Lutero alla Wartburg

Lutero alla Wartburg Lutero alla Wartburg Lutero alla Wartburg è, di tutte le raffigurazioni del Riformatore, quella che mi seduce di più. E' il 4 maggio del 1520; accompagnato dai suoi amici più fedeli, Lutero se ne ritorna a Vittenberga, reduce dalla Dieta di Worms dove, al cospetto di Carlo V, del Legato papale, di tutta l'alta nobiltà tedesca, egli ha osato persistere nel suo atteggiamento ribelle : è stato messo al bando dall'Imperatore, il salvacondotto rilasciatogli scadrà fra una ventina di giorni, dopo di che dovrebbe esser la fine; ed ecco che quella notte, mentre sta attraversando una ioresta, egli è « rapito », scompare, e per lunga pezza non si sa più niente di lui. « L'impressione della sua romanzesca scomparsa fu vivissima in tutta la Germania. Si vociferò di un'insidia tesagli dalla curia romana, e da un capo e l'altro del paese fu un lamento generale, quasi si fosse perduto l'eroe della nazione Invece — eccellenti registi entrambi di una spettacolosa messa in scena — egli era stato posto in salvo dal suo protettore l'Elettore di Sassonia, e trasportato nel remoto castello di Wartburg, sperduto nella selva di Turingia, dove rimase dieci me si, ospite del castellano Hans von Berlapsch, a dar mano a ta luna fra Je sue opere principali : la traduzione della Bibbia, che segna l'atto di nascita della Iin gua tedesca, e trattati in cui fissa, in opposizione sempre più decisa con Roma, vari capisaldi della sua dottrina. E' raro che un fondatore di religione, non abbia la sua fase di raccoglimento e solitudine, lontano dal mondo e a colloquio con Dio. Così Mose. Cristo Maometto nel deserto arabico; san Benedetto a Subiaco, san Francesco alla Verna. Nietzsche riconosce ed ottempera a questa specie di sacra etichetta quando manda nel deserto anche il suo Zarathustra, mentre Rousseau a sua volta, allorchè la vocazione profetica gli prende la mano sente il bisogno di confinarsi al YHermitage che Madame d'E pinay gli procura, nei bei bosch dell'Isola di Francia. Luoghi dispersi, che si richiamano l'ut! l'altro, dove quasi, diresti, il divino tocca terra, e lo Spirito vi soffia come un vento. Profeti di scesi poi animosamente a batta gliare in mezzo agli uomini, la loro fase di raccoglimento ha ■ ben altro valore, colpisce ben al trimenti la fantasia, della solitu dine un. po' passiva degli ere miti, che vi trascorsero tutta la vita. La Wartburg è il rifugio ere mitico, e il Subiaco ed è la Verna di Lutero ; fatta a immagine e somiglianza di questo singola re Profeta, che ebbe per motto credi in Cristo e pecca sodo, che tanto, le buone opere non con tando niente, penserà lui, secre de, a salvarti. Scarso sfoggio d penitenza, dunque, benché non vi manchino (come in ogni ere mitaggio che si rispetti) le ten tazioni del demonio. « Lutero trascorreva le sue giornate nell più varie occupazioni. Passeg giava, lavorava nei campi, an dava a caccia, attendeva alla versione tedesca del Nuovo Testamento e ad altri lavori. U acuto malessere addominale lo faceva molto soffrire. L'eccita zione nervosa gli procurava del le strane e morbose allucinazio ni, durante le quali più volte gli parve di essere a colloquio co] demonio ». Ernesto Buonaiuti (che ho citato) sdegna di rife rirlo, ma sentite come Lutero stesso descrive i suoi rapporti col Maligno. «Quando il diavolo viene di notte a trovarmi^ io gì' tengo questo discorso : Diavolo 10 devo dormire, perchè Dio vuole che noi di notte dormia mo. Se mi accusa di essere pec catare, io gli dico per fargli d' spetto: Satana, ora prò me; op pure: Medice, curate ipsum. Il demonio è uno spirito triste; la musica lo fa fuggire lontano» E se la musica non bastava, Lu tero quand'era stufo gli tirava 11 calamaio sulla testa, come accadde durante una discussione nella torre. — Strano, truculento eroe plebeo! Uno dei gesti eh meglio lo dipingono è per me quel suo cachinno a braccio a zato e pugno chiuso a salutare — dopo la seduta della Dieta di Worms, in cui ha messo in sacco il Legato pontificio — gli amici che lo aspettano fuori: e non sai se quello sia « l'antico salu to militare germanico », come affermano gli storici ; o non piuttosto un saluto da Fronte popolare ; o, meglio ancora, il gesto del dantesco Capaneo quando dal fondo del baratro infernale, guardando in alto, fa le fiche a Dio : « Bada, Dio, che a te le squadro ». Quel suo anno di segregazione nel folto della gran selva germanica a colloquio col diavolo ha alcunché di immensamente suggestivo, che richiama due altri eroi della razza, Siegfried e Faust : anche lui capiva e si estasiava al canto degli uccelletti ; che quel pachiderma, o meglio quel toro infuriato che occupa da solo per decenni l'arena europea, è anche un gran poeta, cantore, dopo Davide, di nuovi Salmi; e rivela a volte un cuor di fanciullo : al tro che il suo socio, l'esangue