La fastosa e gentile cerimonia alla Reggia per il battesimo di Vittorio Emanuele Principe di Napoli

La fastosa e gentile cerimonia alla Reggia per il battesimo di Vittorio Emanuele Principe di Napoli La fastosa e gentile cerimonia alla Reggia per il battesimo di Vittorio Emanuele Principe di Napoli La brillante folla degli invitati attorno ai Sovrani e ai Principi nella Cappella Paolina - Il canto della "Cappella Sistina,, e della "Schola Cantorum,, sotto la direzione di Lorenzo Perosi - La dimostrazione del popolo adunato in piazza del Quirinale Roma, 31 notte. Quando stamane il Principino di Napoli, l'Augusto pargolo che il febbraio scorso venne alla luce tra un fiorire di rosee speranze alla Reggia partenopea (e l'evento par. ve il coronamento dei voti di tutto il popolo, per la continuità della Di. nastia) è nato alla vita della fede; quando col rito medesimo che ogni giorno consacra l'ingresso di migliaia di piccoli esseri nel grembo della Chiesa Cattolica, che è la Chiesa di tutti gli italiani, un sacerdote ha cesparso il tenero corpicino del sale, l'ha unto con l'olio dei catecumeni, l'ha segnato del sacro crisma; quando tutto questo si compiva, e neU silenzio rotto solo dalle preci sacerdotali, in una pausa dei canti, s'è levata squillante una voce di bimbo in fasce, un tenero, appassionato vagito; al. •lora abbiamo per un istante dimenticato e. l'ora e il luogo e la solennità grande e lo sfarzo dell'incomparabile scenario e tante auguste presenze, e non abbiamo più visto intorno al fonte battesimale o presso l'altare, che un babbo, una mamma, che i nonni felici, i cui volti raggianti di intima commozione, si piegavano sul sacro mistero di una vita nuova Che la Chiesa accoglieva nel proprio seno. La cerimonia assumeva in quell'istante culminante, tutto il colore dj poesia che è proprio di questi riti. Si faceva intima e raccolta, nulla più che. una festa familiare, la più suggestiva, la più bella, la più dolce festa che una famiglia italiana e cattolica possa celebrare. Ricorderemo quella voce di bimbo come la cosa più bella, più commovente, più- viva, che abbia animato lo svolgimento del rito. Le squisite musiche che gli oratòri della Cappella Sistina e della Schola Cantorum, hanno versato in liquide effusioni, dalla cantoria alta e nascosta dietro la balaustra incontro all'altare, su quel raccolto uditorio, non hanno vibrato d'una nota più alta e più umana. Esse componevano intorno al pargolo Reale, un'atmosfera mistica, tutta fatta di echi angelici, di celestiali sussurri: quel grido infantile era un grido di vita, fu l'atto con cui il protagonista della cerimonia proclamava la sua presenza, richiamava su di sè l'attenzione di tutti gli sguardi, suscitava intorno al suo capo il voto fervido di tutti i cuori. Esso fu accolto come un segno felice: un segno augurale e propiziatore. Alla Reggia Eravamo giunti alla Reggia circa due ore innanzi tra i primi gruppi di spettatori. Nella splendida mattinata, un fitto anello di automobili già veniva serrando il Quirinale. Scintillìi di uniformi, fluttuare di piume sulle feluche, candore di veli su chiome nere o bionde delle dame. Sulla soglia, alto e enorme nella grande uniforme scarlatta, nel pugno la mazza d'argento con o stemma sabaudo, il guardaportone. Negli androni, nel cortile, per la scala marmorea, nelle sale, carabinieri in alta uniforme, corazzieri nelle scintillanti armature, valletti in calze chiare e parrucca incipriata, staffieri in marsina purpurea. Gli invitati procedevano' su una gran guida rossa, soffice, su cui i passi suonavano smorzati.. Ad ognuno, nell'atto in cui consegnava il biglietto di invito (l'invito era fatto dal gran