Approcci con gli isolani di Renzo Martinelli

Approcci con gli isolani JIm FERRO DEImZm'EImBA. Approcci con gli isolani earcarche in tutto non potevano esserci più di 8 milioni di tonn. di minerale Intanto se ne sono già estratti 10 milioni e mezzo (DAL NOSTRO INVIATO) Portoferralo, giugno. Come se mi fossi sognato di mettere in dubbio quello che mi diceva a proposito dei molti profeti di sventura, l'omino del porto, non meglio identificato, quello che fu il primo a commentare in pubblico, sullo stesso molo dove era sceso da pochi minuti il giornale che ne dava notizia, l'ordine impartito dal Duce all'Elba di lavorare nell'anno venturo un milione di tonnellate di minerale di ferro, stamani quest'omino compito e scrupoloso è venuto a sedermisi vicino a caffè e m'ha chiesto licenza di potermi « mostrare qualcosa ». Vecchi profeti Aveva in mano un pacchetto di vecchie pubblicazioni e me le mostrava per dirmi che il qualcosa era 11. Roba scritta e documentata, non chiacchiere. Carta canta. Quando gli dico che, anzi, gli sono molto grato di quello che mi dirà perchè all'Elba ci son venuto proprio apposta, questa volta, par ragionare del ferro e del perentorio giudizio espresso sul suo quantitativo presente e futuro da quell'inuguagliabile perito che è Mussolini, il vecchio elbano rubizzo s'è cosi illuminato di gioia ila parere un piccolo sole. Un caro sole gocciolante in paglietta e mezzo toscano, come se ne vedevano una volta nelle povere, innocenti caricature estive. Ma questo fa parte di tutto un altro discorso, che, evidentemente, non ha nulla a che fare col ferro dell'Elba. — Dunque, lei mi diceva che, a gara, per turno, molti luminari della scienza geologica e mineralogica, s'eran messi, molti anni fa, a far paura agli elbani... — No, no! Siamo esatti... — interrompe l'omino, sollevando di colpo occhi e naso da un libro cb.2 ha molte pagine segnate in blu.— Paura, mai. La nostra terra ce la siamo sempre interrogata da noi stessi... Ma, certo, eran cose che piacere non certo potevano fare. Ecco, guardi, qui c'è un bel prospettino di tutte le corbellerie che si dissero sul ferro dell'Elba dal 1884 al 1917. Nel 1884, il Fabbri, che era uomo, come lei sa, moltissimo reputato nella sua materia, dichiarò, tondo tondo, che in tutta l'Elba non potevano esserci più di otto milioni di tonnellate di minerale. Brutta notizia che, però, fini per far quasi piacere; perchè, infatti, qualche anno avanti, uno straniero che è meglio non nominare per non esser costretti a insultarlo (si chiamava, niente di meno, che Czyszohwsck!) aveva limitato i suoi calcoli a quattro milioni soltanto. Passan trent'anni e, come lei vede — l'omino mi guida, riga a riga, sul testo che comprova l'esattezza di quel che egli dice, — il minerale estratto assomma alla bellezza di tonnellate 10 milioni e 400 mila! Che cosa abbian detto il Fabbri e... quell'altro, il libro non" dice, e nemmeno io lo so. Tutti invece si sa che, giusto in quell'anno 1917, un altro uomo molto autorevole, 11 senatore Pullé, ritornò a dire che non bisognava più farsi troppe illusioni perchè, ora, veramente, di materiale non ne potevano restare che. al massimo, otto milioni di tonnellate... Otto, sempre otto! Ormai s'eran ficcato in testa questo numero e non c'era più niente da fare. Lei, poi, saprà da sè, o si immaginerà, quanto ferro sia colato negli altiforni di Portoferralo e di Piombino, con materiale esclusivamente preso dall'Elba, dal 1917 a oggi. — Conclusione?... — Mi pare chiaro: Mussolini è anche il più gran geologo della terra! Cosa si dice S'è fatta un po' di gente intorno al tavolo ingombro di carte. Un alunno (io) e sette o otto professori (che vanno dall'omino misterioso, che forse è un pensionato o un benestante, ma che