Un miracoloso restauro

Un miracoloso restauro Un miracoloso restauro Il Polittico di Giotto e la Trasfigurazione di Raffaello in una causa dinanzi al Tribunale Civile del Vaticano Roma, 14 notte. Nel 1931 la direzione delle Gallerie pontificie decideva di procedere alla restaurazione di due capolavori dell'arte pittorica esistenti nello Stato della Città del Vaticano: la Trasfigurazione di Cristo, del divino Raffaello, e il Polittico di Giotto, detto del Cardinale Stefaneschi. L'una e l'altro si trovavano in condizioni veramente pietose. Nella Trasfigurazione, ultima opera dell'Urbinate, la figura del Cristo appariva come appesantita dalle vecchie vernici e dal sudiciume accumulatosi per tanti anni. Il Polittico poi si trovava addirittura diviso nei varii pezzi che lo formavano nella sacrestia della Basilica di San Pietro. L'opera del prof. De Prai L'incarico di estrema delicatezza e difficoltà, che richiedeva la mano particolarmente esperta di un non comune restauratore, veniva affidato al prof. cav. Pietro De Prai; la quale scelta, come ebbero ad esprimersi alcuni illustri critici e cultori d'arte, non poteva essere più felice in quanto il De Prai dal 1930 al 31 aveva raccolto le più ampie e unanimi lodi dei competenti — dal Venturi al Toraca, all'Hermanin e al Mufioz — per il metodo rigorosamente scientifico dei suoi restauri condotti con grande sensibilità e suprema perizia agli Uffizi, al Pitti, all'Accademia di Belle Arti, a Palazzo Vecchio, sempre a Firenze, al palazzo Venezia in Roma, dove aveva saputo ridare il loro antico splendore alle antiche decorazioni bramantesche della sala Regia e quelle mantegnesche delle sale del Pappagallo e dei Paramenti e poi ancora al palazzo Capranica, pure a Roma, a Bracciano, a Tolta, a Trevignano. Particolarmente difficile si presentava il restauro del Polittico Stefaneschi di Giotto perchè su tale opera erano stati eseguiti in tempi remoti, a titolo di esperimento, lavori di restauro, fortunatamente sospesi perchè condotti con criteri riconosciuti non appropriati a giudizio del professore Roberto Longhi. L'opera paziente, da « chirurgo», del prof. De Prai, che richiese un complesso di operazioni variate a seconda dei particolari danni, durò ben 19 mesi e riuscì una mirabile opera di perizia tale da meritare un vero plebiscito di lodi e di ammirazioni da parte dei più illustri critici storici dell'arte. Anche la stampa quotidiana si occupò largamente dell'opera del De Prai allorché, inaugurandosi la nuova Pinacoteca vaticana, i due mirabili dipinti che vi avevano trovato degna sede poterono essere offerti all'ammirazione e alla gioia del pubblico di tutto il mondo. Per il Polittico giottesco si parlò di una vera e propria « resurrezione». Il prof. Hermanin fu d'avviso che il De Prai aveva « saputo dare all'insigne opera il valore che aveva pressoché perduto per le ingiurie del tempo e la trascuratezza degli uomini » richiamandola addirittura a nuova vita. Il prof. Longhi in un caldo elogio al De Prai scrive tra l'altro: « Restituendo al Polittico Stefaneschi la verità dell'aspetto antico ella ha indubbiamente offerto agli studiosi la via più sicura per giungere a conclusioni definitive su un argomento tanto dibattuto e di tanto peso, oltre il merito altissimo di aver riconsegnato al godimento del mondo un' opera d' arte sublime ». In termini analoghi si esprimeva il prof. Aru sopraintendente alle arti medioevale e moderna per le Marche e la Dalmazia. « La pulitura — egli ebbe a scrivere — ci fa conoscere in essa (nell'opera) la tavolozza di Giotto ». Per quanto riguardava poi la Trasfigurazione il prof. Mufioz tra gli altri non lesinò il più caloroso elogio. « Ora si può dire — egli ebbe a scrivere — che si sente quel caldo splendore coloristico di Raffaello, mentre prima sembrava una sorda opera di bottega ». E il sen. Venturi scriveva che « egli aveva ridonata alla gioia degli occhi l'ultima pittura di Raffaello ». 