Dall' aeroplano alla slitta

Dall' aeroplano alla slitta Un inverno coi cacciatori di pclliccic Dall' aeroplano alla slitta Prosegue il viaggio verso il Nord con cinque cani esquimesi e nna guida Ghtippeyawan ebe non conosce nna parola di nessuna lingua europea (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) CHESTERFIELD. Il pilota ha giurato che d'ora in poi per lui e, in nome della solidarietà aviatoria, per tutti i suoi colleghi, Eskimo Point perderà il suo nome per assumere quello di Oilpipe Point in memoria del dannato guasto al tubo dell'olio che ci ha tenuto fermi per ventiquattro ore. In compenso del ritardo e della pessima notte passata a bordo, nella mattina le condizioni di volo si presentano ottime tantoché, a dispetto di un vento piuttosto teso, troviamo sopra i mille di quota, atmosfera calma e visibilità eccellente. La zona del nichel Sulla nostra sinistra si vede ora la terra frequentemente tagliata da corsi d'acqua che, ghiacciati, appaiono simili a grosse vene bluastre affioranti fra le masse delle nevi. Alla foce il ghiaccio è impaccato — lastrone sopra lastrone, blocchi sopra blocchi — contro la banchiglia del mare: l'urto delle due acque gelate forma una. serie ininterrotta di ammassi che il sole ormai prossimo al tramonto batte perpendicolarmente facendone risaltare con contrasti di ombre azzurrocarico e di luci rosadorato, ogni contorno. Questa frangia appare talvolta come una enorme muraglia in rovina tal'altra come la schiuma di una grande ed immobile ondata. I fiumi, per qualche chilometro a monte della foce, presentano rchiazze scintillanti di acque che]priflettono il sole. E' il disgelo?] Niente affatto. E' la forza del ma-indepcire che, costretto alla superficie dalla spessa crosta del suo ghiaccio e sui fianchi dalla intima saldatura di quello stesso ghiaccio con lo strato di gelo della costa rocciosa, non può sfogare, in questa ora di alta marea, la sua forza se non penetrando i fiumi, risalendoli premendo fra i loro ghiacci e i loro letti. Là dove questi si avvicinano o si toccano l'impeto della marea vince e opera fratture attraverso le quali l'acqua marina sale alla superficie dei fiumi e si spande per larghi tratti. L'illusione che si trattasse di disgelo l'ho perduta avant'ieri proprio a quest'ora quando, sbat-\ tuto giù dalla slitta in seguito ad un improvviso scarto dei cani, e spedito a rotolare in una di quelle pozze, ho sputato acqua salata. Dopo un'ora di volo tranquillo raggiungiamo Bankin Inlet: una stretta striscia- di oceano che, all'altezza del sessantatreesimo parallelo, penetra profondamente nel continente americano. La zona mineraria scoperta di recente non ha ancora un nome: dall'alto la si riconosce, subito e da lontano, per la quantità di materiale accumulato e sparso sulla neve puntinata di nero e sconvolta dall'uomo buttatosi con le sue macchine sulla nuova preda di nichel e di rame. cden—qucnlgvmqpgtègicddspdpqArriva la posta Con la consueta abilità Joe Percy porta il suo aeroplano a toccare la terra su uno strato di ghiaccio così levigato e così scorrevole che l'abbrivio ci fa scivolare per un buon chilometro prima che fmgds.l'apparecchio faccia alt e si lasciìgirare per raggiungere a mezzolmotore e a timone giù, il luogo|di ancoraggio: Non si scende dalla carlinga finché due robuste corde lanciate sopra le ali e fissate a due barili pieni di ghiaccio non ci assicurano contro gli scherzi che questo vento può giocare con la serie dei suoi rèfoli più rapidi] del sibilo che li accompagna. Appena aperta la cabina, ingegneri, minatori carpentieri si protendono attraverso la portiera con un entusiasmo che a tutta prima sembra destinato ai materiali pei il loro lavoro o, in seconda ipolesi, alle provviste per le loro mense. Macché! vogliono il sacco della posta e vi guardano con occhiate rabbiose e stupite perchè non capite e non vi affrettate a soddisfare la loro fretta. L'arrivo della posta è un avvenimento che dà occasione a una scena difficilmente descrivibile: un uomo prende il sacco per le orecchie di fondo, un altro molla una coltellata diretta allo spago che ne chiude la bocca: le buste i plichi l rotoli cadono in mucchio e intorno alla pila cade in ginocchio tutta la popolazione bianca dell'Inlet, ingegneri, minatori, il Mountie — che sarebbe come chi rimescola il mitcchio cercando la propria. A distribuzione fatta cominciano le baruffe: uno che non ha. ri- dicesse il carabiniere del luogo —\ce un ministro anglicano. Ognuno,Inpersuaso, in perfetta buona fede,\ cche senza di lui la posta non po-1 rirebbe essere divisa, mescola ele\ cevuto niente vede un collega dondolare il naso da riga a riga e sorridere beato sulle otto pagine di un letterone color rosa: — E' ancora innamorata di te? — chiede accentando il ghigno quando pronuncia l'ultima parola. I soliti cazzotti Scherno atroce per chi legge una lettera in inchiostro viola su carta rosea e pensa a una casa nel sole, alla finestra coi fiori che le ha regalato lui e, forse, al figlio che gli ha regalato lei. La voce beffarda mette immediatamente in movimento un pugno. btpscbfnrpoMtfpquattro pugni; poi le mani si a- j rprono e cercano di afferrare la gola dell'avversario e i due si rotolano si pestano. Il missionario è il primo ad intervenire coraggiosamente per mettere pace ed insiste nel lodevole tentativo finché non ne prende uno troppo sodo nello stomaco e uno troppo dritto sul naso. Quando i due si son ben bene cazzottati e non ne possono più una mezza dozzina dei loro compagni li dividono, e per farli star buoni gli mollano qualche supplementare pugno. Il missionario indolenzito ha la btbpgthcasforza d'animo di venire vicino a\*me e di spiegarmi che baruffe del genere succedono soltanto quando arriva la posta. . Ho passato tre giorni nel baraccamento minerario: tre di questi giorni con quattro ore di luce e venti di buio, sono passati lenti, molto lenti nell'attesa di un traino con nove cani partito da Chesterfield per venirmi a prendere e portarmi lassù. Durante questi .tre giorni ho dormito, mangiato ìcarne di caribù, ascoltato i discor-\lsj dei minatori e qualche voltai |anche quelli del ministro anglica-\dno. Gli operai dicono tre bestem- ! mie ogni dieci parole, lavorano]fino al mezzogiorno di sabato, poi I gLiohdcdolp] Bibbia. I suoi « agnelli »... bevono (il solito wisky di contrab-1 bando) fino alla sera di domeni- ca; durante la festa interrompo-'no le loro sedute potatone soltan-]to per recarsi in un baraccone ■ f(che serve un po' da magazzino j dviveri — e ne ha l'odore, un po' da sala convegno, e un po'da cap-\spella) quando il ministro li chia-\sma a raccolta e tiene loro un ser- 8mone o commenta un po di ; \Questo pastore, ventisette anni accento o.roniano tratto di gran,signore, è un uomo — o un ra-,gazza — strano: negli occhi chia- ri ha segni di malinconia e di no- staltiia mentre il discorso rapido* brillante pronto batte sempre sui'tasti della serenità: non si lumen-] ta affatto della propria, vita e] neanche un poco del modo di vi-{vere dei minatori che, con un ot-ltimismo a prova di moccoli di, sbornie e di altro, egli eterna sempre i suoi «agnelli». Sostiene \che, in fin'dei conti, sono dei buoIni ragazzi; e, per dimostrarmi \ che ha ragione, mi informa che è 1 riuscito a formare un coro di dielei voci eccellenti: — Se dò loro un cicchetto abbondante di wisky buono, mi cantano come canarini. — E non ha paura di aggiungere che, dopo i salmi, quelle « pecorelle » attaccano delle canzoni da cow-boy a base di cavalli, morose, occhi di fuoco, labbra idem, chiaro di luna. E mentre racconta questo sorride con un sorriso che non si capisce bene se è di compiacimento o di compatimento. — E voi ? — gli chiedo, |— Li lascio fare: se mi oppo-\Messi non verrebbero più a can- \tare i salmi. I— Neanche col wisky di quello:fero ? — Dovrei dargliene un gallone per bocca: d'altra parte se non li j riunissi io nella cappella, andreb bero in qualche altro posto a can-tare canzoni oscene. E un salmo ben cantato fa perdonare molte parolaccie. Allo scadere del terzo giorno è giunto il traino che mi deve portare a Chesterfield: il pastore mi ha dato un cicchetto di quello speciale che ho ricambiato con gli auguri più fervidi per la sua missione. Un monosillabo La mia guida è un mezzo san- \***i_ho tentato invano di parlar " \Chesterfield, gli ha dato al me i mento della partenza con l'ordine \di consegnarla a me. La lettera ! garantiva che il latore aveva un ]solo difetto: quello di non aver I mai voluto e di non volere impa- gli e di chiedergli perchè mai Ha L._.