L'onesta voce della Polonia rompe i complici silenzi ginevrini

L'onesta voce della Polonia rompe i complici silenzi ginevrini L'onesta voce della Polonia rompe i complici silenzi ginevrini II delegato polacco richiama la Lega alla realtà e dichiara che per il suo paese la questione etiopica è definita Ginevra, 26 notte. ITutta 1 odierna giornata gine-\ vrina è stata occupata dalla ria nione dell'Assemblea straordinaria per l'entrata dell'Egitto nella Società delle Nazioni. Dato il carattere solenne che si è voluto dare a questa riunione si è fatto in modo che il Consiglio non tenesse alcuna seduta e nello stesso ordine di Idee ci si è preoccupati di sospendere anche l'attività diplomatica che si svolge ordinariamente in margine alle riunioni ufficiali, in modo da dare l'impressione al nuovo Stato accolto in seno alla Lega che tutto l'interesse del mondo societario ai fosse di colpo trapiantato dalle rive del Lemano sulle sponde del Nilo. L'iniziativa polacca Senza per nulla sminuire le meritate manifestazioni di amicizia e di simpatia tributate a Ginevra ai nostri amici egiziani, manifestazioni che costituiscono d'altronde il perfezionamento formale di una procedura iniziata da tempo j„i r^o;^ siZ. Z. I dar Governo del Cairo, diremo pe rò subito che tutto l'interesse politico della giornata si è concentrato su di una breve quanto categorica dichiarazione fatta dal delegato polacco a proposito del decadimento dell'Etiopia di Tafari dalla sua qualità di membro della Società delle Nazioni. Già alcune settimane or sono quando si era saputo dell'impudente intenzione di Tatari di inviare una nuova delegazione a questa Assemblea, si era accennato ad un possibile intervento del Governo di Varsavia per invitare la Società delle Nazioni a troncare la sinistra commedia. Venuta a mancare a questa Sessione la presenza di una rappresentanza tafariana (per il giustificato timore deli'exnegus che l'Assemblea non avrebbe esitato a sbarazzarsi di questo peso morto) si era immaginato, In base al sistema caro ai societari nell'imbarazzo, di passare per stavolta sotto silenzio la questione, salvo a tentare di rimettere in scena la fischiatissima commedia all'Assemblea del settembre prossimo. Il Governo di Varsavia non ama le situazioni equivoche e però credette opportuno di chiarire ugualmente come, a suo giudizio, la cosidetta questione etiopica fosse ormai da considerarsi definitivamente risolta con l'immutabile situazione di fatto creata in Africa Orientale dall'Italia fascista. Malgrado le pressioni e i tentativi di intimidazione di cui è stato oggetto all'ultima ora, il signor Kormanicki non ha però esitato un istante a dare esecuzione alle categoriche istruzioni del suo Governo. Approfittando della presentazione del rapporto della Commissione per la verifica dei poteri dei delegati a quest'Assemblea, il delegato polacco ha fatto rilevare come « per motivi di cui essa sola è giudice, la Commissione stessa non avesse creduto opportuno di occuparsi della questione della rappresentanza etiopica lasciata in sospeso nel rapporto della Commissione per la verifica dei poteri all'Assemblea dello scorso settembre. « Se non si è giudicato opportuno di menzionare questa questione nell'attuale momento, malgrado che la situazione di fatto non lasci più sussistere nessuno dei dubbi che esistevano ancora nel settembre scorso, tengo a constatare — ha proseguito il delegato polacco — che il mio Governo, non avendo alcun interesse diretto o indiretto in Africa Orientale e preoccupandosi esclusivamente dell'avvenire della collaborazione internazionale nel quadro della Società delle Nazioni, la quale deve basare la sua esistenza sulle realtà,'considera per suo conto questa questione come definitivamente risolta». Coraggio... messicano Questa dichiarazione, che equivale ad una categorica constatazione fatta in piena Assemblea della eliminazione dell'Etiopia di Tafari dalla lista degli Stati membri della Lega, ha sollevato, come è facile immaginare, una profonda impressione fra tutti i delegati. Nessuno dei cinquanta e più delegati presenti all'Assemblea, neppure quelli tra i più famosi capoccioni del sanzionismo, si è sentito in vena di controbattere la netta affermazione del rappresentante polacco. Soltanto una delle più scialbe personifica zioni dell'antifascismo, il messicano Narciso Basola, ha creduto di poter sofisticare sulla messa a punto del governo di Varsavia, rilevando come essa fosse stata fatta unicamente a