Il vibrante successo di "I Condottieri,,

Il vibrante successo di "I Condottieri,, Il vibrante successo di "I Condottieri,, II primo film italiano presentato stila. Mostra del Ititi a ( (DAL NOSTRO INVIATO) Venezia, 16 mattino. Una vivissima attesa, una folla strabocchevole, caldi applausi: il gruppo dei film italiani non poteva avere a questa Mostra un esordio ■ migliore della serata che ha salutato il successo di Condottieri, di produzione E. N. I. C, e diretto da Luis Trenker, che era venuto a prendersi i suoi applausi, dalle pareti del Cervino dove sta girando il suo nuovo film. Nel graduale affermarsi della nostra cinematografia, giunta ormai rapidamente a una sua maturità, si scorge, in tutti i nostri film importanti, una scrupolosa scelta dei temi, che prima ancora di qualsiasi altro elemento vuol dare all'Italia un cinema italir.no. Nelle rievocazioni del nostro glorioso passato, Giovanni De' Medici si presenta da sè come un formidabile protagonista, una di quelle figure tutte in rilievo che esprimono un'epoca, e nel proprio nome riassumendola ne proiettano la luce nel futuro. Il condottiero per eccellenza è l'alfiere di tutto un periodo: quello che' si incunea fra la decadenza dei Comuni e le preponderanze straniere. Già Alberico da Barbiano, con la benedizione di Santa Caterina da Siena, aveva formato la Compagnia di San Giorgio, la prima tutta di lance italiane. Nel secolo XV le compagnie di milizie italiche si moltiplicano, stretta ognuna attorno al suo condottiero: da Attendolo Sforza al Carmagnola, dal Piccinino al Colleoni. GiO; vanni dalle Bande Nere su tutti s'impone; e rapidamente s'aureola della leggenda, che sùbito sboccia alla sua morte immatura. Pochi mesi prima che lo spegnesse, nel novembre del 1526, un colpo di falconetto tra Borgoforte e Governolo, il Guicciardini cosi scriveva al Datario : « Molto a proposito saria che il signor Giovanni fusai più freddo alle scaramucce, che non è: perchè, con poco frutto, mette in pericolo assai, cioè la persona sua, che è di troppa valuta; e si intende che i nemici lo cercano con grande diligenza. Se perdessimo lui perderemmo troppo... ». Non per nulla il Machiavelli, scrivendo ' allo stesso Guicciardini, aveva proposto che le milizie italiane dovessero raccoglierai sotto le insegne di Giovanni « audace, impetuoso, di grande concetto, pigliatore di grandi partiti ». Ed a voler citare ancora un altro grande scrittore, l'Aretino, si ha un'altra riprova del suo prestigioso comando: «I soldati, oppressi da la fatica continua, da la penuria delle cose, da la tardità de le paghe, dai moti de le sue furie e da la frequenza del combattere, lo maledivano, lo biastemavano, lo dispregiavano, lo rifiutavano e lo rinegwano: intanto, dando l'arme, scordatisi ogni fastidio, facevano a gara in accrescergli gloria col proprio sangue ». Lo stesso Aretino doveva poi descrivere la morte di Giovanni in alcune pagine che sono un drammaticissimo epitaffio. Scompariva con Giovanni una delle più vivide speranze politiche che siano balenate tra i fasti del nostro Rinascimento; e più d'una volta il suo nome fu simbolo e incitamento perchè nel secolo scorso fosse raggiunta un'unità italiana. Sentire nella figura del Condottiero tutti i presàgi che in quel nome s'adunarono, esprimerne la simbolica continuità nelle vicende sempre più gloriose della stirpe, donando a un vasto quadro cinematografico i ritmi di un'esaltante allegoria: ecco i compiti che Trenker e i suoi collaboratori.si sono prefissi accingendosi ' a questo film. Nulla fu lesinato perchè sullo schermo la rievocazione risultasse degnissima. Costituitosi appositamente un consorzio emanante dall'E. N. I. C e posto sotto la presidenza di S. E. Paulucci De Calboli, aderì' al consorzio la Tobis, per la versione tedesca del film. La lavorazione si protrasse per oltre sei mesi, con 148 giornate di lavoro effettivo. Fra colonna visiva e co'.onna sonora furono compiute riprese per oltre centomila metri di pellicola, dai quali furono poi scelti i 2.400 del montaggio definitivo. A consulente militare fu chiamato il tenente-colonnello Enrico Pizzi; e reparti del nostro esercito, infine, diedero alcune schiere di comparse d'eccezione. i i e a Trenker, oltre che regista e attore, volle essere anche l'autore del soggetto. La vasta materia è stata da lui ordinata con cadenze allegoriche, in un racconto che talvolta assume il ritmo di cantata popolare e sovente s'impenna nell'epica incandescente. Diciamo sùbito che ne è venuto un film nobilissimo, che è una continua gioia per lo sguardo dello spettatore, con un incessante susseguirsi d'inquadrature stupende, dove non sai se più ammirare