Esercitazioni di fuoco al comando del Duca d'Aosta di Angelo Appiotti

Esercitazioni di fuoco al comando del Duca d'Aosta LE MANOVRE NEL VENETO ALLA CONCLUSIONE Esercitazioni di fuoco al comando del Duca d'Aosta Collaudo di un'arma discussa : il carro armato -- Spettacolosi risultati del mortaio d'assalto (D sopramc (Dal nostro inviato) Collegllano, 5 notte. Oggi, finalmente, dopo tre giorni di sfiancante carosello per queste pianure venete, nell'intrico formidabile di questi vigneti che costiuiscono un vero immenso cavallo di Frisia, naturale ostacolo quasi nsuperabile a movimenti di grandi unità, siamo usciti dalla retorica guerresca per entrare nella realtà guerresca. Non suoni male a nessun orecchio questa parola :\ retorica nel senso che tutto, sino a oggi, è stato supposto: le posizioni sono state virtualmente oc. cupate, i ponti teoricamente abbattuti , il nemico verosimilmene distrutto. Ogni fase di queste grandiose manovre ha avuto il corollario di uno di questi avverbi: nella realtà, tutto si è svolto nel iù- pacifico dei modi e non mai più viva palese fraternità è regnata sul terreno del combattimento fra le schiere avverse. Una colossale finzione che a volte ci ha deuso, a volte ci ha fatto lievemene sorridere: che al nostro occhio profano ha presentato queste immani fatiche di uomini, questa fervida passione di capi come un queilche cosa fuori del nostro mondo e con tali difficili contorni da renderci il tutto inspiegabile. Realtà e finzione Le ragioni di così vasta incruenta dimostrazione bellica ci sono evidentemente; ma tali da sfuggire a chi, cóme noi, è qui giunto sperando di trarre dall'inconsueto spettacolo conclusioni sue e ha visto soltanto pochi quadri dell'immensa scena e ha errato, si può dire, a ogni interpretazione, ha creduto vincitori i vinti e, appena mutalo giudizio, la situazione si e capovolta ripiombandolo nell'errore. C'era da rimanere sgominati. Ad ogni nuovo colloquio con qualcuno di questi meravigliosi ufficiali di Stato Maggiore, vero fio. re del nostro Esercito, gente formidabile come costruzione spirituale, come preparazione, come sensibilità, come passione, crollava il bel castello di induzioni e di deduzioni che ci eravamo mentalmente costruito; nessun orientamento possibile, per un profano, tra queste cose, mondo chiuso alle cui soglie non si passa senza il duro passaporto di decine di anni di studi severi, vero complesso di scienze applicate che dai testi si è trasfuso nella realtà che muove In fantastica macchina di guerra. Già, a dire vincitori e vinti, si commette un grosso errore. Nè vinti nè vincitori in questi giorni, ma ognuna delle parti contendenti di fronte a qualche esperienza nuova, di fronte sopratutto al problema- dell'utilità 0 della vitalità 0 della precarietà di queste formazioni ir. l'.oi-iszate, che hanno fierissimi amici e nemici accaniti, che sono vilipese ed esaltate, che han no fatto versare fiumi di parole e oceani d'inchiostro. Non vogliamo, Dio ce ne liberi, entrare in tale argomento; anche se questo sarebbe il momento ideale per trarre dal grande esperimento una conclusione. Ma i cupi di queste, manovre, i generali gloriosi e illustri convenuti in questi giorni tra le sponde del Piave e della Livenza, i più bei nomi dell'esercito, le figure più alte e indiscusse della vita militare italiana, appunto a questo scopo hanno bandito queste esercitazioni: ed ora che l'epilogo è vicino potranno essi soli formulare un giudizio che condanni od assolva. Tuona il cannone vero Duro compito, perciò, fino a ieri, quello del giornalista sballottato da reparto a reparto, dalle Prealpi Cantiche alle bassure mantovane, alla ricerca di una cronaca che gli sfuggiva come sabbia- fra le mani (quanti quaderni di appunti buttati nel cestino al momento di scrivere, perdi* nulla del segnato legava più, gli infiniti clementi non- riuscivano a dare un quadro logico della situazione); ma oggi, finalmente, il comando delle manovre ci ha invitati ei nozze, ci ha dato, cioè, pane per i nostri denti; ha sparato il cannone, il cannone vero, con proiettili l'eri,'ci ha offerto uno spettacolo di