MENTRE A HONG-KONG SI BALLA

MENTRE A HONG-KONG SI BALLA Estremo Oriente tra il caos e la ricostruzione MENTRE A HONG-KONG SI BALLA Man mano che la sera passa, le semidee inglesi dimenticano la miseria di un universo: qui come in india. E tra i modesti spettatori, studenti di Canton, viaggiatori di commercio giapponesi, ci sono i nemici di domani (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) HONG-KONG, maggio. La piovosa giornata è proprio degna di Londra; ma ja un caldo da stufa e il tepore copre di nebbia la baia pittoresca e profumaa, il porto affaccendatissimo di Hong-Kong c/te. si distonie davani a Connaught Road. Il sole c'è, e non c'è. In questa lucentezza di temporale-rallentato che dura da ieri, palazzi, giardini, strade asfaltate e piazze lastricate si circondano di un'iridiscenza d'arcobaleno. Tra una danza e l'altra ci si affaccia a respirare un'afa che sa di benzina e di gardenie. Dalle finestre dell'ultimo piano dell'Albergo Hong-Kong, il più, elegante e il più europeo della città, si guarda nella profondità di Pcddars Strctt una delle vie principali, una minuscola Bond Strcat con mostre di raffinale biancherie, di profumi e di farmaci, di libri e riviste ingUsi. Un parco di spettacolose automobili crea, lungo i porticati, una magnifica incrostazione di tetti e cofani lucenti. Questa città-modello, questo campionario anglosassone è riservato a diecimila europei. Mezzo milione di cinesi è ricacciato al di là di quelle poderose quinte d'architetture ottocentesche e novecentesche, trattenuto dalla maschera-tura colossale degli uffici pubblici e delle banche. Uffici pubblici; sterline: banche; sterline. Il cuore di questa acropoli, al antro della più bella colonia della corona nglese in Estremo Oriente, è rappresentato da una larga piazza quadrangolare che fa perno intorno alla Regina Vittoria. La grande vegliarda è seduta sotto la cupoletta di un'edicola marmorea che, quanto a stile, sta tra il calamaio e. l'orologio a sveglia: le architetture hanno lo stile borghese della fin-di-sccolo e le statue di Re Giorgio e della Regina Alessandra completano questo aulico simbolismo ottocentesco. C'è una specie di dignitosa e austera modestia- anche nel monumento .ti Caduti in guerra, e nelle bandiere che vi sventolano ai lati. Si pensa a una civiltà pacifica, disinteressata e ideale finché ci si accorge che l'acropoli, e le vie intorno, sono dominate da uno spettacoloso edificio in stile razionale (tra Mosca e Nuova York) al quale si danno gli ultimi tocchi. E quel grattacielo minaccioso e solenne è una banca, sorta come il sacrario dell'Inghilterra, dalle radici dell'audace avventura che conquistò l'isola quasi un secolo fa. Colpi di maglio, sordi come cannonate, salgono dall'arsenale e diradano le nebbie intorno al blocco di vcliocngfKaccssdferro che è la flotta deliEstrcmo\Oriente ancorata di fronte alla] piazza, tra Koivloon e Victoria : le due città che compongono la più* 'yrande Hong-Kong. Gli uomini e le donne intanto i cinesi ballano. I cinesi, giovani e non più giovani, (ce no sono un paio sui cinquant'anni con le rispettive concubine); ma in ogni modo ricchi, scelti, europeizzati, si danno convegno al ballo delle cinque, all'Hong Kong Hotel. Gli uomini, per lo più studenti di Università americane, portano con forzata disinvoltura abili europei e ostentano Wisky and soda, pipa, e gomiti sulla tavola: le ragazze, signorine di buona famiglia, cinesi al cento per cento e qualcuna meticcia sono elegantissime. Pochi anni fa avrebbero portalo i pantaloni e la treccia, ma oggi si muovono snelle* graziose nel nuovo abito creato dalla loro eleganza occidentalizzata: il feng-chin-an. E' una aderentissima tunica che chiude gelosamente il loro corpo senza rilievi fino al collo e fino ai polsi, ed è spaccato ai due lati; dal ginocchio ulta caviglia. La spaccatura ha un orlctto nero o di colore, e il passo del fox-trot o del tango la separa, in modo che si possano vedere le falde gialle o rosa della sottana di bucato e la gamba sottile in mezzo a quel fruscio di biancheria elegante. Sono flessuose e delicate, con una testa troppo rotonda e troppo pesante sullo stelo di una persona modellala senza contrasti di ombra e col rit mo di una curva ininterrotta, lunga dai piedi alle spalle, senza vita. Nessuna porta il cappello, le teste sono nere e lucide di riccioli fittissimi che lasciano scoperte lo orecchie fini, un po' grandi, e iti corniciano visi indifferenti, pati nati dal roseo riflesso di porcellana del molto e vivace belletto: uso millenario che sanno praticare