Un furto inutile di Enrico Emanuelli

Un furto inutile IL CAFFÉ' DI TOLOSA IN CUI SI ADUNANO GLI AVIATORI ROSSI. Un furto inutile Durante tutta la giornata lajppioggia era caduta eguale e pre-| secisa, comevdosata da uh invisi-i cobile apparecchio; e la notte, so-'scpraggiunta dopo un pigro tra- j mpasso d'ore, ravvivando improv- j tevise luci nelle strade, faceva!svancor più pesare la tristezza di quell'umidore, lucido- e tetro sull'asfalto, rassegnato e funebre sulle case. Simili ore piovigginose paiono fatte apposta per odiare le città, con quella atmosfera grigia, che mette in ogni passante fretta scontrosa e dona alle cose aspetti lugubri. Anche i meno sensibili a subire subdolo peso di queste vicen¬ de accusano strani attimi di sco ramento; ed infatti, senza che lo sapessero, i due ladruncoli, mentre camminavano per raggiungere il centro della citta, portavano nell'animo un po' della tristezza che li circondava. Camminavano con le mani affondate nelle tasche degli impermeabili sdrusciti, senza guardarsi attorno, con passo veloce e deciso come chi ha il tempo avaro e la mèta ancora lontana. Due giovani ladri, non ancora esperti, non fatti dal mestiere; e, se qualche «colpo» lo avevano fatto — e se era ben riuscito — lo dovevano, più che alla loro abilità, alla fortuna ed al caso ; ma baldanzosi non riuscivano a vedere dove terminava la scaltrezza e dove cominciava il resto. Erano venuti in città senza un progetto ben definito, più che altro volevano fuggire fa noia e l'angustia di quella stanza di albergo in cui si trovavano rinchiusi; e con quel loro camminare indispettito e taciturno pareva si rimproverassero a vicenda la mancanza d'iniziativa e di fantasia, la pigrizia e la tristezza di quei giorni. Di quando in quando il più vecchio, che era senza cappello, scuoteva il capo, perchè l'acqua gli dava fastidio ; al che l'altro, premuroso, alzava lo sguardo come fosse sempre in attesa di un ordine. Il silenzio, invece, durava. Alla fine, dopo una buona ora di questa corsa a casaccio, stanchi e fradici, entrarono in | un caffè. Seduti ad un tavolino, dietro la grande lastra di vetro, mdscchlàdbpchrastchchtecofuspdrascdslenl'pntfgdvmvvctcedsqanpadmrvanon sapevano ancora che cosa i odifsi; e preferirono buttar ' lo ssguardo al di là del vetro, sulla cstrada. Il tepore del caffè e quel minuto chiacchierìo e quella gente che passava e la sensazione d'essere ad uno spettacolo innocente e stupido, scioglievano i rancori taciuti e la tri- ; stezza di quella s'era stava per essere dimenticata. Infatti, ad un tratto, il più anziano, passandosi le dita tra i capelli umidi ed unti, si decise a parlare. — Bisogna fare qualche cosa —, disse, ma il suo tono era convenzionale e la sua frase inutile, come fosse detta da un naufrago ad un altro, dopo aver messo piede su una spiaggia deserta. Perciò il compagno non rispose : continuava a guardare il viavai della strada quasi attendesse il passaggio d'una certa persona e temesse di non poterla scorgere nel mezzo di quella confusione. Stizzito,_ il primo continuò a parlare. Strinse forte il braccio- dell'amico, come per distoglierlo da quel. l'incantesimo in cui pareva perso, e gli gridò : — Si può sapere che cosa guardi? —; e, siccome gli parve di non esser stato abbastanza duro ed aggressivo, aggiunse : — Sei di colpo impazzito? —. Calmo, come volesse dire parole gravi, ma :n realtà soltanto per riuscire ironico, il giovane rispose asciutto e parco : — Sto a vedere le auto che passano.— Alloro presero ad osservarle assieme. Le macchine si annunciavano con il fascio di luce dei fari e con un leggero brontolìo del motore; passavano poi veloci, in quella luce lattiginosa della notte, rievocando facili immagini di bella vita. Mai erano così apparse desiderabili agli occhi dei due ladruncoli, mai così suggestive. Restarono un po' in silenzio ; e fu il più giovane a proporre : — Ecco che cosa si potrebbe fare questa sera —, mentre con gli occhi accennava ad una lucida macchina ferma davanti al caffè.. L'altro che aveva l'aria d'esser più navigato, si limitò a sorridere. — E' una cosa inutile — ribattè amaro. Ma, dopo qualche attimo, quasi la decisione fosse stata presa alla fine di una logica discussione, si alzò, chiamò il cameriere per pagare. Uscirono, ed il freddo della notte oramai sopraggiunta li sorprese come un tradimento. La strada, a quell'ora, era ingombra di macchine, ferme ai lati, chiuse e deserte. Essi camminavano adagio, distratti all'apparenza, adocchiando però le