Le intenzioni di Londra e di Parigi di compiere da sole il controllo navale di Alfredo Signoretti
Le intenzioni di Londra e di Parigi di compiere da sole il controllo navale CHI CUSTODIRÀ' I CUSTODI ? Le intenzioni di Londra e di Parigi di compiere da sole il controllo navale Il Primo Ministro britannico parla alla Camera dei Comuni dell' estrema gravità della situazione Il limite e l'arbitrio Per la prima volta da quando ha assunto la successione di Baldwin, sir Neville Chamberlain ha tenuto ai Comuni un discorso di politica internazionale; e il momento e gli argomenti non potevano essere più gravi. Esprimere dei giudizi su delle dichiarazioni verbali ci sembra superfluo quando i fatti parlano colla loro brutale eloquenza. Siamo ormai divenuti esperti per assegnare importanza decisiva alle parole, specie quando si tratta di dirigenti britannici i quali mostrano una preferenza speciale per avvolgere in nebulose espressioni problemi concretamente limpidi. Oggi le posizioni non potrebbero essere più chiare nel fissare le responsabilità: vi è stata un'aggressione contro una nave tedesca esercitante il controllo; due Potenze, Inghilterra e Francia, legate da un accordo giuridico e morale, piuttosto che compiere un gesto di solidarietà colla Potenza colpita hanno preferito mandare all'aria la faticosa costruzione del controllo. A noi sembra che il compromesso del 12 giugno costituisse quel limite di cui parla il Primo Ministro britannico; se vi è un'intenzione sintera di collaborazione e di pace, mai e poi mai i delegati inglesi al Comitato di controllo avrebbero dovuto spingerlo al fallimento negando quel minimo di solidarietà compatibile coll'onore della bandiera di una grande Nazione. Comunque prendiamo atto che Chamberlain abbia la sensazione di un limite nella politica del suo paese, oltre il quale potrebbero naseere irreparabili complicazioni; occorre che tale limite non sia considerato con troppa elasticità; altrimenti a quale punto si arresterebbe la corresponsabilità di Londra coi rossi di Valenza e di Mosca? L'immagine del Premier, per cui siamo in una posizione tanto pericolosa come in alta montagna dove basta un grido per provocare una valanga, non è forse esagerata; ma ha un unico indirizzo, quello dei circoli e dei giornali antifascisti di Francia e d'Inghilterra che si sono scatenati nella più ignobile campagna di menzogne e di calunnie. Non è di ieri, mentre le minacce di urti raggiungevano il loro diapason, la notizia falsa ' diffusa proprio da fonte britannica di sbarchi di forti contingenti italiani nella penisola iberica? I governanti inglesi ancora guidati dal buon senso, e fra questi mettiamo indubbiamente sir Neville Chamberlain, debbono convenire con noi che, senza la moderazione di Berlino e di Roma, nulla era stato trascurato da gazzettieri e uomini politici d'oltre Manica per far precipitare la valanga. Le grida ci sono state e altissime e la loro eco si è avuta immediata nelle brigantesche aggressioni dei criminali bolscevichi; fortu natamente i Governi d'Italia e di Germania hanno agito da freno col loro atteggiamento cosciente allo scatenarsi di una tempesta catastrofica. Dopo la diagnosi così oscura della situazione il Premier non ha saputo indicare dei rimedi adeguati. Egli ha fatto l'abituale accenno al ritiro dei volontari, dimenticando che il problema è più complesso e va affrontato in maniera totalitaria. Più attuale il riferimento a riempire i posti lasciati vuoti nel sistema di controllo. E' il punto più delicato del momento; esso può forse costituire la pietra di paragone per saggiare la buona volontà di conciliazione e di cooperazione franco-britannica. Secondo alcune notizie Londra e Parigi intenderebbero affidare alle loro flotte i compiti già svolti dalle navi italiane e tedesche. E' bene essere precisi e categorici a tempo: Francia e Inghilterra non possono assolutamente arrogarsi il diritto di esercitare da sole (magari con presunti osservatori neutri, i soliti scandinavi o prodotti similari), il controllo che è la conseguenza di un mandato de linemiaqlfiveuifltralzocttrmhp liberato dal Gomitato di nonintervento, organò internazionale di cui fanno parte l'Italia e la Germania. Ogni decisione spetta al Comitato di non-intervento; quivi i delegati italiani e tedeschi avranno da dire la loro parola; qualsiasi misura deve avere il loro consenso; altrimenti è la fine del Comitato di non-intervento con tutti gli impegni che esso comporta. Deliberazioni unilaterali sono illegittime e inammissibili. Noi ci auguriamo che l'influenza di sir Neville Chamberlain si muova in tal senso, evitando arbitrarie impostazioni di problemi. Ieri il passo falso sarebbe consistito nel far largo alle pressioni russe favorite dalla Francia per una partecipazione soviettica al controllo ; oggi si avrebbe un passo falso cercando di scavalcare l'autorità di un Comitato di liberi Stati quale è il Comitato di non-intervento : scavalcarlo equivarrebbe a silurarlo e a sopprimerlo. Alfredo Signoretti
Persone citate: Baldwin, Chamberlain, Neville Chamberlain
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