MITO E REALTA' di Guido Tonella

MITO E REALTA' Inchiesta al Gran San Bernardo MITO E REALTA' Bestie tranquille prese una a una: quando sono in compagnia un po' meno : e poi è prudente non stuzzicarle Quando incontrano un cagnolino e quando incontrano un... elefante a a o a i e a ¬ a , , i a i a o : a i i e i i e r o *. u6. lnr(DAL NOSTRO INVIATO) Ospizio del Gran San Bernardo, giugno. — / quindici mila franchi svizzeri che secondo i giornali sarebbero stati offerti all'Ospizio per la costruzione di un nuovo canile — domando a Padre Jacquier mentre ci avviamo per la visita ai cani — rientrano anch'essi nella serie delle panzane?... — No — m'interrompe il monaco; — l'offerta fatta dall'Ufficio Internazionale di Ginevra per la prolezione degli animali è una cosa seria; perciò il nostro priore ha subito risposto ringraziando calorosamente. Circa l'accettazione definitiva della somma offertaci e la sua utilizzazione ai fini propostisi dai donatori, ci troviamo peraltro un po' imbarazzati, dato che, per dire la verità, non abbiamo atteso l'intervento della organizzazione ginevrina per offrire ai nostri cani un locale adatto, al riparo dalle intemperie, con riscaldamento, eccetera. Si tratta comunque per i cani del Gran San Bernardo di una conquista relativamente recente: il nuovo canile data infatti soltanto dallo scorso anno; già in precedenza, però, e precisamente da una diecina di anni a, questa parte, i cani stavano al chiusa, salvo le ore regolamentari di libertà per la passeggiata quotidiana. Approntato nell'ala- settentrionale dell'Ospizio, al primo piano futile precauzione per evitare che d'inverno il locale venga a trovarsi sotto il livello della coltre nevosa) il nuovo canile, ampio e spazioso, è certamente degno dei suoi ospiti famosi. Forse ad uno zoofilo razionalista potrà sembrare un po' troppo melanconico e scuro, ma questo carattere è insito allo stesso massiccio fabbricato claustrale dell'Ospizio e sarebbe davvero troppo pretendere che le bestie stiano quassù meglio degli uomini. Dietro l'inferriata Le sole cose che mi colpiscono sono le solidissime sbarre di ferro che dividono il locale della cucina (che e nello stesso tempo la sala da pranzo) dal reparto alloggiamenti, e gli alloggiamenti stessi l'uno dall'altro come le gabbie di un... serraglio. La- parola mi è sfuggita; ma non del tutto a sproposito, che tra la suggestione provocata da- questa- poderosa inferriata, i mugola di dubbia, interpretazione che provengono di là dalle sbarre, la visione di una serie di enormi testoni dal muso belluinamente corto e rinsaccato che mi guatano con non so quale atavica espressione di ferocia, mi pare di trovarmi di fronte ad un reparto fiere vero e proprio. Laspiegazione dell'esistenza di que sta inferriata però c'è, anche se non è precisamente tale da disperdere ogni inquietudine: i cani di San Bernardo sono unici nel loro \ genere in fatto di peso e robustezza; nessuna meraviglia dunque che pareti e porte del loro ca nife siano proporzionate alla loro forza... Ma vi è un altro fatto che subito mi colpisce ed è che il buon Padre Jacquier, disponendosi a presentarmi iti libertà qualche elemento della muta, ritiene op portuno munirsi prima, tal quale come un domatore, di una grossa frusta appesa all'entrata del serraglio... E ciò nonostante lascia ancora trasparire una certa esita zione ad aprire la gabbia di questo o quel soggetto. Non senza- inquietudine lo vedo passare dalla gabbia di Diana a quella di Pailas, dal manto biancastro (utten zione, madamigella, che questo è ritenuto al San Bernardo un se gno di degenerazione!), e poi alla gabbia della bellissima Alpina; Quindi, lasciato il reparto femmi ne, eccolo passare, sempre senza sapersi decidere, davanti alle gabbie di Lyon, Junod, Pluton, tutti dal manto irreprensibilmente fulvo o appena macchiato di bianco... E mi sembra che ad ognuno sussurri una sua parolina: « Vi farei uscire, «mici miei ma chi mi assicura che non mi facciate fare brutta figura. Anche questo è comprensibile e non ho bisogno che il mio ac