Ruggero Moro del Dopolavoro Fiat campione italiano dei dilettanti di Vittorio Varale

Ruggero Moro del Dopolavoro Fiat campione italiano dei dilettanti LE COMPETIZIONI CICLISTICHE Ruggero Moro del Dopolavoro Fiat campione italiano dei dilettanti Varese. 7 mattino. Centotrenta corridori, provenienti da tutte le regioni d'Italia, persino dalla Sicilia, si sono radunati ieri a Varese. Era il fior fiore del dilettantismo che si apprestava a battersi sui 159 chilometri del percorso prescelto dall'Associazione Ciclistica Binda per la conquista della maglia tricolore. La lotta cominciò appena data la partenza (nientemeno che alle 2 del pomeriggio, vrgtngeloMdsnusa nelle corse di sagra per la Pfesta del patrono) I corridori derano nervosi, impazienti; si ve-lndeva che ci tenevano ad attac-1scarsi subito senza aspettare le Asalite della metà o della fine del pPercorso S tanti italiani erano presenti, sai- ^vo il detentore decitolo, quel Smilanese Multi che vinsegl'annoEscorso a Parma per combinazio-1 ne e poi non fece più niente di buono. Lotta senza respiro tgsfuAetun a j pò j dTosto il primo dislivello che si incontra appena fuori di Varese verso Tradate — la notissima « Marcolina » — diede la stura agli spiriti combattivi. Bastò quel chilometro di lieve ascesa'nper frazionare enormemente il i lagruppo, e ciò per la guida ener- ; pgica impressa da Veggetti, daigTosi e da Bonfanti. Quell'allungo | rfavori la prima delle tante fu- mghe della giornata — tante e poi ; ctante che, se si dovesse citarle dtutte, il discorso verrebbe troppo: lungo. Terrò calcolo soltanto del-! le principali, e di questa che fu ! la prima ed è dovuta ad un cor- ridore di Rieti, Ceresa, che, pre- sso un vantaggio di duecento me- ! ftri, riusci a mantenerlo per un isquarto d'ora. Poi egli fu rag- ' dgiunto; il gruppo si riformò, ma nper poco, perchè a Como (39 rchilometri in un'ora esatta) già Runa pattugliasi era distaccata a dformar l'avanguardia e sotto un|dacquazzone di quelli, passaronoI qMontobbio, Galimberti, Fruin, ! cBianchi, Boffa, Cattaneo e To-amasoni con 1' di vantaggio su1 gun'altra pattuglia di sei o sette. I Il "Tuppo see-tiiva a 2' mB"ello fu seguire lo sforzo dei rfuggitivi. E specialmente da am- vtrintlafmirare era l'azione di Tomasoni (più degli altri prodigo nel condurre a tutta andatura). Quella fase, benché verificatasi a molta distanza dal traguardo, poteva essere decisiva. Per Cernobbio, per Maslianico, per Ponte Chiasso (dove si fece dietro-front per non andare a finire in Svizzera) la corsa si diresse verso le colline di San Fermo, e sempre all'avanguardia si manteneva la pattuglia che ho detto. Ma, d'etro ad essa, gli inseguitori si avvicinavano: erano cinque o sei, fra essi il triestino Cottur — uno dei la- j voriti — al quale, però, la rottura della catena impedì di proseguire. Arrivati a Olgiate (60 chilometri di corsa) i previsti mutamenti nella composizione del primo gruppo si verificarono: Galimenti e Fruin vennero a mancarvi e il loro posto venne preso da Tosi e Moretto. Pioveva sempre, le strade erano pesanti, ma ciò non smorzava l'ardore combattivo dei nostri giovanotti. Quando si presentò la salita che bpl—fPorta aipa?te'1° vldl un0 scatto, due scatti dl Tomasoni, coi quali ■ n torinese sperava di staccare ì j su,oi avv^r|ot"a "T fiU""3C*; Allora, desistette dal battere i ! passo fortissimo, come sino a quel | ^^U?