STORIA dell'Artiglieria Italiana

STORIA dell'Artiglieria Italiana STORIA dell'Artiglieria Italiana gIl parlare dell'artiglieria italia-1 ena, nel periodo che corre dalla ; trestaurazione (1815) all'occupa- dzione di Roma, degli studi che'dprecedettero le grandiose innova- j gzioni apportate nel materiale e costituenti l'atto di nascita del'artiglieria moderna, sarebbe un non senso se si volesse fare astrazione dalla storia nazionale che tutte le attività della politica, della scienza e dell'arte assomma nell'.unico grandioso quadro del risorgimento italiano. Periodo Fnlstoaueminentemente eroico che possia- ! cmo suddividere in due parti: l'una dal 1815 al 1848, caratterizzata dal maturarsi e dall'evolversl nella coscienza degli Italiani delie nuove correnti di pensiero scaturite dalla Rivoluzione francese, accompagnate da episodi di aperte e cruente rivolte contro il potere regio, principesco e granducale, l'altra dal 1848 al 1870, caratterizzata dalle guerre per l'indipendenza italiana, culminanti nella storica giornata del 20 settembre 1870. Una tale suddivisione vale anche per la storia dell'artiglieria italiana. Gli anni dal 1815 al 1848 possiamo considerarli anni di raccoglimento, di preparazione,- di studio, di sviluppo di accumulo di energie . potenziali che troveranno poi il modo di manifestarsi appieno nell'azione. Non modificazioni radicali, ma ansia di nuovi ritrovati, attesa di perfezionamenti per rendere l'artiglieria più potente, più precisa e più maneggevole, attraverso un succedersi di studi ancora vaghi e incerti. La formazione del Corpo d'Artiglieria del Piemonte risale al 1815; il materiale era quasi tutto di modello francese, specie quello da campagna; cannoni e obici, cannoni da muro, da posizione, mortai e petricrc; in Inghilterra erano stati acquistati cannoni da campagna e un obice da 26 libbre; mancava del tutto il materiale da montagna, adottato nel 1R28. In complesso queste artiglierie di bronzo erano di quattordici calibri diversi. L'importanza nella quale era tenuta l'artiglieria in Piemonte è caratterizzata dal fatto, veramente sintomatico, della nomina (1820) del Principe Carlo Alberto a Gran Mastro dell'Artiglieria. Né si pensi che tale carica fosse una sinecura, perchè il nuovo Gran Maestro fu attivissimo ed ebbe grandissimi meriti per le innovazioni introdotte e per l'indirizzo tecnico dato alla cultura dell'ufficiale di artiglieria. li periodo che va dal 1815 al 1848 fu, come si è detto, un periodo di raccoglimento, ma non mancarono anche in quegli anni innovazioni e perfezionamenti così, i miglioramenti negli affusti del 1830 e 1840, l'adozione di nuove bocche da fuoco perfezionate in ghisa e in bronzo del 1832, l'ordinamento del 1831, la costituzione delle batterie a cavallo, l'istituzione delle brigate di artiglieria del 1833, la formazione mista delle batterie da campagna su otto pezzi dei quali 6 furono cannoni e 2 obici, i perfezionamenti e le innovazioni di puntamento e tiro, la sempre maggior cura nella fabbricazione delle bocche da fuoco; mentre d'altra, parte ai andava concretando nello studio e nelle esperienze l'opera fattiva e rivoluzionaria di Giuseppe Cavalli, che già in questo periodo dà le sue prime realizzazioni. Infatti è del febbraio 1832 l'adozione del pruno equipaggio da ponte proposto dal Cavalli, allora appena venticinquenne, e che si rivelò poi come il migliore equipaggio esistente in Europa. Senza volere entrare In particolari, basti ricordare che in Francia occorrevano 74 vetture per trasportare 200 m. di ponte, in Austria 20 vetture per 67 m. ed in Piemonte, coll'equipaggio Cavalli bastavano 36 vetture per 240 m. di ponte. Il Cavalli però che doveva meritare poi 11 nome di * padre dell'artiglieria », pensava a migliorare e a trasformare l'artiglieria con radicali innovazioni che dovevansi effettuare negli anni successivi mediante il cannone a retrocarica e la rigatura delle bocche da fuoco. n concetto di un cannone a retrocarica non era nuovo: esso sorse con le prime artiglierie, ma i risultati furono sampre tanto scadenti da non consigliare altre prove. Il Cavalli ideò un cannone a retrocarica con otturatore a cuneo, chiusura ermetica con anello di rame, che offriva, tra gli altri, il grande vantaggio di eseguire il tiro a « palla forzata » con conseguente completa trasformazione delle possibilità delle artiglierie. Dieci anni dovette lottare contro i nemici palesi ed occulti annidantisi in ogni luogo, contro commissioni che rimandavano di anno in anno le loro deliberazioni. Anche in tale occasione intervenne decisamente Re Carlo Alberto il