Cuore fede e muscoli dei nostri ragazzi vittoriosi

Cuore fede e muscoli dei nostri ragazzi vittoriosi Campioiii dal mondo di spada a squadre/ Cuore fede e muscoli dei nostri ragazzi vittoriosi a , , o i a ; o i a , e a , o 4 r i . a a Parigi, 26 mattino. Alle ore 8,30 del mattino, dopo l'ultima, stoccata che ha consacrato gli Italiani campioni del mondo di spada, non era certo possìbile mettersi a scrivere il commento e neppure la cronaca d'ella smagliante vittoria. Vogliamo augurarci che almeno il risultato sia giunto a soddisfare la legittima attesa degli sportivi Italiani, ma c'è quasi di conforto, dopo la notte insonne e agitata, prendere la penna per rivivere, insieme al lettore, quell'angoscioso film a lungo metraggio che 6 stata la gara collettiva di spada. Sapevamo di poter vincere, ma sapevamo anche che bastava un niente per precipitarci nel baratro. Un'arma infida era nelle mani di uomini saldi, eppure la Germania non ha saputo evitare il disastro, come il Belgio, come l'Ungheria, come gli Stati Uniti, come tante altre nazioni che avevano la loro speranza. Tutte le mattane della spada non hanno impedito però che le tre squadre più degne, Italia, Francia e Svezia, arrivassero in finale. Ma chi faceva loro compagnia? Questa volta era la Svizzera. — Abbiamo aspettato questo momento per vent'anni — ci diceva con commovente sincerità sportiva il presidente della Feì derazione schermistica elvetica — ma ecco che, toccato l'apice delle oneste aspirazioni, la Svizzeri ucci si contenta più! Il primo incontro della finale è contro l'Italia: perchè non tentare la carta? La tentano, e con tutte le loro forze, mentre noi siamo scettici, ma fortunatamente prudenti. Allineiamo una squadra di cartello e, a cose fatte, strizziamo l'occhio con soddisfazione perchè l'abbiamo indovinata. Partiamo in vantaggio, siamo raggiunti, superati, addirittura raddoppiati. Tre vittorie successive di Battaglia, di Ragno, di Dario Mangiarotti ci rimettono in sesto. Siamo pari. Lottiamo ancora alla nari. Alla fine tocca a Ragno di decidere le sorti. E la banca paga in moneta sonante la nostra vittoria. Ci tmstdiamo in faccia sorpresi. E' la a . , ; i ragvmIngpdstg11csSsssNtnAlbtrsffMOlsdagqpartcoslmssnqtdvmpSvizzera fortissima, o mediocri hsono le nostre, forze? 'In verità non sappiamo ancora^rispondere .con precisione, ma è certo che, contro la Svizzera, siamo stati inferiori a noi stessi. E allora viene avanti la Svezia. In-jcredibile, ma vero: la Svezia ci|p-rende un vantae-srlo di sei a due. jdi sette a tre. Sentiamo di sci-jvolare giù giù per la china, ma !chi conosce le risorse del cuore italiano? Quattro vittorie di seguito ci riportano alla pari. Ora potremmo vincere, perchè abbiamo anche quattro stoccate < vantaggio, ma perdiamo invece i due ultimi assalti. Siamo battuti. La Francia, che ci ocohiegcompiaciuta, non dubita più della sua vittoria. Proviamo, vediamo: non siamo ancora rassegnati. E iniziamo la partita che doveva essere decisiva. Tre vittorie di seguito al primo giro: di Darlo Mangiarotti, di Edoardo Mangiarotti, di Agostoni. Il secondo le chiudiamo In vantaggio per 5 r 3. Manteniamo questo vantaggio, ma alla fine, quando siamo 8 a 7, è ancora Ragno che deve decidere. Due a due con Coutrot, ma alla terza lo folgora con una cavazione In pieno petto. Questa è fatta. Ma che cosa è fatto? Niente; tutto è da ricominciare perchè, dopo certi fatti avvenuti in un campionato d'Europa a Losanna, il regolamento è categorico. Andare fino In fondo, fino a qualunque ora. La scherma diventa una maratona, una « Sei giorni » Che cosa sono i nostri atleti di fronte agli svedesi? Fuscelli, ma ringraziate Pontepetri, ragazzi, e la ginnastica e la disciplina di vita e di rigore con cui vi abbiamo assistltf