compagnatore se ne giustifichi: il fattaccio è troppo recente perchè anche quelli che conoscono questi bestioni non se ne sentano alquanto scossi e non abbiano a temere cft« di nuovo essi si lascino andare a commettere qualche i rmesgutedesofacaposi dicavgituvosccedepadedeciqnfe' costtrPchdBvpseagutmgbsts«nmncsczsrpmpsmrvclpcgacgiqtt„sgsnnncmnltpsnlsbrutto scherzo. E d'altra parte.bconviene ricordare che non sonoìt i religiosi che si occupano diretta- mente dell'allevamento, ma cheessi lasciano questa briga ad un guardiano laico, che è attualmen-te il vallesano Aléxis, successoredel vecchio Jullien andato a ripo-so nell'autunno scorso. Finalmente il prete si decide afar uscire di gabbia Barry (uncane di questo nome esiste sem-Barry redivivo poi subito dopo — siccome Barry si rifiuta di uscire all'aperto, giudicando evidentemente di averne avuto abbastanza della- passeggiata — il giovane Rex, che na- à o o e i n ae i o o n a e e a a a è a ; a e , i d i e il è ti o e turcamente non se lo fa- dire due volte. Mentre il cagnonc novellino scodinzola, allegramente intorno, cerco di avere l'opinione precisa del mio interlocutore sui fasti passati dei cani e in particolare dell'antico Barry, sulle cui prodezze io, sacrilegamente, comincio a nutrire qualche dubbio da quando so che la sua morte data nientemeno che dal 1810 e che ef- icml'sbecnpg„ „-..;**„ „i,. dfettxvamente un testo scritto che\ ' ... . \cconsacri le gesta dei cani non esiste all'Ospizio... « Esiste però la tradizione orale — ribatte pronto Padre Jacquier — e dal momento che Barry è stato ritenuto degno degli onori del Museo nazionale di Berna... ». La risposta non è — fi vero dire — categorica., anzi mi pare ispirata ad un prudente riserbo; perciò insisto domandando al mio interlocutore se non ritenga che il cane benefattore della umanità, il cane nuovo San Martino che partisce il suo vello coi miseri, il cane delle vecchie lito grafie col bambino in groppa e il barilotto del cognac al collo non sia per caso soltanto una roman tica fantasia... La risposta è dello stesso tono della precedente: « Cani col barilotto del cognac io non ne ho mai veduti all'Ospizio, ma dal momento che così li hanno ritratti... ». Per mio conto credo di aver compreso: quello che si racconta sulle mille generose prodezze dei plmfvtm—daqevpulalfcani appartiene ormai alla tr«di-|azione e pertanto è umano che non si voglia intaccare un passato glorioso, anche se per molti aspetti più vicino al mito che alla realtà; ma per quanto riguarda il tempo presente non si fa- per nulla mistero del fatto che non si conta minimamente sulla iniziativa- diretta dei cani per operare dei salvataggi. La spiegazione è data con tatto in modo da non urtare le suscettibilità dei romantici im- dcaismgpenitenti, ed è adombrata quasi]acome un pegno del progresso: « A/1adgiorno d'oggi, sapete, con gli sci arriviamo prima noi ed è logico che i cani non trovino più l'impiego utile di altri tempi... ». Il cane spartineve Tutto ciò risulta d'altra parte in modo abbastanza chiaro da quello che è l'addestramento attuale dei cani, che consiste sopra tutto nelle sviluppare in loro il, „„,.o„ j„n_ j; .„ffl„„ ,7„7,„ ,.;„„,. senso della direzione, della ncer-i _| gono infatti i servizi che essi possono rendere agli stessi componenti la comunità del San Bcr-\nardo in caso di -smarrimento, con nebbia o tormenta, nella terribile]conca che si stende sotto il Colle), mentre, per quanto ho compreso, non si pensa per nulla di affidare loro la ricerca diretta- di viandanti dispersi, o il compito di disseppellire quelli che sono scomparsi sotto le valanghe. Nè sembra che nella neve troppo abbondante essi lavorino con eccessivo entusiasmo, così che il loro aiuto sarebe.be piuttosto di carattere indiretoìto... lasciando dietro di sè una ' i\ | bella traccia aperta nello strato nevoso quando se ne scappano al l'Ospizio. Leggenda dunque tutto il pas satot Oh dio, semplicemente va riazimii fantasiose su dei motivi che hanno potuto essere interpre¬ tati come particolari manifestazioni di