mastro di cerimonie presi gli ordini da Sua Maestà il Re Imperatore, su cartoncino rosa segnato da una grande « S » e dello stemma sabaudo) veniva rimessa una medaglia-ricordo con le effigie del Principe di Piemonte sul retto, e nel verso lo stemma sabaudo circondato da rami di quercia. Ce n'erano migliaia, in eleganti astucci azzurro o oro, dentro alcuni vasi di argento. Alla Cappella Paolina si accedeva attraverso le sale Rosse, la sala del Trono, la sala dei Corazzieri. In quesr ultima, la più vasta, erano state ci ette, lasciando iti mezzo un varco al passaggio dei cortei e degli invitati, delle ampie • tribune a gradinate, tutte drappeggiate di damaschi rossi per accogliervi tutti coloro che, non potendo trovai* posto, per deficienza di spazio nell'attigua cappella, avrebbero dovto accontentarsi di assistere al passaggio della famiglia Rea!-' e Imperiale seguendo di qui, più con l'orecchio che con l'occhio, lo svolgimento del rito. Le due tribune, presso le quali prestavi^} ^ei vizio i corrazzieri, statuari neil immobile imponenza delle alte persone, erano già piene di gente: signori in mar sina e decorazotr. o in alta uniforme milito; e; dame in bianco e azzurro il capo t vvclto di grandi veli ricamati, fermati da sfolgoranti diademi. Dalle ampie vetrate il sole Irrompeva ad illuminare il quadro armonioso facendone risaltare i vividi colori. Nella Cappella Paolina Chi ricordava la Cappella Paolina in altre circostanze, anch'esse solenni (qui fu celebrato sette anni fa il matrimonio di Umberto e Maria di Piemonte; e qui, poche settimane or sono il Nunzio apostolico rimise a Sua Maestà la Regina Imperatrice la Rosa d'oro pontificale) avrebbe stentato a mettere d'accordo il suo aspetto odierno con l'immagine che ne serbava. Il gusto artistico e il paterno cuore del Principe, avevano ispirato un addobbo tutto nuovo e diverso, da cui si sprigionava una potente suggestione. La nota do- minante era il candore. Agli araz- zi, ai damaschi, ai ricchi candela- bri, alle poltrone dorate, ai velluti cremisi, si sovrapponeva una architettura di rose bianche, di gelsomini, di gigli contessuti in serti, festoni e grappoli. L'arazzo, che raffigura il battesimo di Gesù nel Giordano, portato qui dalla Reggia di Napoli, faceva da sfondo all'altare; sulla mensa era stesa una tovaglia di lino finissimo; sei ceri ardevano sui grandi candelabri in bronzo dorato; ai lati, sopra le credenze, i ricchi vasi di oro col sale, l'olio per i catecumeni e il crisma, venuti dalla Cappella Reale di Torino, e la coppa d'oro donata da Napoli con l'acqua lustrale per il battesimo. Su tutto, la grande croce. A sinistra, guardando l'altare, spiccava la gran nota purpurea del trono Reale, sormontato dal baldacchino e dalla Corona, con le poltrone per le LL. MM. il Re Imperatore e la Regina Imperatrice e per S. A. R. la duchessa di Vendòme, sorella di Re Alberto, madrina, che rappresentava nella cerimonia Sua Maestà la Regina Elisabetta del Belgio. Ad un lato del trono i seggi per 1 Principi e le Principesse di Casa Savoia. Poco discosto, la tribuna sulla quale prendono posto i Principi esteri. Di fronte al trono, ampie bancate ricoperte di damaschi rossi, per i membri del Corpo diplomatico, accreditati presso la Reale Imperiale Corte, con la poltrona riservata al gran mastro del Sovrano Ordine di Malta Principe di Chigi. Nel mezzo delia navata centrale, due file di bancate per le autorità. Presso la soglia due piccole tribune per i dignitari. Nella tribuna per i Principi stranieri abbiamo visto il Principe e la Principessa Conrad di Baviera, il Principe Moas. Giorgio di Baviera, la Principessa Roman di Russia, il Principe e la