Le spoglie di Marconi riposano a Bologna vicino al luogo che vide brillare le prime scintille della miracolosa invenzione

Le spoglie di Marconi riposano a Bologna vicino al luogo che vide brillare le prime scintille della miracolosa invenzione Le spoglie di Marconi riposano a Bologna vicino al luogo che vide brillare le prime scintille della miracolosa invenzione ■ | • £ |»I CA|f>nni MinOTAll■ JVSICillll I Ulivi «"Bologna, 23 notte, A Bologna, madre affettuosa eprofondamente angosciata per laimprovvisa fine del suo immortalefiglio, spettava stamane di tribùtare — dopo le onoranze di Roma— il cordoglio universale primache le spoglie di Guglielmo Marconi scendessero nell'avello cibilaCertosa. Il popolo e il Fascismodella quadrata «Decima Legio »mossi da uno stesso prepotentesentimento d'amore, sono accorsa ricevere i resti mortali del Ge-nio che rimarrà imperituro nellastoria del mondo civile, e li hannoaccompagnati con rito commoven-te fino all'ultima dimora. A chi, come noi. è toccato di as-sistere alla grandiosa cerimoniamancano le espressioni per dareun quadro della suggestiva mani-festazione offerta dalla città chepiù di'ogni altra è stata colpita nel suo più intimo affetto. In un'onda di silenzio Un'onda di greve silenzio si cstesa per le vie cittadine, retta di quando in quando dal passaggio a bassissima quGta di potenti aeroplani e dai bronzei rintocchi delle campane delle antiche gloriose torri bolognesi. Visione superba di un immenso dolore. Una intera popolazione, in mezzo alla quale erano altissime autorità e tutti i gerarchi, muta e devota si era associata al tristissimo lutto che doveva pur anco significare la glorificazione del magico dominatore degli spazi. E' stato un succedersi di emozioni che hanno fatto per ore intere palpitare il cuore di tutti i bolognesi che, fino al momento in cui la salma del grande cittadino è stata tumulata, non si capacitavano dell'incolmabile perdita. Uno spettacolo eccezionale di folla valutata a 200 mila persone, proveniente anche da tutta la provincia, presentava oggi la città, lungo il percorso del corteo che accompagnava le spoglie di Marconi dalla stazione ferroviaria alla pace del sepolcro. Il feretro, giunto alle 7,40 e tolto a braccia dalla vettura ferroviaria ferma sul primo binario, è portato dai valletti del Governatorato di Roma nella saletta reale dove è eretto un apposito catafalco. Nell'interno della saletta, adorna di drappi funebri e di piante di alloro, fa il suo ingresso S.A.R. il Duca di Genova che rappresenta S. M. il Re Imperatore e al cui seguito sono il Ministro Bottai in rappresentanza' del Governo fascista, il rappresentante del Segretario del Partito dott. Alfredo Leati, ispettore del Partito e Federale di Bologna, S. E. De Marsanich Sottosegretario alle Comunicazioni, S. E. il Prefetto di Bologna e il Podestà avv. Colliva, i quali si portano di fronte al catafalco. La consegna della salma Nella saletta, accompagnate dal Governatore di Roma e dalla sua consorte, entrano pure la vedova marchesa Marconi e la figlia Gioia, e S. A. R. il Duca di Genova si porta subito a esternare alla vedova l'espressione del suo cordoglio. Cosi fanno poi tutte le autorità presenti. Rappresentano la Accademia d'Italia S. E. il vicepersidente Formichi e gli accademici Pession, Selva, Benini c Rondoni. La salma, che è slata accompagnata fino a Bologna dal Governatore dell'Urbe, viene da questi consegnata al Podestà di Bologna, avv. Colliva, con le seguenti parole: « Camerata, come d' ordine del Duce, nella mia qualità di Governatore di Roma ho l'onore di affidare a voi, podestà di Bologna, i resti mortali del cittadino romano camerata senatore marchese Guglielmo Marconi, affinchè in questa città, che ha il giusto orgoglio di avergli dato i natali, dopo una vita ardentemente dedicata alla gloria della Patria c al benessere dell'umanità, riposi nei secoli presso gli avi suoi e viva, perenne nel ricordo del popolo italiano ». Con voce chiara, ma velata dalla commozione, il Podestà di Bologna così risponde: « Camerata riceve Bologna" la sacra consegnadel Duce con animo grato e fiero,e forma sicuro giuramento a chcle spoglie mortali dell'immortale suo fillio, del cittadino che a lei ritorna dopo aver meritato l'eter-nità «dell'Urbe, qui degnamente onorale siano