LA CHIARA ESPOSIZIONE del Sottosegretario Bastianini

LA CHIARA ESPOSIZIONE del Sottosegretario Bastianini IL BILANCIO DEGLI ESTERI. AL SENATO LA CHIARA ESPOSIZIONE del Sottosegretario Bastianini Roma, 20 notte. I ti I- ji„t.i„™ .„„,. ,„ ' ti !™^„aSSÌL« seduta alle ore 16. Sono presenti j nell'aula il Ministro Alfieri e i Sot-, tosegretari Partali, Bastianini e Cavagnari Molto pubblico nelle tribune. Nella, tribuna del Corpo i diplomatico_ hanno preso^ posto il ! Ministro d'Austria a Roma e i rappresentanti di altri Paesi. Si riprende 1' esame del bilancio degli Esteri, e ha per primo la parola il sen. GIULIANO, il quale tratta della diffusione della cultura italiana all'estero non soltanto come affermazione di prestigio spirituale, ma anche come mezzo di penetrazione politica. Contrappone in proposito la vigile e dinamica opera del Fascismo all'inerzia e all'assenteismo dei passati Governi, opera esercitata attraverso il mirabile insieme delle organizzazioni italiane d'oltre confine rinnovate, potenziate e disciplinate sotto l'insegna del Littorio. L'opera di S. E. Ciano Il Presidente dà poi la parola al Sottosegretario agli Esteri on. BASTIANINI. Egli esprime il rammarico del Ministro per la sua assenza dall'attuale discussione e prega il Senato di non far mancare la sua approvazione ed il suo incoraggiamento all'opera a cui egli attende e tutti con lui con passione pari alla nobiltà del compito. In questo momento il Ministro accompagna le LL. MM. in visita che esse compiono nella capitale ungherese, confermando ancora una volta e nella maniera più solenne la profondità dei sentimenti che uniscono il popolo italiano e quello magiaro. Nel suo quadrato discorso il conte Ciano ha dato conto dell'attività svolta nel settore della politica estera che è quanto dire della sua attività. Il Senato sarà unanime nel constatare che in materia cosi delicata dopo che il Ministro degli Esteri ha trattato con mano maestra ogni questione ben poco resta da aggiungere. Farà qualche constatazione di fatto e fornirà al Senato qualche complementare ragguaglio. Confermati e consolidati dapprima in una atmosfera di sincera cordialità i rapporti esistenti fra l'Italia ed i Paesi amici che avevano avuto fede in lei e si erano rifiutati di abbandonarla nei momenti difficili, parlo dell'Austria, dell'Ungheria e dell'Albania, si venne sempre più precisando la sostanza dei nostri rapporti con la Germania la quale durante il periodo in cui il nostro Paese resisteva virilmente all'assedio economico e combatteva in A. O. aveva ripagato il nostro costante, disinteressato appoggio alle sue legittime richieste di uguaglianza morale e di piena sovranità territoriale con spontanea comprensione della nostra causa in A. O. e cordiale simpatia prese così forma l'asse Roma-Berlino, i cui scopi furono chiaramente definiti dal Duce nel suo discorso di Milano e che ancora oggi sarebbe difficile non identificare in un reale comune sforzo dei due Paesi ugualmente desiderosi di sviluppare le proprie risorse e di dare incremento alla propria attività cercando di allargare l'atmosfera di serenità e di fiducia stabilita fra di loro ed evitando ogni minaccia diretta ed indiretta alla pace europea. Una propaganda che cerca nelle difficoltà internazionali i mezzi della sua esistenza si è compiaciuta con troppa frequenza ma anche con troppo superficialismo a mutare nome alle cose ed ai fatti per attribuire piani di sovvertimento europeo proprio a quegli Stati che, dopo avere combattuto e vinto il bolscevismo hanno impedito che il pericolo da loro superato continuasse a minacciare l'ordine é la pace in Europa. Ma come tali manovre non hanno in alcuni modo influito sulla direttiva che il Duce ha impresso alla politica fascista di salvaguardare gli interessi della Nazione in ogni scacchiere con risolutezza non disgiunta però dalla comprensione delle imprescindibili necessità europee, così esse non hanno mutato nè le basi nè i princ'pi di più larga comprensione che Roma e Berlino si sono preI fissi quando concertandosi fra di loro hanno voluto evitare come il Duce affermò di creare un diaframma. I