Sullo schermo: L'uomo dei miracoli, di L. Mendes

Sullo schermo: L'uomo dei miracoli, di L. Mendes Sullo schermo: L'uomo dei miracoli, di L. Mendes i e L'uomo dei miracoli fu uno degli ultimi e più costosi sforzi di Korda e della London Film prima della crisi che sapete. Si dice, e si conferma, che il film sia costato cifre iperboliche; come e dove buona parte di quelle cifre sia stata impiegata, appare allo spettatore attento un mistero. In ogni modo questi son conti da retrobottega. Il film è certamente singolare, nelle sue prime pagine singolarissimo e assai piacevole. E' una fantasia di Wells alla Wells, con tutte le civetterie social-politiche, o pseudo social-politiche, delle quali da qualche tempo si pavoneggia il profeta in spiccioli d'un più o meno chimico avvenire. Ma la parte migliore del film è la prima, dove quelle civetterie sono quasi assenti, e ne affiora invece un umorismo compassato e imperturbabile, che bisogna saper gustare. State a sentire. In una vecchiotta cittadina inglese di provincia, ini povero commesso d'un emporio scopre d'un tratto in sè il soprannaturale potere di veder esaudito all'istante qualsiasi suo desiderio. Il poveretto ne è sbigottito e gioioso; e, a ogni nuovo tentativo, quasi incredulo. Roland Young tratteggia il tipo come soltanto un grande attore saprebbe. E il garbo di questi primi episodi è nel fatto che il poverino, il quale in un attimo potrebbe avere tutto il mondo in tasca o ai suoi piedi (come preferite), osa invece soltanto i suoi piccoli desideri di piccolo impiegato. Che la candela, sul comodino, si spenga da sè. Un grappolo d'uva, in gennaio. Due, tre, dieci orologi. La commessa, della quale è invano e da tempo innamorato, se là trasforma, ma per pochi istanti, in una specie di regina-bajadera da operetta. E che, soprattutto, la Dottega si spólveri, si lùcidi, si riordini da se. E cosi via. Poi le pretese aumentano, tanto nell'uomo dei miracoli quanto nel soggetto del film: e allora si vuol far vedere come e perchè tale straordinario potere dovrebbe esser posto al servigio dell'intera umanità, per una vita migliore: col bel risultato di un tremendo patatrac finale. Anche questa seconda parte, se fosse stata trattata con esemplificazioni visive, con una concatenazione d'episodi concreti, avrebbe potuto dar vita a un fantasioso affresco; invece le varie sequenze per lo più si affidano a dialogati, a discussioni, a dissertazioni. Se qua e là puoi magari gustare la battuta azzeccata, in tale proflùvie di parole rimpiangi però quando sullo schermo vedevi, tre quarti d'ora prima, oggetti apparire e sparire, muoversi e arrestarsi, in uno scampolo d'Uomo invisibile trattato con toni discretamente umoristici. Accanto al Young, Joan Gardner e Ralph Richardson. m. g.

Persone citate: Joan Gardner, Korda, L. Mendes, London, Ralph Richardson, Roland Young, Wells