L'OPERA DEL FASCISMO

L'OPERA DEL FASCISMO Mentre la Sitili» attende 11 Duce L'OPERA DEL FASCISMO PALERMO, agosto. Benito Mussolini, il 16 agosto del 1922, concedeva un'intervista al Mattino di Napoli, nella quale era chiaramente espresso l'atteggiamento del Fascismo nei confronti della cosidetta < questione meridionale ». *I problemi — egli disse — fono molti e complessi. Problemi di indole economico-sociale c d'indole politico-morale. Sarebbe sciocco che il Fascismo pretendesse di risolverli tutti, e rapidamente. Di fronte alla cosidetta questione meridionale il Fascismo persegue due obiettivi: 1) fare di tutta la questione meridionale una questione di carattere nazionale; 2) suscitare nel Mezzogiorno d'Italia tutte le energie politico-economiche capaci di affrontare i problemi più urgenti ». Parole di Mussolini E alla domanda: qual è l'atteggiamento politico-sentimentale del Fascismo nei confronti del Mezzogiorno? — il Duce rispondeva: « E' un atteggiamento di grande, di vivissima simpatia e devozione. Il tanto diffamato e così malamente conosciuto Mezzogiorno d'Italia è, in realtà, una delle forze più potenti della Nazione. Esso può considerarsi una riserva demografica e una riserva di saggezza, perche il Mezzogiorno è profondamente unitario. Separa- tismo, borbonismo, autonomismo;ed altri antipatici temi della stes- sa specie non esistono. Questo fat-| to è degno di rilievo e di esalta- ! zione, anche e soprattutto perchè jse v'è regione che sia stata tras-|curata dall'Italia ufficiale questa è precisamente il Mezzogiorno i Uno dei problemi del Mezzogiorno aveva fisionomia assolutamente morale: la ricostruzione dei Paesi distrutti o danneggiati dai ! terremoti. Migliaia e migliaia di i persone, dopo quindici anni dal- |nl'immane catastrofe che si abbat-. te su Messina e sulle Calabrie, ! vivevano ancora in quelle barac-;che la cui provvisorietà era diven-1 tata definitiva, e che il tempo in-|fradiciava e corrodeva, più capanne che baracche, tanto per dire che uomini, donne, bambini e bestie erano al riparo. Quando nel 1923 l'Etna si ridestò, e pareva stesse per lanciare a valle, fino a Giarre, la inesorabile corrente del suo fiume di fuoco, Mussolini accorse in Sicilia. Come non è possibile dimenticare nulla di Lui! Ecco. Noi lo vediamo ancora il Duce, seduto su un masso, con i gomiti sulle ginocchia, le mascelle strette tra i pupii, guardare corrucciato la muraglia nera e ardente che avanza Inesorabile mentre gli alberi gemono umanamente, ardono come fuscelli e si consumano in aeree volute di fumo e di fiamme, e interrogare quasi la natura per scoprirne leggi e segreti; lo vediamo ancora a Messina, tra quelle baracche, in mezzo alle donne del popolo che non sanno parlare e gli dicono tutto, ai bambini che lo guardano estatici, e Lui, lì, a sorridere con quella pena, con quell'acuta sofferenza che gli attenua e ammorbidisce le linee del maschio volto e gli addolcisce lo sguardo dinanzi alla miseria della povera gente; lo vediamo comprimere con un fiore, di cui aspira insistentemente il profumo, la commozione che vorrebbe prorom cmcutzpidretimttaaspere e non prorompo che la sua j volontà d'acciaio la domina e la costringe: solo la sua mano erra con paterna tenerezza tra i riccioli e sulle guance di un frugolo che gli si è fatto dappresso ignaro e curioso. Quando fummo lontani da quelle baracche qualcuno senti che Egli diceva: * E' una vergogna, hanno atteso troppo -. dvaGlcici, nMessina l'ISOrta lpDiede ordine che si iniziassero!lsubito i lavori. Un primo lotto di|8case economiche per 28 milioni nvenne appaltato. Si delincano le|cprime mura. Frattanto il Cover-1 rno riprende in esame il problema, ve agli inadeguati provvedimenti1 gdei passato concretati nel Tosto flUntco 12 ottobre 1913 che limi- btava