Suor Vincenza missionaria nella bolgia dei tormenti

Suor Vincenza missionaria nella bolgia dei tormenti ESTREMO ORIENTE TRA IL CAOS E LA RICOSTRUZIONE Suor Vincenza missionaria nella bolgia dei tormenti Un angelo italiano a Pechino • Gli orrori delle giornate del 1900 - " Morire in Cina., - Un'epigrafe semplice (dal nostro inviato speciale) i PECHINO, agosto. I Suor Vincenza, il « giglio della | vallata ■»? SI. Da quel poco bian-\ co che, tutto sommato, man mano '■ che l'analizziamo, rimane sull'iso- ! la degli europei spunta, come sull'orlo dell'inverno che si ritiro, il: bucaneve che ebbe nome Suorì Vincenza. Una suora italiana che] è morta qui da pochi anni, dopo' avervi vissuto molti anni e il cui; ricordo è avvolto da un'aureola crescente di pqpolarità e di san-\ tità. Le colonie italiane aspettano] ancora il loro cantore, il loro sto-', rico, il loro romanziere (I romanzieri italiani, fatte poche eccezio-', ni, barcollano ancora e sempre,\ quanto a ispirazione, tra il letto', dell'adulterio e l'osteria del vil-ì laggio!). Non c'è colonia italiana all'è-' stero che non abbia un episodio o una vita degni d'esser raccontati agli altri più- comodi italiani che\ vivono in patria. L'emozione del-, l'italiano che viaggia. all'esteroi sorge sempre da un incontro idea-] i, inaspettato come questo: coni Suor Vincenza. La vertigine dell'abnegazione Non ha lasciato il solco d'energia che è tracciato da un esploratore o il segno di ricchezza che è\ inciso da un pioniere dell'indù- ì stria : ha diffuso una luce di carità: la carità dei santi. Da quando sono in Cina il movimento dei gironi della vita mi rimescola davanti agli occhi tormenti e tormentati che l'immaginazione europea non sa creare. Le proporzioni del dolore e del travaglio umano non hanno limiti. Bisognerebbe cristallizzare la propria osservazione nella superficialità del turista, o crearsi una impassibilità geometrica come quella delle mura, per non disperare. Spazio per le lacrime non c'è. Le generazioni schiacciano le generazioni, le gerarchie sopraffanno le gerarchie per sfuggire alla pressione della miseria. La lotta per l'esistenza applica tutte le leggi e si difende da tutti i nemici con tutti i mezzi. La- solidarietà umana è inesistente; la fraternità cristiana un mito. Se questa bolgia vede passare un angelo, quell'angelo è italiano: Suor Vincenza. Attorno al suo capo si sommano le aureole di altre migliaia di suore il cui nome è ignoto e il cui sacrificio va perduto nelle oscure cspfadsodggdmraterMPrCdsvmtl'lerptvbctipsftfungandsveas ronache dei lebbrosarii. degli opizi, degli asili della Santa Inanzia. Col grigio-ferro, col nero dei loro vestiti incredibili, con i oggoli bianchi inamidati le vedete contro lo sfondo delle muraglie, nelle tane della miseria, lungo i fiumi tremendi. Una ventata di xenofobia le butta al largo come foglie secche. La loro preghiea e la loro opera, sono circondae da questa gran melma barbaica che è la Cina, Incoscienti? Sono incoscienti? Ma no: no: uomini di poca fede! Pochi mesi sono un gruppo di suore che partiva dall'Italia per la Cina rispondeva all' «arrivederci» delle novizie venute a salutarle sul pier: — Addio sorelle! Ci rivedremo in Paradiso! Morire in Cina: questa è l'ultima ambizione dei missionari. L'altro giorno dicevo a Suor Teresa, 'italiana dell'Ospedale San Michee: — Lei ha bisogno d'esser curata, di passare all'infermeria. E poi, un biglietto d'imbarco per ritornare in Italia. — Jit Italia? —. Il tono della sua voce pareva offeso e gli occhi febbricitanti esprimevano più sdegno che meraviglia. — No: no. C'è troppo da fare qui. Voglio morire in Cina. Prender posto, poco posto in un piccolo cimitero cristiano, diruto e squallido come un cimitero del fronte, riposare nella. « buona terra » che da secoli ingozza la fatica la salute, dei contadini. L'abnegazione e la- carità hanno una loro vertigine. Molti wit-ssionari che furono rimpatriati in seguito alle ferite della prigionìa o alle distruzioni delle malattie, han no voluto tornare qui. Nel paese dove la. miseria non ha limiti di spazio o di tempo e l'umanità vive sotto un cielo drammatico di eclisse. Il ricordo dei boxers Anche Suor Vincenza è morta in Cina. La popolarità, negli ambienti di questa Concessione internazionale, le derivava, sopra tutto, dalla parte che ella- aveva avuto duratitela rivolta dei boxers. Ne amava parlare durante gli ultimi anni della vita. Il racconto aveva già preso utw patititi antica: e i contorni sfumavano nell'incertezza dell'evocazione. Ricordava quel terribile giugno del 1900. La rivoluzione dei boxers era sorta e cresciuta d'improvviso: s'era addensata, col furore del « vento giallo », aveva invaso Pechino. sd Il solito flalre dei dip7o»io(ici non- aveva flairé un bel niente: i pochi soldati delle Legazioni, gli europei sparsi qua e là nella capitale furono presi alla, sprovvista, si dovettero difendere da- un assedio di migliaia e migliaia d'armati gonfiatisi in masse nere come i torrenti della lava. La strage era diretta, prima di tutto, contro