L'uomo artificiale

L'uomo artificialeL'uomo artificiale — Che cosa significa questolsidiscorso? — chiese Carlo. Ac-|edcese la pipa, si affondò bene nel-1 affla poltrona, divaricò le gambe,! rie una la mise sul bracciolo fa- > zacendola dondolare un poco. —iqDunque? " le— Dunque — disse dopo è qualche momento di esitazione]dGiovanni — dunque io me ne'evorrei andare. — Andare?... E dove? — Non so. Magari di nuovo lassù. — E perchè? — Perchè... ecco : io sono restato un uomo rozzo e semplice, un uomo naturale, e temo, se resto ancora in questo paese, di diventare un uomo artificiale. — Un uomo artificiale?... Che cosa intendete dire? — Da quanti anni mi conoscete?... Da molti; da quando eravamo nell'Alaska. Voi siete diventato ricco presto ; io sono restato povero non ostante che continuassi a scavare nella terra, e a passare le sabbie dei fiumi. Troppe volte ho dovuto abbandonare il mio sacchetto d'oro, per poter continuare il cammino, affamato e stanco, nelle tempeste di neve. Troppe volte sono stato derubato dai miei compa leupmnlacscvagincfrvmgni, e poco c'è mancato che ci, trimettessi la vita in quegli as-lasalti al mio oro. Ma quel giorno nche, dopo tanto tempo, ci siamo mdi nuovo incontrati a Dawson,1 ^e mi diceste di venirmene con;mvoi a New York, che era tempo;mche mi riposassi; e rinunciassi ì ea quelle ricerche che non m'ave- i lvano procurato che malanni, | tquel giorno, mi pare, cessai di ! pessere un uomo, un vero uomo. ! t— Oh. bella!... — E riaccese dla pipa che gli si era spenta. l— E anche voi : credete di1 lessere un uomo?... No, non lo tsiete più. : c— E che cosa sono?... Mi fate ! rpaura, Giovanni. E' meglio che cci beva su ! — Versò un mezzo nbicchiere di whisky, vi aggiunse pun po' di soda, e bevve d'un snato. — Ora vi posso ascoltare. : CChe cosa sono dunque? ig— Un uomo artificiale. _ | c— Non mi sembra. — Si bat-1 mtè sulle gambe, sulle braccia, sul j spetto. — Di carne ed ossa ; un [ suomo. |e— Che cosa fa l'uomo?... j sCammina. Camminate voi?... E[ ' molto se fate cinquanta passi Pal giorno. Vi alzale da quella qpoltrona, entrate nell'ascensore, scendete, salite nell'automobile, correte per le vie di New York, entrate in un altro ascensore, sa- lite, e vi sedete in un'altra poi- trona, per trattare un affare di, cento, cinquecentomila dollari ;1 poi, con gli stessi mezzi, tornate a casa vostra, o nel vostro uffi-1 ciò, o nell'ufficio di un altro, per j trattare un nuovo affare; e così j fino a sera, sino alla fine dei vo- ; stri giorni. A che vi servono le gambe? . j— Io non vivo per far pia-1 cere alle mie gambe. I — E le braccia?... Vi servo- ;no tutt'al più per accendere la pipa. Le braccia fatte per lavo- ; rare chi le adopera più? Macchi- ne, sempre macchine, tutte mac-' chine. La nobiltà delle braccia è decaduta. • — Se occorre, mi servono per dare un pugno. ^ _ — Nemmeno. Il pugno è di- ventata una cosa così rara, che si raccolgono in diecimila, in centomila, e pagan caro, per ve- dere due che si danno dei pu- gni. Uno spettacolo. ;— D'altronde abbiamo tante armi, che il pugno non serve ' iE i polmoni?con i polmoni ci re-più. — Macchine !.. — Ah, spiriamo. — Che cosa respirate?... Polvere d'asfalto, e i fetidi gas della combustione. — In questa camera non v e nè polvere nè gas. — E' lo stesso. Respirate la famosa aria condizionata, un'aria composta secondo formule indicate dai vostri scienziati. In questo momento stiamo respi¬ rando aria di mare; poi girate una chiavetta, e si respira l'aria di collina ; un'altra chiavetta, ed ecco 1 aria di montagna : mille, mille e cinque, duemila, così, 4a un momento all'altro; ma l'aria del cielo, la vera aria, quella „ il freddo e il caldo, 1 estate e l'inverno, dei quali il nostro cor-po ha tanto bisogno?... -Venti gradi, sempre venti gradi conla neve e il sole pieno. Finite lestagioni, finiti la notte e il gior-no; una confusione che sembraordine perfetto Lo stomaco,poi, achecosasendotto?... Sa-che fa stormire le fronde, e reca i profumi lontani, e gonfia le vele dov'è più?... Qui è tutto chiuso ermeticamente. E dove sonopete voi più che cosa sia mangiare con la fame, e bere con la sete?... E'" l'ora di mangiaree non avete fame. E allora si beve un aperitivo. Si dà l'avvio allo stomaco come ad una macchina. E questo si mangia e quest'altro non si mangiaquesto fa male e quest'altro fa peggio. Come deve fare quel povero stomaco ad alimentare uncorpo che non funziona?... Edanche lui muta regime, si mette al servizio di regole convenzionali. E infine il cervello, questa divinità dei tempi moderni, il despota cui tutto è dovuto, che regola ogni cosa e dal quale siattende ogni bene, anch'egli è as-soggettato a mille servitù chenon sono naturali. Non arriva mai a distendersi, ad alleggerir- si, che le ore di sonno son poche ed agitate; lo studio, le cure, gli