LE DUE ROSE

LE DUE ROSE LE DUE ROSE Le due Ròse, diceva la gente, chiamando così per nome, non senza malizia, le due signorine Chiò, zia e nipote, che stavano insieme ed erano ormai irrimediabilmente appassite. Curioso però che la più appassita apparisse la nipote, forse perche era umile, ravviata, seria e pia come una monaca fuor di convento : da anni era impiegata in una conceria e il grembiulone nero, col collettino bianco, era diventato la sua uniforme. La Rosa zia, invece, vista a certe ore, cosi, tra il lusco e il brusco, faceva a tutta prima effetto di giovane, con quella parrucca color mogano, e la pittura del viso e gli orecchini penduti che le sbattevano sulle guancie. Eh, la Rosa zia non poteva rassegnarsi al grembiulone nero, anche perchè di impieghi lei non ne avrebbe saputo tenere neppur l'ombra. E poi là Rosa zia aveva un passato, un passato d'avventure straordinarie, di amori fatali, di drammi ignorati. — Non mi chieder nulla!... — aveva detto alla nipote con un gesto teatrale, il giorno. in cui era arrivata da lei avvolta in un mantello fuori moda e con una magra valigetta in mano.— Ormai io non ho altra famiglia che te. E' destino che viviamo insieme. Io metterò a tua disposizione quel che possiedo, senza contare che alla mia morte tu sarai la mia unica erede. Ma non mi chieder nulla, per carità!... • E posata la valigetta, la Rosa zia si era seduta a tavola e aveva chiesto flebilmente : — Non avresti nulla da darmi per il languore di stomaco a cui vado soggetta?... Anche un avanzo di minestra farebbe al caso; Ricordati solo di non chiedermi nulla !... La Rosa nipote non aveva mai chiesto nulla. Di quella Rosa zia non era mai stata curiosa neanche quand'era piccola e le dicevano che faceva prima la pettinatrice, poi la ballerina d'operetta. Lo strano era piuttosto che sembrava non possedesse un bel nulla all'infuori di quella magra valigetta contenente straccetti, posticci, scatole vuote e gioielli falsi. Chissà, forse un giorno, qualcosa di più solido sarebbe arrivato ; la Rosa nipote non era diffidente, e nel frattempo seguitava a lavorare a casa e all'ufficio. — Ebbene, le aveva chiesto una vicina curiosa, con aria di compassione, adesso le è piombata sul collo una zia da mantenere? — Oh, da mantenere poil... Mettiamo insieme quel che possediamo e così si tira avanti. - — Vorrei sapere che cosa possiede quella stracciona, aveva brontolato tra sè la vicina che aveva la nuova venuta come il fumo agli occhi dacché sapeva che,si alzava alle undici e per prima cosa si faceva il gioco delle carte. tattpg La Rosa nipote non se ne accorgeva. Tornava a casa e si affaccendava come prima, più di prima, intorno al fornello ; solo che adesso ci voleva la razione doppia in tutto e questo era talvolta preoccupante. La Rosa zia si dava un gran da fare ad apparecchiare la tavola e intanto diceva con aria aristocratica : — Non offenderti, cara, ma mandi un certo odore... Eh, cara mia, non per niente lavori in una conceria!... Io non avrò bene fino a che non ti avrò tolta di là. — Misericordia, zia!... Mai come ora ella teneva prezioso il suo impiego. Le avevano fatto un piccolo aumento, ella era perfin riuscita a mettere da parte una certa sommetta ?er le vacanze; la Rosa zia, che rugava dappertutto, aveva scoperto il piccolo peculio nel vecchio portafogli nascosto sotto la carta che foderava l'ultimo cassetto del cassettone. — Andremo a passare qualche giorno in campagna con quel danaro, zia, durante le mie ferie. E' la prima volta che posso concedermi questo lusso, non mi par neanche vero. Son contenta che ci sia anche tu, a farmi compagnia; sola, non avevo il coraggio di andare in nessun posto. — Povera figliola, potessi portarti dove m'intendo io!... E farneticava di Montecarlo, di Ostenda, di Capri e di altri luoghi meravigliosi, dove diceva di aver trascorso, alternativamente, giorni