Protocolli di Roma L'Italia non ha dunque creato blocchi con nessun paese ed ha mantenuto fede alla sua direttiva costante di prendere ed incoraggiare dappertutto tutte quelle iniziative che le son sembrate capaci di creare più favorevoli condizioni morali e materiali alle nazioni. Nella regione Danubiana stabilendo con l'Austria e l'Ungheria quegli accordi che vanno sotto il nome di protocolli di Roma, l'Italia apriva nella luce della giustizia e del prirfeipio legittimo dell'eguaglianza fra le nazioni civili un vasto campo a quella auspicata conciliazione che da questi venti anni dalla fine della guerra è ancora purtroppo un'aspirazione. A confermare che tale e non altro era ed è lo spirito di quei protocolli è venuto l'accordo, austro-tedesco del luglio scorso col quale fu eliminato uno dei motivi di turbamento che maggiormente influenzavano in maniera negativa la situazione europea. Nella regione adriatico balcanica dopo aver resi sempre più efficienti e cordiali i rapporti che legano il nostro Paese all'Albania amica furono regolate con spirito di reciproca fiducia e comprensione le nostre relazioni con la Jugoslavia. Nel bacino mediterraneo la politica italiana era già da lungo tempo fissata su linee come sempre semplici e diritte. Che l'Italia non abbia mire su quel mare Mediterraneo che è la sua vita stessa oltre quelle di assicurare i suoi interessi e mantenervi la pace fu detto e ripetuto dal Ministro Ciano con parole che non lasciano adito a dubbie interpretazioni. Essa ritiene che a tali scopi debbono servire gli accordi da lei conclusi ai quali si aggiunsero il 7 gennaio 1935 quello firmato con la Francia e quello firmato a Palazzo Chigi il 2 gennaio con la Gran Bretagna. Non è difficile rintracciare in questa rassegna di fatti un unico filo conduttore che è la volontà del Duce di spianare la via alla realizzazione di quella collaborazione fra i popoli che egli non si stancò mai di ricercare e di favorire sia nelle iniziative che portano il suo nome sia nei negoziati che avvennero in varie occasioni su questioni di non secondaria importanza. Fra queste è opportuno dare un rilievo particolare ai negoziati testé conchiusisi a Montreux. Come è noto al Senato, l'Egitto manifestò qualche tempo fa alle Potènze che godevano nel paese i -rj^wj dp1 5Pirime csDitolare, la JST&Mtà dfprocedere ad'una ^visione di tale regime. L'Italia, fedele ai suoi principii -di rispetto i d, comprensfonc (felle necessità ! di ogni p^)polo clvlléi ai'eri prontamente a tale richiesta. L'Egitto da parte sua dando prova di uno spirito di comprensione che è del resto testimonianza della eua maturità politica, ha riconosciuto che ad un così profondo mutamento nello statuto degli stranieri sul suo territorio era necessario addivenire attraverso un periodo transitorio di progressivo adeguamento al nuovo regime. ■Esaminando la situazione della lega delle nazioni il sottosegretario osserva come il popolo italiano che ha per natura il senso disila proporzione e dell'armonia senta che troppo grandi compiti si era assegnata la Lega e che troppo stridenti antinomie si era cercalo di mettere insieme nel darle vitsi. Essa doveva fatalmente finire pe.r innalzare sugli scudi e farne quasi il proprio simbolo l'ideologia del bolscevismo, nemica degli ordina-1 menti europei ma rivestita per l'occasione di toga e pretesta. I senatori FELICI e GIANNINI hanno parlato dell'adeguamento dell'amministrazione ai suoi maggiori compiti, principalmente per quello che si riferisce al personale. Tre sono le ragioni che impongono un aumento di personale: la prima è che non esistono paesi dove l'Italia può fare a meno di essere rappresentata; la seconda che l'Italia ascesa ai fastigi dell'Impero deve proporzionare la sua rappresentanza alle accresciute sue esigenze; la terza che le collettività italiane debbono avere tutte il loro capo spirituale che le incoraggi e le protegga. L'oratore termina affermando che l'amministrazione degli Esteri guidata da un Capo che sa dare l'esempio nel suo lavoro di pace come lo dette altissimo in guerra, ogni giorno più con tenace volontà e chiari indirizzi