Trionfale successo di "Scipione l'Africano,,

Trionfale successo di "Scipione l'Africano,, 3CmE GJRAMJDI "PRIMEJklm ImIXBO Trionfale successo di "Scipione l'Africano,, lo spettatolo alla presenza di $. E. Alfieri e di ma folla di stranieri (DAL NOSTRO INVIATO) Venezia, 25 notte. Una serata che resterà memorabile nel fasti della nostra cinematografia, una serata da lungo tempo impazientemente attesa, e conclusasi, alla presenza d' S. E. Alfieri, e di una folla di stranieri venuti appositamente per assistere allo spettacolo, con un trionfale successo per il più grandioso film storico di questi ultimi anni. Da oggi Scipione inizia il suo cammino su gli schermi di tutto il mondo. Lo sforzo compiuto è stato semplicemente enorme. Se si pensa a quali erano le condizioni della nostra cinematografia soltanto tre anni or sono, la via percorsa appare senz'altro decisiva e Scipione tutta può riassumerla. In questi tre anni due uomini, prima S. E. Ciano e poi S. E. Alfieri, hanno posto all'ordine del giorno del loro lavoro il problema di dare all'Italia un cinema italiano; e Luigi Freddi quelle direttive ha ottimamente seguite, trasformandole in concreta, vitale e coerente realtà. Scipione l'Africano fu concepito e deciso quando stava per iniziarsi la conquista dell'Impero; e fu cominciato non appena quella conquista fu gloriosamente compiuta. Una delle più alte figure della stirpe veniva invocata e rievocata, nell'epica atmosfera della nuova gesta che aveva unito il nuovo legionario al legionario di Zama. Dico 11 De Sanctis: « Come uomo politico preminente di Roma egli ha iniziato e diretto la politica d'impero che Roma seguì verso l'Oriente ellenico nel decennio dopo il suo ritorno dall'Africa. S'intende che tale politica, germogliava dalla prodigiosa potenza che Roma aveva dimostrato nella guerra annibalica, dalla consapevolezza di tale potenza, dall'immensa forza espansiva di cui Romani e Italici disponevano. Ma a Scipione e ai suoi amici si deve d'aver subito indirizzato queste forze nel loro pieno rigoglio verso l'Oriente anziché verso l'Occidente e di averle consapevolmente guidate alla conquista dell'assoluto predominio nel Mediterraneo ». Scipione è il primo vero alfiere di Augusto; quale meraviglia che sùbito dovesse apparire come una solenne promessa di celebrazione l'assunto di creare un film a lui dedicato, proprio nei giorni in cui, dopo secoli, l'Impero era risorto sul- « colli fatali » di Roma ? Film anzitutto politico, intesa questa parola nel suo significato più alto. Infatti il primo grande merito dei creatori di Scipione è stato nell'aver voluto evitare ogni esplicita propaganda diretta; e d'aver, invece, voluto un ampio, solenne bassorilievo cinematografico. Di qui, inoltre, nessun lenocinlo di vicende agili e minute, abilmente dosate e intersecate; nessun ricatto sentimentale 'con un'emozione fine a se stessa; ma cadenze maestose in grandi blocchi squadrati, con visioni che talvolta giungono all'allegoria, dall'architettura sommaria e potente. I « soggettisti » con i quali s'aveva a che fare si chiamavano Tito Livio, Polibio, Cornelio Nepote, Frontino e Plutarco; quale qualsiasi «produttore » avrebbe saputo rinunciare a tradirli? Nell'inflazione del film storicheggiante e pseudostorico che In questi ultimi anni ci sommerge, tutto fa brodo, per i produttori d'ogni Paese, pur di sfornare i loro « supér-colossl ». Non si possono disturbare loriche e corazze senza almeno mobilitare il reparto fornitore di gag puntuali; e chi saprebbe resistere alla tentazione d'inserire, fra due battaglie, un battaglionclno* di danzatrici quasi ignude, un bel saggio di girls avanti lettera? Ben ci ricordiamo, di quelle cosidette visioni romane: dove tigri e leopardi s'aggirano al guinzaglio tra floreali triclini; dove i pretoriani hanno lo stesso slancio e descrivono dinanzi all'obiettivo la stessa curva dei poliziotti irrompenti in motocicletta al primo urlo di sirena; dove le patrizie sono sempre reduci da un'ondulazione