Soffiar di venti, scrosciar di pioggia e vittoria di Archambaud a Charleville

Soffiar di venti, scrosciar di pioggia e vittoria di Archambaud a Charleville IL GIRO DI FRANCIA: SEMPRE PIÙ' DIFFICILE Soffiar di venti, scrosciar di pioggia e vittoria di Archambaud a Charleville Le avverse condizioni atmosferiche rendono durissima la tappa - La corsa di attesa della squadra belga - Servadei feritosi in una caduta, si ritira, e Valetti, piegato dalla fatica, giunge fuori tempo massimo - I vani tentativi di Rossi e Cimatti Archambaud fugge nel finale e vince meritatamente - Bartali e Martano, le nostre vedette, si piazzano a ridosso dei primi confermando le loro eccellenti condizioni - Oggi la Charleville-Metz (DAL NOSTRO INVIATO) Charleville, 1 notte. Facendo ombrello coi nostri impermeabili, non siamo riusciti poco fa a resistere allo scroscio di pioggia sventagliante da ogni parte con tate violenza da obbligarci a rinunciare a seguire il collega Goddet urlante dall'alto di una torretta ai giornalisti l'ordine di arrivo che non potevamo più scrivere sui fogli sgualciti e ammollati. I corridori continuavano ad arrivare come in tuga sotto il diluvio; sporchi, intirizziti, trasfigurati, non compivano neppure il giro di pista anche per evitare capitomboli sul cemento sdrucciolevole; «ufficiali» e giornalisti cercavano rifugio oppure se ne scappavano all'albergo; la gente sfollava con più filosofica calma; una signorina che sembrava uscita dal bagno vestita si aggirava malinconica e imperterrita con un mazzo di fiori che non aveva potuto offrire al vincitore... Quadro autunnale 7» questo quadro autunnale, desolante e irritante, è finita la LillaCharleville. tappa che, nella sua apparente facilità, ha potuto unire contro i corridori tutte le avversità delle strade del nord e di una giornata che sarebbe parsa rigida anche in novembre. Siamo partiti da Lilla che la città, gw di per sè cupa, quasi ferrigna, sembrava appesantita dal manto plumbeo che si agitava su di essa e da cui già spruzzavano umori polverosi di densa umidità. Poi per tutto il giorno siamo stati sottoposti a un tambureggiare di piovaschi, ora brevi e violenti, or insistenti e leggeri. L'ira di Dio ci si accanì contro verso la fine, ma rese ancora più insidiosi, pericolosi e faticosi i primi cinquanta chilometri che erano quasi tutti di «pavé», con quella banchina di carbone che obbligava a fare acrobazie paurose e si prestava ai giochi serpentini di chi conosce la strada. Al termine di questo inferno, che aveva spezzato i polsi e sfibrato i nervi, in cui sj erano succedute tasi di interessante rilievo, senza però mai darci la sensazione di avviarci a un risultato di forza o di sorpresa, Archambaud era uscito dalla confusione di idee che aveva caratterizzato la lotta fino allora e, approfittali do del manifesto atteggiamento e proposito di attesa delle squadre e degli uomini maggiori, imbastì una fuga con Godard che gli riuscì pienamente e lo portò vincitore a Charleville grazie alle sue ben note ed eccellenti doti di pus- ssista. vuveslPerchè attaccano ? Tappa strana, questa, come del resto la prima. Oggi, come ieri, i belgi che erano attesi in queste prime giornate quali attaccanti decisi — al pari degli anni scorsi — si sono fatti notare per la loro rinuncia a ogni 'piano offensivo. Rarissimamente un belga si è visto fra coloro, e non sono stati pochi, che hanno tentato il loro colpo. Evidentemente essi hanno avuto lordine di mantenersi vigili e compatti in difesa — e lo sono stati anche oggi — e di lasciare che altri si sbizzarrisse in giochi che non possano compromettere le posizioni di Maes e dì Vcrvaccke. Stegaert fa conto che le altre squadre esauriscano i loro uomini di rincalzo e di appoggio in una tattica aggressiva? O teme di lanciare allo sbaraglio i suoi due caposaldo? Oppure si accontenta di far fare la guardia ai nostri e a Speicher? Non so quale ipotesi sia la vera, ma è certo che quest'anno