l'intervento diretto delio Stato ai propri edifizi e alla concessione di mutui ai privati proprietari ammortizzabili in trent'anni, nonché alla creazione di uno speciale istituto per sostituirsi ai pie gEnzzicoli proprietari nella ricostruzio- rne dei loro stabili, contrappone il ; zcriterio dell'intervento diretto: lo nStato si assume il grave onere di. dfornire alloggi al senzatetto. Al j31 dicembre del 1931 — otto anni cdopo la visita del Capo — erano.dstate demoliti a Messina 11.581 : pvani di baracche — nei quindici | Panni precedenti ne erano stati de-Umoliti soltanto 1640 — erano stati ncostruiti 918 alloggi ultrapopolari j gai margini del piano regolatore,, tper dar definitivo ricovero agli in-;pdigenti che pagano da 15 a '.'.l> lire di pigione, sono sorti due quartieri popolari nei rioni Cazzi e Giostra e abitazioni a doppia e tripla elevazione con 4574 appaitamenti. e si sono spesi 245 milio gni. Queste case possono essere ce- ! dute in vendita ai superstiti del, terremoto, a prezzi convenientiò- simi, ammortizzabili in 50 anni con ì l'interesse dell'uno per cento, a pa- gamento bimensile. Inoltre, sem-i pre in quei primi otto anni, sono stati costruiti a Messina 717 al- loggi per gli impiegati per 17 mi- lioni di lire, edifici pubblici per '13 milioni e la totalità delle chiose \ parrocchiah di tutta la provincia per 131 milioni, opere imponenti | tra lo quali primeggia il nuovo Duomo di Messina, gioia di un Pa-|sere buono a cui il Duce ha dato la suprema consolazione di rivo-1 dere più belle di prima le Caso ! del Signore che sfideranno ì se- coli. Ci mancano le ultime stati- stiche; ma i fatti valgono più dei- le cifre; e il fatto è che, per ?uo volere, quando Mussolini giunge- rà a Messina troverà la grande :opera iniziata tredici anni fa nelsuo pieno compimento, e il popolo di Messina gli si stringerà attor-,llo per testimoniargli la sua immensa gratitudine e la sua commossa felicità. Nè meno imponenti son state lej I opere compiute dal Regime nelle [Calabrie e in tutte le Provincie i meridionali che hanno dovuto sujbire le furie devastatrici del terremoto. Per rimanere in Sicilia, nel 1928, lo Stato ricostruì Mascali, 200 stabili con 720 vani, edifici pubblici, acqua potabile, fognature, cimitero, ripristino di strade. Il problema, ripetiamo, era di ordine morale, e come tale il Fascismo lo ha affrontato e risolto in pieno. Un altro problema Ma c'era un altro problema dello stesso ordine, seppur di altra natura, che pesava sulla vita di questa regione: il problema della sicurezza pubblica in rapporto al fenomeno mafia. Questa brutta parola, cacciata ormai dal 'vocabolario italiano, ha trovato, et pour cause, insperata fortuna nel vocabolario corrente di un Paese vicino, in cui il parlamentarismo è al suo... apogeo. Il fatto non è senza significato, che la mafia alligna e prospera all'ombra dell'elettoralismo, sotto la interessata protezione del parlamentarismo; la sua potenza è in rapportinverso alla debolezza dei governi, la sua audacia si fa più spavalda quanto più si manifesta linettitudine, e spesso la complicità, dei poteri pubblici. Nella carenza del potere esecutivo e de potere giudiziario la mafia ha lpretesa di colorirsi persino di giu stlzia e di umanità e posa, quand occorre ai governi, a tutrice del rordine pubblico. Era logico che in Sicilia, sostituiti i ludi cartacei coi plebiscito, la mafia dovesse perdere l'arma più potente della sua difesa, la giustificazione ste3 Il pericolo fu lntravylsto, e la ma fia non poteva più ricattare il de putato, e col deputato il prefetto e a magistrato, cioè il governo, è chiaro che la sua fine era segnata, n pericolo fu intrawisto, e la maf na tentò in un primo tempo l'ar rembaggio al Fascismo. Fu allora cnc il Duce, con quella chiaroveg gonza