Anche Tien Tsin è caduta

Anche Tien Tsin è caduta Anche Tien Tsin è caduta I giapponesi occupano saldamente il porto di Taku e dichiarano di aver ormai il pieno controllo dell'intero Hopei Sciangai, 30 notte. Un esame attento delle informazioni raccolte fino a stasera circa il conflitto cino-nipponico — questa accanita e sanguinosa guerra non mai dichiarata — convince che giapponesi sono ormai padroni di tutti i punti strategici dell'Hopei e quindi controllano da conquistatori l'intera zona, dalla quale ben difficilmente potranno essere ricacciati indietro dal momento che il loro possesso, come annuncia un ultimo comunicato della notte, si estende saldamente fino al porto di Taku, che è il porto di Tien Tsin. Tutta la zona controllata Con il collasso totale della difesa cinese, per il vero già moralmente debole fin dall'inizio, perchè ufficiali e soldati erano dubbiosi dell'appoggio concreto del potere centrale, e quasi impossibile che i resti della 29a Annata siano in grado di porsi alla testa di una controffensiva pur sostenuta dalle truppe di Nanchino. Un portavoce militare di Katsuki ha poi precisato che le truppe nipponiche possiedono già il controllo assoluto di tutto il territorio ad oriente del fiume Yung Tin Ho, dalla ferrovia Pechino-Hankow al Mar Giallo. Curiosa cosa! La precisazione surriferita significa questo: che i nipponici sono ormai padroni an che della città di Tien Tsin, ma che non vogliono insister troppo su quanto è accaduto nelle ultime ventiquattro ore, perchè essi non si considerano degli invasori, i perchè la guerra che si sta svol gendo non è una guerra bensì una semplice spedizione punitiva e per che, infine, se essi sono dentro Tien Tsin, vi sono soltanto per costituire un governo di personalità cinesi, di tendenza filonipponica e anticomunista. La verità, comunque, è questa. I giapponesi sono entrati aneli? in Tien Tsin press'a poco alla stessa maniera che sono entrati a Pochino, e cioè a battaglioni affiancali e a baionetta inastata: hanno preso possesso quasi interamente della città, perquisendo minuziosamente quartiere per quartiere, casa per casa, e disarmando i reparti di polizia cinese, gli unici armati rimasti in città. E la verità è ancora questa: che il grosso dei cinesi è ormai a dieci chilometri a sud di Tien Tsin, e che i reparti cinesi, in massima, si stanno ritirando su Pao Ting, che oggi è stata a lungo bombardata da set te trimotori nipponici. Una ritirata ohe è una fuga Su molte strade, la ritirata assume l'aspetto di vera e propria fuga, anche se essa avviene secon do qli ordini via via emanati dal i/enerale Òhang Tze Chung, già sindaco di Pechino e ora autoinvc stìtosi del potere provinciale (nominalmente l'ha avuto da Sung Ce Yuan, ma soltanto minaccian dolo delle più spietate rappresaglie). Lo stesso portavoce militare giapponese summenzionato, in serata ha dichiarato che il generale Li Uen Tien, il quale con le sue truppe fu quasi solo a resistere per ventiquattro ore agli avversari, ha fatto appello ai Capi nipponici per ottenere protezione sia alla sua persona che alle sue pro' prietà. Mentre i giapponesi rendono onori soZenuisstmi ai loro soldaii caduti in battaglia, i cadaveri dei cinesi galleggiano sulle acque del fiume Haiho e scendono ai mare trasportati dalla corrente. Altri cadaveri, abbandonati sulla sponda del fiume stesso, sono oggetto di curiosità di quanti si sono rifugiati nelle concessioni che costeggiano il fiume, e null'altro. Le truppe nipponiche in città, che appare avvolta in un silenzio di città morta, s'aggirano a piccole pattuglie, ponendo presidii a ogni cento metri, e disponendo le cose in modo da mutar in un baleno l'occupazione provvisoria in definitiva. Essi evidentemente, rivelano un piano d'occupazione studiato lungamente fin nei minimi particolari. Questa vista ha tolto agli indigeni le poche speranze che essi nutrivano nella dichiarazione fatta ieri, a Nanchino dal maresciallo Giang Hai Seek, e eieè che «la Cina è determinata a combattere fino all'ultimo uomo ». Tanto più che questa notte, al termine delle perquisizioni, un folto gruppo di cinesi in abito civile è stato obbligato ad inchinarsi fino a terra per tre volte per rendere omaggio alla bandiera nipponica, e poi — ognuno era legato al vicino per le mani e per i piedi — il gruppo, fra due fila di soldati a baionetta inastata, è stato avviato verso la periferia della città. Corre voce che saranno fucilati perchè franchi tiratori colli con le armi in pugno. Gli otto incendi che ieri sera arrossavano l'orizzonte di Tien Tsin non sono ancora del tut+n spenti. Dai focolai si levano tuttora