20 mila lire o due milioni? Senonchè le spine per il prof. De Prai spuntarono allorché si rivolse all'amministrazione delle Gallerie vaticane per avere il compenso che la sua opera meritava. A lavoro ultimato, poiché tra il direttore delle Gallerie pontificie e l'artista non si era convenuto il compenso, il comm. Bartolomeo Nogara, direttore prò tempore delle Gallerie e del Musei pontifici e il De Prai ritennero opportuno, per evitare qualsiasi contesa giudiziale, di rimettersi al giudizio di persone competenti. I periti delle parti furono nominati nelle persone del comm. Achille Bertini Calosso per il comm. Nogara e del dott. Remo Montiroli per il prof. De Piai. I due nominarono come terzo perito il comm. Romolo Artioli. Nel compromesso era detto tra l'altro che la determinazione del compenso fatta dai periti sarebbe stata obbligatoria per entrambe le parti «senza possibilità di alcuna . forma di impugnativa, di qualsiasi specie, come se si trattasse del giudizio di arbitri amichevoli compositori ». I-lavori peritali si iniziarono il 26 maggio 1936 e proseguirono per cinque sedute nelle quali, dopo un esame dei due quadri restaurati, si parlò della misura del compenso: da una parte si offriva la somma di lire 20 mila; dall'altra (dal De Prai) si chiedevano 2 milioni, e cioè 1.300.000 per il! Polittico di Giotto e lire 700.000! per la Trasfigurazione che ha un pregio mondiale. Su questo punto la discussione fu lunga e movimentata e le proposte varie fino a che il dott. Montiroli e il professore Artioli furono d'accordo nello stabilire il compenso in lire 900 mila. Contrario fu il prof. Bertini Calosso il quale osservò che, come alto funzionario dell'amministrazione italiana delle antichità e belle arti, come studioso, sentiva il bisogno di ritirarsi, denunciando al Governatore dello Stato della Città del Vaticano la sua rinuncia al mandato conferitogli. Gli altri periti inserirono nel verbale di essere d'accordo nel valutare il compenso al De Prai in lire 900 mila. L'ultimo verbale che porta le firme Artioli, Montiroli e del segretario comm. Soletti e non del prof. Bertini Calosso, nel giugno 1936 era rimesso al marchese Serafini e il successivo 4 luglio il prof. De Prai con lettera al Governatore della Città del Vaticano domandava il paga- mTslmcSb§ ! ! mento della somma suindicata. Tale lettera non ebbe alcuna risposta. Le due tesi in contrasto Il prof. De Prai, assistito dall'avvocato Agostino Mittiga, conveniva allora dinanzi alla commissione per le causo civili di competenza del foro laicale dello Stato della Città del Vaticano, il Governatore della Città del Vaticano stessa in persona del marchese Camillo Serafini per sentirsi condannare al pagamento, in favore del De Prai, della somma di lire 900.000 quale risulta fissata dal collegio delle parti. La causa sarà chiamata all'udienza di domani 15 dinanzi al tribunale vaticano, il quale fisserà il giorno per la discussione. Le parti si sono frattanto scam biate voluminose memorie a stam- §a. Nell'interesse del Governatore ella Città del Vaticano, il suo patrono, avv. Luigi Angelini Rota, sostiene che ricorrono nel caso in esame gli estremi dell'arbitraggio e non dell'arbitraggio irrituale, in quanto si tratta di definire un elemento solo della questione e che in tal caso la decisione è impugnabile quando è contraria all'equità: che gli arbitratori potendo essere in numero pari, anziché dispari devono pronunciare non a maggioranza ma a unanimità; che, infine, non ha avuto luogo la votazione sulle proposte del prof. Artioli, cui aveva aderito il prof. Montiroli. La difesa del De Prai oppone che si è invece in tema di arbitrato libero o irrituale in quanto tutta la materia del contendere è rap presentata solo- dalla determina zione del prezzo e quindi, secondo la giurisprudenza, non è possibile il riesame nel merito; che se si tratta, per ipotesi, di arbitraggio, una recente sentenza 'della Corte Suprema stabiliva che la decisione dell'arbitratore può essere impugnata se si appalesa contraria alla equità, a meno che le parti non abbiano preventivamente rinunciato ad ogni impugnativa di merito, come nel caso in esame avevano rinunziato con le inequivocabili parole del compromesso: che la questione riguardante il numero pari o dispari degli arbitratori non riguarda la causa in