permanente; e dove il solito eroico schiavo atterra il solito fellone con un Impeccabile schwing al mento, quando non sia addirittura un uppercut. Scipione, a tutto ciò, volta le spalle. La storia romana è storia italiana. E la più vera novità artistica che la monumentale fatica di Carmine Gallone ci offre, è quella, importantissima, d'essersi accostato all'alta materia con schiettissimo animo d'italiano e con tutta la nobiltà che la rievocazione esigeva. Per ritrovare lo stesso timbro e le stesse Intenzioni (mezzi e carattere a parte) si deve e si può risalire a un solo film, a Cabiria, che nel 1914 doveva meravigliare il mondo. Si ravviva cosi, con l'opera odierna, quella che fu la nostra più glorie- i a e i i e e a i e i e o a o e e l e a a è i n e o i o i , sa tradizione cinematografica; averla voluta ritrovare, meditatamente aggiornandola sul cammino che U cinema ha nel frattempo compiuto, è un altro grande merito per chi il film ha voluto. Scipione dirà al pubblici d'ogni Paese, con la sua alta, sonante parola, che il cinema Italiano è rinato; desterà una non distratta attenzione anche sulle altre nostre opere cinematografiche minori; aprirà la via a nuove conquiste. Una cinematografia, se vuole davvero essere efficiente, deve tendere a diffondersi oltre i confini. Lo sforzo di Scipione fu anche consigliato da ragioni di prestigio; e quel suggerimento non poteva essere più tempestivo. Infine, con questo grandiosissimo film, s'è ottenuto di poter saggiare tutte le possibilità della nostra risorgente attrezzatura cinematografica. Quando 11 film fu iniziato s'iniziavano i lavori per la Cinecittà del Quadraro; le due opere immani contemporaneamente venivano compiute; e la prima, di giorno in giorno, confermava tutto il valore della seconda. Mentre Scipione s'avvia, dopo questo trionfale battesimo veneziano, verso un'ininterrotta serie di successi, gli ultimi bollettini di « Cinecittà » ci annunciano in contemporanea lavorazione ben dodici film; altri numerosi e importanti sono allo studio, tra i quali un Giuseppe Verdi dello stesso Gallone. Oggi, dopo soli tre anni, l'Italia sa ormai di poter pienamente contare su di un cinema italiano. *w* Nella vita di Scipione s'è lumeggiato un breve, più che intenso periodo: quello della seconda guerra punica, che dal 207 a. Ct al 202 doveva dare al Console la gloria d'esser chiamato il conquistatore dell'Africa. Il film s'inizia con un'inquadratura solenne: la visione del campo di battaglia di Canne. E' l'ultima grande vittoria di Annibale, che da anni devasta l'Italia; e da quell'ultima strage, da quell'ultimo sacrificio, balzeranno, ineluttabili, l'animo e gli uomini della riscossa. Al Senato, Scipione chiede di portare la guerra in Africa. Le inquadrature del Foro gremito di moltitudine ansiosa, dell'aula dove i senatori s'oppongono al disegno di Scipione, sùbito danno al film il suo tono monumentale. Il senato, sopratutto dopo il diniego di Catone, rifiuta la proposta del Console; si decide il sorteggio d'una Provincia che gli sarà affidata; egli potrà portare la guerra dove vorrà: ma soltanto sulla sua Provincia potrà contare. Dall'urna esce un cartiglio: la Sicilia. Ai disegni del Console il sorteggio è stato talmente propizio che già appare un presagio. Nel campo di Annibale serpeggia il malcontento tra i mercenari; e alle cupe ombre delle scene notturne, intessute di terrori e di feroci repressioni, fa contrasto il campo di Scipione in Sicilia, dove accorrono i volontari e il nuovo esercito si prepara, temprando gli animi e le armi. E' giunto 11 giorno d'osare. L'esercito salpa per l'Africa. La visione delle grandi triremi, delle moltitudini acclamanti, mentre dall'alto d'una prua si diffonde l'incitatrice orazione del Console, è una sequenza d'una grandiosità avvincente, nella quale la regia non Insiste oltre i limiti d'una rigorosa sobrietà. Una - [stretta misura, quando s'era mo¬ o o ; a o a l e o o o n e e i o i i a bilitata una flotta: non sarti questo 11 