CALEPINO

CALEPINO CALEPINO Castiglione e Della Casa. — Con ricchissime note e prefazioni a cura di Giuseppe Prezzolini, un volume dei Classici Rizzoli è dedicato alle opere di Baldassar Castiglione e Giovanni Della Casa. L'autore del Cortegiano e quello del Galateo si trovano così uniti, icom'è giusto. Del Castiglione, oltre il Cortegiano, sono pubblicati l'Egloga Tirsi, Canzoni, Sonetti, Lettere; di monsignor Della Casa, oltre il Galateo, sono pubblicate Rime, Lettere, il Trattato degli Uffici Communi. Uno dei « pezzi » più interessanti della raccolta è senza dubbio la risposta del Castiglione, nunzio in Spagna, a una lettera del segretario dell'Imperatore Carlo V, Alfonso de Valdés. Costui aveva fatto uscire nel 1528 un opuscolo dal titolo « Dialogo di Lattanzio e di un arcidiacono»: tema il sacco di Roma, scopo: giustificare l'Imperatore, mezzo della giustificazione: accuse rivolte al Papa, « dubbi sulla validità delle immagini sacre, in breve lo spettro del Luteranismo: se Roma cade, sembra djre il Valdés, la cristianità continua ». Il Castiglione di fronte a questo atteggiamento fa appello alla disciplina cattolica, al rispetto dell'autorità. La sua lettera al Valdés, non più ristampata in Italia dal 1769, -meritava di essere fatta conoscere, perchè getta luce sul Castiglione come polemista della Controriforma al suoi inizi. Aspetto che ha la sua importanza se, come sembra al Prezzolini, la concezione politica e morale del Cortegiano ha già un piede nella Controriforma. In quanto al Cortegiano, il Prezzolini fa alcune osservazioni precise. Quando si dice che il Castiglione è rappresentativo del '500 bisogna aggiungere che di quel secolo egli rappresenta l'aspetto ideale. Lo si metta a confronto, a contrasto con lo spirito di Machiavelli, pur considerato rappresentativo dell'Italia e della Rinascenza, e si comprenderà. Manca assolutamente al Cortegiatio ogni tragicità; è un gioco; ci diletta, ma ci soffoca un poco, come cosa innaturale: « anche il vivo e il vero sono ammessi con la condizione di prendere ì quell'aspetto di frivolezza e di iSpenaieratezza che la scena vuole». E bastel-à una citazione del Ma chiavelli opportunamente intro,d tt dal prezzolinii per far venir e e i e i l o « la voglia di dire che Machiavel li scriveva VAnticortcgiano sotto i titoli di Arte della Guerra e di Principe ». E tuttavia l'opera ha una sua originalità, un carattere, quella « uniforme tinta di calma e pacatezza, che è l'ideale del Castiglione»; e suo pregio, non bisogna dimenticarlo, è di aver offerto un modello sociale, di avere « introdotto nel mondo dell'aristocrazia europea un ideale attivo, una forza formatrice di primo ordine». Non meno interessante la prefazione al Della Casa, ove di quel monsignore non troppo evangelico e cristiano, è tracciato un profilo gustoso, non senza qualche acre sfumatura. « Parole divise dal discorso; eloquenza divisa dalla verità; concetto ornamentale e praticista dello studio: ecco i vizi del secolo, ed ecco anche il segreto del Della Casa e del suo Galateo ». L'operetta si legge tuttora e si ri stampa; informata alla placidità e alla lunga esperienza di un vec chio, non evita i tratti di duro realismo e conserva un che di vivo Memorie di Beatrice. — Immaginiamo di poter rintracciare l'umile, psicologica origine di un gran mito poetico: da quel contrasto, tra una illustre idealizzazione e la mobilità della vita sorpresa nelle fuggevoli, modeste ma delicate sue motivazioni, ci appari rà tanto più ammirevole la virtù della fantasia che trasfigura ed esalta, e tanto più bizzarra, non senza ironici contrappunti, la realtà del cuore umano. Si pren da il sublime, mistico amore di Dante; Beatrice e quell'amore sono al vertice di una costruzione ideologica e di una fiamma di poesia, tanto solenni e alte, da sembrare al di sopra di ogni nostra esperienza; eppure alla radice della splendida invenzione ideale e poetica è un fatto qualunque, è una serie di piccoli fatti sentimentali e amorosi — un incontro, un malinteso, un'illusione, un dispetto, una speranza —■ comuni a tut ti i mortali. Sarebbe curioso pene trarc in questa modesta realtà, in nalzata poi da tanta ala di genio, sapere o ricostruire, con l'aiuto dell'immaginazione, quello che Beatrice — una Beatrice ter rena, umana — senti e pensò dell'amore di Dante. E' quello che ha voluto fare Carlo Massimo Canova con un suo libriccino Perchè non sposai Dante (Casa Editrice Casanova); tra l'umore leggero e la pittoresca arguzia l'autore si è assunto il compito di restituirci le « memorie fantastiche » di Bice Portinari De' Bardi; non già a scopo di facili lepidezze, se pure il tono dello scritto è lieto e ameno, ma anzi con garbata devozione. Beatrice parla di sè, dice come sono andate le cose, e l'autore la conduce, per le vie del buon senso, da uno stato di fanciulla < isensibile, spontanea, semplice, che - nòn comprende bene, che non si - , f e osnìTn pni~matit>o 1 spiega n late oscuro, enigmatico ; del giovane Dante, a uno stato di ! dorma, di sposa, che ha, finalmen- e te, saputo e compreso, e che a Dante volge pensieri di dolce pie tà e carità, e di ammirazione... Il volumetto è ornato di descrizioni e • ■ indiscrezioni » sull'ambiente e i costumi, condotte su un tono famigliare e confidenziale, che ne ren- -1 dono anche più piacevole la let 1 f,...a 1 „; . „, ., . „ , Stona. — E uscito nei Quaderni della « Medusa », del Mondadori, un Napoleone di Louis Madelin, tradotto da Cesare Giardini. Non si tratta di una biografia, ma di un'interpretazione che pone in luce Napoleone quale organizzatore e e costruttore. L'immaginazione di -, , „«„i--,,4. „ _ -1 Napoleone era costruttrice come quella di un audace inventore, di un grande ingegnere. Lasciati da parte gli altri Iati della sua esistenza, il libro ha per scopo di ricercare quello che nel suo atavismo, nell'educazione, studi, circo- -Istanze, potè prepararlo alla sua I *"*' > ope l opera di grandiosa ricostruzione. alfa

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