automobili. Si sentivano inesperti, per nulla specializzati in questo « genere » ; eppure, già presi dal desiderio, non potevano ora distaccarsene. Il più anziano dei due sapeva anche guidare, aveva qualche anno prima lavorato in una officina meccanica; ed a lui quindi spettava di scegliere e di decidere. Trovarono finalmente quello che cercavano, una macchina elegante, dal colore scuro e dalla carrozzeria chiusa. Un vetro dello sportello abbassato stava ad indicare che il proprietario l'aveva abbandonata senza molte preoccupazioni. — Tu stai a vedere — ordinò quello ch'era a capo sco- ttzpmdnnispudsdczs—smpdslsIcs—cudfcssdpmlpiImugsczetscrpq perto, mentre si chinava per oservare se la piccola chiave del ontatto fosse stata tolta o laciata. Ebbero fortuna, quella misera fortuna che da qualche empo li aiutava. Si buttarono veltamente nella macchina, il motore s'avviò subito, se ne andarono con un incauto e veloce catto. Ma non erano persuasi, come chi sa di tentare una cosa al di à delle proprie forze. Erano ladri abituati al piccolo furto, al borseggio giocato con l'abilità più che con il coraggio : azione che si risolve in un baleno, che raramente comporta' piani prestabiliti e lungo svolgimento : che fare ora? Al primo crocicchio dovettero arrestarsi in atesa del disco verde. Erano ancor troppo vicini al luogo del furto, non si sentivano sicuri e spiavano dai finestrini in cerca di nessuno e di qualcuno. Poi ripresero la corsa. Per caso (od ancora per la loro fortuna) riuscirono a schivare un passante distratto, che attraversava la strada. La macchina ebbe un eggero sbandamento, risero nervosamente quasi loro, e non l'altro, fossero scampati da un pericolo. L'auto funzionava bene, comoda, silenziosa, nell'interno v'era anche un grato profumo lasciato dall'ignota viaggiatrice; ma non sapevano goder di nulla, soltanto desideravano d'essere in un luogo fuori mano, in cui potersi fermare e veder con più calma quanto avevano fatto. — Forse è una cosa inutile — disse ad un certo punto il guidatore. — Sai che non se ne può far nulla? — e, mentre cosi parlava, non vedendo il segnale del vigile, passò ad un crocicchio. Il vigile, quasi in segno di amichevole ammonimento, roteò la mano nell'aria e con una occhiata li perdonò. Si guardarono in viso allora da un rancore non confessato. — Un bell'affare se ci fermava — disse il più giovane. — Favorisca i documenti — rispose il guidatore, con voce volgarmente gentile ed ironica ad un tempo. Svoltarono in strade deserte, M. silenziosi, ma già divisi ì oltrepassarono i giardini, i bastiòrii, si fermarono in una piecola piazza oscura e solitaria. — E' un impiccio e nient'altro — continuò a dire il guidatore. — Bisogna essere organizzati per queste cose. Non te la puoi mettere in tasca. — Fermarono il motore ed accesero due sigarette. — Non se ne fa niente, allora. Lasciamola qui e non pensiamoci più — rispose il più giovane, mortificato d'essere stato lui l'ideatore dell'impresa. Passò in quel momento un ragazzo, curvo sotto il peso di un pacco che portava sulla spalla destra, si fermò a guardarli con una improvvisa occhiata di invidia senza speranza e di popolana curiosità; poi si avvicinò ed in dialetto disse : — Guardino che qui non si può stare, se passa un vigile dà la multa. — I due lo guardarono per nulla sorpresi, felici quasi di sentire quella voce e quel consiglio. L'uomo che stava al volante rispose : — Allora, da queste parti, dov'è il posteggio? — Il ragazzo, allegro, alzò il braccio con fatica e, subitamente sciolta la lingua, riprese a dire ; — Eccolo, lì all'angolo. Comincia all'altezza del disco azzurro. — Grazie — gli dissero con un sorriso. L'auto si rimise in marcia adagio, raggiunse l'angolo in fondo alla piazza, si fermò ancora. Oramai lì poteva sostare senza multa. I due ladri discesero lentamente, chiusero con due colpi secchi le portiere, il più vecchio, dal ' finestrino rimasto aperto rimise la testa nell'interno, allungò le braccia, prese un paio di guanti ed un impermeabile. Non c'era altro. Il ragazzo sopràggi ungeva, camminando sul marciapiede, con una luce di iiigenua felicità negli occhi. Il suo consiglio era stato ascoltato. Si sentì dire, con voce fatta rauca dalla stizza ora non più nascosta : — Qui, eh, si può lasciare? — E mentre lui, ancora premuroso, rispondeva di sì, i due presero a camminare ; ed il ragazzo meravigliato li guardava e non capiva perchè se ne andassero a quel modo, con tanta furia. Enrico Emanuelli

Persone citate: Alloro