primo episodio dove Gallone, resistendo a facili tentazioni, darà al quadro un suo vibrare più esteso e profondo. In Africa, intanto, al senato cartaginese, con le prime notizie, si diffondono i primi timori. Sofonisba, regina di Numidia, induce il re Siface ad opporsi alle armi di Roma; ma, dopo la vittoria di Utica, il campo di Siface, circondato da Scipione e da Massinissa, è dato alle fiamme. Siface è fatto prigioniero, Sofonisba è nelle mani di Massinissa. La voluttuosa regina tenta ora d'asservirsi Massinissa, che l'ha sempre segretamente amata; e se ne fa sposare. Ogni giorno la donna vede aumentare il suo potere, vacillare in Massinissa la sua fede per le aquile romane; Scipione, avvertito da Lelio, induce Massinissa a scuotersi da un giogo che potrà essere la rovina del suo regno; e Sofonisba è da Massinissa condannata a bere una coppa di veleno. Nel frattempo, nel Bruzio, altre ambascerie di Cartagine scongiurano Annibale di tornare in Africa, a difendervi la patria minacciata. Il grande capitano ancora esita. Molto spera in una vittoria del suo luogotenente Magone, che dovrebbe essere entrato in contatto con le legioni romane. Ma all'udire che tutto è perduto, decide il ritorno. Cadono le ultime speranze di conquista, in chi da quindici anni s'era invano adoprato perchè Roma fosse domata. Al suo giungere a Cartagine ha le ultime notizie di Scipione e dei suol alleati. Comprende che la sua sorte volge ormai al declino; e tenta un supremo espediente, chie¬ eoi, ù nn i di d a, mile esa a se ne, de e, ihe ea di o, ne re a nton e. o, ihi oa. ha ei ua e e¬ dendo un abboccamento a Scipione. L'incontro tra 1 due capitani è commosso, solenne. Le Deche di Tito Livio e Le storie di Polibio hanno fornito al colloquio più di una battuta, aleggiano nelle proposte e nei dinieghi dove balenano le sorti di due popoli. Annibale non piuj cedere tutto ciò che Scipione, in nomo di Roma, esige; siano allora le armi, a decidere. E s'introduce nel film, con un formidabile capitolo d'una ventina di minuti, la battaglia di Zama, che dovrà decidere del destino di due Nazioni, donando a Roma l'alba del suo Impero. Nel campo d'Annibale si schierano ottanta elefanti pronti a caricare i romani, con dietro i Celtiberi, 1 Galli, i Bruzi, i Macedoni; nel campo di Scipione le legioni si dispongono Invece secondo i principi! dell'arte militare romana: prima gli astati, poi I principi, infine i triari. Ma Scipione, per far fronte al nuovissimo ostacolo costituito dall'orda degli elefanti, ordina che i principi non coprano gli intervalli fra gli astati; questi intervalli saranno invece coperti da una lieve cortina di veliti, attraverso la quale gli elefanti potranno liberamente irrompere per essere poi circondati e finiti. Alle due ali, la cavalleria di Lelio e di Massinissa. E l'immane battaglia comincia, ricostruita con un'incredibile impiego di masse e su di un paradigma rigorosamente storico, come pur rigorosamente storici sono gli accorgimenti disposti da Scipione. E' questa la più grandiosa, la più movimentata, la più emozionante battaglia che mai abbiano veduto gli schermi. Simili a onde che op poste s'infrangano, le schiere s'in contrano nella lotta mortale; e se gli scontri delle fanterie hanno un loro ritmo e un loro nerbo, se le cavallerie l'una contro l'altra sfrenate da un concitato montaggio in crescendo, non ricorrono, per la prima volta in un film, a un comodo alibi d'obbiettivo all'istante del formidabile scontro (che ha destato un altro uragano d'applausi) ; le sequenze della lotta degli arcieri montati sugli elefanti e dei triari hanno raggiunto l'acme spettacolare. Sono sequenze tutte guidate da una mano maestra, dove la panoramica s'alterna al particolare in un ritmo sempre più intenso, fra un coro di barriti sempre più furibondi, che danno alla pugna echi di giungle primordiali: un «pezzo» cinematografico davvero eccezionale, destinato a confondere emozione e stupore. Dopo la vittoria di Zama, è la pace feconda. E