i belgi hanno cambiato gioco e ancora non hanno messo fuori le unghie. Se questo sistema è contrario alle previsioni, lo è pure entello degli italiani, almeno di alcuni. Già ieri avevamo visto Cimatti e Rossi lanciarsi nella difficile per non dire assurda impresa di piantare tutti in principio o a metà gara. Pensavamo agli anni pussati, di cui non ci rimaneva il ricordo di un'azione offensiva svolta dii nostri prima delle Alpi, e pensavamo, più che a una trasformazione dei nostri corridori (perchè i due non hanno certo imparato questo sistema in Italia) a... un errore, che era costato abbastanza caro a Bartali e ancora più a Martano. La smania di vincere una tappa aveva trascinato il buon e bravo Giulio Rossi a far cosa dalla quale non potevano assolutamente essere aumentate le nostre probabilità di vincere il «Tour». Spositi aveva, quindi, fatto rilevare tutto questo ai due irrequieti suoi « ragazzi » e li aveva consigliati stamane a moderare i loro bollenti ardori, ottimi per una corsa in linea ma non per una a tappe. Manco a furio apposta, il primo mcgffrcAeicmsepisodio della giornata vedeva fra i protagonisti due maglia bianco- rosso-verdi, le stesse di ieri. Inpartenza sembrava che nessuno volesse fare il Viotto sul selciato umidiccio e con quell'importuno vento di fianco. Lasciato Canardo entro la città, in cui ai primi scossoni aveva rotto il manubrio, la lunga fila si diresse tranquilla- scio dietro e mente ccosì durò per una quindicina di chilometri fino a che i belgi si misero in banchina a tirare forte, via senza fare scappate. La fece, invece, a un tratto, Ezqucrra, e allora Cimatti, poi Vervaccke, Rossi, Vicini e Gallica gli corIo raggiunsero. A Auchy (chil. 23; Vervaccke forò e poco più avanti Ezqucrra. sotto il tiro dei nostri, rimase distaccato. Rimanevano così tre italiani c un francese che si misero d'impegno a mantenere quei trecento metri di cui precedevano il grosso senza impedire, però, che Pierre Clcmcns, Van Schandcl e Marcailloux venissero a far loro compagnia. Allora il distacco raddoppiò. La pioggia rendeva il « pavé » simile a un mosaico di pietre nere; i corridori cercavano rifugio in banchina clic permetteva solo con difficoltà di rimontare un uomo clic non tenesse il passo. Cosi Bartali e Martano e più. ancora Introzzi e Morelli furono relegati a oltre metà fila mentre i primi si allontanavano sempre più. Momento di nervosismo, di preoccupazione, di pericolo, tanto più che la polvere di carbone di cui era coperta la banchina seminava vit lime su vittime. Forarono Gou .l'oli, Thierbach, Wendel. poi anche Generati, che qui cominciò la scric delle sue disavventure. Servadei cade Ma più sfortunato di tutti fu Servadei. Lo vidi a un tratto slittare, insieme al lussemburghese Mattia Clemens. e andare a cozzare con la spalla e il fianco sinistro contro una palizzata. « Parulein >» rimase stordito per terra; la spalla, che un ampio squarcio della maglia lasciava scoperta, era arrossata da un vasto ematoma; ma non li Glauco sentiva il più forte dolore, beasi al fianco, dove diceva di avere una costola rotta. Al tatto, la sua preoccupazione non parve fondata e tulli noi lo rincorammo a rimontare in macchina, che la fitta di cui si doleva sfgsdvcegsMtuedmbMmdgcAccncpsvlBmgii sarebbe scomparsa.'Il raeJazA zone, ancora intontito e gemente inforcò la sua bicicletta c riprese re pedalare, vincendo con una] smorfia di sforzo e di pianto il, dolore c lo sconforto. Lo seguii per un pezzo, lo «r-mvertiiche stavano per sopraggiun-igore i tedeschi in ritardo è che\si attaccasse alla loro ruota. Egli-tenlò di furio, ci riuscì per poche centinaia di metri, poi dovétte\mollare. Ecco poi venire in suo soccorso Generati, che inseguiva \rome un fulmine, e che rallentò tper vedere di portarsi dietro il ìcompugno; ma si accorse ben pre\sto che il suo sacrificio sarebbe u e ; o a ; ù e . e o a stato inutile. Allora lo lasciò al suo destino, che poi parve volgere