a me piace lasciare nell'incognito, sino ai più indubbiamente modesti strati sociali. La carta canta, con relazioni, articoli illustrati, poesie, ecc. ecc. Ma se anche non cantasse, sarebbe lo stesso. Il popolo elbano sa vita morte e miracoli del suo paese, come forse non lo sa, del proprio, nessun popolo al mondo. Si direbbe che il cerchio d'acqua in cui vivono, dia agli elbani un più spiccato senso di proprietà della loro storia. Andate in giro dove volete, lungo mare, in piazza, al caffè, al Dopolavoro, in un negozio qualsiasi, alla Pubblica assistenza, e fate cadere il discorso sull'Elba di cento o di mill'anni fa. Poi, dite, cosi a caso, con aria distratta, che vi pare d'aver letto su un giornale, italiano e cinese che sia, un articolo dove, ma si!, doveva esserci qualcosa di elbano... Nel primo caso, per quanto possiate esser già dotto o di buona memoria (che è poi quasi sempre la stessa cosa) vi dovrete pentire subito del passo imprudente fatto. In qualunque luogo siate vi dovrete accorgere che tutti ne sanno più di voi. Nel secondo caso, troverete immediatamente chi vi viene incontro con la citazione di dieci giornali, di dieci articoli o novelle, di dieci firme: gli gitimi dieci che han visto la luce, sull'Elba, in qualche parte del mondo. Mai popolo fu più dell'elbano aggiornato in tutto quanto si pen ej. e si scrive di lui. Merito precipuo del vecchio foglio « Il Popò lsno s> che una volta la settimana, per l'amorosa, paziente fatica di Sandro Foresti, il Grande Archi vista, esce in Portoferraio e corre tutta l'isola, raccontando, insieme a molte altre cose, quello che il mondo ha detto dell'isola negli ultimi sette giorni. Cosi l'erudizione e una sempre più viva coscienza attuale filtrano nello spirito e nel sangue degli elbani con una tranquilla regolarità che li fa sapienti Senza che essi nemmeno se ne ac¬ i i , e a e e e i a i o corgano. Sapienti d'una sapienza polposa, garbata, nella quale è facile risentire il sapore dell'articolo di giornale più che quello del libro di testo. Storia e leggenda' Per esempio: la storia che m'han raccontato stamani a proposito del magnetite di Punta Calamita, « il quale è cosi tanto che fa impazzire le bussole dei vapori che passano al largo », come non credere se la sia inventata — felicemente inventata, senza dubbio — qualche fantasioso collega di cui mi sentirei anche di fare il nome? Ma ormai se n'è impossessato, e ne risponde, il popolo elbano. Tutto sanno, tutti. La storia e la leggenda; sia che riguardino il ferro, la vigna — non meno del fsrro antica e gloriosa —, Napoleone. Ma questi, naturalmente —■ e non solo per l'ordine impartito da Mussolini alle miniere ma anche per tutta una cert'aria che spira sul mondo... — son tempi da ferro. Anche i ricordi nella vita dei popoli — non meno-che in quella privata d'ogni uomo — hanno un loro avvicendamento. Ritornano, affiorano, galleggiano, rifioriscono, secondo il tempo che fa. I vignaiuoli di Marciana, che col ferro non han nulla direttamente a che fare, perchè la loro vita è tutta rinvoltata di pampini, quando han sentito la notizia della nuova consegna di battaglia data dal Duce alle miniere, hanno imbandierato tutte le vigne. — Ecco qui, 11 vecchio:diligenzaio che mi ricorda: «Toh! o per l'assedio di Troia, ai greci, l'acciaio^chi glielo aveva dato? Noi! ». Ma il famoso omino sa anche un'altra cosa (e me la dice con occhi che vi lascio immaginare). Questa: ci mancò un pelo, verso il 1850, che il Granduca Leopoldo non vendesse l'Elba agli inglesi! « Già, mica a qualche altro. Proprio agli inglesi. Per fortuna, all'Elba, fin da allora, c'erano gli elbani... ». Renzo Martinelli

Persone citate: Duce, Mussolini, Sandro Foresti

Luoghi citati: Marciana, Piombino, Portoferraio