AUTORITA' E POPOLO rendono omaggio alle salme dei goliardi

AUTORITA' E POPOLO rendono omaggio alle salme dei goliardi LA SCIAGURA DEL BECCO DELLA TRIBOLAZIONE AUTORITA' E POPOLO rendono omaggio alle salme dei goliardi a i a o l i o A o o i e o . i e u ro* r o a e oo, a li e eni i ti re à a a- a a i A n i, Per tutta la giornata alla sede. sdel G.U.F., in via Bernardino Gai-} Qliari, nella camera ardente che | pospita le salme dei quattro goliar-; rdi caduti sul Becco della Tribola-i azione, è stato un continuo sfilare ! cdi autorità e popolo. Imponente | lpellegrinaggio, commosso tributo di affetto alla memoria degli ardimentosi e sfortunati alpinisti. Alle ore 7,45, ricevuto dal dottor Soria, vice - Segretario del G.U.F., è giunto S. E. il Prefetto che si è soffermato in religioso raccoglimento. A questa prima visita ufficiale è seguita, alle ore 10,30, quella del Rettore Magnifico prof. Pivano e, più tardi, quella di S. E. Vallauri, Accademico d'Italia. Prima di mezzogiorno il comandante la Divisione Alpina generale Nuvoloni si è recato a portare il saluto degli alpini alle salme dei caduti. L'omaggio della città lo ha portato nelle prime ore del pomeriggio il Podestà ing. Ugo Sartirana il quale ha incaricato il vicePodestà conte De La Forest a rappresentarlo ai funerali; ed invierà una corona del Comune ad attestare come la sciagura alpina che è costata quattro giovani nobilissime vite abbia avuto dolorosa eco in tutta la città. Nel servizio d'onore alle salme, si sono aggiunti ai Militi della Legione Universitaria « Principe di Piemonte » ed agli universitari reduci dall'A.O.I. una squadra del 3.0 Reggimento Alpini, Battaglione « Exilles » ed un gruppo di soci del Club Alpino. Fra le testimonianze di cordoglio giunte alla sede del G.U.F. ò da segnalare un telegramma del Centurione Ballico, ex-comandante di Centuria alla Legione Universitaria Torinese ed ex-coman sta(erlppscNttqcrtaggltcfBcptacuptecumadante la Compagnia «Principe di'tPiemonte * nella campagna in ! vleansA.O.I. I funerali, come è noto, si svolgeranno stamane alle ore 9, partendo dalla Ca3a del Goliardo, dopo che il Cappellano della 13.a Legione « Sabauda » avrà celebrato la Messa, presenti i fascisti universitari, i militi della «Principe,,di Piemonte » e gli alpinisti. tFra gli altri telegrammi di con- doglianze che continuano a giun- tgere a fascio al G.U.F. rileviamo !questi due trasmessi dalla nostra!1Sezione del Club Alpino. Il primoè del presidente nazionale S. E Manaresi e dice- ì« Esprimete a'mio nome alle /a-! miglie dei caduti sulla montagna le condoglianze più vive degli alpinisti italiani. Provvedete a rappresentarmi ai funerali ed a recare fiorì alle salme. - Manaresi ». La Sezione del C.A.I. d'Aosta ha' pure telegrafato nobili espressioni1 di cordoglio I " " ' Come deve essere avvenuta ila disgrazia dei dubbi sulle possibilità"di" scà-1 lata; Massia asseriva che una via j doveva essere possibile. Si restò' F. d|accordo che si sarebbe andati I le e. orii bo hé lo tcerte ile sialle La sciagura che ha stroncato la vita di Norza, Maila Bollini, Ca- retta e Massia non ha avuto te- : stimoni; non e però avvolta nel ; mistero, poiché coloro che sono; stati sul luogo della sciagura ed hanno trovato i caduti hanno po-!tuto farsi un'idea di come essa ha|potuto avvenire. Da tempo, e cioè dal suo ritorno I dall'A.O.. Massia pensava alla1 vergine fantastica parete del Bec-ì co della Tribolazione: ne aveva 1 parlato con vari amici, ma spe- cialmenle col suo più intimo, Norza. Ancora venerdì 18 aveva proposto ad alcuni dei migliori alpinisti di andare a tentare la inviolata parete. Qualcuno aveva esternato io ra, iarto cario tti già La a a ta- menica a vedere, per fare even- Utualmente un assaggio. 