Francia-Svezia tirano mentre noi ci rifocilliamo e vince la Francia che, — come al solito — non ha Drakenberg, i più forte, come avversarlo, t sl riserva per noi, ma è con la Francia che verso le 22,30 dobbiamo incominciare. Ormai le posizioni sono nette: o saremo primi o saremo terzi, perchè In caso di nuova parità entrano in gioco le vittorie individuali, che ci Coirebbero ofavorevoli. Ma noi vogliamo vincere, dobbiamo vincere. Catechizziamo i ragazzi, li portiamo alla battaglia pieni di spirito e di fede, e voi sapete quali sono le parole magiche: Italia, Fascismo, Duce. Iniziamo il primo giro in vantaggio, ma al secondo siamo alla pari. Al terzo la bilancia pende dalla nostra parte, al quarto basta la vittoria di Eduardo Mangiarotti per 3 a 0 per assicurarci 11 successo quando mancano ancora tre assalti. La prima è fatta. L'orologio segna quasi le due del mattino. Stanchi? Nessuno si lagna, nessuno protesta. Avanti. Gli svedesi, atletici, pacifici, magnifici, sono sdraiati in comode poltrone. Noi debbiamo invece faticare a tener seduti i nostri ragazzi. Sono gli stessi: i due Mangiarotti, Agostoni e l'immancabile Ragno, l'uomo sicuro, la macchina a oui basta un giro di manovella per tirar fuori la vittoria. Primo giro contro la Svezia: 4 a 0. SI respira. Forse le cose precipitano, forse non sarà necessario andare fino alla fine. Siamo 5 a 1, 6 a 1. Ma qui l'ingranaggio si ferma. O noi siamo colti dal panico della vittoria o i flemrmatlci svedesi stanno per giocarci il peggiore dei tiri. Al terzo giro, siamo 7 a 5, subito dopo Eduardo Mangiarotti ci porta 8 a 5. Sembra quasi di aver vinto, ma chi può piegare questi stupendi, coriacei atleti? Essi rimontano. E noi moriamo di spasimo. Alle 3 del mattino c'è ancora molto pubblico che immancabilmente applaude ogni vittoria svedese, perchè ben sa come la Francia, per un balordo regolamento, passi al primo posto nel caso di una nostra sconfitta, quantunque essa sia stata già battuta due volte da noi. Breve, arriviamo 8 a 7. Se conquistiamo l'ultima vittoria, si intende che siamo primi; se perdiamo con un colpo solo a nostro vantaggio siamo terzi; se perdiamo con due colpi chiudiamo l'incontro alla pari e questo -ci basta per vincere. Santo Saverio, sei ancora tu in ballo. Il nostro cuore trema, ma quello di Ragno no. Egli ha per avversario Thofelt, il più difficile degli svedesi. Il nostro uomo prende un arresto netto. Santo Saverio, siamo nelle tue mani. Egli fa un colpo doppio. Santo Saverio, pensa ai- ha tua casa, alla tua calle vene 'ziana, alla tua Patria, alla feri- a^ fascista che in un giorno del è E 20 ti invermigliò la fronte. Ci occorre almeno un colpo douDio: è indispensabile: è urgente -j-r-e lo comandiamo. E Ragno, caii|mo_ sembra sentir battere i no. jstri cuori. Ecco che attacca: 11 -j]unfro xhofelt arresta: le due a !]ampa(je sl accendonc contempo- e a e e o e r , , a è ; , n , raneamente. Siamo ormai, anche di soada, i campioni del mondo. Tace il pubblico, ma siamo noi. in venti, a gridare per mille. Nè sonno, nè sete, nè fame, nè ansie. E' finito, abbiamo vinto, e non ci vergognamo di dire che molte lacrime scorrono sui nostri volti virili. Questo vi dovevamo dire, ma vogliamo anche aggiungere che la vittoria è stata meritata. Una squadra che comincia male e cresce, e sale e si irrobustisce per strada, e sbaraglia due volte la. fortissima Francia, è una squadra che ben merita il primo bracciale col simbolico glcfrg. Altri sei atleti all'ordine del giorno. Ora sono stanchi, sfiniti, ma mentre li chiamiamo a gran voce si rialzano e sorridono, fieri del 'dolere compiuto: Saverlo Ragno, Dario Mangiarotti, Eduardo Manfriarnttl, Carlo Agostoni, Roberto Battaglia, Mario Visconti. A noi! Nedo Nadi li62g743rdnpp568p4thsAgansdsfdntEl