raffinatamente queste piccolissime mani floreali. Fumano sigarette, parlano di cinematografo e, le più evolute, anche del pittore Fovgita, della star Mae Wong, dell'attore Me-IanFan, asiatici rivelati at mondo dagli occhi e dalle rotative degli europei. Le ragazze più colte, più « a- vanti », stringono i loro cavalieri con maggiore passione e battono le mani perchè l'orchestra ripeta il motivo di « Do you remember », o « Parlez-moi d'amour ». / vecchi, quelli delle concubine, ballano come marionette; e il vizio irrigidisce un sorriso amaro sulle facce glabre e rugose. Qui a Hong Kong, fuori dalla vista, vengono a passarsela anche cinesi e gerarchi del nord della Cina. E sei milionarii hanno anche fondato un loro circolo che è un incrocio architettonico, decorativo e utilitario tra la casa d'appuntamenti, il bazar e l'harem! Qualche bella signora europea vi ha fatto capolino: di quelle che si vergognerebbero di ballare con un cinese nella sala da tè dell'Hong-Kong Hotel. Sono le ultime riserve pudibonde delle occidentali. Passeranno! Passeranno! Dall'hotel alla topaia Gli uomini da tiro, in strada aspettano e guardano; sono a gambe nude, impillaccherati fino al ginocchio, grondano pioggia come uccelli palustri dal largo cappello-ombrello di fibra verniciata in azzurro. Stanno presso il ricsciò, la sedia portatile che permette di raggiungere tutte le strade della città costruita in collina; attendono i ballerini e le ballerine che rincasano per il pranzo e rien- GvdndcppsnelnrasclldKtlfbzrclAdalpbtrono nello conigliaie topaie; perchè OH inglesi hanno tassatila 'nenie vietato ai cinesi, ricchi e po veri> a qualunque classe apparten U""0' dì fendere alloggio nelle ville costruite tra i giardini e le azalee su! Picco e riservato agli europei. Cosi quei giovanotti e qucl- , e i o o e e r - le emancipate donzelle riaffronta no la miseria cinese che subito si disfrena appena passata, la zona dei cinematografi, dell'Hotel Hong Kong e Glouccstcr, dei negozi di radio e di a curiosità » per forestieri. Intorno al loro ricsciò il flutto spinge innanzi i mendicanti, le sing-song ciecfte, i bambini che fanno capriole e ine/lini per un centesimo, i venditori di statuette in pasta di riso, i cuochi delle cucinclte ambulanti, pescivendoli c i fiorai. I ristoranti cinesi evaporano contro i vetri un umidore di esmittsssmautcpentole bollenti e di rosticcerie'lampeggianti. Oscillano, al vento\cEpvddella sera che ha stagnato la pioggia improvvisamente, le solite ghirlande di oche e pollastri pres¬ siiti, di pinne enormi seccate, di i pcsci d'ogni qualità squartati e salati. Primi ad accender le luci sono le mostre delle giade e degli orologi. I nostri ricsciò, gonfi di musiche ed eleganza europee incrociano ombrelloni circolari di carta colorata ancora lucidi di pioggia. I lustrascarpe e i giornalai, al riparo dei portici giuocano ai dadi e al mah-jong tra il lusco e brusco del tramonto già attraversato dui furi dalle segnalazioni ottiche e dalle sirene. La città sale dietro queste quinte formicolanti, per scalce amplissime e lunghissime di metili, come Portoferraio o Malta, e sembra ingrandirsi innalzarsi man mano che la nebbia si ritira verso la cima delle colline fiorite d'azalee e di rododendri. Le caserme si alternano ai collei/i per ragazze, schierando vaste superfici di ballatoi e di porticati che comunicano coi dormitorii difesi dalle zanzariere contro la malaria. La funicolare del Picco traccia una saetta di lumicini: anche la flotta si illumina nel porto. L'atmosfera s'è ripulita e raffrescata con quattro colpi d'ala, corno se la spola degli aeroplani militari, che sorvolano la baia stupenda e ormai d'au colore violetto, ai portassero via i piovaschi. Gran faccenda nel palazzo del Governatore, nei bungalow, nelle ville, nei circoli sportivi, nei club dell'esercito e della- marina, intorno ai soliti « drink »,' agli ultimi dischi e ai consueti pettegolezzi. Le effemeridi di questa città di conquista sono tutte un seguito di partite sportive o danzanti, di pranzi, di balli, come nella più spensierata e festosa capitate bainearia. Appena la notte è densa e cupa, le larghe spirali delle bellissime strade asfaltate si popolano di spettacolose automobili che rovesciano all'Hong-Kong Hotel c al Peninsular brigate di elegantissimi residenti. Gli uomini da-tiro conducono per Quccn's Road, nei loro ricsciò che hanno acceso la lampadina, i «brillanti ufficiali» della flotta e della guarnigione di Kowloon. I saloni che, alcuni ore fa, ospitavano le coppie dei cinesi « evoluti», scintillano