titolo individuale e come in caso contrario il Governo del Messico — poffarbacco! — si sarebbe opposto energicamente al tentativo di preparare l'esclusione dalla Lega di uno Stato membro. Per quanto riguarda lo svolgimento vero e proprio dei lavori dell'Assemblea, nominato il presidente nella persona del Ministro turco Rustu Aras (notiamo lo scacco del greco Politis che ha dovuto ritirare precipitosamente la sua candidatura), si è passati all'ammissione dell'Egitto in seno alla Lega. Il progetto di risoluzio- ne che si fonda sulla domanda formulata nel marzo scorso dal Governo del Cairo, e che constata che l'Egitto ha manifestato «l'intenzione sincera di assolvere i suoi impegni internazionali e che esso ha accettato le regole stabilite dalla Società per quanto riguarda le sue forze ed i suoi armamenti militari navali ed aerei» e che raccomanda pertanto alla Assemblea di ammettere l'Egitto stesso in seno alla Lega, è stato approvato all'unanimità. Dopo il protocollare discorso di ringraziamento del rappresentante egiziano Nahas Pascià si è avuta la sfilata alla tribuna dei rappresentanti dei diversi Stati, ! quali si sono congratulati con il nuovo Stato membro. Hanno parlato fra gli altri i rappresentanti d'Inghilterra, di Francia, di Turchia, della Grecia, Svezia, delia Svizzera ecc. Da notare a proposito del discorso del rappresentante elvetico on. Motta, alcuni chiari accenni alla necessità che Lf™ 1™1ÌL» Na£io?Ve >'ut» essere veramente efficiente ab chmprIoprabbia a realizzare veramente le sue premesse di universalià col permettere il ritorno in seno ad essa del gruppo delle grandi potenze attualmente assenti. La strategia di Del Vayo Il Consiglio riprenderà domani i suoi lavori. Alquanto si apprende stasera il rosso spagnuolo Del Vayo ha rinviato ancora di un giorno il suo intervento per sostenere il nuovo appello interposto alla Lega dal Governo di Valenza. D'altra parte si precisa a proposito della sua pretesa documentazione, come il materiale che egli si propone di sottoporre al Consiglio si riferisca unicamente all'Italia. Si precisa anzi che il titolo della cosidetta documentazione riguardante l'intervento straniero in Spagna, sia il seguente: « L'aggressione delle forze fasciste contro la Spagna repubblicana ». Si tratta evidentemente di un nuovo sistema tattico escogitato da quel grande stratega dei corridoi societari che è il signor Giulio Alvarez Del Vayo. Il defenestrato ministro del Governo di Valenza crede con questo di poter meglio riuscire nel suo metodo offensivo: attaccando su di un fronte solo, egli s'illude di poter rompere l'asse Roma-Berlino, seguendo in questo gli interessati consigli che gli vengono prodigati da Londra e Parigi. Stasera s'è pubblicata frattanto una lettera inviata dal rappresentanti di Francia e Inghilterra al Presidente del Consiglio per portare a conoscenza del Consiglio stesso l'accordo franco-inglese riguardante il Belgio. Questa comunicazione farà oggetto, come già abbiamo annunciato, di dichiarazioni comuni dei due rappresentanti dei Governi di Londra e Parigi nella prossima seduta del Consiglio. Per evitare il pericolo che tutto questo non porti alla vavaundisirenladinoil nisaseFzigcanl'mqreddpcdnecreazìonV di'non desiderati' legami ! vfra la situazione di neutralità del Belgio ed il Patto societario, il signor Spaak, Ministro degli Affari esteri del Governo di Brussello ha creduto bene di venire di persona a Ginevra. Come succede in quasi tutte le riunioni societarie si nota anche stavolta un tentativo del gruppo dei cosidetti Stati scandinavi e neutri per effettuare un concentramento di forze. Si annunzia cosi che i quattro Stati scandinavi Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca e l'Olanda, accoglieranno ufficialmente il Belgio nel suddetto gruppo nel corso di una so-1 lenne riunione che si terrà doma-j ni con la partecipazione di tutti 1 Ministri degli Esteri degli Stati, mpgslititl'l'ddnzdsdlondbgcdndrtaradsopacgCfipnral'cmiolaanctalpcnslleplopin questione. Da notare come '.ai.AfflftJ^^ la Svizzera dal canto suo si sia lepreoccupata di tenersi lontana danquesta nuova- coalizione società-1 ria. G. Tonella Buona occasione mancata Parigi, 26 notte. Tornando sull'argomento della vertenza etiopica, il Temps si abbandona, per la seconda volta' in pochi giorni, a una piccola manifestazione di rammarico di fronte ai pericolo che a Ginevra la questione rimanga insoluta e conferma il proprio desiderio di vedere una qualsiasi potenza