JOHN LEWIS e la sua battaglia

JOHN LEWIS e la sua battaglia L'ascesa di un organizzatore JOHN LEWIS e la sua battaglia NEW YORK, luglio. Le agitazioni del lavoro che hanno sconvolto recentemente il mondo Industriale americano hanno messo in rilievo la figura di John Lewis come quella di un capo che si stacca bruscamente dagli stereotipati cllchés degli organizzatori unionisti di questo paese. John Lewis è soprattutto un realizzatore. Nato da una famiglia di minatori che affonda le sue radici tre volte secolari in gente nata e venuta su nelle miniere, egli 6 stato educato alla dura scuola del lavoro del sacrificio e delle privazioni. Conosce per esperienza personale l'intima e dolorosa storia di coloro che giornalmente s'immergono nelle viscere della terra per estrarne materiali che debbono formare la ricchezza dei grandi baroni dell'industria i quali vivono nelle loro splendide isolate man- sìohs che richiamane alla mente i castelli dei feudatari medievali. Il padre di John Lewis venne dal Galles e stabili la sua residenza in un paese del Iowa dove l'attuale capo dei lavoratori d'America nacque nel 1880. Il pr.dre si affiliò alla prima unione d.u lavoratori sorta in questo paese col nome di « Cavalieri del lavoro » e lavorò nelle miniere. Nel 1890 Un povero minatore fu attivissimo nella fondazione della potente organizzazione mineraria, la « United Mine Workers », e si trovò per questo solo fatto rigorosamente boicottato du tutta l'industria del carbone. 11 piccolo John Lewis e i suoi fratelli dovettero andare a lavorare nelle miniere per sostentare la famiglia. Nella sua gioventù Lewis fu costretto a vagare in tutti i campi delle industrie estrattive d'America, da quella dell'oro a quella del rame; dal petrolio al carbone bituminoso e all'antracite. Con tutto ciò egli n'on si rifugiò in un idealismo inane e paralizzante come avviene spesso ai temperamenti altamente dotati. Lewis non era della stessa stoffa di Eugenio Debs, l'antico capo del socialismo americano, s'induri, invece, alla scuola delle unioni locali e si rese esperto del loro intimo e delicato funzionamento, Non azzardò alcun movimento improvvisato ed a casaccio, ma si mosse sempre a ragion veduta non senza prima aver costruita e rafforzata la sua organizzazione. La sua politica è stata quella di vincer prima e mostrarsi generoso dopo perchè gl'interessava di ottenere quanto aveva chiesto per i lavoratori e di realizzare 1 capisaldi del programma intorno a cui aveva impegnata la battaglia più che abbattere e sopraffare i suoi oppositori. Le lotte da lui condotte contro avversari e fazioni untoniste furono assai spesso furiose, spietate, intransigenti, tanto che molte volte fu sollevata contro di lui l'accusa di essersi venduto agl'indù "striali. Nel 1917 divenne il vicepresidente della « United Mines Workers of America » e nel 1919 ne divenne il presidente effettivo se non nominale. Qui s'inizia l'evoluzione spirituale di John Lewis e la trasformazione di tutte :e sue concezioni riguardanti le finalità che il lavoro doveva raggiungere e la tattica necessaria a realizzarle. Anche in questo la realtà fu la sua maestra. Nell'anno 1920 John Lewis consegui più vittorie unionistiche di qualsiasi altro capo del lavoro. Egli annientò i suoi oppositori nelle Unioni l'uno dopo l'altro e i minatori vinsero tutti gli scioperi nazionali da essi indetti. Lewis concluse la maggior parte degli scioperi con patti che rappresentavano la vittoria dei lavoratori e quando ciò non fu possibile riusci, se non altro, a non retrocedere di un passo dalle posizióni iniziali. « Non un passo indietro » fu il suo motto e da quan do divenne capo dell'Unione mineraria non acconsenti mai ad una riduzione di salari, a un peggio ramento delle condizioni lavorative o a un indebolimento deile posizioni originarie. E questo in un periodo in cui altre unioni di lavoratori indietreggiavano davanti all'avanzarsi delle « unioni di fabbriche » promosse dagl'industriali • ne accettavano l'esistenza. Intransigente, duro, astuto, trionfatore John Lewis fu chiamato il Jack Dempsey del lavoro americano. Tuttavia ogni vittoria la sciava la grande Unione mineraria sempre più indebolita ed esau sta, sempre più scompaginata all'interno, sempre più disorganizzata e numericamente ridotta Quello che l'Unione nazionale rifiutava di accettare era accettato a a o 1 o o , s 9 o e e à e à 0 e o i o i r e n a n ti li nil ia au lza io dallo unioni distrettuali le quali erano costrette ad acconsentire a riduzioni di salari ed al peggioramento delle condizioni lavorative. Gli operatori delle miniere non stavano ai contratti; il livello di vita dei minatori, dal punto di vista materiale e morale, si abbassava; le miniere rimanevano oziose; il mercato del carbone si andava riducendo e circa duecento mila minatori finirono col rimanere disoccupati. La verità era che le vittorie di John Lewis potevano chiamarsi vittorie di Pirro. Vittorie ottenute sulla