in bene, perchè lentamente Servadei si riprese, dando anche a Spositi l'impressione di poter finire la. tappa da- solo. Invece sapemmo all'arrivo che a cinquanta chilometri il dolore gli riprese, sino a mozzargli il respiro, e dovette abbandonare. In quanto a Generati, vi dirò senz'altro clic, dopo aver ripreso, forò una seconda, volta, allontanandosi definitivamente dal gruppo; infine, per colmo di disgrazia, forò altre due volte a venti chilometri da Charleville, rimase senza gomme. <? quando ne trovò in prestito, aveva già. perduto una trentina di minuti. Non era davvero questa la sorte che si meritava in una giornata in cui marciava così bene. L'incidente di Servadei mi aveva tenuto per un po' lontano dalle prime linee della battaglia che i fuggitivi avevano impegnato e che aveva provocato lo smembramento del gruppo. Il « pavé » c la pioggia, però, consigliando la prudenza, avevano ricostituito la formazione principale degli inseguitori, che passò a- Valenciennes (km. 52) a 2'10'' dai primi, ridotti nella città di numero perchè Pierre Clemens forò e Cimatti cadde, picchiando fortemente a terra con la mano sinistra per evitare di battervi con la testa. Ma Cimatti potè rientrare nella pattuglia di testa, pur senza più contribuire alla fuga, la cui sorte fu presto segnata, perchè alle spalle ora si inseguiva, furiosamente e si riprendeva terreno. La fase risolutiva A Buuvay cominciò a farsi vivo Archambaud. Egli, portandosi con sè Obcrbcck, salutò il gruppo e in dicci chilometri andò a. ricongiungersi ai primi. Allora i belgi si misero anche loro e poco dopo Maubeuge (km. 86) riportarono tutti gli altri, ponendo così fine a una fuga di due ore e mezza. Si era marciato sin qui a 33 e mezzo di media. Subentrò una breve calma, rotta- dalla fuga di Archambaud, Passat, Berrendcro, Vicini e Majcrus. Si aprivano in questo momento di nuovo le cateratte del ciclo, e fu attraverso il velo grondante di una scarica d'acqua che vidi Introzzi lasciare, dopo Avesnes (km. 10Jt), il grosso, precedendo Lapébie, Le Grevés, Marcailloux, Tutti e quattro andarono ad aumentare l'avanguardia clic parve subito pericolosa per la presenza di ben quattro della squadra francese. Il pericolo, invece, per questa volta sembrò dileguare quando prima Thierbach, Bautz e Cassou, poi Martano, Vervaccke e Godard vennero sui pri mi e gli altri stavano riavvicinan dosi. Prima però che si ricongiungessero tutti, avvenne il colpetto decisivo, il terzo di Archambaud, assolutamente intenzionato di fare grandi cose. Il piccolo francese, dopo avere scattato con Godard, continuò a condurre a J/3 all'ora Era l'attacco risolutivo della giornata. Il grosso, in cui erano i nostri Bartali, Camusso, Romeiilatti. Morelli, Rossi, Simonini, do po essere rimasto re 2'lfO" dai primi, si riallacciò ai primi inseguitori. Mancavano, degli italiani, Servadei e Generati, di cui vi ho già detto, Cimatti clic aveva do male , al cg2cbcvuto rallentare per il A oracelo, Molìnur in preda a una e crisi simile a quella di ieri, e Vae letti, giunto allo stremo delle fora] te. Lo avevo visto per l'ultima l, volta a Valenciennes farsi stac care su di un passo cui reggevano -mirri; il ragazzo, che già ieri ave-iva- finito a stento, sembrava svitoe\tato di volontà e di forza: contii-nuò, ma. giunse a Charleville fuoe ri tempo massimo e fu eliminato e\dalla corsa. In quanto a Malinar, o continuò la corsa in posizione rei- gcilBmccAa ò l e posiz ritruta, c per colmo di disgrazia re poca distanza dall'arrivo fece un capitombolo dal quale si rialzò con la sella spezzata. Quando mancavano ancora 30 chilometri, controllai un vantaggio di Archambaud e Godard di 2'19". Per poco che questo fosse cresciuto, calcolando anche l'abbuono, Majcrus avrebbe dovuto consegnare al francese la- maglia gialla. Invece la salvò perchè, anche per merito suo, nel finale gli nseguitori guadagnarono sensibilmente. Per andare ad assistere all'arrivo non si potè vedere