affari non lascian tempo per il riposo. Lui è stanco, e lo si sfer za col caffè, col tè, con i liquori. Ed ormai se non ha quel le razioni, non si muove più, non è capace di produrre. Così, grado a grado, l'uomo si avvia ad essere una macchina; e fra mi le duemila anni, se non accade un cataclisma, questa che era la più perfetta e la più libera delle macchine, perchè costruita dalla natura, sarà la più complicata e la più schiava di tutte le macchine, incapace di bastare a se stessa, di compiere, senza il soccorso esterno, il più piccolo movimento funzionale. Un uomo artificiale. — TI destino dell'uomo, la sua grandezza la sua superiorità, sta in questo suo continuo affrancarsi dalla natura. — Si nasce e si muore!... Affrancarsi da che? — Si nascerà in un laboratorio, e si prolungherà la vita a volontà. — Uomini artificiali, dunque. — Uomini!.,. Idee e sentimenti. — Le idee, è meglio non pararne. La speculazione filosofica : R, tapncci della pazzia. ]n quanto lai sentimenti, che son parenti nelle idee, si modellano sulle manifestazioni dell'arte, l'artifi1 ^'ale per eccellenza. 1 ragazzi co;mineiano a costruire e ad espn;mere i loro sentimenti, sugli ì esempi che offrono i libri che i leggono, sul teatro e sul cinema | tografo. Ognuno si sceglie un ! personaggio che ripete nella vi ! ta ; elegge 1 sentimenti in accor- do a quelle espressioni che più l'hanno colpito. Dove sono più 1 l'odio schietto e l'amore spon taneo? Letteratura, messa d'ac : cordo con la morale e con l'inte- ! resse. La chimica e la meccani ca saranno presto i nostri gc nitori. Cioè, i vostri genitori, perchè io me ne vado. Preferi sco camminare, per giornate in : Cere, scendere il corso del Yukon ighiacciato, parlare ogni tanto | con i cani che tirano la slitta, 1 mangiare biscotto e salmone j seccato al sole, settanta gradi [ sotto zero, il naso che si gela, |e il sonno in qualche rifugio, se j si trova e se c'è posto. ' — E perchè tutto questo?... Per trovare dell'oro, per con quistare dell'oro. —Meglio cosi che guadagnar ]0 in borsa! D'altronde, avete ragione : bisognerebbe farlo sen Za un fine utilitario ; soltanto per vivere. , — Non si fa nulla senza un 1 fine utile. Noi lavoriamo e pee niamo per raggiungere un be-1 n'essere nel quale si concreta la r j civiltà. j — Secondo la concezione - ; americana un popolo tanto più e è civile quanto più è ricco. 'Ma jla ricchezza non è nell'oro. Un -1 popolo tanto più è ricco quanto I più è vitale. Con questa vostra - ;vi[a artificiale, diventerete prea st0 poverissimi, e la vostra ci- ; Vtltà. crollerà. - — Se così sarà, pazienza. Ma -' non si può arrestare il proè gresso. — Il progresso, in gènere, r tende a privar l'uomo della sua umanità, a renderlo meccanico - e j insensibile. L'assetto della soe c;ctà moderna, tutto basato sitin l'economia, è errato. Bisogna - trovare altre basi, per l'umanità, - aitre ragioni di sussistere. La vi ;ta non si può regolare sulla ric- e ehezza, non si può attivare su un e : dollaro di più o di meno di sa- i lario. Bisognerebbe trovare qual?:che altra cosa!... -1 _ Cercatela. — Cercarla?... E in che mo tRduid„SlawcdnfsntdnslcpfBapdFvgtadnfpsnbte a ae n i¬ nnsdappedo?... La mia testa basta soltan^ to a me, seppure... No, non è roba per me!... Parto. — Buon viaggio!... Giovanni si alzò, mosse un passo, barcollò. Carlo fece appena a tempo a sorreggerlo, a riadagiarlo sulla poltrona. — Ebbene, vecchio Giovanni, che c'è?... Clic spaventi sono e L^ti?.-.. Ehi, dico, Giovanni!... a j4 yersò un po' di whisky in un d ; u:..ru;ere tentò di farglielo be- ! bicchiere, tentò di fargl e, Le. ma n01l v; riusci. Giovanni 4a I teneva il capo sul bracciolo della a ! DO|trona e non vi fu modo di a !ì, i:„' alzarglielo. , Allora Carlo chiamo al telefono il medico. Ma mentre parlava, un altro telefono si mise „ ! a squillare. Prese anche l'altro e . ^ c lava ora nel r-. nell'altro, al medico e ti | le in bors3i c0 on fosse la cosa più natu- le ~f r-j _ g. dottore venite subito ra I . . ' A trccentocinque? o, <f oa det diecimiiai vena-, ., ^ ribasso vi ho detto.. ca euno non re, si vna ia a, fa oun, Ed irju"ate ota il he si No, dottore, non si tratta di me si tratta... .... Dopo cinque minuti il medico era li; e aveva già fatto una infezione a Giovanni, e gli aveva fatto bere un dito di whisky E intanto arrivava un commesso dalla farmacia, con certe halette e scatoline. Coraggio, Giovanni, non eRiposatevi un po'. Vuol dire che partirete domani. Giovanni levò lentamente il capò, guardò Carlo; poi disse con voce desolata: _ , — E' inutile, non partirò. Mi avete preso in trappola!... Oramai anch'io... — Poi, volgendosis-, rwtx,» rlr-ariratehe al medico - Dottore, ricaricatebene la macchina!... va ir- ' Luigi Chiarelli.

Persone citate: Dawson, Luigi Chiarelli

Luoghi citati: Alaska, New York