e quella tempestività che L,ui solo possiede, diede ordine di risolvere il problema, eliminando le incrostazioni che si eran formate, e colpendo inesorabilmente la delinquenza, che, per eludere la legge, faceva blocco attorno ai caporioni e ne costituiva la tragica e oscura potenza. Il Regime ha agito e come doveva, come le circostanze esigevano, più saggiamente e più intelligentemente di come può essere apparso forse ir. un primo momento; ha dimostrato che non era disposto a transazioni, ha rotto i rapporti di complicità tra mandanti e mandatari, ha chiamato i responsabili o gli indiziati di reati comuni a rispondere delle loro malefatte, ha garantito gli onesti, ha rassicurato i timidi, e ha dato alla Sicilia quella sicurezza pubblica, sogno di tante generazioni, senza la quale il lavoro, gli averi, la vita stessa erano diventati beni aleatori. Fatto è che l'abigeato è scomparso, i delitti di sangue e i reati comuni sono di gran lunga diminuiti, c la Sicilia gode oggi di una tranquillità quale da secoli non aveva. I segni del Littorio Se il Regime non avesse fatto altro in Sicilia — e vedremo in seguito per grandi linee quanto ha l'atto — che questa grande opera rdaddi risanamento morale, esso a vrebbe diritto alla riconoscenza e all'amore di queste popolazioni. Gli e che il Fascismo è lo sviluppo logico e fatale di un principio eti co clic Cavour, Crispi, Mussolini in ambienti diversi e tra diver-e contingenze, hanno perseguito con inflessibile tenacia: il concetto unitario e totalitario dello Stato. Se l'opera di Cavour fu assorbita d,il processo dell'unità politica, e quella di Cri8pj fU derisa da un popolo 8fiancato dal processo rivoluzionario dell'unificazione, doveva toccare a Mussolini, dopo la Vittoria riconsacrata col sangue della giovmezZa italiana, il compito di raggiungere c comporre quella uniflcazione moraie cne invano abbiamo atteso, prima e dopo la dvqpdfisd«mlsnqflcbslsstentStestrdicsgnlatcmstmndceprima guerra, dal liberalismo italiano. Egli perciò ha fatto della questione meridionale una questione nazionale; ha compreso che il Mezzogiorno, fedele e silenzioso, era in stato di umiliazione e di acco- rata c talvolta sdegnosa sofferenza e con una generosità che i pon0li generosi sanno apprezzare died0p cpmc Egli disse a Palermo ji SUo cuore alla Sicilia. E la Sicjna i0 sa quello che deve al cuore de, Duce, come lo sanno tutte le provincie meridionali: la sitibonda Puglia _ oni ia tragica fortuna Uj ccrti aggettivi! — la Campaniai ja Calabria, Napoli, che è oggj veramente la Regina del Medi terraneo, Bari, superba testa di ponte protesa verso l'Oriente, lo sanno tutte le grandi e piccole città, tutte lo contrade dove il Regime ha posto sulle grandiose facciate e sulle modeste casette, sui pilastri dei ponti e sulle pietre miliari delle strade, il segno della clsddpctsgnss antiCa e nuova civiltà, il segno dclla sua volontà dominatrice, dei la sua fattività reale e visibile, ma sopratutto il segno della sua COmprensione e del suo amore, E per ordine del Duce, è stata abolita persino quella terminolo gia cne a malvezzo politico gior naiistico e burocratico aveva crea to a sanzione di un'ingiustizia, Non pju settentrione e Mezzogior no Nord e Sud, ma provincia di Torino e provincia di Palermo, provincia di Milano e provincia di Barii tutte membra dello stes so corp0, tutto figlie della stessa madl.C: Roma, Al volturno non c'è più un con flne. Per quanto i beni spirituali non si barattino in moneta corren le ma si conquistino a poco a po co e si godano per virtù di grazia, quasi senza accorgersene, la Sici : lia si è resa pienamente conto di jqucsta grande vittoria mussoli j njana. , Litalia e il mondo, che in que¬ j sti giorni guarderanno alla Sicilia, avranno di che sbalordire. Santi Savarino