e livido Calvino o il suo nemico, il pavido Erasmo ! S'immagi¬ nanmeminselspiforvuolorLamaRcasuoma— suogenunlut"annacdesmaconforfiaspeeto pemechsotdolosunrtvoalttrichai faecfadogebofedi VesdiciareratolaBanaronoesLdaquceviseramcodi« prfaqucupogvscreduaqsitelesunvcsazdanGmIrPvsbptNtnzclrdmdssuutptncd a o i ] i o i o ' o l a a e o e e i o i n e n e il o o a e o a odi he zui nano a sera i fuochi di un'immensa cucina feudale, e nel camino a rosolare schidionate di selvaggina, lepri e daini allo spiedo pel capace ventre del Riformatore: che, quando invece vuol concentrarsi e lavorare, allora sale alla torre e vi si chiude. La torre, ch'egli ama, come l'amano Amedeo Vili di Savoia Ripaglia e Montaigne nel suo castello, come l'amano tutti gli uomini che mirano a trarre l'umanità dalle bassure. « Il tubo — dice Armando Cavalli in un suo libro recente su Lutero (*) piantato nella terra ed emergente sopra il fabbricato come una bocca aperta al balsamo salutifero del Cielo, suggeriva al"animo turbato del giovane monaco l'immagine topografica del destino riserbato all'anima umana : in fondo, dove la terra si confonde col fango e coll'ignota forza che a tratti erompe in fiamme e boati, l'inferno senza speranza e senza luce... ». Là, ella torre, il Profeta messo sotto chiave dal suo protettore perchè si sbrighi e faccia il suo mestiere, ponza la legge nuova che tutta la Germania aspetansiosamente : il verbo che sottragga alfine i Tedeschi al dominio aborrito dei papisti ; il los von Rom. Primo sorgere di un nazionalismo religioso e portico quanto mai pernicioso, se vogliamo, all'unità cristiana uropa; come sarà poi, per altro verso, la politica accentratrice di Richelieu ; ma è raro che un gran moto non benefici, ai suoi inizi, della pregiudiziale favorevole; mentre, contro gli eccessi del poi, non c'è che far macchina indietro: il pendolo è pur sempre l'unica legge compensatrice della storia. Già, in attesa di quel verbo, tutta la terra tedesca è in fermento ; sinistri boati e lingue di fiamma la percorrono; già, a Vittenberga e altrove, i seguaci estremisti di Lutero, Carlostadio e i « profeti celesti », cominciano a bruciare e a saccheggiare : l'immenso incendio si prepara, il sipario è già alzato, e l'Autore indugia ancora, lassù, sulla sua torre. Fin nel nostro Piemonte i Barbctti tendevano l'orecchio ansiosamente a quella voce nuoa, e abbastanza simile alla loro, che finalmente sorgeva per non lasciarli più soli nel mondo : essi, i Valdesi, i « poveri di Lione», confinati nella Valli, che da quattro secoli aspettavano quel giorno. Io li penso con una certa commozione, quei nostri vicini di tutt'i tempi, che han sempre portato, e portano tuttora, una punta di stile boreale in mezzo al Piemonte solatio : e il contrasto mi piace, e quella loro discreta estraneità m'intriga. Io, « dalla rea progenie degli oppressor disceso », non posso rifarmi senza una punta che è quasi di rimorso ai momenti in cui un comune pericolo ci univa, persecutori e perseguitati ; e aiora un Vittorio Amedeo abrogava i decreti proscrittivi e, cavallereschi, i Valdesi facevano scudo dei loro petti all'invasore : rari momenti di generosità e di perdono nella dura storia umana. Momenti di palpitante attesa nella vita protestante, quando, nei Concili e Concistori si trattava di decidere se — Lu tero Calvino Zwinglio Fox — le varie confessioni avevano in sè tanto di comune da potersi unire e far massa contro l'esterno. Che già il nemico riprendeva ardire; già, spingendo il suo cavallo per le scabre alture basche, un altro Profeta era sorto a contrastar Lutero; già Ignazio di Loyola, uscito anche lui dalla sua Wartburg cantabrica, apprestava in Roma le masse innumeri della Compagnia di Gesù. Socrate, Mose, Cristo, Maometto, Benedetto, Francesco, Ignazio : son tutti eroi mediterranei; e, fra essi, l'agitato san Paolo è come un commesso viaggiatore di Dio che fa la spola fra isole e terre del gran bacino. Poi, col volgere dei tempi, se ne esce, ed ecco Lutero, Calvino, Rousseau, Marx, Nietzsche, Lenin. Da qual punto dell'orizzonte verranno ora i nuovi Profeti religiosi della razza bianca? e non sarebbe bello che, ancora una volta, fosse dal le nostre vecchie terre? Intanto, rievocare gli antichi è un modo di preparare i venturi. Il mio a mico Armando Cavalli, dedicati do a Lutero un libro che ha su scitato discussioni, si è proposto di concretare, piuttosto che un'ennesima esegesi dottrinale, una intuizione psicologica e artistica del Riformatore. Io approvo la sua idea, perchè le dot trine sono cose morte se gli eroi non le vivificano; e, per mio conto, e sopra un punto episo dico, ho voluto qui dargli una mano. , Filippo Burzto IAunamrimal(nromloLvedimilnSleinrpcsml'zpdtpetmdsdcLDqusipzmSpscuecqdcmèasdsdqndMcL(«) armando Cavalli: Ritratto di Lutero - Degli Orfini ed., Ge nova, 1937.