interessate alle sorti di Sciangai ad uscire dalla passività e a prestarle man forte. Ora Londra e Parigi non vedono di buon occhio il' ricorso alla Lega, persuase quali .sono che, senza utilità alcuna, questa finirà col perdere le ultime briciole del proprio prestigio. Un meccanismo pericoloso Che potrebbe fare infatti il Consiglio ginevrino ? Applicare le san¬ zioni al Giappone? Ma si è già visto quale fu il risultato dell'operazione quando si trattò dell'Etiopia. Se si fa tanto di mettere in moto il meccanismo punitivo previsto dal patto societario; la situazione internazionale si aggraverà dall'oggi al domani e le ultime possibilità di accomodamento sfumeranno. L'intervento ufficiale della Lega presenterebbe per giunta l'inconveniente di isolare gli Stati Uniti, il cui concorso nella circostanza risulta invece primordiale. La sua non appartenenza all'organismo societario impedirebbe alla repubblica nord americana di associarsi a una procedura concordata sotto la giurisdizione di quella, mentre ciò che preme a Londra è proprio di non perdere il contatto di gomiti con Washington. D'accordo con la Francia, la Inghilterra si proporrebbe quindi di agire sul terreno societario, ma indipendentemente dalla procedura legale. Le Potenze rappresentate al Consiglio dovrebbero semplicemente farsi iniziatrici <ii un intervento internazionale collettivo presso i Governi di Tokio e di Nanchino, intervento al quale Washington potrebbe associarsi, senza riguardo alla sua qualità di Governo extra societario. Che tale procedura abbia poi maggior probabilità di successo di quell'altra, nessuno osa crederlo. In generale l'opinione francese è pessimista. La sola speranza coltivata, e alla quale si associa il Temps, è che il campo delle operazioni si allontani, a poco n poco, dalle concessioni internazionali di Sciangai e che la città rimanga automaticamente fuori della zona del fuoco, consentendo cosi alle Potenze di tradurre la situazione di fatto in una situazione di diritto. Le solite menzogne Sia come si voglia, la Francia si accinge a mandare a Ginevra una rappresentanza interminabile, un vero piccolo Parlamento, come se si trattasse davvero di assumervi responsabilità decisive. La delegazione nominata oggi dal Consiglio dei Ministri comprende: Chautemps, Delbos, Paul Boncour ed Herriot come delegati principali; Faure, Béranger, Mistler come delegati supplenti; Jouhaux, De Tessan, Brunet, Grumbach, Archimbaud, Planche, Massigli, Basdevant, Reveillaud e Cassin come delegati aggiunti. Le camere dell'Hotel des Bergues non basteranno a dare ospitalità a tutti. In quanto al programma dei lavori, se dobbiamo prestar fede all'Oeuvre, la quale ha finalmente ritrovato la penna della Tabouis, che un mese di villeggiatura ha rimesso a nuovo, esso dovrebbe risolversi, a parte la questione cinese, in una vera e propria beneficiata dell'Italia, cui la vittoria di Santander troppo apertamente rivendicata costerebbe il sacrifizio della scappatoia escogitata a Londra e accettata a Palermo per liquidare l'affare etiopico e il ritardo del ritorno di Drummond a Roma. Ma il Populaire, continuando la campagna dei giorni scorsi, in un nuovo editoriale che molti giornali commentano e di cui attribuiscono la paternità allo stesso Blum, scrive che «un merito di cui non è possibile non dare atto a Mussolini è quello di affrontare i.problemi a viso aperto e di non sfuggire il corpo a corpo nè con le parole nè coi fatti », e non vogliamo credere che in un momento in cui il capo del socialismo francese, vicePresidente del' Gabinetto Chautemps procede a una constatazione di tanta portata, i delegati ginevrini dello stesso Gabinetto si dispongano a provare al momento che la Francia ufficiale continua come per il passato a sacrificare al culto dell'ipocrisia. Concetto Pettinato