La responsabilità degli Stati di fronte alle dichiarazioni del Duce

La responsabilità degli Stati di fronte alle dichiarazioni del Duce la limitaiione degli armamenti La responsabilità degli Stati di fronte alle dichiarazioni del Duce Piena solidarietà della stampa tedesca - Riserve, cavilli, silenzi degli ambienti parigini Berlino, 28 notte. Mentre a Ginevra, ideale fucina di intrighi, l'attenzione di quell'alto consesso è concentrata sull'ignobile libello dei bolscevichi, sovietico-spagnolo, di Valencia, quella degli altri è rivolta ad una importantissima iniziativa partita da Roma; questo è il rilievo introduttivo che la cronaca odierna suggerisce ai circoli politici berlinesi, dove l'appello del Duce e le ripercussioni vaste e profonde che esso ha avuto non solo in America ma in tutto il mondo sono oggetto appunto di particolarissima attenzione. Realismo lungimirante Purtroppo non si possono fare soverchie illusioni, tuttavìa è lecito "prevedere, si osserva, che la iniziativa di Mussolini sarà considerata, almeno in America, come un contributo positivo alla causa della pace. In ogni caso nessuno potrà esimersi dal riflettere seriamente sopra le parole del Duce, parole dettate da un lungimirante realismo politico, realismo che ogni paese ha il diritto, anzi, il dovere di prevedere, provvedendo anche alla sicurezza dei propri confini. Il guaio è che la corsa al riarmo ha abolito ogni criterio di valutazione, anzi, ogni senso di misura, cosicché la sicurezza ha cessato, per così dire, di avere dei limiti. Ir altre parole l'obbiettivo del riarmo ha cessato di essere difensivo per divenire latentemente aggressivo. Ognuno vuole e spera di diventare così forte da potere uscire vittorioso da qualsiasi conflitto. Il pericolo è veramente duplice e quello economico potrebbe assumere d'improvviso proporzioni assai preoccupanti. Per rendersene conto basta constatare una cosa, cioè che proprio la corsa agli armamenti è l'ostacolo più grave alla collaborazione economica europea e mondiale. La Frankfurter Zeitung si chiede perchè il Duce abbia rivolto l'appello a Roosevelt: « La spiegazione, risponde, non è difficile trovarla. La situazione europea è ormai tale che anche appellarsi al semplice buon senso sarebbe cosa vana. Gli Stati Uniti invece sono interessati, sopratutto economicamente, alla pace del vecchio continente. Inoltre essi si seno sempre tenuti lontani dai conflitti dell'Europa, badando di seguire una linea di obbiettiva neutralità. Roosevelt ha quindi, volendolo, tutta l'autorità per dar seguito all'appello partito da Roma ». Secondo quanto riferisce il Dcutscher Dinest le dichiarazioni del Duce sono state salutate con vivissima simpatia nei circoli ufficiosi di Varsavia i quali, per ovvie ragioni sottolineano il passo dell'interventista dove, fra le cinque grandi potenze è annoverata la Polonia. Manovra inqualificabile Pure oggetto di attenzione, ma di genere ben diverso, è la manovra inqualificabile de] cosidetto governo di Valencia. Riassumendo le impressioni e i commenti dei circoli ufficiosi, la Corrispondenza politico diplomatica scrive che i rossi sembra facciano eccessivo affidamento sulla debole memoria del mondo se credono che l'appoggio dato apertamente all'azione di soccorso per i bolscevichi spagnoli dai circoli di varie potenze, sia stato dimenticato. « Il Libro Bianco fa mostra di ignorare la brigata internazionale inquadrata nell'esercito rosso e si limita a parlare dei volontari ita liani, evidentemente perchè essi sono meglio organizzati e disciplinati delle formazioni straniere che combattono a fianco dei bolscevichi. Ciò costituisce un elemento in favore dei volontari italiani, precisa la nota, ma non può valere come attenuante in favore degli altri. Del resto, il problema dei volontari stranieri è stato risolto fino dallo scorso febbraio con la decisione del comitato di non ingerenza, che portò il divieto degli arruolamenti ». La Corrispondenza rileva in fine che il Libro Bianco persegue lo scopo palese di sabotare il ritiro dei volontari dalla Spagna provocare un afflusso di soccorsi ai bolscevichi spagnoli, in misura più vasta di quanto non si verifichi tuttora. Il desiderio di arrivare ad un intervento delle potenze ginevrine, al fianco del . governo rosso caratterizza a sufficienza la incoscienza dell'azione del governo di Valenza la quale viceversa ha il vantaggio di smascherare di fronte al mondo l vari obbiettivi. Non meno pepati sono i commenti della stampa. « Quale è l'obbiettivo della manovra sovietico-spagnola? — scrive ad esempio il West Beobachter. — Lo dice il semplice buor*| senso. Riguadagnare, sul terreno diplomatico, ciò che i militari di Mosca vanno perdendo sui vari scacchieri della guerra civile. Approfittare della situazione europea per cercare una atmosfera