Principessa Napoleone Bonaparte. Nella tribuna del Corpo diplomatico i capi missione in uniforme con le signore in abiti chiari e velo bianco. Nella bancata le collaresse dell'Annunziata, il Gran Maresciallo della Corte belga con¬ te Cornet, il Presidente della Ca-I dtmera dei Deputati con gli uffici di presidenza, i Ministri e i Sottosegretari di Stato, i Marescialli d'Italia, il Maresciallo dell'Aria, il Presidente della Reale Accademia d'Italia, i Ministri di Stato e tutte le autorità fino alla quarta categoria. Erano anche presenti i pre-i fetti di tutte le Provincie del Re-1 gno, il Governatore di Roma, il Fe-I dorale dell'Urbe, il Governatore] della Città del Vaticano ed emi-inenti personalità della Corte pontificia. L'attesa A mano a mano che ci avviciniamo alle 11 l'attesa si fa ansiosa. Nella cappella in cui piovono luci diffuse riflesse è un'atmosfera di mistico raccoglimento. Oltre la balaustra traforata della cantoria vediamo un fluttuare di vesti bianche e paonazze: è giunto don Lorenzo Perosi, Accademico d'Italia, alla testa dei cantori della Cappella Sistina e degli alunni della Schola Cani orti m. Quindi ecco il corteo del clero celebrante. Apre il cammino il cosiddetto cancelliere in abito nero con in mano il cero che dovrà servire alla funzione. Avanzano poi due sacerdoti con bugia d'argento e il pontificale. Seguono due cerimonieri destinati a coadiuvare gli augusti padrini, il Re Imperatore e la duchessa di Venderne, e tre coppie di canonici in cappa di ermellino. Infine monsignor Beccaria, in un ricco piviale violaceo, ricamato d'oro, con in capo la mitra bianca; al suo fianco è il curato in stola e cotta della chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio, che è la parrocchia del Quirinale. I paramenti che il celebrante indossa sono gli stessi che monsignor Beccaria indossò 33 anni fa per il battesimo del Principe di Piemonte. Tanto vicini e già lontani nel ricordo; altro mondo, altre figure, altra cornice: la cerimonia ( dopo il rito preliminare avvenuto a Racconigi) non si svolse nella j Cappella Paolina che era in ripa-[ razione, ma nella sala da ballo della Reggia trasformata e adattata per la circostanza. Furono madrina Margherita di Savoia, regina madre, e padrino Nicola di Montenegro. Testimoni il principe Alberto di Prussia, in rappresentanza dell'imperatore di Germa- nia, e il principe Arturo d'Inghil-terra, in rappresentanza di re E- doardo i quali tuttavia per non ap-partenerc alla religione cattolica non poterono rispondere alle pie-ci di rito. La cerimonia odierna si limite sa al compimento de solenne rito formale prescritto dalla liturgiadella Chiesa, poiché già il Ponte- fice ha per particolare privilegio consentito che l'acqua benedetta venisse precedentemente somministrata all'augusto neonato dal cardinale arcivescovo di Napoli. In altri tempi le due diverse funaio-ni — la somministrazione del bat tesimo e il compimento del rito li- turgico — potevano essere conscn- tite per degnazione del Pontefice anche ai privati, ma dopo la codi-ncazione del diritto canonico ciònon può avvenire se non intervengano eccezionali circostanze. Il Corteo Reale Alle 11 precise si odono lontani gli squilli della fanfara reale. Nel-la cappella si fa il silenzio più as-soluto. Tutti sono in piedi. Glisguardi ansiosi si volgono versol'ingresso. Il Corteo Reale forma-tosi nelle sale, prima della sala dei Corazzieri si è mosso, varca il limitare della cappella. Precedo il maestro delle cerimonie marchese Marini Clarelli. Seguono le case civile e militare dei principi reali, la casa militare di S. M. il Re Imperatore, i gentiluomini di Corte e di Palazzo di S. M. la Regina