di paradiso e di inferno. — Credi forse che il mio destino sia compiuto?... — Oh, zia, che vuoi che ne sappia io?... — Eh, la farò vedere io, a te e agli altri. So bene che anche tu diffidi di me. La gioia trionfante con cui, il giorno dopo, appena la nipote fu tornata dall ufficio potè sventolarle sotto gli occhi una lettera !... — Ecco, ecco quel che farà cambiare tono a te e a certe vicine che non mancano di arricciare il naso quando passo. Cara mia, puoi disporti a dare le dimissioni dall'ufficio. Siamo ricche, oramai! La Rosa nipote non capiva; dovette leggere la lettera come se la compitasse, e rileggerla ancora due volte per persuadersene, npceslqvEo non e un autentica domanda di matrimonipi„, e n e e l e o i . a a Non c'era da negarlo : un'autentica domanda di matrimonio. — Sai ci siamo amati molti anni fa, dovevamo sposarci, poi tante vicende son sopravvenute! Inutile adesso rinvangare tutto. Andava in America, lui, per far fortuna: un giovane di grande intelligenza, sai, destinato alla riuscita. E ora si è ricordato di me, mi ha cercata, mi ha ritrovata... Rosetta mia, dà le dimissioni dall'ufficio. Io non permetterò mai che tu lavori e in una conceria per giunta. Mi prometti che ti licenzi subito? Era la vigilia delle ferie, alla Rosa nipote doleva il cuore al pensiero di dare un simile dispiacere ai suoi principali. Rimase turbata tutto il giorno, quando il padrone poi venne a salutarla e a stringerle la mano, con tanti auguri, Te mancò la parola. Pazienza, se la zia sgridava, dopo tutto, avrebbe dato le dimissioni per lettera, sarebbe stato più facile. A casa era tutto buio, la zia giaceva sul letto con una compressa d'acqua ghiacciata sulla testa, e si sentiva nell'aria un gran odore d'aceto. Che c'è, zia?.. nulla!.. — Non chiedermi Non guardarmi!... v La Rosa nipote torse lo sguardo, veramente la zia non era in quel momento uno spettacolo gradevole da contemplare; anche la sua parrucca, pare impossibile, le stava tutta per traverso. Ella se l'afferrò per raddrizzarsela e in un impeto di furore si buttò a sedere sul letto con le gambe ciondoloni. Le mie tragedie non sono finite. Era un impostore, Rosetta !... Non ha fatto nessuna fortuna, nè in America nè qui. Credeva che avessi delle economie che avessi risparmiato tanto da mantenerlo per il resto della vita. E, venuto qui e... Si mise a singhiozzare puerilmente. — E ho dovuto dargli i denari che tu avevi messo da parte per le ferie... Perchè se ne andasse !... Per liberarmene per sempre! Oh; non chiedermi più nulla. — Ma no, zia, io non ti chiedo nulla. La Rosa nipote aveva sentito un gran brivido di freddo percorrerla tutta e nello stesso tempo la sua fronte si copriva di sudore. Le pareva di star curva su di un abisso che, nella sua vita casta e virtuosa, non aveva ancora immaginato : venivan di là i miasmi delle perdizioni umane, degli inganni sordidi, e delle miserie colpevoli. Pensò alla sua conceria, chiuse gli occhi mentre il viso le diventava stranamente energico, poi sorrise. — Non importa, zia. — Ma la campagna ? — Non ci andremo, faremo una passeggiata pei viali ogni mattina ecco tutto. Ogni mattina, durante le ferie, la Rosa nipote chiude tutti i cassetti a chiave, mette le chiavi in tasca, e scorta la zia, una Rosa piuttosto umile e malconcia, per i viali, concedendole, ma di rado, qualche giretto in tram. E ogni volta, prima del passeggio, una lunga sosta in chiesa. La zia brontola, protesta: — Ma perchè sempre in chiesa?... La Rosa nipote non cede, inesorabile. — Dobbiamo andarci per ringraziare Dio di una grazia ricevuta. — Che grazi», scusar Quella di non aver dato le dimissioni dall'impiego. Benedetta conceria ! E le due Rose, prima la nipo te a testa alta, dopo la zia a te sta bassa entrano in chiesa. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi, Chiò, Inutile

Luoghi citati: America, Montecarlo, Ostenda