"II Bugiardo,, a S. Trovaso

"II Bugiardo,, a S. Trovaso Primea Venezia "II Bugiardo,, a S. Trovaso Venezia, 13 notte. (f/.o.;a.) La « Bottega del Caffè » in Campo S. Lue, a e il « Venta- glio » in Campo S. Zaccaria più chc le « Baruffe », quadro d'assie-me indimenticabile realizzato in una forma superba, hanno consi- gliato gli organizzatori deiia Biennale a mettere in scena il ■ Bugiardo » a San Trovaso tenendo conto del colore della commedia e della sua ariosa freschezza che, presentata nella sua genesi da Goldoni con la nota lettera a Nicolò Barbarigo (« ...il bugiardo è scoperto e la verità finalmente trionfai e con quelle pagine delle memorie nelle quali è commendata la storia dell'intreccio provocato dal lavoro di Corneille recitato a Firenze da una compagnia di dilettanti, è la prova più limpida che il trasformatore del teatro e l'immortale scrittore, nella sua umiltà non ebbe, talora, come in questo caso, la coscienza della sua grandezza. La scena sul Canale Per uno spettacolo all'aperto e per seguire certi criteri dì adattamento che sono richiesti dalie esigenze della platea molti furono dubbiosi sulla facilità di trovare un campo che rispondesse alle necessità pittoresche dell'azione. Nessuna scelta poteva essere più sagace di quella che permise di mettere assieme la casa del dottor Balanzon e il terrazzino e gli appartamenti giù dal ponte, la fondamentina sul canale, la locanda dell'Aquila, la torretta di fronte ad una gradinata immensa che stasera raccolse un grande pubblico affascinato da una distribuzione di scenari naturali (perchè naturale sembrò perfino il legno compensato) e di sfondi numerosi, che, visti fra cielo e rio, costituivano la visione sognante d'uno degli angoli più belli di Venezia. Per uno di quei prodigi che soltanto la tecnica moderna sa rendere a meraviglia, fra i macigni del lastricato e il tombino dell'acqua piovana, nessuno di noi sarebbe riuscito a scoprire — pur essendo integre le architetture grigie di una zona quasi misteriosa — il vecchio Castello di Belmonte e la casa del Mercante. Era nato per incanto un S. Trovaso nuovo, germinato dalle profondità dell'acqua, pronto ad accogliere Beatrice e Rosaura, Ottavio e Fiorindo, Lelio e Balanzon, a ricevere e a rimandare echi stizzose, permalose, iraconde e. grottesche di Pantalon, di Arlecchino, di Brighella e a disperdere al di là deilo squero, dalle Zattere e dagli Ognissanti la serenata di Goldoni musicata da Bianchini e cantata da Gino del Signore. Ma dietro alle case, alla locanda, alla torretta, saggi prepotenti delle più temerarie illusioni edilizie, Venezia stendeva il suo panorama incantato. Lo squero smorzò le sue luci, le barche s'allinearono sui bordi del rio. Un lume oscillò nei vento, le acque tremarono sotto il ponte. Alcuni balconi delle case vicine si chiusero in fretta e altri accolsero spettatori nuovi e attori inconsapevoli. La casa più bassa, sulla selce del palcosceni' co, odorò di geranei e di rose, il cielo e la folla si fusero nell'armonia della sera d'estate quando i suonatori della peata gonfia e solenne si videro appena con la testa fuori dei bordi. Dalla Sacca Fisola al Divino Redentore l'aria trascinò nelle barene ogni rumore e lo costrinse nel fango. Non s'udì che una voce che cantava per Fiorinolo e per tutti gli innamorati del mondo una speranza d'amore « ... mio primo amor vu sè e l'ultimo sarè... ». La grandezza della commedia Seppur Goldoni, da quel gran galantuomo che era, non avesse voluto prevenire ogni accusa (o prevedere soltanto l'ab. Chiari?) con una netta dichiarazione sulle fonti, dopo tanti anni di vita i mutati i valori delle cose il Bit giarda resta nella poesia e nella umanità dello scrittore, una delle sue commedie più fresche. Anche se Corneille aveva confessato di aver lavorato attorno al suo « Bugiardo » sul modello di quello che fu attribuito a Lopez de Vega, Goldoni avrebbe ugualmente sentito il bisogno d'allontanare ogni sospetto con una allusione alfe fonti ma, in realtà, non si scordò d'aggiunger l'augurio