assolve il suo compito. Cogli occhi fissi alla meta, col cuore saldo, essa è in linea silenziosa e fedele agli ordini del Duce. II discorso dell'on. Bastianini, spesso interrotto, è coronato alla fine da vive manifestazioni di consenso che si prolungano per alcuni minuti e alle quali partecipano i membri del Governo e il pubblico. L'oratore riceve numerose congratulazioni. Cellulosa e giornali Si inizia poi l'esame del disegno di legge concernente lo stato di previsione della spesa del Ministero Stampa e Propaganda per l'esercizio 1937-38. Il sen. CRESPI dopo avere lumeggiato l'etica e la funzione del giornalismo, osserva che esistono problemi tecnici connessi al giornale che vanno risolti, come quello della cellulosa. L'oratore chiede che della produzione totale sia riservata ai giornali la parte sufficiente non solo a mantenere le attuali posizioni, ma giungere a dare presto al giornalismo italiano le più larghe possibilità di sviluppo. La cellulosa serve anche ad altre industrie: e sono industrie utili e nobili. L'importazione della cellulosa ha subito le oscillazioni della produzione cartaria e di quella del rayon e delle fibre corte vegetali. Essa è salita da 1.700.000 quintali del 1931 a 3.283.000 nel 1935 (pari a 180 milioni di lire) per ridursi nel 1936 a 2.230.000 quintali (pari a 165 milioni di lire). Ma mentre la produzione cartaria discese da cinque milioni di quintali nel 1935 a 4.274.000 nel 1936, quella del rayon e fibre corte vegetali passò da 500 mila quintali nel 1934 a 920.000 nel 1936. Di tutta la cellulosa consumata in Italia, quella destinata alla carta per giornali rappresenta il 17 per cento. Aggiungerò che tutte le materie prime e ingredienti per la fabbricazione di carta da giornali, sono prodotti nazionali. L'oratore espone la crescente at trezzatura produttiva nazionale ed afferma quindi che non si intende in ogni modo diminuire il fabbisogno delle altre industrie che sono altamente meritevoli, come quella del rayon che compensa con una larga esportazione l'aggravio della importazione della materia prima. L'oratore chiede tuttavia che il Ministero voglia portare il suo massimo interessamento al fabbisogno dei giornali. Il giornale fascista non può considerarsi semplice organo informativo, come diventa fatalmente quando è ridotto in troppo modeste proporzioni: deve essere un giornale formativo, poiché è volto all'anima, all'ingegno, alla coscienza. La maggior carta dei giornali consentirebbe la pubblicazione di un più grande numero di articoli e di studi, con un conseguente impulso ad iniziative ed a problemi, e col più fervido potenziamento di tutte le attività nazionali. Con questo problema è anche collegata la espansione del giornale italiano all'estero, perchè se vogliamo che il giornale s'imponga anche fuori della Patria deve essere un giornale completo e tale da sostenere la concorrenza con qualsiasi altro periodico straniero. La diffusione della stampa italiana all'estero trova un ostacolo nell'alto costo del trasporto. I giornali spediti all'estero pagano per una copia di sei pagine centesimi 25, e per una di otto pagine centesimi 50. Tenuto conto della inevitabile percentuale della resa, le amministrazioni dei giornali esportano in piena perdita in tutto il mondo, eccezion fatta per l'Ungheria e la Jugoslavia, per cui si applicano tariffe ridotte speciali, e per l'Albania, che gode della tariffa del Regno. Ricorre spesso l'affermazione che i giornali italiani non sono molto diffusi all'estero, ma non bisogna dimenticare che anche in questo settore non è estraneo l'elemento pratico rappresentato dalle tariffe postali. Parlano poi il sen. BONARDI il quale tratta con profondità e ampiezza il problema dei turismo, e ANTONA TRAVERSI GRISMONDI il quale si intrattiene in modo particolare sul teatro. Il Presidente dichiara chiusa la discussione generale riservando la facoltà di parlare al relatore e al Ministro. Viene quindi data lettura di due interrogazioni dei senatori GUACCERO e GIAMPIETRO. Dichia-i rata quindi chiusa la votazione al scrutinio segreto e comunicatone il risultato, la seduta è tolta alle 19,40. It|