rompere 11 ghiaccio prendendo una iniziativa che consenta finalmente alle * grandi democrazie » di farsi innanzi e di liquidarla. La tattica assenteistica dell'ex-negus sembra all'organo ufficioso « abile forse, ma piena di inconvenienti»: « Nessun dubbio, infatti, che importi liquidare al più presto la vertenza fra la Lega delle Nazioni e l'Italia in modo che questa potenza possa riprendere il suo posto nel Consiglio e nell'assemblea, giacché fino a quando l'Italia sarà assente da Ginevra, i negoziati di insieme che non possono progre- . dire se non col concorso attivo del | mzcdpscdsdrdrfmcndsllsvRgcvispUdrGoverno di Roma, rimarranno difficili. Qualunque iniziativa itta !» metter fine a un simile stato di cose verrebbe sicuramente accolta con interesse dai circoli internazionali ». Questo è il pensiero dell'organoItche passa per il portavoce del mi- tmstero francese degli Esteri. Ora, | cproprio oggi, il delegato della Po- igIonia alla Lega delle Nazioni ha lpreso, come tutti sanno, l'iniziati-1 sva che le sfere parigine sembravano auspicare. La sua non era una proposta vera e propria, ma, dichiarando che un governo esclusivamente preoccupato dell'avvenire della collaborazione intemazionale nell'ambito della Lega e della necessità che questa Lega fondi la sua esistenza sulla realtà, non poteva non considerare ormai il problema come risolto, Kormaniski offriva una occasione ruezio-. sa a coloro che realmente volessero agire. Che ha fatto Invece la Francia? La Francia è rimasta zitta, come è rimasta zitta l'Inghilterra, e si è lasciato cosi il campo lìbero al delegato me3S'cano, satellite notorio di Mosca-, per l'immediato siluramento dilla mossa polacca. Non avevamo dunque torto l'altro giorno allorché, rendendo conto delle precedenti dichiarazioni del Temps in favore di una pronta liquidazione della tvpgpmglamtftpendenza etiopica a Ginevra, fa- cevamo sulla sincerità delle me-!desime le nostre riserve. Debbia-,nettamente all'assurdo politico ed economico rappresentato dalla pri! vafione ij» colonie cui è condan 1 j , mo forse credere che la Francia, pur desiderando uscire dall'imbroglio e procurarsi gli estremi indispensabili per ristabilire la normalità dei proprii rapporti diplomatici con-Roma, abbia indietreggiato di fronte al pericolo di urtare l'Inghilterra? Ma a che si riduce l'autonomia della politica estera di Parigi se il Quai d'Orsay non dispone più nemmeno del'.a libertà necessaria a sfruttare la circostanza per regolarizzare la situazione di un ambasciatore e di un'ambasciata ? Dobbiamo credere che l'accenno di Kormaniski al fatto che la Polonia non ha in Africa Orientale nessun interesse, nè diretto nè indiretto, abbia urtato le suscettibilità francesi, come se il delegato polacco volesse sottintendere con quelle parole che la condotta della Francia e dell'Inghilterra nella questione è dovuta a considerazioni di tornaconto particolare e non a considerazioni societarie? Ma, in tal caso, il modo migliore per dimostrare che il polacco aveva torto, non stava forse nel dargli ragione ? Come non si è reso conto Delbos che con la propria iniziativa la Polonia rendeva! alla Francia, tanto pronta ad ac- j cusarla di ingratitudine, un se-1 gnalato servigio? Ma i fatti sonoICofarriZr '"^T*0 * filosofare sopra non serve. |Scnacht ha proceduto alle sue i prime prese di contatto col perso-1naie dirigente francese. L'inaugu- j razione del padiglione tedesco al- j l'Esposizione e un'intervista ac-jcordata ai giornali gli hanno per-1 messo di far sentire in pari tempo iio omo ,r«„« ir, „,,v.ku„^ ir-o-i; v,o la sua yoce in pubblico. Egli ha accennato ancora una volta molto !nata la Germania, e nelle proprie conversazioni con vari ministri tecnici, si è sforzato di far loro accettare un'equa riduzione dell'interesse dovuto pei titoli del prestiti Dawes e Young, Interesse che, come è noto, è del 7%. Il ministro dell'Economia non ha escluso che anche per la Germania l'autarchia non sia tanto un'ideale quanto una necessità e che il più bel giorno per tutti sarà quel-, lo in cui gli scambi internazionali | 'potranno riprendere. Concetto Pettinato jFalsiticazioni tendenziose Berlino, 26 notte. L'iniziativa britannica per I'la :i."*" jT"'", in'snanùT /ner'iì i le»?™ 81 „centro delle Suasioni noìltlcne .bfllnesl' . 