Imperatrice, le alte cariche di Corte, il primo aiutante di campo generale marchese Asinari di Bernezzvj. il ministro della Real Casa sen. conte Mattioli Pasqua- lini, il grande scudiero conte So-laro del Borgo e il gran cacciato- Sant'Elia che precede le LL. MM che sono seguite dai principi e dalle principesse reali e dalle dame di corte e di palazzo di S. M. la Regina Imperatrice e delle realre conte Guerrieri. A breve distanza, preceduti dal mastro delle cerimonie conte Suardi, seguono collari dell'Annunziata e i mastrdelle cerimonie marchese Lanza D'Ajeta e principe Ruffo di Calabria. Avanza quindi il primo mastro delle cerimonie conte dprincipesse. S. M. il Re Imperatore che dà il braccio a S. A. Rla Duchessa di Venderne indos ga ,.alta uniforme e s M ]aReglna imperatrice cui porge i braccio s. A R n principe (li piemont6| in alta uniforme, veste unosplendido abito bianco. Dal capole discende un dovizioso pizzo bianco, fermato alla fronte da dladema regale. In ablto bianco è anch„ la macil.e s. A. R. la Principessa di Piemonte che è al brac-ciò del principe monsignor Giorgio di Baviera. Tutti i principi sono in aIta uniforme e tutte le principesSe vestono l'abito bianco con i ve j; bianchi. Dalla cantoria erompono le note gravi e solenni dell'inno sardo Conservct -De»* su Rtyno; i gentiluomini piegano il capo, le dame si inchinano reverentemente a passaggio dei Sovrani clic monsignor Beccaria, dopo aver offerto joro racqua benedetta, accompagna al trono, mentre monsigno Brasa, cappellano di Corte, offrM'acqua benedetta ai principi e aile principesse. Sul trono il Re Imperatoie siede in prima fila nellapoltrona che è all'estremo, versol'altare; alla sua distra è la duchessa di Vendóme, lo strascico deeui manto azzurro spicca sul velluto cremisi dei gradini del tronoa destra dell'ospite è la ReginaElena. Dietro si dispongono iprincipe e la principessa di Piemonte e la principessa Maria dSavoia. Dietro ancora, i duch d'Aosta, di Genova, di Pistoia, d Ancona, di Bergamo, di Spoleto il conte di Tcrino, i conti Calvi d Bergolo, i membri della famigli imperiale di R,ppvi, parenti della Regina Imperatrice, i collari dell'Annunziata. Il quadro, che i ricchi ahiti femminili, le uniformi, gli ori. le gomme, l diademi rendono incomparabilmente fastoso, si ricompone in una immobilità piena di attesa. Quindi il rumore di altri passi, accompagnato da un mormorio di curiosità, giunge dalla sala adiacente: è il corteo del principino di Napoli. Il roseo visino del bimbo si erge irrequieto da un guanciale di trine, recato sulle braccia dalla marchesa di Sant'Albano, dama della principessa di Piemcnte. Con lei sono il conte Giriodi, mastro delle cerimonie che precede, e il marchese Brivio e il marchese di Sant'Albano. e a i e i i a i . a l . o o o l o ¬ -| o n e o e l o r e ¬ Il rito L'ingresso del fanciullo è accolto da uno squillare di voci argentine: dalla Cantoria, dove finora s'erano effuse le note di un soave mottetto quasi modo y&niti infante?! Alleluia composto dal Perosi per questo rito, i bimbi della Schola Cantorum di San Salvatore in Lauro, intonano con sommesso accompagnamento di arpe e organo, l'Ave Maria perosiana. Intanto sul limitare del tempio si fa incontro al neonato monsignor Beccaria in piviale vicla con mitra. Egli si inchina sul fanciullo e gli rivolge io domande di rito: qi<id petis ab Ecclesia Dei ? Dal trono rispondono insieme le voci di S. M. il Re Imperatore e della duchessa di Ven dòme: Fidem. Il sacerdote domanda quindi che cosa la fede potrà valergli; e ancora una vclta gli augusti padrini rispondono a un tempo: aitanti aeternam. Monsignor Beccaria si toglie ora la mitra e comincia a