Lo splendido amore

Lo splendido amore Lo splendido amore _ Seduta di fronte all'amica, vicino al balcone spalancato per il quale il verde intenso dei grandi alberi entra a colorire la stanza d'impalpabili riflessi, Marta accompagna le sue parole con un volubile muover delle mani. Bianchissime, le braccia chiuse fino al polso da una veste a minuscoli fiorami che nella luce calante perdono gradatamente colore, quelle mani sembrano a Fulvia delle volitanti farfalle; fluide e vive, di una loro vita distaccata e ansiosa, come se non appartengano più a Marta. Le segue con gli occhi, ne ha come un inizio di capogiro, a tratti non intende più nemmeno il significato delle parole dell'amica ; vede solo quelle sue mani dalle dita lunghissime, che l'ombra ammorbidisce di più, trasformandole in una materia cerea. E, ne è come incantata, mentre pensa per un.attimo che siano le mani di ■una morta, messesi improvvisamente a far degli assurdi giochi nell'aria. Il viso di Marta, a contrasto di quell'animazione quasi affannosa, è invece immobile ; gli occhi fermi su Fulvia, la linea lunga e dolce della gota che si riunisce sul mento esile, le piccole narici quasi invisibili ; e spicca solo la bocca, d'un rosso crudelmente violento, marcata dalla riga del rossetto, che sul labbro superiore disegna la curva d'una foglia di garofano. Ma, parlando, le labbra si muovono appena, facendo luccicare lo smalto dei denti, e consentendo alle parole di formarsi senza ansie o intoppi. Quieta, Marta parla; e le sue parole hanno a volte inflessioni troppo morbide, come se ella se le accarezzasse in gola prima di emetterle. Evidentemente si sorveglia, pur confessandosi; che le piace d'ascoltarsi parlare a quel modo, e il colore della sua voce le è caro, come una cosa preziosa. Fulvia avverte in confuso queste sensazioni, mentre il suono delle parole di Marta le scivola sugli orecchi come una musica blanda. A volte, attenta solo a quel suono e a quel muoversi vivace delle mani; non percepisce altro, altro non sente. E ne prova un ansioso disagio, teme di non aver seguito totalmente il discorso dell'amica, dubita di non saper rispondere a tono, d'essere scoperta distratta. E si fa forza ogni tanto, stimola in sè l'attenzione, partecipando alle parole dell'amica con rapidi gesti del capo, con brevi sorrisi, con frettolosi assensi. — Vedi anche tu, riprende Marta dopo una pausa un po' più lunga, come sia impossibile ! Ix) so : vita comoda, un affetto sicuro, forse anche un- figlio ; niente parenti noiosi, e lui è buono. Lo so che è buono ; di questo sono certa anch'io, come sono certa di tutto'l'altro. Ma non posso, perchè sono certa anche che finirei almeno coll'attutire in me questo sentimento; dimenticarlo oh no, mi sarebbe impossibile... Mi parrebbe, _ se dovessi dimenticarlo, se anzi lo sentissi meno vivo, di tradire la cosa più bella della mia vita. — Ma è un ricordo !.-.. — Oh, non è un ricordo, è una realtà piena, intera, che io ho vissuta per due anni con la certezza profonda di aver vissuta la felicità. E questo non si può dimenticare. E non si può ripetere, non si potrà mai con nessuno. E' stato il mio splendido amore ! . A questa parola «splendido» Fulvia trasale. Pensa a se stessa, alla sua vita divisa quasi meccanicamente tra il manto e l'amante — il marito ormai vecchietto, indulgente, soccorrevole e allegro, l'amante ormai stanco, al quale non la lega più che un'abitudine ch'ella non è riuscita a far essere mai una cosa viva — e sente che nella sua vita una parola come quella non c'è mai stata. Le trema il cuore, come preso da una strana, affannosa paura; sbatlc le palpebre, le lunghe ciglia grevi di cohl le si attaccano per un attimo come