che tutti ne avrebbero dovuto seguire l'esempio per non veder in giro « troppe maschere e cosi manifeste imposture » ma Lelio è immensamente distante da tutti i cafoni del teatro millantatore e guascone anche quando la bugia, considerata come invenzione, è piuttosto soltan- 1 te- burla, episodio staccato.nel qua I dro dove persone e maschere han no funzione e significato: dalle figlie dol dottor bolognese a Colombina — tre donne e tre caratteri — dal cavaliere padovano che ama Beatrice a Flonndo che ama Rosaura, dal servo al confidente, da Brighella ad Arlecchino. Pantalon ha una plastica di linea e di costruzione che ci fa ridere e talora ci muove a pietà. Nell'assieme della commedia Pantaio'n non è soltanto rivelazione di un tipo che limita le smaliziate possibilità di Lelio con un accorgi mento fra l'ingenuo e il farsesco ma * il papà » di Lelio. ( s... levetè su, fi meriteresti che le depenasse da fio, che te scazzasse da casa mia-, ma te voio ben, e ti \xe el mio unico /io...»), CommeI dia sciolta da ogni morale e da ogni psicologia, libera da vincoli, favola ingrandita, episodio dila tato, è tutto un capriccioso e cu rioso succedersi d incontri e di imprevisti, dimostrazione squisita che lo scrittore, padrone del Lea Lro. fu padrone del suo popolo. Scomparso il creatore, le sue im magini non hanno a .che vedere, col virtuosismo settecentesco se non nel colore più sfumato men- tre lo spirito animatore è super- ! stite sulla scena della vita come i colloqui interrotti dei quadri di Pietro Longhi. L'esecuzione Commedia d'uomini e di maschere, questa sera anche le maschere furono uomini che parlarono e agirono in un quadro di valori antitetici e di contrasti attorno ad una linea costretta dentro limiti ben definiti; le gran ca baie del protagonista. L'azione non è scemata un istante ma si è spezzata per sempre quando la favola burlesca è caduta da sè, per esaurimento, e allora fra i lazzi dei monelli la conclusione parve quasi etica perchè i>] popolo stesso di Goldoni creatura della strada, dove fu colto dall'autore, fece giustizia del protagonista. Lelio era Nezio Bernardi che ha spinto il suo personaggio ad una serie di fatti dimostrativi, non mai troppo esagerato o grottesco e tuttavia, senza smorzare il tono, ma lasciando illanguidire l'azione adagio adagio. Arlecchino fedele e ribaldo, compagnone e spia, uomo e marionetta, dette modo a Benassl di sfoggiare una bravura piena di sorrisi, di inchini, di sguaiataggini, di balletti. Dimanticammo' Benassi attor tragico per questa maschera impressionante che ragionava con lo stomaco vuoto e con la libidine del piacere, sicché sotto il volto enigmatico vedemmo e sentimmo smorfie e moine. Cesco Baseggio disegnò Pantalon con un'arte superba. Gualtiero Tumiati, Carlo Ninchi, Giulio Stivai furono Balanzon, Ottavio, Brighe!, la perfetti. Calindri fu un FIorindo pieno di candore e di amore. Beatrice, Colombina furono deliziosamente interpretate da Andreina Pagnani, da Ermes Zacconi, e dalla scave Rosetta Toffano. Goldoni questa sera, a San Trovaso, fu vivo fra la sua gente. Questo miracolo fu ottenuto dalla ma. già di Venezia e dalla regìa di Renato Simoni. Alla recita assisteva un pubblico imponente, che gremiva il Campo di S. Trovaso, occupando tutti 1 posti dell'immensa gradinata. Nel pubblico vi erano, attorno al Conte Volpi Presidente della Biennale ed alì'on. De Pirro, che rappresentava il Ministro della Cultura Popolare S. E. Alfieri, tutte le autorità di Venezia, rappresentanze della stampa mondiale, critici, autori, attori giunti da ogni dove e moltissimi stranieri. Alla fine del terzo atto Renato Simoni, gli esecutori e la signorina Rota — che aveva disegnalo i modelli gustosi e garbati — vennero evocati incessantemente. L'azione stupenda di Cesco Baseggio, incomparabile Pantalon, sottolineata da unanimi consensi, fu più volte interrotta da applau si scroscianti che decretarono un Ivero trionfo per l'arte mirabile di Jquesto attore eccellente.

Luoghi citati: Aquila, Arlecchino, Firenze, Venezia