quanto le parti, stabilendo il numero dispari nel compromesso, pensavano che vi sarebbe potuto essere un voto a maggioranza. In ultimo, per quanto riguarda la votazione, la difesa del De Prai osserva prima di tutto che occorre nell'arbitrato irrituale una manifestazione di volontà degli arbitratori e questa ha avuto luogo due volte, sia auando i periti Artioli e Montiroli avevano ritenuto dovesse pagarsi al De Prai la somma di lire 900.000, sia quando essi votavano contro la proposta Bertini Calosso che proponeva lire 60.000. D'altra parte la difesa del De Prai fa notare che — essendo il Codice di Diritto canonico prima fonte di Diritto obbiettivo nello Stato della Città del Vaticano, giusta l'articolo l.o della legge 7 giugno 1929, numero 11 — l canonisti scrivono che, secondo il Diritto canonico, quando in un collegio di tre arbitri, uno di essi legittimamente impedito non compare più quando è cessato 11 legittimo impedimento, gli altri due possono esaminare e definire la questione come se l'altro fosse presente; il che è avvenuto perchè essendosi allontanato il BertiniCalosso, quando constatò di essere per due volte in minoranza, i due rimasti votarono che si dovessero pagare lire 900.000 al De Prai. Si tratta, come si vede, di elegante questione di Diritto sulla quale dovrà decidere il Tribunale Vaticano. La commissione è presieduta dal gr. uff. Pericoli e ne fanno parte, quali giudici, il prof. Carrara e l'avvocato Guidi, quest'ultimo relatore della causa. Il delitto di Le Piazze L'arringa defensionale Maffei Brescia, 14 notte. Al processo per il delitto di Le Piazze l'on. Maffei di Mantova ha svolto la sua arringa defensionale dei Moretti, sostenendo che il dibattimento ha lasciato insoluti tutti i punti interrogativi della istruttoria e della sentenza che rinviò a giudizio gli imputati. Ha definito misteriosi i caratteri del delitto, scorgendo, nel rinvio del processo alla Corte d'Assise di Brescia per legittima suspicione, una prova del lati paricolosi del processo stesso, per un delitto che può avere diverse e ben più gravi causali di quelle attribuite ai Moretti. Secondo l'on. Maffei, per una contesa di poche migliaia di lire non si uccide un uomo, e special mente non possono avere ucciso i Moretti i quali, di fronte al crollo finanziario, hanno cercato di salvare l'onore mettendo a disposizione dei creditori tutti i loro averi. L'oratore qualifica un errore giudiziario l'aver tenuto per due anni imprigionato l'Artemio Moretti dei quale la Parte Civile e il Pubblico Ministero chiesero l'assoluzione, ed afferma che il processo non ha condotto ad alcuna prova di colpabilità contro gli altri due imputati. L'oratore rileva infine la contraddizione, da parte dell'accusa, nel ritenere correo l'Alfredo Moretti che, secondo la deposizione del nipotino e della nuora, avrebbe chiesto al padre se era stato lui a commettere il delitto. Se il delitto fosse stato ordito e compiu to dal Leopoldo e dall'Alfredo Mo retti, nessun bisogno c'era dell'interrogatorio del -figlio nè della confessione dei padre. FALLIMENTr TOM NO, 14. — Fontanella Danto, l(u])]ii-CBeutanzu, via Talucclii 1: Beni,. 12-0-1937 hii istanza, di creditore j giuUiuu delegato eav. uff. Bostan-, amatore • Brunetti avv. Giovanni; verifica d'editi: 15-6 ore 9,30. — Oasso Paola ved. Cay, Articoli cumiliaglii, cordo Francia 310 bis; sent. 13-6-1937 pa86a a piccolo fallimento per passivo inferiore a L. 20.000; commina, giuà.: rag. MasBerano Lorenzo. — Migneeo ing. Domenico, Badlo, corso Francia n. 21; sent. 13-5-1937 determina cessazione pagamenti al 24-9-1936. — Rivoirg David e Miohelin Salomon Maria, Torre Pellice: decr. 14-5-1937 ordina la convocazione dei creditori per deliberare su proposta di concordato al 15% per i creditori chirografari; fiBsa- a tal uopo il giorno 28-5-1937, ore 10, davanti al giud. cav. Delmaatro. — Maschio Ciovanni (Ditta O.I'.E.S.). Tipografia, corso San Maurizio 63. decr. 14-5-1937 fissa pel -•inrno 11 ghigno, oro 10. davanti al ciiidii-p delegato cav. Delmastro, la adunanza dei creditori per delibeiarc su proposta di concordato al 16 % ai creditori chirografari.