^-^^iSStóS^-f SSosotoStóiu EmaStum^wS ■ tamente a metà corsa, la pattuglia di cui vi ho parlato non esisteva più: chi passò per primo Gtmfu Veggetti, lombardo, seguito da I Asinan, piemontese, e da Quer-1 eia, ligure, e poi una quarantina, tutti a poche decine di metri l'uno dall'altro. Notai che Tomasoni ri-_,v'_i j,- ;rriP ,vpassò in ritardo di quasi l\ Nella ; pdiscesa su Porto Ceresio, e di la i tscnel tratto piano costeggiante il lago fino a Ponte Tresa, la compagnia si infittì. I corridori pigliavano fiato dopo la lunga sturiata durata dalla partenza, e molti erano contenti che il peri- colo fosse scomparso di non rive-1 dere più i fuggitivi. . . • . j • . ! La Volata decisiva | „ , T _ Ma quella sosta durò poco. La sallta dl Marchinolo nuovamente fraziono il grosso plotone. Ma, i salvo Tomasoni, ì protagonisti ! della fucca erano tutti uomini nuovi: Bucco di Genova, Caffo- ; rata di Sestri Levante, Moro, Ricca e Ricco di Torino, Torchio I di Casale Monferrato, Tamburini dì Varese. Bisognava vedere con quanta energia l'ausoniano Ric-i c,a tirava in testa e faceva gua-| aa!?nare terreno ai suoi compa-j gni rispetto agli staccati. Ma » suo sforzo fu brusca- ; mente interrotto da una foratu- j ra: e la corsa di ieri era tanto ' veloce che chi metteva piede a terra perdeva ogni speranza di!rivedere i primi.~Quella velocitainon impediva, però, delle sor- i prendenti riprese. Ogni tanto si, vedeva un uomo, due uomini1 schizzare fuori dalle file dei ri-!tardatali; avanzare in piena vo- ilata, destreggiarsi fra le molte automobili del seguito, avanzare, farsi sotto, e di li a poco venire ad ingrossare la pattuglia di testa. Si verificò, così, il ritorno di parecchi, fra i quali i romani |Toccaceli Leoni e Ramberti e Chiappini, i reatini Cerasa, il genovese il toscano Cinelli, il bolognese Gottandi. E appena coi primi, via in testa, a mantenere sostenutissima l'andatura, noncuranti della pioggia e del pericolo di « scoppiare ». Insomma, una corsa continua, senza respiro; sicché, avvieir.nndoci all'ultimo ostacolo della giornata — il « sasso » di Gavirate — si formulava il pronostico che i corridori fossero talmente stanchi da doversi distaccare e frazionare appena qualcuno avesse attaccato. Macché! Essi avevano tanta energia, che gli sforzi di ■ Bucco e di Torchio a nulla val j sero per scompaginare quella compagnia.. Nella quale, però, ! durante i venti chilometri da Lui |no a quel punto, erano avvenuti cambiamenti: Cinelli e Got- tandi erano scomparsi; ma, in loro vece, erano ritornati i veneti Lunardon e Biasin e l'emiliano Guidotti. In totale diciassette corridori che, superata l'ultima salita di Gavirate, se ne vennero come il vento verso Varese, dove I l'arrivo era stabilito sulla pista 1 ->■■ di cemento. Il titolo doveva, quindi, disputarsi in volata. Chi era il più ,veloce del gruppo. C'erano due ; pn da percorrere. Alla camipa. i na, Ramhirti era in testa a tut- ti. Nella curva ancora lui; ma sul rettilineo opposto, dalla quarta posizione avanzò Lunardon, con uno ecatto cosi potente che lo vidi prendere tre o quattro lun-hezze a tutti. Fu un attimo. 1 perchè due maglie rosse lo rin .corsero e, distaccandosi dal ri¬ ! manente del gruppo, lo rageriun- |sero: erano Moro e Tomasoni. I due torinesi lottarono col veneto r,er tutta l'ultima curva; lo so pravvanzarono; si batterono fra i di loro. Tomasoni forse è meno ! veloce di Moro, e poi deve es sere stanco, provato da tutti quei ; chilometri percorsi in testa, a battere il passo ai suoi compagni o Idi fuga; fatto sU che Moro, in i noche pedalate, lo sorpassa, lo n'iauida ed arriva primo con due -i'\wnghezze di vantaggio. -| • _ , -j L Ordine 01 aiTlVO - ; 1. Moro Ruggero, Dop. Fiat, - j Torino, che ha percorso ì 159 o ' chilometri in ore 4 33' (media a Km. 35,0d aììora); 2. Tomasoni i!Girino, A. S. Paracchi, Torino, ai8- due lunghezze; 3. Lunardon - i Guerino, Bassano; 4. Tamburini i, Gi°r'S10. Varese; 5: Toccaceli i1 Quirino, Roma: 6 a pari mento -!Le°nl e Cerasa, Rieti Ramberti - ie.Buc,co, Genova; 10. Biasin, Tree viso: 11 Caffarata, Rcstn Levan-, te; 12. Ricco, D L. Fiat: 13. Bofe L0' .Yene?la;_14- Guidotti,_ Reggio i i | i e l Emilia; 15. Torchio, Casale Monferrato; 16. Chiappini, Roma; 17. Mariani. Ascoli Piceno, tutti nel tempo del vincitore. Seguono altri in tempo massimo. Vittorio Varale