e preservate nei secoli dal geloso e orgoglioso amore della città natale al culto del popolo italiano e dell' intera umanità ». Il solenne corteo funebre Uscito poi sulla piazza della stazione, dove la folla era enorme, il feretro ricevette gli onori militarida parte di un reggimento in for-mazione in armi. Si è quindi composto un interminabile corteo. Il feretro era portato a braccia da studenti del G.U.F. in divisa fascista. V'erano il glorioso gagliardetto della Decima Legio, il gonfalone dell'Università, il gonfalone del Comune di Bologna, seguiti da una teoria di corone recate a braccia fra cui quelle del Re Imperatore, del Duce, di Hitler, di S. E. Starace. Il clero dei capitoli di San Petronio e di San Pietro precedeva il feretro, il quale era seguito dai familiari, dagli Accademici d'Italia, dalle alte personalità, dalle autorità e gerarchie, che in divisa fascista procedevano incolonnate per nove. Erano presenti, della famiglia, la vedova marchesa Cristina, la figlia Gioia, i genitori della vedova conti Bezzi Scali, e altri intimi, fra cui il marchese Solari, collaboratore dello Scomparso. Lungo la via Indipendenza, fino a piazza Vittorio Emanuele, il corteo è passato fra una moltitudine in lutto. Chiusi i negozi, velate di nero le luci, adorni gli edifici di bandiere abbrunate e di manifesti listati a lutto. Giunto il corteo in piazza, davanti alla sede municipale, il cui portone è chiuso in segno di lutto, la salma vien portata nell'interno della basilica d: San Petronio e deposta su di un catafalco contornato da ceri 4 di piante ornamentali. Il tempio è interamente addobbalo di nero. I familiari dell'Estinto sono raccolti in dolente gruppo di fronte alle autorità. I gonfaloni del Comune, dell'Ateneo e del Governatorato di Roma si pongono sulle gradinate dell'aitare maggiore col fronte rivolto al feretro. In San Petronio S. E. !1 cardinale arcivescovo. Nasalli Rocca, assunti i sacri paramenti, dà principio al rito funebre mentre si diffondono nel tempio le prime battute della mae- lstosa «Messa di requiem» di Pe ">Bi, eseguita dalle masse coralicittadine. Il rito si svolge fra il jpiù perfetto raccoglimento. i Ultimata la Messa, l'Arcivesco vo scende nella navata centrale e si porta innanzi al feretro por ras» soluzione della salma. Dopo il can Ito delle esequie, il presule si di rige in sagrestia mentre gli stu denti universitari fascisti innal Izano la bara per riportarla sul car Irò funebre. S. E. il Cardinale ri tornando all'altare maggiore so sta in preghiera e attende che la salma venga portata fuori del tempio. La bara portata dagli attl denti si muove lentamente, segul ta immediatamente dai familiari cui seguono il Duca di Genova, S. E. Bottai, e tutte le altre auto- rità. Riposto il feretro sulla berlina, questa si muove e si dirige verso il padiglione per raggiungere l'Ar chiginnasio. Il cammino del corteo riprende per le vie del centro, fi no a piazza di Porta S. Isaia, dove sosta brevemente. Gli accademici d'Italia che reggevano 1 cordoni del carro funebre li cedono con cortese significativo gesto agli stu denti universitari; poi il cammino riprende. Da Porta S. Isaia fino al Littoriale il percorso del corteo si svolge sempre fra una calca im¬ ponente. Sono schierate in via Duca d'Aosta le rappresentanze dei Fasci della provincia; la moltitudine fa da siepe al cammino del corteo. La tumulazione Quando il feretro giunge alla Certosa, passa dinanzi ai reparti in armi che nuovamente rendono gli onori alla salma. Scende un breve silenzio. Il Federale dottor Leati, in rappresentanza del Segretario del Partito, fa l'appello fascista. Entrato nell'ingresso principale dell'arco Guidi, il feretro, sempre recato a braccia dai goliardi del nostro Ateneo, s'inoltra nella quiete del Camposanto, passa fra i sepolcreti dedicati ai Caduti in guerra e per la Rivoluzione, accanto alla tomba dov'è sepolto Giosuè Carducci, e raggiunge la sala degli Angeli, dove si erge maestoso il Cristo del Barberi, appartenente alla tomba della famiglia dei conti Cavazza, e giunge infine al chiosco n. 7, dove sitrova la tomba della famiglia Marconi: Qui la salma viene tumulata, fra la vivissima commozione dei presenti, mentre si rincorrono di lontano le salve di fucileria e nel cielo volteggiano gli aeroplani d'Italia.