1 1*™™ t"»0 si stigmatizzano . | momento, il Reich accolse l'iniziativa londinese con le riserve di chi ha non una ma cento ragioni di diffidare. Naturalmente non si poteva, in linea di principio, non salutare con simpatìa una inizia- Innanzi tutto si certe tendenziose falsificazioni dell'Harris a proposito di un presunto improvviso voltafaccia tedesco. Una notta di evidente ispirazione ufficiosa osserva, a mo' di premessa, che la tendenziosità risulta dal fatto che l'agenzia francese ha tirato in campo il maresciallo Blomberg, e più precisamente la vivissima impressione che il Ministro della Guerra del Reich avrebbe riportato osservando da vicino il quadro politico economico e militare dell'impero britannico. Appunto questa « vivissima impressione » avrebbe indotto il governo del Reich ad accogliere il progetto inglese e ad appoggiare una sollecita liquidazione della guerra civile spagnola. Successivamente, in seguito a pressioni da Roma, lo stesso governo avrebbe cambiato parere e formulato riserve. Precisazioni perentorie Come stanno in realtà le cose? Una occhiata ai giornali tedeschi degli ultimi giorni basterebbe per rendersene conto. Fin dal primo iva avente, sia pure teoricamene, un obiettivo di pace, tanto più che essa non era nè nuova nè originale. Infatti furono proprio 'Italia e la Germania le'prime a sostenere la necessità di affon¬ tare subito anche la questione dei volontari. Del resto anche l'Italia prese subito atto del progetto inglese, ne constatò e ammise l'opportunità, poi però si affrettò come il Reich a mettere i punti sugli i. Dell'iniziativa e dei suoi singolari sviluppi si occupa stasera anche la Corrispondenza diplomatica tedesca, per osservare anzi tutto che l'esperienza fatta col funzionamento del piano di controllo esige che venga data ogni garanzia che in caso di attuazione di tale •iniziativa essa sianon solo rispettata da tutte le parti ma anche fatta rispettare con ogni mezzo. La risposta negativa data in argomento dal governo rosso spagnolo dimostra che i bolscevichi non credono di poter vincere senza gli aiuti dei loro amici stranieri e sono fermamente riso- lut a non rinunziare a questa as ?lstenfa alla quale attribuisconc importanza decisiva. Latteggia- tregua, darmi può considerarsi « èvXg^fn^ét rap-' presentanti di Valenza. Girai e Del Vayo, sia pur fingendo preoccupazioni diffidenze e sospetti, fanno capire che il loro governo è disposto a dare un saggio di buona volontà, ad accettare cioè l'eventuale proposta di rispedire oltre fron'iera 1 volontari. Insomma ci si trova alle prese con una vera e ; offensiva politico diploma£ca contro u governo di Franco. Tutti i mezzi sono buoni, sopratutto quelli dell'armamentario ginevrino. Ma il funzionamento della Lega delle Nazioni non ri¬ mento dei rossi dimostra anche che essi non ne vogliono sapere della formula « La Spagna agli spagnoli » e documenta quanto fondato sia il timore dell'Italia e della Germania che una Spagna rossa non sarebbe che una filiale del bolscevismo internazionale. • Osservato che secondo il pen siero britannico il ritiro dei volontari combattenti dovrebbe venir preceduto da un armistizio, la nota rileva che il ritiro dovrebbe Invece venire attuato immediata mente. Qui, aggiunge, si tratta soltanto di buona volontà perchè le difficoltà tecniche sono minime. Gli intrighi societari Oggetto di particolare attenzione sono poi le manovre e gli intrighi societari. A metterli nella vera luce hanno contribuito taluni fogli parigini, primo fra tutti l'Hit munite, la quale non si perita di annunziare in tono di trionfo che l'iniziativa franco-britannica è sul punto di risolversi in una offensiva a favore dei rossi di Valenza. « Sta il fatto, osserva la * Boersen Zeitung », che il piano londinese che prevede, come è noto, come « conditio sihe qua non » una Ia P?r """P^'wLÌwSt? a£ nica non mirasse fin dal pnnci- fnditvguarda la Germania, la quale daI tempo se ne sta alla finestra a os- servare il poco edificante spetta-1 colo. Ciò non toglie però che essa cerchi di allungare lo sguardo per seguire il giuoco fra le quinte e all'occorrenza per procurare che gli. intrighi non si prestino ecces sivamente a sorprendere la buo-i na fede di certuni. Nel caso par-'ticolare anche il ranpUcejpmoj della strada è indotto a, chiedersi, |pio a appoggiare più o meno indi- rettamente"! bolscevichi da qual- che giorno addomesticati di Va- lenza e di Bilbao. «Insomma, conclude il giorna-' le, tutto lascia credere che la tra-i gicommedia del non intervento! abbia nuovi e più grotteschi e pe- rlcolosi sviluppi. E' bene quindi si chiaro-La Germania aon in- tende prestarsi a questo giuoco ». Vice