generosità, in quanto qualche cane, o occasionalmente o -perchè — ammettiamolo pure — ieccezionalmente dotato di virtù morali, ha avuto modo di guidare dell'Ospizio. Questo mi induce a sollevare col mio interlocutore la questione del comportamento dei cani di fronte agli estranei. La risposta è stavolta assai precisa: — / nostri cani fanno distinzione, come tutti gli altri, tra i. loro padroni e gli estranei, ma per quanto riguarda questi ultimi mai, assolutamente mai, in senso aggressivo. I cani di San Bernardo, anche quando erano lasciati nella più completa libertà come si faceva fino ad una diecina- di anni fa, non hanno mai dato luogo a lamentele di sorta. Che qualcuno di essi si sia lasciato andare a infliggere un colpo di dente a qualche disturbatore, non dimostra I nulla se non che anch'essi, come la maggior parte degli altri animali, sanno reagire contro le offese. Piano, che è un altro punto all'attivo della mia inchiesta: il perdono delle offese non è dunque sempre il forte dei cani di San Bernardo. E in quest'ordine di cssrvtsctasulerppedrfsbtcmpcssandsuslctcamcNtidee nulla impedisce di credere] che la povera Mariannina Bre- j monr abbia essa stessa scatenato l'attacco con un suo gesto inconsulto verso i cani, per esempio coi bastoncini da sci. E poi vi è altro elemento da tener presente, ed è che i San Bernardo, in determinate condizioni di allevamento possono assumere le qualità aggressive proprie dei cani da guar- dta, in perfetto contrasto con- la \ ' e ' , ,. , . \comune credenza che li vuole im- i a i l n o : o , r a i perturbabilmente mansueti e tolleranti: è così infatti che i cani mantenuti dall'Ospizio nella sua fattoria di St. Oyen sul versante valdostano, per il fatto di essere tenuti sempre a- catena, riescono magnificamente per la guardia e — come mi confiderà il guardiano dell'allevamento — non la cedono a nessun altro fratello di razza in quanto ad aggressività verso gli estranei. La chiave del mistero Non si tratta evidentemente diinfierire contro questi inconsapevoli criminali — la cui impunità, per quanto rara, non mi urta minimamente — ma come tacere di un altro dettaglio, che getta una luce non troppo simpatica sulle abitudini di questi bestioni, e cioè l'assoluta intolleranza che manifestano nei confronti dei loro {rateili di razza di piccola- taglia? «Dovreste vederli — si è lasciato -|a/uffqtre il guardiano nel fervore n i ; o a a e - del discorso — come s'inferociscono quando compare in giro qualche cagnolino! Se non si è pronti ad intervenire, te lo fanno a brani in men che non si dica! E pare impossibile che tni>cce siano stati bzsdsito famoso elefante ». Ma bravi ma benissimo, prendervela coi cagnolini inoffensivi! Altro che spirito di generosità! E sfido io che i]abbiate fatto i sornioni di fronte /1all'elefante di M:: Halliburton... « Buone bestie, del resto — ri . tanto tranquilli quando è passatei di qui quei pazzo d'americano colìi o e a a l, . innocente, moltiplicato per dieci, -i . ma diventare una cosa grave... ». Questo delicato eufemismo che tende a istituire un pacati la cosidettn cortesia prende il guardiano che ora vorrebbe concludere affrettatamente per disperdere ogni mia altra cattiva impressione — buone bestie, sopratutlo se prese una ad una; se mi compiono qualche malefatta è sempre in compagnia, e dopo tutto non è colpa loro, ma del buon Dio che li ha fatti cosi grossi e pesanti, se un piccolo scherzoi'_| finisce per -\'.a!J',"ìe n deli nrs° (<iCJe\ abbracciarti non e]^ ^/J^VJ'a.^LJ'^0™ ™* , o, e si e si a dentemente la tragica fine della povera Mariannina e le lacerazio' ni rilevate sul suo piccolo corpo imarloriato. Più acconcia a- dira\ dare il mistero — e l'adotteremo |ancfte noi re mo' di conclusione definitiva — è invece l'allusione alla nefasta influenza della compagnia. Senatores boni viri... t'Z vecchio adagio vale come per gli uomini anche per i cani. Guido Tonella UNO DELLA MUTA. QUATTRO MAGNIFICI ESEMPLARI BERNARDO.

Persone citate: Bernardo Mito, Jacquier, Jullien, Junod, Lyon

Luoghi citati: Berna, Ginevra