se volessero^ sigillarlesi ; sente negli occhi l'urgere quasi involontario d'una la; grima, li spalanca ingrandedoli di smisurato stupore, li fa dolci per l'amica ; e la guarda teneramente, pronta a soccorrere quella pena che crede di sentire sotto le quiete e ferme parole di Marta. Ma Marta, con l'infallibile rapidità d'intuito che sa di possedere, capisce che Fulvia non s'intenerisce per lei ma per sè Ella sa tutto di lei, conosce quell'arida vita, legata a una trama quotidiana di stanchi sotterfugi per nascondere una colpa che forse il marito non ignora. Per un attimo ha la tentazione di vantare ancora, e con parole più calde, la sua felicità la splendida rarità del suo amore ; ma sente che approfondirebbe il distacco fra se e l'amica, e che l'umilierebbe troppo. Preferisce evitare di porre un raffronto troppo netto, e, — un caso quasi simile — divaga — mi è capitato l'anno scorso al mare. Del resto, te l'ho raccontato. Ebbene, credi che io abbia rifiutato quella proposta di matrimonio per qualche altro motivo? Questo poi, era più rlanfssmsprsrsteEMddbtHtirpedfddecdpSbcpcffcvmlccspbcdipqndpclasdsssdCcsrgsesdgudlspndfOplynn giovine, poco più della mia età. E la sua devozione m'inteneriva. Sentivo, quella sera in cui chiese di sposarmi, che era sincero, e innamorato. Che io sarebbe stato anche per parecchio, che con lui avrei potuto forse riprendere la mia vita, avviarla verso una sirada sicura. E naturalmente io gli avevo confessato tutto, tutto del mio passato. Ebbene, quando gli risposi di no, e glielo dissi calmissima, senza la minima esitazione, sai cose mi disse lui? Queste precise parole : « capisco, il paragone e troppo alto, e io mi sentirei inferiore ». M'illuminarono, queste parole. Furono esse che mi diedero l'esatta ed intera misura dell'amore che io avevo vissuto, e la certezza che non si sarebbe ripetuto mai più ■— Ma non si ama una volta sola! — e Fulvia dice queste parole senza accorgersi della loro banalità, le pronuncia coinè un proverbio qualunque. Marta sorride, ed evita di rispondere : « Possibile, pensa con stizza improvvisa, che non son riuscita a far capire ancora a questa sciocca clic ora parla anche per proverbi, e di che peso, l'animo mio? E' venuta a insistere perchè io accetti la proposta di quel bravo ingegner Andorni; le avrei potuto rispondere un « no » semplice e secco, o tirar fuori dei motivi vaghi. Invece, le ho confidalo quello che non ho detto mai a nessuno, il vero perchè del mio rifiuto, e questa sciocchina... ». Non finisce il pensiero, .e la investe : — Senti, Fulvia, — le dice, fermando improvvisamente le mani che nell'oscurità lacustre della stanza ora somigliano a due petali di magnolia — io non posso come tante, dividere il cuore a fette. Anzi, gettare in un canto il cuore come un limone spremuto, e calcolare : il marito m'assicura la vita, ramante me la rende poetica, — è calcò d'ironico sprezzo su quel poetico — e io sono una donna a posto. Fulvia trattiene il fiato, come colpita. Si fa un lungo atti; mo di allarmato silenzio, in cui Marta pensa come in un bale¬ no, di veder l'amica balzare in piedi a offenderla. Invece Fulvia le afferra improvvisamente le mani ; e in un gesto impensatamente melodrammatico attirandola a sè, comincia a baciargliele con furia. E fra il pianto e l'affanno le dice : — Oh come t'ammiro, cara, oh come, perdonami, perdonami. Io sono una donna infelice! Tu no, no : tu hai amato, tu se; fedele a un amore... A fatica, vincendo un senso di grande stanchezza e un improvviso bisogno d'abbandono, Marta cerca ora d'arginare quella profilivie di paróle che straripano dal petto di Fulvia. G Titta Rosa L

Persone citate: Titta Rosa

Luoghi citati: Marta