Orchestrine, canzoni e musica varia alla Radio --Il teatro lirico a Roma in tutte le stagioni dell'anno.

Orchestrine, canzoni e musica varia alla Radio --Il teatro lirico a Roma in tutte le stagioni dell'anno. CIPO^ÀVCIHIIE DEL TIEA\TTIR€ E DELIA RADIO Orchestrine, canzoni e musica varia alla Radio --Il teatro li Orchestrine, canzoni e musica varia alla Radio --Il teatro lirico a Roma in tutte le stagioni dell'anno. Ed eccoci alla musica varia. /li¬ fa Radio italiana si allentano un mimerò imprecisabile di florche-1astrinc: orchest cilestrina Molct. Unni, orchest. strina Gloria, orchestrina Fratina, irecisabile di orche-pstrina Malatcsta, or-yllieti, orchestrina Giù- dt.rina Culatta, orche-\torch est rina Ferruzzì, Trio elicsi Zanardclli-Cassone, quartetto Prato, orchestra Cetra diretta da Pe¬ ln\mettono direttamente, dalle sale ''^Ki—i^ìS Sdio e alla pubblicità, un giorno l'orchestrina Malatcsta .e l'orchestrina Meleti, un altro l'orchestrina Fragno e l'orchestrina Gloria, e così ina., tutti codesti complessi si avvicendano, esercitandosi in un repertorio che si dice « vario » perchè composto di pezzetti e pezze!. tini di diversa natura e di 'diverso \ valore iUn 'dubbio: le due orchestrine''che si avvicendano sono due coni-]lessi diversi o è sempre lo stesso i omplesso che cambia soltanto di irettore? Nell'uri caso e nell'altro ono complessi insufficienti che anno bisogno di essere integrati irrobustiti perchè le musiche chc\seguiscono abbiano un più onesto \isalto e una migliore espressione.ìa. radio non è il caffc-conccrto\ la sala da ballo dove la musicaIon è elemento esclusivo, pur esendo essenziale; alla radio le musiche, grandi o piccine, si giudicano in assoluto, perchè sono tutto quello che vogliono essere, tutto quello che sono realmente : presentarle in maniera incompiuta, ridotte, rimediate o rabberciate, significa tradirle e nello stesso tempo annoiare l'ascoltatore, il quale delle musiche note percepisce l'inefficacia dell'espressione e delle ignote non si rende perfettamente conto. Ma lasciamo queste che potrebbero sembrare disquisizioni, e veniamo al pratico. Si dice: nell'ora del pranzo e della cena il pubblico non vuole essere infastidito; son quelle le ore in cui i famigliari sono tutti riuniti, e parlano e discutono e non vogliono essere disturbati, preferiscono perciò la- musica... in sordina. Ecco perche vengono adoperati piccoli complessi.'Osserviamo anzitutto che non c'è nulla, di più fastidioso di quel ziuziu di zanzare che sottolinea una conversazione. Quando la gente vuol parlare chiude la radio, o quanto meno, può manovrare il regolatore di volume che le permette il piano, il pianissimo, l'appena percettibile. Codeste non son ragioni son trovate speciose senza consistenza. Ma all'estero — si aggiun- i ., \A^af^ ttfotutnof^oc — fanno cos'i. Ragione di piùìgper fare diverso: facciamo a «io-1 pdo nostro e faremo bene. Non vo-\rgliamo una grande orchestra, ma'suna buona orchestra, che abbia-mdegnamente rappresentate tutte icj.famiglie degli strumenti, in modo]nda poter eseguire senza disdoro ala sinfonia, la fantasia d'opera, il\agran valzer, la «suite», le belle nrnn~oni i brunì rfi mnrrttp ,-i cannoni, i pi ani ai cpeictte, <i dsembra debba disponderc meglio iallo stile che vogliamo dare alla lVfl fi Ifì FfllttA itrtllnnit *> ftll'n f mnofn.'