scandire il latino della liturgia: si irjitur vis ad vitam ingredi serva mandata (« Se dunque vuoi entrare nella vita adempi il tuo dovere s). Poi soffia lievemente per tre volte sul vclto dell'infante e caccia da lui 10 spirito del maligno perchè faccia posto allo Spirito Santo. E col pollice lo segna della croce sulla fronte e sul petto: accipe sit/num crucis tam in fronte quam in corde (nella mente e nel cuore). Quindi con una mano sulla testa del piccolo recita un « oremus .» e benedice il sale per l'esorcismo. E il sale viene cosparso sulla linguetta rosea del fanciullo regale perchè accolga la saggezza e l'auspicio della eterna salute: «crine sai sapientee: propitiatio sit tibi in vitam aeternam. La prima parte del rito è compiuta. Il sacerdote invita il catecumeno a entrare nel regno di Dio. 11 piccolo corteo avanza verso l'altare e si arresta dinanzi al trono. Precede il clero. Il celebrante è al fianco della marchesa di Sant'Albano e ha coperto il principino, che grida, con la stola. Durante il breve tragitto attraverso la navata centrale risuonano delle pieci: la duchessa di Venderne e il Re Imperatore, mentre le musiche tacciono, si uniscono ai sacerdoti nel recitare il * Credo » e il « Pater », Quindi i padrini discendono dal trono e si accostano al principino: Abrenuntias Satanaef chiede mons. Beccaria. All'unissono per tre volte i padrini rispondono in nome del Piccolo: Abrenuntio. Il sacerdote impone all'infante l'olio dei catecumeni facendogli con esso il segno della croce sul petto. La cerimonia volge al termine. Mons. Beccaria depone i paramenti violacei e indossa quelli candidi con la mitra bianca. Unge il neonato con il sacro crisma quindi, mentre la duchessa di Vendóme tiene in mano il cero acceso, prende dalle mani di un cappellano la veste candida, il velo bianco che servi per il rito di Napoli e il velo che ha sfiorato la culla di Betlemme mandato dal patriarca di Gerusalemme monsignor Barlassina. E' la donazione simbolica dell'abito del neofita. Conclusa la cerimonia il celebran te pronuncia le augurali parole Vade in pace mentre il coro dei piccoli cantanti intona l'inno gioioso esultante del Perosi: Jubilatc Deo in exaltatione; servite Domi no in laetitia. Da ultimo monsi gnor Beccaria sale sull'altare e impartisce a tutti, al Principino ai Sovrani, alle Altezze Reali, ai presenti la benedizione. Sulla cantoria si intona l'Orèmus prò rene nostro et imperatore. Il popolo Una pausa di un attimo. Il quadro si scompone. Si ricostituisceil breve corteo del Principino e si avvia; sulle sue orme si riforma e procede il Corteo Reale e imperiale nello stesso, ordine in senso inverso. Di nuovo gli invitati si inchinano al passaggio del Re Imperatore, dei principi, della loro corte sfolgorante. Un grido di bimbo si ode ancora sempre più lontano: poi si alza il canto Laudate del Palestrina e il Salve Rcr/ina del Perosi; poi squilla in distanza la fanfara reale. Ma il rito ha un finale inatteso, un finale di cui è protagonista il popolo. Quando lasciamo la Reg- qsmdgstcmm'-1 £ia troviamo piazza del Quirinalea I invasa, da una dilagante moltitu-o 'dine di Sente che durante l'intera -1 cerimonia ha vegliato sulle soglie l j del Palazzo Reale partecipe dcl- l'evento a cui non le era dato di ; assistere materialmente. Le gria da, le invocazioni si fanno altisl i sime, fino a che la grande inve-1 triata del balcone eentrale della i ! Reggia non si apre e alla balaui stra appaiono il Re, la Regina, il i I Principe e la Principessa di Pie-, ' monte e la duchessa di Vendómei, fatti segno a rinnovate e incalzali-a Iti dimostrazioni di popolo. LA FOLLA SI ADDENSA ACCLAMANDO IN PIAZZA DEL QUIRINALE.