la composizione del quadro o l'abilità dell'operatore Montuori che l'ha ripreso. Il film s'inizia con un episodio bellissimo. Cesare Borgia assedia la rocca degli Sforza. Giovanni, marito di Caterina Sforza, muore nella difesa; e la rocca non cederebbe se un soldato del Borgia, introdottosi nel castello, non riuscisse a rapire il piccolo Giovanni, figlio di Caterina, un ostaggio che indurrà la madre alla resa. Il piccolo Giovanni s'avvia cosi, con la madre, verso l'esilio; e la montagna lo accoglierà, temprandolo. Ora, più che ventenne, scende a valle; e s'arruola tra le truppe del Malatesta. Qui la rapacità delle milizie mercenarie, l'avidità dei capitani di ventura, lo fanno pensoso di ciò che dovrebbe essere la disciplina delle armi per il suo Paese. Con quattro fedeli, Pedro, Birbo, Barbo e Sanzio, abbandona il Malatesta. Penetra nella rocca degli Sforza, ne caccia il Borgia; e comincia ad adunare attorno a sè non una soldataglia, ma una milizia. Il Borgia e il Malatesta l'accusano allora, alla Signoria di Firenze di essere un traditore; Giovanni si difende; e l'assemblea, con diffidente indulgenza, lo giudica un esaltato. Le « Bande Nere » diventano sempre più numerose e agguerrite. La Signoria allora di nuovo interviene, ordina Io scioglimento della milizia, fa imprigionare e torturare Giovanni. Ma il condottiero riesce a fuggire; e ritrovata Maria Salviati. una fanciulletta che aveva sorriso a lui bambino, si rifugia in Francia, dove combatte per il D'Argentière. Una campagna in Italia riconduce Giovanni, con il D'Argentière, a Firenze. Il Duca d'Urbino riceve a palazzo i provvisorii alleati; Giovanni, mascherato, provoca il Malatesta a duello e lo ferisce. A quel tumulto le Bande Nere rapidamente riaccorrono sotto le insegne del Condottiero; e poco dopo Leone X benedice le nozze di Giovanni con Maria. Sarebbe un'oasi di pace, un po' di serena dolcezza, se il Malatesta, scatenati contro Giovanni quanti vedono in quel purissimo alfiere il nemico delle loro cupidige, non conducesse i collegati a una grande battaglia. E in questa Giovanni trova glo¬ e l , e d a l o a » e o a a a l n l a o X i i , o l e i . ¬ riosamente la morte, a soli ventotto anni. Come si vede, il film è ricco d'una materia tutta eroica. Le ricostruzioni storiche dell'epoca sono sempre assai felici; e felicissimi gli incastri di stupende scenografie di viva pietra, còlti dall'obbiettivo a Firenze e a Torrechiara,' a Gradara e a Verona. Nella scelta dei suoi sfondi Trenker ha voluto essere assai libero; qualche spettatore si stupirà di vedere, ad esempio, le truppe di Giovanni entrare in Firenze per il merlato ponte di Verona; ma è una specie di topografia ideale, ossequente soltanto alle esigenze della composizione cinematografica; e poiché questa é sapiente, non saremo certo noi a dolercene. Un film di Trenker non poteva non essere un po' frammentario; l'autore de II figliuol piodir/a è solito a seguire soltanto il suo estro; e anche qui le pagine bellissime si susseguono, anche se talvolta non collegate du nuclei troppo evidenti. Avrebbe anche giovato al film, talvolta; una discrezione più allusiva; ma queste sono piccole riserve dinanzi a un'opera che grandemente onora il cinema italiano. Le sequenze della battaglia, con spettacolose cariche di cavalieri, sono animate da un nerbo, da un ritmo; e gli scorci mirabili, i chiaroscuri sagaci, i controluce sapientissimi, non si finirebbe più di citarli. Come attore, Trenker ancora una volta conferma la sua maschia fierezza; Cateri na Sforza è Ethel Maggi, una giovane allieva del Centro Sperimentale, che con questo suo primo film è già più di una promessa; Mario Ferrari è un Cesare Borgia sobrio e incisivo; e sono da ricordare tutti gli altri interpreti, dal Gizzi alla Nucci, dalla Sveva al Marcacci, dal Sacripante al Viotti e al Tamberlani. Notevolissima la figura di Pedro, interpretata da Landò Muzio; ma questo nome da solo vi dice che si tratta d'uno pseudonimo; l'attore improvvisato che vi si cela, dimostra di essere un attore nato. Molto appropriato il commento musicale di Giuseppe Becce, calzante il montag gio del Simonelli, accuratissima la preparazione del film, dovuta al direttore di produzione Nino Ottavi. La proiezione è avvenuta contemporaneamente a due platee gremite, al Palazzo del Cine ma e al giardino delle Fontane luminose. .#*#• Al pomeriggio, con il documentario austriaco Wilde Wasser; era stato proiettato il film I tedesco Triixa, della Tobis, diret Ito da H. Zerlett, con lo Stelzer,' |Mady Rahl e La Jana, una vezzosa danzatrice che è una nuova recluta del cinema berlinese Mario Gl'omo DA «I CONDOTTIERI* DI L. TRENKER.