/i ì radiofonia italiana e all'atmosferaìadi popolarità che intorno ad essa\voghamo creare. Che i direttori \ più imporra r. clic il camp così robusto da soddisfare meglio l'orecchio esercitato o ignaro dell'ascoltatore. E ciò nell'interesse stesso della musica che si eseguisce, perchè una buona esecuzione el può sollevare le sorti di un penso mediocre, un'esecuzione miserclla finisce col compromettere persino la fama delle musiche più note e accette. E con la. fama delle mu- pecette, a con la. ama. aeue muyl}c\c anche quella dei direttori de»e orchestrine, ai mudi l'ascoltatore, che non guarda peril tot- lile, accolla la responsabilità della noia e del disappunto. Avrebbero fatto meglio i maestri Molcti, Franila, Calotta, e gli altri tutti che %£ ié sif'non saHno ^1^^Tprogrammi Ri- conosciamo che dà^chejempo i programmi di musica varia son fatti meglio. Evidentemente le nostre ragioni erano buone, se son riuscite a. farsi accettare. Vorrem mo tuttavia insistere su quello che ci sembra un concetto basilare: le orchestre che eseguiscono musica varia, a, nostro parere, non do ^ebbero eseguire musiche di jazz. L'E.I.A.R. ha a sua. disposizione l'orchestra Cetra., la quale è l'uni™ che, Puo interpretare con a <;es!i" ln musica del genere; tutte 'f oltre orchestre sue o delle sale da ballo non reggono ai confrpn to: è logico che sia affidato all or ohestra Cetra il compito di tra\snl?tterB la musica, di jazz. Ora \Poi hanno i dischi chela stessa orìchestra ha inciso: trasmetterne \1u"lcwlo tra un pezzo e l'altro dei Iprogrammi di musica, varia, fa- rebbe piacere agli ascoltatori e servirebbe ad adeguare su un piano sempre più elevato tutte le manifestazioni della nostra radiofonia. Le indigestioni fanno paura al pubblico, e purtroppo ancora non si è capito che si può fare la pubblicità alla radio, ma bisogna saperla fare. La Cetra-Parlophon rischia, di compromettere i bei successi che sembrano arridere alla sua nuova produzione — i nuovi dischi in massima sono ottimi, specialmente le orchestre hanno un bel risalto: bisognerebbe curare un po' meglio là dizione di alcuni cantanti di cui non si riesce ad afferrare parola — a causa della, cattiva pubblicità. Le cosidette presentazioni, in cui si decantano a priori i pregi del disco, e più quelli degli interpreti, e gli sforzi della. Casa editrice, come se tutto ciò potesse avere una qualsiasi influenza sul reale valore del disco stesso, è talmente inopportuna da mettere l'ascoltatore in sospetto e da provocare una reazione magari ingiusta. I dischi ce li facciano sentire: basta che alla fine dicano: «Abbiamo trasmesso il disco tale della Casa X ». Abbiamo insistito altre volte sulla necessità che VE.I.A.R. abbia una sua discoteca. La Cetra \ha intenzione di accaparrarsi i mi- fmleorlispsagidfalnvglpdgdcsf ^Z?0™ M"'JC si gliori artisti italiani c stranieri per incidere i pezzi più famosi delìrepertorio italiano e stranierof Selsì, non saremo certamente noi a meravigliarci; ma-se questa inten.*ioiie non ha — e la presentazione di qualche disco in cui qualche aria celebre è cantata da qualche artista non altrettanto celebre cei ne fa dubitare — nella discotecaì 7d J- l"ò<"<"tctl dell'E.I.A.R. non potrà mancare il pezzo celebre interpretato dal- l'artista celebre, anche se edito da «li « _ _ . altra Casa. Se si potesse rifar tutto, con i progressi della tecnica delle incisioni'certo ci sarebbe di Ed eccoci alle- canzoni. Con la invasione mondiale del jazz cominciarono a fiorire in Italia Case e Casette editrici .che si dedicarono al genere ritraendo facili e lauti guadagni. Il jazz è un genere d'arte tutt'altro che disprezzabile; in Italia lo abbiamo reso sciocco e ridicolo. Un mucchio di faccendieri si è dato attorno ad adattare, a imitare, a deformare, a copiare, e ne è venuta fuori quella mastodontica congerie di canzoni e danze senza gusto e senza scuso che ha inondato e continua a inondare il mercato