i cattolici, contro i cinesi convertiti al cattolicesimo. Armati in maggior parte di spadoni e di lande, d'armi da punta e da faglio, quegli energumeni bruciavano, massacravano, procedendo iti file come le formiche, facendosi luce nella notte con le tarde per le interminabili prospettive delle strade principali. Gli hutungs risonavano di misteriosi tamburi e campanelli, come per rattizzare la colata dell'odio selvaggio. Suor Vincettza badava ai bambini cinesi, ni trovatelli riuniti in poverissimi asili intorno alla chiesa cattolica e al seminario di Pei T'ang « cattedrale del nord». Invano la moglie di un eunuco (sic) che aveva grandi appoggi al palazzo dell'Imperatrice, aveva sussurrato che grandi terribili cose contro gli europei si stavano preparando. Nessuno vi aveva, creduto: tanto meno i- missionarii, i seminaristi, le. suore del Pei T'ang che occupavano quel terreno da molti anni e si appoggiavano a una- protezióne durata ila secoli, a quella che un italiano, Padre Ricci, aveva ottenuto dagli imperatori. Finché, una sera, l'assalto dei boxers alla Missione cattolica- fu annuncialo da una «terribile cosa ». Intorno all'ospizio era stata acciuffata una cinese convertita al cattolicesimo. I li»xers le legarono saldamente gli abiti intorno al corpo, la cosparsero di kerosene e le diedero fuoco. L'arrivo di quella torcia umana, urlante fiammeggiante e fumante, davanti alla palizzata che circondava la Missione propagò il terrore. In poche ore centinaia di cristiani, furono fatti iti pezzi. Bambini e donne colmarono un pozzo che fu murato e porta- ancora una lapide. Una parte dei missionari e delle suore sfuggili all'eccidio si rinchiuse nella cattedrale. Gli angeli discesi dal cielo Il vescovo, monsignor Fevicr. vesti gli abiti pontificali e fece accendere tutte le candele, e le lampade: l'organo suonava, le suore cantavano gl'inni, sacri e recitavano le litanie: « Sancta Maria, Sancta Del genitrix, Sancta Virgo virginum, Ora prò nobis ». Per turno tutti furono comunicali, e Suor Vincenza, ch'era una giovinetta, ricordava- d'essersi addormentata verso l'alba appoggiata alla pila dell'acqua santa. Che cosa abbia trattenuto i boxers dall'espugnare quella notte la cattedrale fu un miracolo. La suora assicurava che i nemici di Cristo avevano visto intorno alla chiesa terribili angeli armati a cavallo di dragoni spiranti fuoco. L'indomani anche la cattedrale, come il Quartiere delle Legazioni fu messa in stato d'assedio. I pochi superstiti, una dozzina di missionari, un centinaio di seminaristi e una cinquantina di marinai italiani e francesi, dovevano resistere, come resistettero, per un -paio di mesi. L'arcivescovo, comprendendo che l'assedio sareb be stato duro e sanguinoso, decise gtoacitogincodl'LciqCrodulilezstvuGAFI0 ci i li a, ti i a i ti ge, li e tli aiolaanele n pe, iadi trasferire le suore al Quartiere delle Legazioni. E la giovinetta, con le compagne, caricate in un carro cinese, attraversarono Pechino incrociando le interminabili formìculi processioni dei boxers che impugnavano le armi e gridavano: «Scià! Scià! Uccidi! Uccidi! ». Anche questa volta gli angeli avevano coperto le fuggiasche nascondendole per virtù miracolosa allo sguardo sacrilego dei boxers. La piccola tomba Da quel giorno e per tutta la durata dell'assedio, Suor Vincenza era stata la più pura, la più santa sorella dei marinai combattenti. Infermiera e vivandiera aveva portato ai morenti il sorriso della sua bellezza napoletana e il conforto della fede. Ma di quella tragica notte al Pei T'ang aveva serbato un ricordo tragico e terribile e per più di trent'anni non aveva voluto rivedere il luogo del carnaio — giugno 1900. La riaccompagnò a Pei Tati tre anni or sono, Suor Teresa. Tuffo era mutato: la cattedrale, il collegio, il seminario dei nutristi erano risorti. La «strada dell'innocenza» costeggiava il pozzo che aveva, inghiottito donne e bambini. Altri bambini giocavano e cantavano in un prato lì vicino. Suor Vincenza pianse Là fu sepolta. Ho voluto vedere anch'io quel luogo sacro ai cottoli ci e-agli italiani. Accanto alle tombe minori ci sono quelle di tre gloriosi pionieri del cattolicesimo in Cina: Matteo Ricci famoso qui come Marco Polo, il gesuita olan dese Schaal e Ferdinando Verbiest l'astronomo della Corte Imperiale Le tre stcle marmoree, scritte in cinese, non si drizzano sulle reliquie dei grandi illuminatori della Cina seicentesca. Le. loro ossa fu rono disperse, trentasette anni fa durante la rivolta dei boxers. La tomba di Suor Vincenza è in un campo, lì presso: Suor Vincenza Savarcse di San Severo (Napoli) Il cielo aveva una dolcezza ita liana e tingeva di rosa le tombe e le croci. Un bambino vestito d'az zurro, sulla- soglia del cimitero spiava, il mio cammino e intanto traeva e allentava- il filo d'un cervo volante librato mostruosamente a un'altezza di nuvole. Raffaele Calzini d dti =ono pmngrol'RGcasIEpgOrdaisuzUtsOsmrnsmlbnhdrbasatsbp LEGAZIONE ITALIANA A PECHINO. LA CHIESETTA. DAVANTI I MARINAI ATTENDONO LA DISTRIBUZIONE DELLA POSTA