-—... ,jimpiegata tre giorni per fare le ottanta miglia di cammino: non ha capito e non ha saputo rispondermi perchè se è vero che si chiama Maclntyre come suo padre, parla come gli hanno insegnato i parenti di sua madre che è, o era, una indiana Chìpewayan. Tutto questo ho saputo da una lettera che Padre Ducharne, pre -posto alla Missione cattolica di 1 rare una sola parola di qualunque lingua europea: per tutto il resto 'era da considerarsi come il mi-]giior uomo della reqione: onesto ■ forte sicuro del fatto suo. A pi? j di pagina la lettera recava, in dia ietto Gthippeyawan e in france\se< un ejenco rlei vocaboli essen\siaìi _ m e avanti, destra e sini 8tTOj carne e té Jmoo e ; montagna e fiume _ e unoHes. \senzialissimo, sempre presente nella mente e nello sforzo dei muscoli; una parola che quassù fa i vibrare i nervi di chiunque, veten,rana o novizio, abbia lasciato die-,tro a sè la ferrovia e tutti i para- fernalia di quella cosa comune- mente detta civiltà; una parolao* che alternativamente eccita e op-i'prime, attira e spaventa; un mo--] nosilìako: Nord, e] I cinque cani di Mac, tutti puri -{esquimesi — il che vuol dire im--lbastarditi col lupo — hanno datoi, uno strappo simultaneo e la slitta a è partita di botto appena il guie datore ha dato la voce della par- tenza. Ranno galoppato per cinque minuti poi si sono messi al trotto finché non hanno dovuto superare la salita che dal ghiaccio del mare ci ha portato sulle nevi della- costa. Il termometro segna soltanto venti sotto zero, ma a tutti gli effetti pratici, c'è tanto freddo come se ne segnasse quaranta: il merito va a quel figlio d'un cane di vento da nordovest, un vento che ha percorso centinaia di chilometri di terre nude e fredde, senza mai trovare barriere di alberi o di montagne, un vento che vi strappa il cappuccio della « parca », che rende difficili anche i movimenti elementari della deambulazione e della respirazione, che vi impedisce qualunque movimento un po' più complicato. Togliere la mano da un guantone esterno per prendere una fotografia- è un'impresa, togliere anche il secondo e il terso guanto è un rischio; d'altra parte questi indumenti sono così induriti che le dita slittano sulla vite della messa a fuoco. Restato a mani scoperte, per non- più di mezzo minuto, mi san trovato così intirizzito che non ho potuto far funzionare lo scatto dell'obbiettivo. Il primo alt Quattro ore di corsa: finalmente si è fatto alt. Mac ha sciolto i cani che si sono ravvòlti su loro stessi mettendo la schiena al vento in modo che le folate non sconvolgano il pelame, nascondendo la testa fra le zampe anteriori. Si è acceso il fornello a petrolio e si è riscaldato del tè. Secondo il piano di marcia avremmo dovuto fermarci due ore, senonchè a- un certo momento la mia guida ha cominciato ad agitarsi, a guardare l'orizzonte, a mettere un dito in bocca e alzarlo ben insalivato per accertarsi della direzione del ven to: e, in conclusione, ha cominciato ja rimettere i cani sotto finimento e a farmi segni invitandomi ad!affrettarmi a piegare il telone che,avevamo teso Per ripararci da? vento e a impaccare il fornello e K resto. Con grande difficoltà, consultali- do il vocabolario inviatomi da Pa- dre Duchène, sono riuscito a capi- ]re che Mac aveva fretta di muo-'vere campo perchè il tempo stava [cambiare. Il vento t'.rava. sempre forte e sempre dalla• stas-jsa direzione; il cielo era sempre \pulito, il termometro segnava !press'a poto la stessa temperatu-Mra, il barometro... bene, il baro-!melo era stivato troppo prof'M-1damente il un sacco perchè ini]prendesse voglia di consmt-trlo. !Come Mac abbia fatto a predire quel cambiamento di tempo io non sono mai riuscito a sapere: so so/-tanto che dopo due ore nevicava tanta fitto che si riusciva mata-mente a vedere il cane di testa. Si 'JSZZJSÙ"L "V. 5j£>*H*fe.o»!t atmosferiche si «'»o facte così severe che neanche laguida sapeva pm in che direnane si procedeva Abbiamo teso il solito tendone, sciolto i cani, acceso il fornello pei' il tempo necessario a decongelare una scatola di lardo, mang'-ato il contenuto. Poi ci siamo in- !!Il"".."e.,.!aC-r:'l.,.a^,.c,• 5?_mart!',adel giorno seguente, dopo are»-sfamato i cani — un pesce >ihtac-Ciato e duro come un macigno per abbiamo percorso quindici miglia, ventiquattro chilometri. Leo Rea Le precedenti corrispondenze ?ono apparse, su « La Stampa» dei giorni 6, io e 12 «ugno. ll^^oTT^'Zrcìa'elX ' ciascuno di essi — abbiamo 'iure- so il cammino, marciando con ?eracchette ai piedi di fronte ai ca-ni battendo loro una pista che, nella neve fresca della notte, lepovere bestie affondavano fino al collo. In una intera giornata, qiiat- \w^„-™™™ LA PRIMA TAPPA VERSO CHESTERFIELD

Persone citate: Chesterfield, Joe Percy, Leo Rea, Padre Ducharne