dense colonne di fumo e fuoco. Di uno spaventoso episodio si ha notizia oggi. A Tung Ciao, nell Hopei orientale, un reparto di gendarmi cinesi si è ammutinato e ha massacrato trecento sudditi giapponesi. E si nutrono vive apprensioni sulla sorte di altri >o» immigrati coreani. Un nuovo scontro imminente? Un'informazione della notte, di carattere ufficioso, ha rivelato che un « comitato autonomo » composto di personalità cinesi è stato costituito a Pechino per curare la amministrazione della città. Suo primo atto è stato quello di sollecitare gli abitanti alla collaborazione, per risolvere « i problemi locali» clic hanno provocato i recenti incidenti nella Cina del nord. L'informazione aggiunge che le comunicazioni fra Pachino e Tien Tsin sono tuttora interrotte e che le truppe nipponiche nella regione continuano il rastrellamento aei soldati cinesi che hanno abbandonato i reparti in ritirata. Un portavoce del Ministero degli Esteri ha poi così spiei/ato la politica giapponese: « Nell'eventualità che i cinesi nella Cina de', nord sollecitino l'aiuto giapponese per dare forza e valore concreto ad un movimento in favore dell'autonomìa, questo aiuto potrà essere concesso ». Ha però escluso che i gìappo- nesi intendano interferire negli affari interni della Cina, ed ha concluso dichiarando che il Giappone è fermo nel riconoscere l'integrità territoriale della Cina. Il Primo Ministro e i Ministri della Finanza, della Guerra, della Marina e dell'Interno si sono riuniti oggi — a Tokio — nella sede della Dieta, per esaminare la situazione. Il Primo Ministro si ò recato poi a Palazzo Imperiale per riferire al Sovrano. L'Imperatore lui pure ricevuto il principe Kanin, capo dello Stato Maggiore generale dell' Esercito, il quale ha comunicato al Mikado una sua relazione sulla situazione. Il presidente principe Konol, rispondendo a una interpellanza parlamentare, ha dichiarato, in tema di un eventuale ulteriore tentativo dì accomodamento nippocinese, che il Giappone sarà costretto a prendere nuove misure della massima importanza; con le sue parole, implicitamente ha re¬ spinto ogni ipotesi pacifista. Gli ambienti polìtici ritengono probabile che si avrà una dichiarazione di guerra tra Nanchino e Tokio e che un nuovo grosso scontro fra le truppe centrali cinesi e nipponiche, sembra imminente. Pranzo offerto da S. E. Giano in onore del Ministro di Jugoslavia Roma, 30 notte. Il conte Ciano Ministro degli Affari Esteri ha offerto stasera, a Villa Madama, un pranzo in onore di S. E. il signor Joan Doutchitch, Ministro di Jugoslavia, che lascia prossimamente il suo posto. S. E. Ciano ha espresso a S. E. Doutchitch tutto il compiacimento del Governo fascista per la sua cordiale collaborazione e per la proficua opera da lui svolta in Italia. S. E. Doutchitch gli ha risposto ringraziando vivamente e salutando ■nn efficaci parole il Duce e ■'Italia imperiale e fascista, la cui continua ascesa ha potuto constatare durante il sìio soggiorno a Roma. \ retroscena del conflitto fra Chiesa ortodossa e Governo jugoslavo Bucarest, 30 notte. La stampa rumena si occupa ampiamente del conflitto tra la Chiesa Ortodossa e il Governo Jugoslavo. Il Moment in una corrispondenza da Belgrado dice che questa lotta è una creazione artificiale in cui non sono estranei gli interessi stranieri. Precisa che gli agenti di certe Potenze hanno f'-tto tutti gli sforzi ed hanno impiegato tutti i mezzi per compromettere il Governo di Stojadinovic a causa dei successi da esso ottenuti in politica estera. « Certe Potenze che sono l'oppressione del fronte popolare — continua il giornale — vorrebbero riprendere in Jugoslavia la posizione che hanno perduto per sempre: la Jugoslavia era stanca della situazione infelice ed umiliante e del gioco che le avevano imposto come ad una colonia, perciò essa è oe;<ìi grata al governo di Stojadinovic che l'ha resa libera ed indipendente ». Stojadinovic più forte eoe mai Belgrado, 30 nette. I circoli politici di Belgrado ritengono la posizione del governo fortificata in seguito alla campagna sostenuta nei giorni scorsi che ha fatto fallire le manovre dell'opposizione mascheratasi dietro la chiesa serba ortodossa. Secondo il precedente programma, il Capo del governo Stojadinovic prenderà una breve vacanza compiendo una crociera a Corfù, 1935- CREAZIONE C0NS POLITICO AUTONOMO E FILO GIAPPONESE DEI HOPEI i CiAKAP « INTANTO, TIEN TSIN E' PRESA», pare che dica il sorridente Merito Morishita, ambasciatore speciale giapponese, mentre parte per Nanchino. Egli, da buon nipponico, è certo del parere che anche in diplomazia sono più eloquenti i fatti delle parole,