come, poco prima, durante il fervore della battaglia, s'era felicemente conclusa ima tenue vicenda d'amore fra Velia e Arunte; ora, prima di volgere l'animo ad altre imprese, Scipione torna alla vita dei campi. II vincitore di Cartagine pensoso e sereno affonda la mano tra il grano opimo; e pacato volgendosi: — Domani, con l'aiuto degli Dei, comincerà la semina. Questo, molto rapidamente narrato come lo spazio e l'ora consentono, il film monumentale, accompagnato sovente da applausi jnscroscianti, e accolto alia fine da un'interminabile ovazione, rivolta1 anpeGluCquvimtechpiprcotàtosusatrhanceeftevitedstImtuqndntidrascdmgctàl'cpadnbincabgftmusttisoidvpvnccgadcdserutrfi i i o i e ; . i e e a n , e i i i o e e E a r ' e o e n e o a e a li ei e e orù ti o rio e. a riaa eeii. o il oli rncsi jni assai suggestive, a a1 Mario Gromo anche ai principali artefici dell'opera- presenti nella sala, Carmine Gallone, Luigi Freddi e S. E. Pauluccl de Calboli, presidente del Consorzio produttore del film. Già s'è detto della regia. Per questa folla di personaggi che s'avvicendano sullo schermo si sono mobilitati quasi tutti i nostri interpreti. Scipione è Annibale Nin chi, che ha donato al grande capitano la sua calda voce e la sua prestanza; Annibale s'è incontrato con la racchiusa e vibrante umani, tà di Camillo Pilotto, che ha avuto un suo notevolissimo e meritato successo personale, con sfumature sagaci, con una sobrietà di contrappunti esemplare; Sofonisba c ha rivelato una nuova attrice, tornata in Italia da Hollywood, Fran cesca Braggiotti Lodge d'una rara efficacia; Benassi s'è affermato intelligentissimo attore con le brevi battute di Catone (ecco un in terprete che, opportunamente gui dato, potrebbe dare molto, al nostro cinema); Carlo Ninchi si è Imposto in uno scultoreo Lelio; e tutti gli altri hanno animato un quadro ricco e colorito, dal Bernabò (Furio) al Carnabuci (un reduce), dal Coop (Mezioi al Galva ni (Fabio Massimo 1, dal Giacchetti (Massinissa) al Giorda (Siface) dal Lombardi (Lucio) a Isa Miranda (Velia), dalla Padoa (una schiava) al Picasso (Asdrubale), dallo Spada (Arunte) al Viotti (un mercante fenicio). Autori del soggetto, del quale è ancora da ricordare particolarmente la nobiltà dei dialogati, sono Mariani dell'Angulllara e Sebastiano Luciani, con lo stesso Gallone. Direttore di produzione Federico Curionl. Le architetture, d'una maestosità e d'una solidità davvero romane, sono di Pietro Aschieri. Della musica del film si dovrebbe a lungo discorrere; e ci si deve invece costringere a un ultimo cenno assai frettoloso. E' stata appositamente composta da Ildebrando Pizzettl. L'illustre Maestro già aveva scritto la « Sinfonia del fuoco » per Cabiria; e dopo ventitre anni doveva tornare al cinematografo con questo spartito, un'opera organica e possente, che si è soprattutto ispirata ai più aiti valori spirituali del film; rifiutandosi cosi di seguirne l'azione istante per istante, rinunciando a ogni spurio melologo, effondendosi invece attorno a ogni nucleo fondamentale con pagine maestose e vibranti. Sono particolarmente piaciuti l'inno a Roma, il coro del volontari, le pagine che s'uniscono alla visione dell'incendio del campo di Siface, e un maschio incalzare di ritmi durante la battaglia di Zama. *** L'italianissima serata era stata aperta da un ampio documentario dell'Istituto Luce dedicato alle recenti giornate siciliane del Capo del Governo; e l'avvicendarsi sullo schermo di quelle maree di folla entusiasta al passaggio e alla parola del Duce aveva scatenato un uragano d'applausi. Lo stesso Istituto doveva poi conchiudere la serata con Primavera fiorentina, raf finato, e sapiente Intarsio di Visio lagvpdpnunspinahtuleedccnzleaadtlenmanspclnmrvl'dnzcpsdtoitscllrtssdsctcseinsdlfniupdttRarluas MASSINISSA (FOSCO GIACHETTO E SOFONISBA (FRANCESCA B RAGGI OTT1 LODGE) MASSINISSA (FOSCO GIACHETTO E SOFONISBA (FRANCESCA B RAGGI OTT1 LODGE) « SCIPIONE L'AFRICANO »: POPOLO ROMANO, NEL FORO, ATTENDE SCIPIONE SENATO