carta e cioè nelle clausole dei contratti collettivi, ma non nelle trincee delle miniere. Lewis non si lasciò cullare dalle illusioni di trionfi effimeri: egli vide la realtà in tutta la sua desolata tristezza. E John Lewis non è na tura da rimaner soddisfatto di vittorie formali che si risolvono in sconfìtte reali. Egli non è della stessa pasta di William Green e. di tutti gli altri capi della « American Federation of Labor » per i quali una vittoria pirrica è la sola vittoria prudente e non com\ promettente. Nulla costoro temo no di più di un lavoro unito e potente, nulla odiano di più di un reale progresso che le loro Unioni di mestiere separatiste riescano a compiere nel senso della fusione e del consolidamento. Essi si tengono paghi delle dispute giurisdi zionali alle quali si riduce la strategia della grande aristocrazia del Lavoro. Una generale avanzata delle forze lavorative porterebbe alla conseguenza di una formidabile e totalitaria unificazione, mentre essi vivono sulle loro divisioni. Perciò i capi della vecchia « A, F. L. » si preoccupano unicamente di ottenere un successo, un sue cesso qualsiasi purché sia imme diato e dia l'impressione di una vittoria, in altri termini un successo borghese. Ma Lewis non si lascia allettare da un successo di questa sorte. Egli mira ad otte nere per il Lavoro un successo di potere effettivo e non la slcu rezza piccolo-borghese del tirare a campare e della vegetazione bu rocratica. Convinto che la poten za del Lavoro si basa sull'organizzazione di massa, rimaneva perplesso ad ogni vittoria conseguita. La potenza del lavoro Cominciò a riflettere sullo strano fenomeno di una Unione che vinceva la guerra sulla mappa e la perdeva sui campi del carbone. Come avveniva questo? Lewis non comprese subito la natura dell'assurdo perchè egli si riteneva il più avanzato e il più radicale degli unionisti d'America. Non aveva sempre chiamato nelle sue file i progressisti e gli estremisti per predicare e far la propaganda ai lavoratori? Ma essendo sempre stata l'esperienza la sua maestra, egli dovette disfarsi un dopo l'altro degl'irresponsabili e delle teste scariche sia perchè si accorse ch'erano agli stipendi dei capitalisti, sia perchè comprese trattarsi di chiacchieroni inconcludenti mancanti di senso pratico e privi di esperienza. Fu solo con l'avvento dello « N. R. A. », ossia del programma di ricostruzione di Roosevelt, che Lewis riuscì a rendersi pienamente conto della natura della contradizione che Io aveva messo sempre in grande imbarazzo. Egli abbandonò una buona volta il radicalismo convenzionale fin'allora ostentato e venne fuori col moderno unionismo verticale che si oppone come un gigantesco monolito alla piòvra del monopolismo industriale. Oggi, Lewis, non crede più, co me credeva fino a pochi anni addietro, che uno possa combattere Wall Street e nello stesso tempo votare per il partito repubblicano; egli non crede più che un Presidente repubblicano possa nominarlo Segretario del lavoro e dargli la facoltà di rivoluzionare l'industria e render potente l'Unionismo. Lewis finalmente s'è persuaso che non solo l'industria car conifera ma tutte le industrie del la nazione è necessario siano stabilizzate e che qualsiasi regolamento per l'industria il governo si deciderà a mettere in atto è destinato a rimanere ineffettivo se non sarà sostenuto da un potente movimento del Lavoro. Durante la disastrosa Amministra zione del Presidente Hoover, Lewis raggiunse la conclusione che mali da cui era afflitta l'industria del carbone erano gli stessi mali che affliggevano l'industria nazionale. Egli chiese ferree garanzie per il lavoro e dalla discussione di diverse proposte di legge da lui suggerite venne fuori la concezione di quella che doveva essere poi lo « N. R. A. » ossia il programma di ricostruzione nazionale inaugurato da Roosevelt. I suggerimenti presentati da Lewis alla Commissione Senatoriale della Finanza furono adottati nelle loro linee essenziali. Quando nel giugno del 1933 lo « N. R. A. j divenne legge, John Lewis assie me a William Green e ad altri capi delle più importanti unioni operaie furono nominati membr della stessa Amministrazione di ricostruzione economica. Fu allora che John Lewis prese la decisione che il separatismo delle U nioni di mestiere dovesse cessare Ed impegnò una lotta a finire con la « A. F. L. » che di questo teparatismo è la principale fomenta trice e sostenitrice. Oggi John Le wis è convinto che solo l'unionismo industriale di tipo verticale possa creare un solido e militante movimento del Lavoro. Ma durante l'avanzata dell'unionismo industriale egli apprenderà per espe rienza essere indispensabile che i Lavoro abbia un partito politico a sostenerlo e spingerlo avanti. Partito politico che già si sta orga nizzando ed attivando nelle principali città americane. Ldlihl'zpol'cmpplldsucaesavsilmtsrPcCtgmchasRAmerigo Ruggiero JOHN LEWIS

Luoghi citati: America, Galles, Iowa, New York