come Brackveldt, Deloor e Kint poterono precedere in pista gli altri di mezzo minuto; ma ciò ha ben poca importanza, come è naturale che Godard si sia fatto battere da Archambaud senza evidentemente impegnarsi. Archambaud è solito prendere la maglia gialla in principio del « Tour », come è solito perderla poi. Non è l'uomo che ci preoccupa; dirci, anzi, che il fatto che egli migliori la sua posizione in classifica ci può essere più utile che dannoso, creando in seno alla squadra francese un dualismo che certo non farà male nè a Bartali né a Martano. « Prenderò mezz'ora » I nostri due campioni si sono comportati oggi egregiamente. Bartali come ieri; Martano molto meglio, tanto da far credere che quel miglioramento che ieri dicevo condizione essenziale per rivederlo in primo piano, è già in at to. Egli dice di sentirsi tornare la forza della gamba di giorno in giorno. « Se ieri ho faticato cento per seguire il passo, oggi la fa tica è scesa a dieci ». Cosi egli esprimeva il suo miglioramento, del resto evidentissimo. E starna ne mi diceva: « Ieri mi hanno pre so undici minuti ma verrà il giorno in cui io prenderò mezz'ora ». Non sono, ve lo assicuro, spacconate, queste, ma solo l'indice di un miglioramento che, continuando, ci potrà far rivedere il Martano della Parigi-Nizza. Bartali si vedeva che soffriva sul « pavé »; soffriva, disse poi, alle spalle, alle ginocchia, alle braccia; tua sull'asfalto ogni dolore scomparve e fu di una scioltezza e di una facilità impressionante. Egli ha chiuso anche questa giornata- alla pari cogli avversari da tenere d'occhio, e ne è, ben a ra gione, più che lieto. Non allret tanto per quello che stanno /aceti do alcuni suoi compagni per agi tare le acque di queste tappe. Ma di ciò vi ho già parlato e... non vorrei doverne parlare più. Una corsa superba ha fatto Vi cini, brillantissimo fra gli attori della fuga principale della giornata. Camusso e tornato a darmi la magnifica impressione di ieri insieme a Introzzi; migliorati Morelli e Simonini. Questi lieti rilievi addolciscono un po' il boccone amaro del ritiro dello sfortunato Servadei e del buon Valetti che è enuto al « Tour » troppo spremuto dal Giro d'Italia. Speriamo "he, anche cosi menomata, la nostra squadra possa reggere il confronto con le altre nelle tappe a cronometro. La classifica non subisce vaiatiti notevoli oltre l'avanzare di Archambaud al secondo posto, che non credo ci debba preoccupare affatto. Se le idee non cambìeran no in seno alle singole rappreseli tativè, mi pare di vedere che nulla di gran che importante debba succedere prima- di Belfort. Ciò non toglie che bisognerà stare in guardia nella breve CharlevilleMetz di domani che si presenta velocissima e animati.ssima. L'anno scorso essa fu vinta da Mattia Clemens (che oggi ha abbandonato in seguito alla caduta, contempo rancamente a Servadei) a quasi 38 all'ora. Poi cominceremo a parlare delle vere salite: la Faurille il Ballon d'Asalces, Ics Arravis, il Gulibier, l'Izoard... Che giornate ci attendono! Che « tifo » faremo! Credo che sulla Costa Azzurra potremo giù fare un calcolo delle probabilità che avremo di vincere questo «Tour», perchè allora avremo già fatto un confronto fra i nostri arrampicatori e gli altri, sapremo chi terrà duro e chi mollerà e sapremo come ci comporteremo nelle tappe a cronometro a squadre. Il buio in cui oggi ci troviamo tiene tesa la corda dei nostri nervi; speriamo che essa si distenda presto al sole di un'affermazione che sia preludio e auspicio di quella finale. Giuseppe Ambroùni MARTANO il e tricolore » che attende le Alpi per dare intera la misura del suo valore. MORELLI già distintosi in un precedente «Tour», è uomo «di fondo» e può migliorare la sua classifica. LA CADUTA L'INCIDENTE DI SERVADEI E HA COSTRETTO DI MATHIAS CLEMENS SUL VISCIDO I DUE CORRIDORI AL RITIRO. « PAVÉ' »; (Telefoto)

Luoghi citati: Auchy, Francia, Introzzi, Italia, Martano, Nizza, Parigi, Valenciennes