italiano. Tutta questa robaccia, non si sa perchè, trova libero sfogo alla radio. Le Case editrici pagano per ottenere le trasmissioni? Probabilmente intascano dei buoni diritti d'anfore: e allora non riusciamo re capire perché si debba incoraggiare questa liei-versione delgusto e questa abiezione della dj-Ugnità artistica nazionale. Ci sono tre o quattro maestri chc si son mcs.S'i nel genere, sunno il fatto lo-\ro, c si fanno ascoltare con pia- cere; ma gli altri.' Lo scandalo peggiore sono però i cosidetti poe-[ti. Poeti, per ironia, s'intende; che si tratta abitualmente di poveraigente la quale si adatta a mettereun po' di parole sconnesse, sensa metro, con le solite rime in coramor, dolor, e con tali smanccricinsulse e mulugginosc da far li quefure le statue, su musiche forestiere o scritte in precedenza. Non più tardi dell'altra sera un tale cantava: «Tu. mi devi dire — ciò che ancor non sai ». Come si e a e i e a a a a n a i , o e a , i e l n e a o e a - fa a dire quel che non si sa, è un mistero. Un altro giorno un colale voleva essere ascoltato « con le orecchie del core »; e lasciamo correre certi pezzi descrittivi in cui la proprietà degli aggettivi è così impropria da far pensare a uno scherzo intelligente se non si capisse che, purtroppo, è roba fatta sul serio. Un rimedio ci vuole. Non si può aver pietà per chi offende il buon gusto e il buon senso del popolo italiano. Le tradizioni poetiche delle nostre canzoni popolari sono fra le più nobili che abbia mai avuto il mondo. Per non citare che le canzoni napoletane, bastano i nomi di Di Giacomo, Russo, Bovio, Mutolo per assicurare nei regni dell'arte un posto duraturo all'anima e al gusto del nostro popolo. Che se quelle canzoni sono diventate sangue del nostro sangue, e> il pcpoìo le canta e ne gode, vuol dire che esse esprimono, così come sono state concepite dai suoi poeti, con quella perfezione ed eloquenza, la spontaneità e la bellezza dei suoi sogni. Restituiamo i profanatori a lor più umili fatiche, e riconsacriamo il tempio affidandolo ai veri poeti e ai veri musicisti, prima- che la marea melmosa inghiotta la schietta e genuina musa popolare italiana, che, grazie a Dìo, ha ancora qualche guizzo vitale nella musica, e, anche se cede alle lusinghe del tempo, ha ancora, come nella Veronica e nella Mariannina del Di Lazzaro, un piglio così festosamente e argutamente italiano da allargare il cuore. Uiìa più rigorosa selezione s'impone. Bisogna scegliere soltanto il meglio, e bocciare inesorabilmente il resto. Il patrimonio delle nostre musiche popolari è così vasto e ricco e bello da bastare da solo alle esigenze delle nostre trasmissioni. Nelle ore di musica varia facciamo posto a queste musiche; aggiungiamo una o due voci un paio di volte la settimana, facciamo i programmi sempre più vari, reagiamo alla cristallizzazione che è malattia pericolosa, scegliamo gli interpreti più adatti — la radio non è un canonicato per nessuno — e daremo così al popolo italiano la radio che vuole, la radio amata e desiderata che lo conforterà e lo allieterà, e man mano contribuirà alla sua elevazione spirituale e culturale come nessuna scuola ha saputo fare finora, così come il Duce vuole che sia. e l ri elìgior risalto nei teatri chiusi, qual Selciaio degli spettacoli del Maggio s. s. # * E' appena terminata a Roma la grande stagione lirica al « Teatro Reale dell'Oliera », c?ie s'inizia ài « Teatro Adriano » una nuova stagione di grande rilievo artistico. Il cartellone comprende le seguenti opere: Nabucco e Traviata di Verdi, la Gioconda di Ponchielli, Bohème di Puccini e II franco cacciatore di Weber. Fra