d'uniformi, di fracks bianchi c di elegantissime bellezze bionde. Abiti, gioielli, calzature, profumi come al Claridge's di Londra: e la stessa sicura indifferenza, l'imperturbabilità fatale degli sguardi cerulei. Andando o venendo dalla tavola dove si pasteggia a sciampagna al quadrato argenteo dove si balla, abbandonandosi a un sorriso più dolce o a un gesto più morbido man mano che la sera passa {e le guance si colorano di'rosa, lei semidee inglesi dimenticano la lmiseria di un universo. Qui conici in India. E, tra i modesti spetta-]l tori; studenti di Canton, viaggiatori di commercio giapponesi, che siedono a un altro tavolo e spostano con timidezza le posate, ci sono i nemici di domani. Tutto il giuoco su Hainan — La partita è rimandata — mi diceva un avvocato cinese che avevo conosciuto, interprete, a una seduta della Lega ginevrina turbante: quelli che hanno la barba d'ebano e gli occhi neri, luridi, come coleotteri. — Compiono die'" «»''' d" q"eìu> del!a guerra \ccmomxca tra Hong Kong e Cali E camminavamo su e giù perlai piazza, dove le statue imperiali inglesi e il rispetto dei tappeti verdi, sono vigilati ogni notte da erculei poliziotti indiani in tali. E non è spenta completamente l'eco delle parole pronunciate dal dott. Sun: «Da oggi non i !lu«''diumo più all'occidente guar- diamo alla Russia » — Voi non amate gli inglesi? — No: noi non amiamo nessuno. — Ma l'amicizia tradizionale... quella che qui riconfermava poco tempo fa l'ambasciatore inglese Sir Hughe Knatchbuìl-Hugcssen ? — Ah! .Sì. Degli inglesi per i cinesi: si capisce. Ma la Cina non si conquista né con l'amicizia ne con le armi. Le grandi manovre del marzo scorso con le venticinque navi da guerra, le flotte aeree di Singapore c di Hong-Kong riunite, la mobilitazione antiaerea c la vigilanza dei volontari della marina lungo la costa, hanno dimostrato quello che sappiamo tutti. Hong-Kong è intenibile. Se la guerra navale fosse scoppiata nel Mediterraneo due - anni fa, qui sventolerebbe oggi un'altra bandiera. — Quella del Kuomintang? — Una bandiera asiatica. — La bandiera della Repubblica cinese? — Non si può dire: certo la bandiera che un giorno o l'altro sventolerà sull'isola di Hainan. Tutto il giuoco è impostato ormai su questa isola che domina le sorti della Cina Meridionale... e anche dell'Indocina. A Ginevra non tutti la conoscono: ed è un'isoletta... i . i i i ù a e o i a » i i e . a a o a con tre milioni di abitanti. Fanno ressa intorno a lei le Potenze come gli uomini intorno a una bella sing-song. — Chi è il pretendente più fortunato ? — Adagio: non bisogna dimenticare cho Hainan ha già un proprietario... che la sing-song ha un marito legittimo: la Cina. I pretendenti si fanno innanzi... perchè quel marito ha fama d'esser vecchio e impotente. Il pretesto è buono! Il vostro, scusate, l'ambasciatore inglese, ha dichiarato che «lo sviluppo e lo sfruttamento » dell'isola di Hainan deve essere revoluto tra la Cina e l'Inghilterra. La Cina; ma anche l'Inghilterra! E la Francia si fa avanti con tanto di carta scritta: un trattato di {quarant'anni fa, in base al quale la Cina s'impegnava a non cedere Hainan a una potenza straniera. — E' questo il pericolo? — Ma no! Il pretendente più pericoloso è, come sempre, il più giovane. Il possesso dell'isola di Hainan è di prima necessità per i capi giapponesi che mirano al pdtrcmcontrollo del sud-Cina. Tenendo Hainan il giuoco strategico ingle- se: Hon'i-Kong-Sinoapore, è spés- ito: e la Cina è tagliata fuori dal- 1 de comunicazioni col mondo esie-\ ,•;,„•„ v.,iu. ■,„,.„!,j,_ .i . noie, rullìi sarebbe un ottima ha- ., se navale e Haikou, Tsinglan sono ei porti eccellenti. I giapponesi han- : a l'io già chiesto un anno fa alla Ci- ci na di stazionarvi delle truppe, e ad -]Haikou ve le hanno larvatamente] l ■ » .manuale, I— Che cosa fanno gli inglesi? Mentre ntava per rispondermi fummo avvicinati da un or/cntc'che volle esaminare le nostre carte rfi «•,»«>..<n mentirà. — Tutto in regola — rispose: c si allontanò burocraticamente sod- \ disfatto — La Regina Vittoria ha sent ta! — dissi al mio amico acce e i — e a i, a ai " rf fe deRa Grande Rc i i e n e n gina addormentata sotto la marmorea edicola. — E' la sola che sente qualcosa qui. — E gli altri? — Gli altri ballano. Raffaele Calzini - Ijo corrIsnondcnBc precedenti fouh apparse en « La Stampa ? ilei sionii 16, 22. 27, 30 maggio, 2, 5. 9 e 11 giugno. OTTOCENTO E NOVECENTO A HONG-KONG i

Persone citate: Albergo Hong, Hughe Knatchbuìl-hugcssen, Raffaele Calzini - Ijo, Re Giorgio, Regina Alessandra, Vittoria, Wong