un interesse supremo e, una volta tanto, comprensibile anche da noi. Nel mattino si è battuta la vecchia via, o meglio si è battuta la nuova via con il vecchio metodo; si è continuato, cioè, con le cose supposte, con 1 combattimenti simulati, con le ecatombi immaginarie. Ma si è girato di bordo dalle posizioni di ieri, si è fatto fare la pace alle due Divisioni nemiche e si sono buttate ambedue etlla conquista dei ponti sul Piave, concentrandole su una zona molto ristretta fra Vittorio Veneto. Bacile, Cordignano, Cappella Maggiore. Esercitazione, questa, interessante, sopratutto dal punto di vista logistico e che darà come risultato lo sfilamento che avrà inizio domattina poco dopo l'alba nell'abitato di Conegliano. Nel pomeriggio è stata lu nostra festa, la- festa dei profani. Nelle brughiere di Susegana convennero verso le 16 i generali e i capi di queste manovre con Sua Altezza il Duca d'Aosta, i Marescialli De Bono e Pecari Girateli, i generali designati d'Armata- e comandanti di Corpo d'Armata di tutta l'Italia settentrionale. Ebbero hiogo a poca distanza dal Piave — in una sona fra le più martoriate della guerra, in quell'ansa del fiume ove, se non erro, si verificò il primo sfondamento delle linee austriache nella Battaglia della Vittoria e che nel giugno precidente fu teatro quant'altri mai sanguinosissimo durante la grande offensiva nemica — esercitazioni pratiche di carri armali e di mortai d'assalto. Erano state invitate al grandioso esperimen¬ to niesgatedsviPd'Acitziodigzanpocattretratrelmimetral'inil ponto,inepiete racmati, glili, stinoro piùbaostPfuod'anuchto desu tirpogounsconetesforgalo dapidzomedisdifspmataramShaviuflezainm2mPraRsclezrgclaSaQppclizqsplicmoae stdcsvsdcddcctScdmaeTsRlBlj «Ncnj rvnvcInècl \ i , l i i i e . i è to bellico anche le missioni straniere; gli ungheresi nelle loro sgargianti spettacolari divise, i tedeschi austeri e compassati, gli svizzeri, gli austriaci. ' I carri d'assalto Presi gli ordini da S. A. il Duca d'Aosta, il comandante delle esercitazioni diede l'ordine di operazione. Irruppero dai loro nascondigli i carri d'assalto, veloci, guizzanti, fragorosi; volteggiarono un poco sul terreno accidentato, poi attaccarono risolutamente una parete a picco appositamente preparata. Li precedeva il carro-passerella che lanciò dalla base al culmine un ponte di ferro che, enorme testuggine motorizzata, si era trascinato dietro. Manovrando dall'interno con comandi automatici, il carro sganciava e spostava il ponte e poi se ne filò via; e subito, su per la china ripidissima, si inerpicarono i carri veloci, compiendo poi dal vertice sul versante opposto un salto pauroso. Miracolosa agilità di questi carri armati! Anche essi adorati ed odiati, sul loro capo si scatenò, dopo gli esperimenti africani e spagnoli, una tempesta fierissima. Se destinati a vivere o a scomparire non sappiamo: certo è che il carro armato è l'arma moderna che più impressiona a vederla in combattìmento e che, vera o fittizia, ostenta una forza travolgente. Poi si suoise, in uh uragano di fuoco, l'esercitazione dei mortai d'assalto da 1,5. Sono, questi, armi nuovissime della nostra fanteria, che all'impiego pratico hanno dato risultati eccellenti. Due plotoni del 66.0 fanteria aprirono il fuoco su bersagli a 250 e a 500 metri, a tiro indiretto e a. tiro diretto, e in pochi istanti rovesciarono le sagome. Parte dalla bocca del pezzo una bomba ad alto esplosivo che scoppia a contatto del suolo come nelle vecchie bombe a mano arditesele; con la differenza che la forza del braccio è sostituita dal gas ad espansione, risultante dallo scoppio di un comune proiettile da fucile. Il tiro può essere rapidissimo e concentrare, su una zona delimitata a una ventina di metri, un inferno di scoppi tale da distruggere in un istante ogni più difeso nido di mitragliatrici. L'esperimento fu, ripetiamo, estremamente interessante. Domani, con la grandiosa- sfilata delle due Divisioni si concluderanno ufficialmente le manovre motorizzate del Veneto. Angelo Appiotti cdvrsulzclimtgiplcdovldlqdprpAspccgdssipvddlremllammtl1l

Persone citate: De Bono, Frisia