favorevole al « nobile nonché legittimo » governo di Valenza; procurare ai compagni di oltre Pirenei una sorta di alibi per le Ituove progettate ingerenze ». Vice RvmcvdddlbdltpdasfgdytansdbrdsamFastdèrlsnèecRaodmatpnFdnedpdmCpfmmanepfdaf *| Cautela sospettosa Parigi, 28 notte. Intorno all'invito del Duce a Roosevelt per una iniziativa in fa- vore della limitazione degli arma- menti l'Oeuvre pretende sapere che negli ambienti ginevrini esso viene spiegato come una mossa destinata a far conoscere prima della riunione della commissione del disarmo prevista per lunedì che l'Italia è pronta a discutere il problema a patto che non sia la Lega delle Nazioni a occuparsene e che la conferenza abbia luogo su un terreno non societario. Il Temps,- dal canto suo, crede poter indurre dalle, dichiarazioni di Mussolini alla vigilia dell'arrivo a Roma di von Blomberg che nessuna alleanza militare è in vista fra Italia e Germania. Lo stesso giornale insinua che fra gli scopi dell'intervista del World Teleyram vi sia quello di controbattere la propaganda antifascista americana dimostrando alla opinione di quei paese che se il fascismo « contiene un'idea d'ordine e di autorità non ha però tendenze bellicose e vuole evitare la guerra ». In generale il gesto del Capo del governo italiano è stato presentato dalla stampa francese con avarizia di commenti e nei modi migliori per renderlo sospetto. La Francia paventa ogni iniziativa atta a distogliere l'Inghilterra dal suo programma di riarmo a oltranza e tutto quello che si può dire o fare oggi in prò della pace è considerato dalle sue sfere dirigenti come « indesiderabile ». Schacht moltiplica i discorsi e le dichiarazioni proclamanti il desiderio di pace della Germania. Ma nemmeno l'accoglienza fatta a lui è, per le stesse ragioni, delle più espansive. Al banchetto della Camera di commercio tedesca il ministro del Reich deplorò gli ostacoli opposti alle esportazioni dalla Germania e offerse alla Francia il carbone tedesco in cambio delle materie prime francesi. Spin'asse gli rispose asciutto che le difficoltà dell'esportazione sono un male comune e per il resto si diffuse in banalità non compromettenti. Alla colazione del comitato Francia-Germania Schacht ricordò che Hitler ha offerto al mondo nel volgere di pochi mesi la pace europea, la adesione ad una Lega delle Nazioni che non sia una semplice corte d'assise e un'intesa sul disarmo. Che cosa chiede la Germania in cambio di tutto ciò? Chiede la collaborazione nel campo coloniale secondo modi da definirsi. Il ministro tedesco si schermi dal voler fare un ricatto, ma concluse che bisogna forzare la mano al mondo perchè si decida a entrare nella via della pace. Se non che coloro che in altri tempi erano i più ardenti paladini della pace sono diventati oggi guerrafondai a oltranza e il ramoscello d'olivo del povero Schacht corre anch'esso il pericolo di appassire fra le sue dita. UHumanité, più violenta che mai, proclama che il viaggio del ministro tedesco è una « minaccia palese » non altrimenti del viaggio di von Blomberg a Roma e che aiutare il Reich economicamente equivarrebbe a aiutarlo militarmente. « La Francia, insiste l'organo comunista, non deve lasciarsi ingannare e il dottor Schacht deve sapere che il popolo francese si rifiuta a finanziare gli armamenti che Hitler vuol utilizzare contro di essa come contro il resto d'Europa ». Comunque, a dispetto della scomunica dei Sovieti, Blum ha offerto oggi a Schacht un ricevimento nei giardini della presidenza del consiglio e Chautemps, in assenza di Delbos, l'ha invitato a pranzo al Qual d'Orsay. Il mini stro del Reich ripartirà per Berlino domattina. Oggi intanto i Governi del gruppo di Oslo, cioè Belgio, Olanda Danimarca, Lussemburgo, Finlandia, Svezia e Norvegia, riunitisi all'Aja, hanno concluso un accordo allo scopo di intensificare i loro scambi commerciali. In virtù di tale accordo nessun provvedimento suscettibile di recare nuovi impedimenti ai traffici reciproci potrà più venire preso senza previa intesa con gli altri governi del gruppo, mentre si esamineranno in comune 1 provvedimenti idonei a rimuovere la concorrenza anormale tra i mercati rispettivi. L'accordo ohe vuole inaugurare una nuova èra nella vita economica degli Stati settentrionali, entrerà in vigore il primo luglio prossimo ed avrà la durata di un anno. Concetto Pettinato Un commento dell' Osservatore Romano Città del Vaticano, 28 notte. Osservatore Romano commenta lungamente la proposta del Duce per la limitazione degli armamenti. Dopo avere affermato che la storia dei negoziati sugli armamenti è ». la più triste » e sco- raggiante del dopo guerra, il giornale espone le vicende del sistematico fallimento dei negoziati disarmistl e rileva che « mentre il disarmo era previsto dal Trattato di versaglia, 'Ginevra