La riforma della rappresentanza

La riforma della rappresentanza PROBLEMI ATTUALI La riforma della rappresentanza La letteratura sulla riforma della rappresentanza non è molto ricca in Italia. Certo essa è memo copiosa di quella dedicata alle Corporazioni. L'attenzione che si porta ai problemi economici è, nel nostro tempo, assai superiore a quella riservata ai problemi più propriamente politici. Questo fatto può sembrare in contrasto con U decadere dell'economismo storico e del materialismo nella cultura, ma esso è innegabile. Anche la Commissione dei diciotto, nominata nel 1925 per lo studio dei problemi « attinenti ai rapporti fondamentali tra lo Stato e tutte le forze che esso deve contenere e garantire », anche quella Commissione, che fu chiamata dei Soloni, sbrigò sollecitamente e concordemente, i temi politici (rapporti tra il potere esecutivo e il potere legislativo e rapporti tra lo Stato e le associazioni segrete) mentre indugiò più a lungo nello studio e nella sistemazione teorica dei rapporti tra lo Stato e i Sindacati, nel. diritto privato e nel diritto pubblico, e non potè giungere a una conclusione unica. Gli è che, dinanzi a questo ultimo tema tutte le scuole politiche preesistenti al Fascismo e che avevano aderito al movimento, si trovavano a dover proporre una soluzione pratica della questione sociale che è quanto dire dei rapporti tra gli elementi della produzione e della ricchezza. Compito grave e in quel momento non ancora chiaro nello spirito della maggioranza, n tema dell'Ordinamento Corporativo fu quello che suscitò i maggiori dubbi e le maggiori preoccupazioni e obbiezioni. Ma è oggi inutile tornare a quella polemica che presuppone una fase ormai superata della Intelligenza del Fascismo, rispetto ai problemi dello Stato moderno. Ci premeva solo ricordarla per far notare l'utilità del libro di Francesco Paoloni dedicato al « Sistema rappresentativo del Fascismo ». (II Edizione - Editrice Rispoli. Napoli, 1937). Libro che è alla sua seconda edizione e che è di grande utilità per lo studio delle fonti della dottrina fascista. Alla dottrina e alle idee generali, si risale qui, infatti, dalla antica polemica di un giornale illustre, il Popolo d'Italia e dalla cronaca, che è molte volte storia, del movimento dei Fasci. H Pacioni fu partecipe di quella polemica in un posto d'onore; e così di quella cronaca e di quella Storia. Egli era, quindi, nelle migliori condizioni per raccogliere, coordinare, sistemare spunti, ricordi e articoli per poi risalire alla visione dei problemi generali cosi come si sono successivamente presentati e sono stati risalti. Le idee che il Pacioni era venuto esopnendo sul Popolo d'Italia tra il 1914 e il 1918, rivivono in 'questo suo libro e assumono forma e sostanza di nuovi istituti del Regime nella cornice dello Stato mussoliniano. La caratteristica di questo libro è quella di non discendere dalla dottrina e dai principìi scientifici all'esame dei fatti, ma di risalire dagli avvenimenti e dalla cronistoria politica degli ultimi venti anni ai motivi generali della polemica politica se non proprio alla dottrina generale dello Stato. L'elemento storico è, quindi, predominante in quest'opera su quello dottrinario o, per usare un termine caro al Panunzio, dommatico. Gli istituti creati dal Fascismo si possono osservare in questo volume del Paoloni nelle loro fasi successive: nelle tendenze e nei motivi che furono alla loro origine; nello sforzo di pratico adattamento e di elaborazione legislativa in cui si sono poi vigorosamente affermati. E' insomma, questo, un ritorno ai motivi della Rivoluzione e a quel clima di perenne mobilitazione spirituale di una minoranza che era proprio della vigilia, nell'ambiente del Popolo d'Italia. Oggi tutti sanno che nessuna discussione teorica può essere fatta in sede di diritto costituzionale fascista se non si tiene presente il pensiero dei Duce e il clima e l'ambiente in cui egli pensava e operava tra il 1919 e il 1922. Poi intervengono altri fattori e mille altri elementi di studio. Il genio del Duce può spiccare il suo volo e compiere grandi cerchi sempre più vasti e più alti: dalle lotte di partito e di comune, egli passa all'unione di tutte le forze vitali della Nazione e posa il suo sguardo sui casi di Europa e sui mali del mondo e fa più forte e più grande il suo Stato. Con Paoloni torniamo ai precedenti, risaliamo ai fatti cosi come possono essere fissati da un fedele testimone oculare. E' interessante il ricordo della intervista concessa il 23 dicembre 1922 all'Autore, dal Quadrumviro Michele Bianchi. Si era a nemmeno due mesi dalla Marcia su Roma e già la riforma costituzionale veniva chiaramente concepita e impostata da Michele Bianchi, allora Segretario Generale al Ministero dell'Interno. I principii, fissati !n quella intervista, per sostenere la necessità di rendere il potere esecutivo indipendente dal legislativo, furono ripetuti da Michele Bianchi nel discorso del 25 marzo 1923 al Lirico di Milano. Tutti ricor dano che' essi suscitarono molto clamore di polemiche e che, so prattutto, sorpresero e irritarono i normalizzatori e cioè coloro che faticavano dal giorno della Marcia su Roma a spegnere l'incendio della Rivoluzione con tutti i mezzi della persuasione e con molti buoni quanto inutili consigli. Con il pretesto di normalizzare la vita del paese, essi si sforzavano di far comprendere che il Fascismo salito ormai al Governo della Nazione dovesse ritenere chiuso il periodo rivoluzionario e dovesse contentarsi di ristabilire 11 normale funzionamento dell'ordine liberale preesistente con la inevitabile vicenda dei Partiti al potere. Pensavano, insomma, quegli uomini moderati e saggi: «Ora che l'ordine è tornato nelle strade e '.e agitazioni e gli scioperi sono finiti, il Fascismo non ha altro da t&ie che adattarsi all'ordine costi¬ tuzionale esistente. « Per essi la normalità era nell'ordine parla-mentare e normalizzare significa-va appunto tornare a quel regi me. E non comprendevano che il Fascismo non sarebbe nato e non avrebbe conquistato il potere se non avesse avuto in sè i motivi di un mondo nuovo da creare in sostituzione di quello che, decrepito, si era mostrato incapace dì governare l'Italia. Il Duce invece non poteva ammettere di continuare a versare il vino nuovo negli otri vecchi. Egli non aveva fretta ma non aveva nemmeno dubbi sugli sviluppi della Rivoluzione. I Partiti, il Parlamento, lo Stato, l'economia, il popolo: tutti questi concetti e queste realtà della democrazia parlamentare erano da rinnovare a mano a mano che venivano maturando i nuovi istituti della Rivoluzione Fascista. « Si va verso nuove forme di civiltà, (egli avverte il 18 marzo 34 alla seconda assemblea quinquennale del Regime) tanto nella politica come nella economia. Lo Stato riprende i suoi diritti e il suo prestigio come interprete uni-co e supremo della società nazio-naie. Il popolo è il corpo dello Sta-to e lo Stato è lo spirito del po- polo. Nel concetto Fascista il po-polo è Stato e lo Stato è popolo. Gli strumenti col quali questa Identità si realizza nello Stato so]no il Partito e la Corporazione, 1 n Partito è lo strumento formi dabile e al tempo stesso estremamente capillare che immette il popolo nella vita politica generale dello Stato: la Corporazione è l'istituto con cui rientra nello Stato anche il mondo, sin qui estraneo e disordinato, della economia». E' naturale che la Corporazionejarrivi a superare nello Stato fa- scista, come sistema di rappresen- tanza, quell'istituto parlamentare i o a o l 1 I manuali di questo tipo soprav- vengono quando la materia del - diritto è già sufficientemente 1 fredda, le fonti sono ciliare e le - ! interpretazioni sicure. Le nuove 1 nozioni si possono allora raggrup- \ pare sinteticamente con una vi- a ;sjone semplice e diritta la qualeche non appartiene originariamente al Fascismo e che è il prodotto di un altro secolo e di una diversa ideologia politica. Se per conoscere lo Stato fascista nella sua realtà e nei suoi antecedenti polemici è assai utile la lettura del libro di Francesco Paoloni, per avere sempre presente la struttura del nuovo Stato, nelle istituzioni più genuine e caratteristiche del Regime, è particolarmente indicato il manuale di Giuseppe Rabaglietti (Bologna, Grafiche Nerozzi, 1935) dal titolo Le Istituzioni del Regime. consente di inquadrare con precisione ed armonia la istituzione particolare nel grande quadro del Regime. Per il Rabaglietti fulcro del Regime è il Partito: e del Partito egli ci descrive minutamente l'organizzazione e il funzionamento. Compito del Regime è la difesa e la tutela della razza e l'or- gano essenziale preposto a questo compito è l'Opera Nazionale Ma ternità e Infanzia. Seguono, ai fl ni della formazione ed educazione della polemica giornalistica, i suoi volumi di cultura e di insegna mento, i suoi manuali di facile e rapida consultazione. Ugo d'Andrea della gioventù, l'Opera Nazionale Balilla, i Fasci Giovanili di Combattimento, i Gruppi Universitari Fascisti; ai fini della educazione della massa V* Opera Nazionale Dopolavoro » e, per la assistenza, ]'« Ente Opere Assistenziali ». Un capitolo è dedicato alle Corporazioni; un altro alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e, infine, il capitolo conclusivo, alle istituzioni culturali: Reale Accademia d'Italia; Istituto Nazionale di Cultura Fascista e Istituto Nazionale Luce. Il manuale è chiaro, bene ordinato e aggiornato. Il nuovo diritto ha così i suoi testi: le sue fonti ancora vibranti

Luoghi citati: Bologna, Europa, Italia, Milano, Napoli, Roma