'Tr. „„„; „„ i .1 ,, IJ",°B"Jr " 1^,f1allta avrebbe neruL dello 5~Ìf„lana te/mtac S&eW^cht^flmittl^r^fhSS^^^^ft^fc^ m i- x .. 19 la comitiva non partì. Ma gruppo sfidò il maltempo: "difatti domenica splendeva il sole, e conNorza e Massia andarono sulla fa-tale parete Maila Bollini e Nino Caretta. La prima parte della parete è facile, ed i quattro dovettero sa- lirla rapidamente, in scarponi e legati in cordata. Fecero certa-mente una lunga sosta là dove laparete si raddrizza e forma una successione di placche embricate, Qui si entra nel campo delle supposizioni : che però sono corroborate dalla conoscenza di Norza, alpinista di provata capacità e competenza, attento osservatore e logico ragionatore, conscio delle sue possibilità, coraggioso ma non temerario, dall'antefatto, dall'ora alla quale accadde la sciagura (una voce fu udita da quelli che erano in vetta verso l'una, e l'orologio di Caretta era fermo sull'una, mentre nessuno potrebbe pensare che un alpinista, anche il più inesperto, attacchi una parete simile a così tarda ora) ed ancora dal fatto che alla corda di Norza era attaccato un moschettone senza chiodo. Inoltre Caretta e Massia furono trovati senza scarpe, ed avevano quasi tutta la corda a tracolla, ciò che fa pensare che essi stessero riposando, senza intenzione di attaccare a loro volta la parte più ardua della parete. Tutto ciò fa pensare che la tragedia sia avvenuta nel modo seguente: Giunti alla base della pala sommitale della parete i quattro si fermarono a studiarla, e per completarne lo studio, in modo da farsene un'idea esatta, il povero Balmat (Norza era dagli amici chiamato col nome della guida che prima sali il Monte Bianco, e ciò testimonia di quanta stima fosse attorniato nell'ambiente alpinistico) si accinse a salirne un tratto. E' probabile che sia salito per una decina di metri, e poi abbia piantato un chiodo. Ciò fatto si tolse un moschettone dalla cintura e lo passò nella corda per agganciarlo al chiodo. Questo è sempre un momento delicato: ed in questo momento, quando cioè stava per avere una sicurezza quasi assol¬ ta- perdette l'equilibrio e cadde . E&u. ^n0."?. .er* ?allto.' aveva vinto la difficoltà, e fu solo quel l'elemento imponderabile di rischio esistente in ogni impresa audace a provocarne la caduta. Trattenere uh uomo che cade nel vuoto da dieci metri è quasi sempre impresa disperata, per chiunque: non riuscì a Maila, for- , te> attenta ed. apprezzata compa Sna dl cordata, ed i. due Precmi tarono. Una fatalità veramente atroce volIe <=he sulla s,trada che 11 menava alla morte trovassero * Pìva ».e Massia. „,tom<>T, Non S1 P"6 dunque assolutamente parlare di imprudenza o di leg- fferezza, ma, solo di fatalità: poi che, ripeto, è chiaro che essi stavano facendo sulla parete una semplice ricognizione, come se ne fanno diecine. E non è neppure azzardato pensare che quel chiodo dovesse servire a Norza per ridi 1 scendere presso i compagni, per riprendere insieme la via della I vetta per una delle creste. Balmat sarebbe poi tornato ad i-formar-i compagni ri^asti-a FTorino delle sue impressioni, e for se agguerritissime cordate sareb bero salite a tentare la tremenda parete, in cerca di quella meravi ' liosa gioia riservata a giovani getti, troppo grande per essere a : nalizzata, che solo la conquista di ; una montagna sa dare, ; La sorte ha voluto stroncare la generosa giovinezza di Norza, di !Maila Bollini, di Massia e di Ca|retta: i camerati alpinisti che li amavano e li compiangono salu- I tano in essi la eterna volontà di 1 ascendere dei giovani forti e serì bei-anno sempre inscindibile nei 1 cuori il loro ricordo purissimo, Alfonso Castelli zsnil

Luoghi citati: A.o.i., Aosta, Exilles, Italia, Piemonte