attese fino 1932 convocare la Confe renza de, disarrao e cioè attese che fosge superata la 3tanchezzl i che fosse superata la stanchezza della guerra e fossero risorti vecchi rancori e le diffidenze ». Il giornale conclude: « Dopo le forze spirituali dell'Europa cristiana, la politica dell'America alla quale ai appella il Capo del Governo italiano, gode nel mondo il prestigio che ad essa deriva dalla popolarità dei suoi metodi, dalla sua ostilità alla guerra, dalla sua vasta rete di relazioni economiche con tutti i popoli. L'appello non è rivolto a Ginevra, ma al Capo di uno Stato il quale pur non appartenendo alla Lega svolge una po litica che ha risonanze mondiali, presuppone una ferma fiducia nella possibilità del successo. L'Ita Ha ha infatti più volte dichiarato che non desidera siano convocate Conferenze senza una sicura cer tezza nel successo. E' in questo successo che i popoli confidano, è per questo successo che lavorano quanti considerano la pace come condizione di progresso spirituale e materiale. Cosa spendono i vari Stati per gli armamenti Roma, 28 notte. Le dichiarazioni del Duce alla stampa americana sulla corsa al riarmo e sulla catastrofe a cui sì avviano gli Stati se essa non sarà frenata rendono di viva attualità un esame di quello 'Che spendono attualmente per gli armamenti le varie nazioni. Dal rapporto, frutto di un dllìgentissimo studio dell'americana Foreign Policy Association, risulta che negli ultimi quattro anni, dal 1933 al 1936 le spese militari sono balzate da 667,8 milioni di dollari a 964,9 milioni, negli Stati Uniti; da 2.690,7 milioni a 8.879,7 milioni di dollari in Europa (29 paesi); da 538,3 milioni a 634 milioni di dollari (6 paesi) in Asia. In Europa, le cui cifre presentano lo sbalzo più forte, la politica del riarmo febbrile è stata iniziata, particolare non privo di significato, dalla Russia. Dal 1933 al 1936 le spese militari sovietiche sono salite da 309,5 milioni di dollari a 2963,1 milioni. Si sono in quattro anni quasi decuplicate. Le cifre sono dell'Istituto americano, rilevatore neutrale. Ma il relatore alla Camera francese, Paul Bernier, avverte a sua volta che dal 1932 al 1936 i soli effettivi dell'esercito russo sono aumentati di ben 700 mila uomini. Questo intenso riarmo russo è stato accompagnato da aperte manifestazioni di personalità sovietiche che non lasciano dubbio sulla finalità a cui sono destinate le forze armate russe concepite come lo strumento che assicurerà il trionfo della rivoluzione bolscevica nel mondo. In Inghilterra in quattro anni, dal 1933 al 1936 il bilancio militare complessivo è salito da 455,5 milioni a 846,9 milioni di dollari. Il salto comincia nel 1934, il che significa che, contrariamente a quanto si è scritto, esso non ha nulla a che fare con l'azione dell'Italia in Etiopia e col suo distacco dalla Società delle Nazioni; ma nel 1937 si sono aggiunti i nuovi disegni militari per i quali non sono bastati più i bilanci normali e le abbondanti riserve dello Stato ed è stato richiesto e accordato il noto prestito di 400 milioni di sterline. In Francia si arriva nel 1935 ad una spesa, per il solo esercito, senza la marina, di 12,3 miliardi di franchi, che sale a 15,6 miliardi nel 1936 e a 19,5 miliardi nel 1937, mentre una rivista britannica prevede già che in realtà toccherà i 24 miliardi e mezzo di franchi. Quanto alla marina da guerra francese, essa porta nel 1937 una spesa di 4,4 miliardi di franchi con un aumento del 30 per cento rispetto al 1936. Non diversa è in proporzione la situazione degli altri Stati. La Polonia dedica alle spese militari il 30 per cento del suo bilancio; la Cecoslovacchia è salita da 1909 milioni di corone, nel 1935, a 2373 nel 1936 ed ha stanziato 7 miliardi di corone fuori del bilancio per uri piano militare 1936-39. La Romania è salita da 6,1 miliardi di lei nel 1935-36, a 8 miliardi nel 1936-37. Fuori di Europa, il Giappone salta da 851 milioni ' di yen nel 1933 (cifra già doppia di quella votata nel 1931) a 1021,5 milioni di yen nel 1935 e 1409 milioni per U bilancio 1936-37, oltre metà di tutto il suo bilancio statale. Gli Stati Uniti salgono per la marina da 297 milioni di dollari, nel 1932-33, a 571 milioni nel 1936-37, e per l'esercito da 243 a 389 milioni di dollari. Il loro bilancio complessivo della guerra e della marina per il 1937-38 raggiunge 1 992 milioni di dollari, la più alta cifra che mai sia stata raggiunta in tempo di pace. Per valutare il peso che deriva da'queste spese all'economia e alla finanza dei varii Stati, giova rilevare che a fronteggiarle, non bastando le risorse ordinarle di bilancio, esse vengono effettuate attingendo largamente ai prestiti interni. Tipico è il prestito dei 400 milioni di sterline britannico. L'APPARECCHIO DI STOPPANI POCO PRIMA DEL DECOLLO. (Telefoto)