gli artisti sono: Clara Jacobo, Mercedes Capsir, Iris Adami Corradetti, Helm Sbxsà, Rina Corsi, Galliano Masini, Giovanni Voyer, Benvenuto Franci, il Gronda, il Di Lelio, e altri noti. E fra i direttori: Antonio Guarnieri, Antonio Votto e il tedesco Werner Wolf per II franco cacciatore. Si tratta come si vede di una non lunga stagione, ma dì una stagione preparata con seri intendimenti artìstici, in obbedienza a precise disposizioni del Duce, il quale vuole che Roma, centro dell'Impero, abbia in tutte le stagioni dell'anno l'attrattiva dello spettacolo lirico, vanto e gloria insopprimibili e eterni dell'arte italiana. C'è da risolvere il problema del teatro. D'estate, nei mesi di grande calura, la gente non è disposta a andarsi a rinchiudere in uno dei soliti teatri, in cui, per quanto si faccia, la temperatura non è certo confortevole. Ma Róma ha la grande ventura di avere, nel cuore della sua più bella villa, quella incomparabile piazza di Siena, teatro naturale e magnifico, che può accogliere migliaia e migliaia di spettatori. Due mesi di stagione, luglio e agosto, a prezzi popolarissimi, oltre a costituire a nostro parere un ottimo affare, permetterebbero alle masse, specialmente nelle sere di sabato e di domenica, di accostarsi ai capolavori del nostro glorioso teatro lirico, con quanto beneficio morale e spirituale è facile immaginare. Armonizzando i concerti che si svolgono alla Basilica di Massenzio con gli spettacoli lirici di Piazza di Siena, Roma offrirebbe a noi e al mondo un'altra di quelle superbe manifestazioni artistiche che il Regime ha voluto e saputo rendere veramente inconfondibili. E perchè non ripetere in Piazza di Siena, per la gioia del popolo, qualcuno degli spettacoli che durrlite ('interno hanno avuto mag- a nohe he ceibla.mo altm volt, caì r • ■ u u ctl GU spettacoli, che euranno realizzati re ,.„,„,, l'anno siór-n fin Renato simnni al- simoni, da fiorentino ? *** Ecco il calendario degli spettacoli all'aperto che avranno luogo a. Venezia nel proddimo luglio, e di cui ab- tca di la ose a e easo di ad re, elnza ua no. sa raper badiiacodell malica. Tiippresentcranno all'aperto la dj-Ufarsa della donna che rubò Gesù no Bambino», composizione tipicamente on mcdiocvale e paesana, il cui spunto è lo-\,r"n" ,lall;l * terecnila aurea > di Jaa- r0"" du Varagiue, ed 6 arrichito da, alo motivi attinti nel più vivace repertorio oe-["omico del tempo. he —-—^~^x:-jsc^^ax,-—c^sccccc il quale, dopo le luminose prove date a, Venezia, a Sabratha e a Firenze non crediamo abbia da invidiare qualcosa ai più famosi registi stranieri, avranno inizio il 10 luglio con le « Bariillc Ohiozzotte », elle si ripeteranno il giorno 11. il 13 prima de «Il bugiardo»; il lo le «Baruffe»; il 18 replica de «11 Bugiardo». Per il giorno 2u è fissata la prima rappresentazione di < Romeo e Giulietta » di Shakespeare. Per le due parti principali la scelta cadrà tra Andreina l'agnuni, Evi .Maltagliati, Gino Cervi e Renato Cialente, ma nulla si sa ancora di preciso. Il 22 luglio replica de >: 11 Bugiardo il 24 replica di « Romeo e Giulietta il 25 11 Bugiardo », il 27 a Romeo e Giulietta», il 29 « Il Bugiardo», il 31 «•Romeo e Giulietta» e il l.o agosto spettacolo di chiusura con l'ultima replica di «Romeo e Giulietta». Per questi spettacoli affluiranno a Venezia numerose comitive di stranieri; a Venezia sarà inoltre il meglio dell'intellettualità italiana. A Padova, il 17 corrente, gli allievi della. Reale Accademia d'Arte Dram- PAGNANI-CIALENTE E MALTAGLIATI-CERVI: quale delle due coppie sarà prescelta per l'interpretazione a Venezia de« Romeo e Giulietta » di Shakespeare?