quale il 17 ottobre 1843, ordinava formalmente l'adozione del sistema retrocarica Cavalli. Ma il grande artigliere non era completamente soddisfatto. Il suo intuito da tempo aveva preveduto quali vantaggi si sarebbero ottenuti sull'artiglieria del tempo, quali risultati si sarebbero conseguiti nel tiro con la rigatura delle bocche da fuoco. Sebbene l'idea non fosse anch'essa completamente nuova, pure il Cavalli è universalmente considerato inventore della rigatura; ad essa diede pratica attuazione nel 1845, accoppiando alla medesima l'uso di un proietto cilindro-ogivale. Le prove sortirono esito felicissimo ed ancora una volta Re Carlo Alberto intervenne personalmente a troncare le lungaggini burocratiche e dispose che fossero rigati tutti i cannoni a retrocarica che si stavano costruendo. La prima batteria rigata fu pronta nel 1856 e fu destinata in Crimea per battere le mura di Sebastopoli, ma la città si arrese prima che 1 cannoni giungesserouguale mancato intervento* decannoni piemontesi rigati, in via di organizzazione, si verificò nella guerra del 1859 nella quale inveceelrndogncssNazlEnbo ebbero esito brillantissimo le artiglierie francesi che si avvalsero della Invenzione italiana, precedendo il Piemonte — date le migliori condizioni economiche della Francia — nella pratica attuazione del processo di rigatura. Si avvicina intanto, anche per l'artiglieria, il giorno in cui non si sarebbe più parlato di una artiglieria piemontese, o napoletana, o toscana, o pontificia, ma di una artiglieria italiana. Un grande Re, un geniale ministro, un eroico condottiero, un mirabile apostolo ed un piccolo grande popolo realizzano il sogno di una lunga schie. ra di eroi e di martiri. Già nel 1860, con l'incorporazione degli eserciti della Toscana e dell'Emilia, l'artiglieria era stata ordinata su più larghe basi;-in seguito, come conseguenza dell'annessione del Regno delle Due Sicilie, all'artiglieria piemontese si sostituirà quella italiana che assume stabile assetto nel 1862. Nuovo impulso ebbe cosi la nostra artiglieria con arsenali di costruzioni, fabbriche d'armi, fonderie, laboratori, officine e polverifici. Essa ebbe il battesimo del fuoco nelle Marche e nell'Umbria, combattè a Castelfidardo, AnconaGaeta, nel 1866 e alla presa di Roma, dove si distinsero i cannonrigati Cavalli. In complesso, nel 1866 l'artiglieria italiana era fornita di sei specie di cannoni di bronzo o di ghis, di un cannoncino di bronzo, di quattro obici e due mortai di ghisa e di bronzo; aveva inoltre un obice d'acciaio Krupp, che rappresentò la prima comparsa in Italia di tale metallo. Poco prima del 1870 si registrarono due novità importanti: la presa in considerazione del telemetro Gauthier e l'adozione del primo al zo a quadrante. Tale era il materiale di arti glicria italiana negli anni dal 1845 al 1870. Numerosissimi sarebbero i nomi da citarsi nei grandi artiglieri che concorsero in maniera diversa al potenziamento dell'artiglieria italiana, ma su tutti domina incontrastata la figura del generale Cavalli. Cosi merita di essere ricordato tutto il materiale uomo, per la perizia con la quale seppe in ogni contingenza far uso delle armi, per il valore indomito, per f appassionato attaccamento al dovere, per lo spirito di sacrificio che sempre lo animò in guerra e in pace. In tutte le campagne d'indipendenza gli artiglieri italiani si coprirono di gloria, e a consacrazione della larga messe di allori raccolti sui campi di Lombardia, la Maestà del Re concedeva all'arma di artiglieria la medaglia d'oro al valor militare « per l'ottima condotta tenuta sempre e dovunque ». Chi voglia conoscere a fondo la storia dell'artiglieria italiana dal 1815 al 1870 la troverà narrata, in modo completo, vivace e documentato, da un artigliere emerito e tecnico apprczzatissimo, dallo spirito multiforme: generale Carlo Montù, nel suo terzo volume di Storia dell'artiglieria italiana (1). ' Libro che avvince l'animo del lettore; ricco di episodi, di notizie, alcune inedite o poco conosciute, tratte da pubblicazioni, memorie, relazioni, archivi pubblici e privati; di schizzi, di nitide illustrazioni, che rendono più attraente l'opera curata con tanta fede e tanta passione da un valente e valoroso soldato, giustamente orgoglioso dell'arma sua. Giacomo Carboni (1) Generale CABLO jrOXTTJ' - « Storia dell'artitrlieria italiana » - Farte II (dal ISIS al 1914) - Voi. 3.0 - Edito n, cura della Rivista Artiglieria e Genio - Roma XV. PREPARATIVI E PROVE PER « I TRIONFI » AL CASTELLO SFORZESCO. -- Un gruppo di amazzoni della nobiltà milanese alle prove dirette da Salvini.