Alfredo Loisy

Alfredo Loisy Un esegeta eretico Alfredo Loisy DI quel vasto e sottile movimento che prese nome di modernismo col proposito di svuotare il Cristianesimo del suo contenuto sovranaturale e del suo carattere divino, Alfredo Loisy è uno dei rappresentanti tipici ed autorevoli. La sua fatica non conosce tregua; Loisy che, qualche anno fa, ci ha narrato dei particolari autobiografici interessanti circa le origini prime e lo sviluppo del suo atteggiamento spirituale e filosofico, procedo instancabile, sereno nell'applicazione del suo metodo storico-critico. Le sue conclusioni negative si susseguono logicamente, spietatamente. La sua posizione non segna alcun indice di orientamento verso l'ortodossia, ma un distacco sempre più netto e reciso. Il suo modernismo si riafferma nettamente, risolutamente nelle sue due recenti opere: Les origines de Nouveau Te.itament - George Tyrrel et Henry Bremond. E' stato tagliato fuori della comunione della Chiesa cattolica; c'è forse qualche nostalgia, qualche vaga aspirazione in lui al ritorno? Egli dichiara esplicitamente di no. « Sono stato ufficialmente dichiarato, ed io resto, intendo restare estraneo alla comunione della Chiesa romana ». Le sue tesi esegetiche sono audacissime, demolitrici e vanno al di là delle posizioni della stessa critica biblica indipendente. I Vangeli di S. Matteo e di San Marco li fa comparire nel primo terzo del secondo secolo; S. Luca sarebbe contemporaneo degli Antonini e degli scrittori apologisti; mette verso il 130-135 la comparsa del Vangelo giovanneo, il quarto. Loisy riconosce che queste tesi incontrano un'opposizione universale, ma egli spera che l'avvenire gli renderà ragione. La sua posizione si riflette sopra tutta la letteratura neo-testamentaria e sopra la prima letteratura cristiana. La questione cronologica importa infatti enormi conseguenze. Scompone, riduce a pezzi gli Atti degli apostoli, i sinottici, l'epistola ai Romani di S. Paolo, la cui unità è universalmente ammessa. II Loisy rigetta il Nuovo Testamento nel quale non vede che un cumulo di puerili leggende e di sogni gnostici. C'è, nei suoi ultimi libri, una violenta ed amara irritazione contro la Chiesa, un radicalismo spinto in tutto ciò che riguarda l'origine ed il carattere del Libri santi, ma, nello stesso tempo, vorrebbe salvare i valori religiosi contenuti in germe nel giudaismo e nel cristianesimo iniziale. « Diclamo dunque, egli scrive, che il fatto religioso ebraico ed il fatto religioso cristiano non sono la rivelazione totale, adeguata, definitiva che hanno voluto essere, ma che sono un caso notevole, il più naturale che sia avvenuto nella umanità ». Riconosce che l'uomo non vive solo di scienza, ma primieramente della spinta spirituale. « Poco importa, soggiunge, in fondo ciò che hanno potuto testualmente dire Gesù, Pietro, Paolo e Giovanni, e ciò che in seguito hanno detto altri per loro; ciò che importa è il fuoco che essi hanno acceso, che certo non si estinguerà prima che sia finita l'umanità. Perchè, se gli uomini passano, l'umanità resta e, se le religioni si spengono, la religione brilla sempre ». Questa concezione religiosa gli è cara e vi ritorna sopra spesso in queste sue pagine desolate. Cosi « La natura dell'uomo è più profonda della sua facoltà di critica razionale, ed è dal fondo della natura umana che procedono, prima di ogni rudimento di scienza metodica, non solo la facoltà, il bisogno e il desiderio di conoscere, ma, con questa facoltà stessa, questo bisogno, questo desiderio, il senso mistico.'il senso dello spirito, fondamento della conoscenza, sorgente della religione, della morale e dell'arte, radice dell'umanità ». Il senso mistico è cosa profonda e reale, ma osservano i cultori della teologia cattolica che da solo non basta nè a creare, nè a spiegare la religione. L'uomo ha in sè 11 desiderio del divino; per soddisfarlo egli si attacca a questa od a quella creatura, ne fa degli idoli;. l'esperienza è tristemente negativa. Allora Dio interviene, si rivela; da quel giorno all'uomo è posto un dilemma: accogliere o rifiutare, infedeltà o fede. I mistici offrono una preziosa testimonianza; Loisy lo riconosce e vi fa sopra un gran calcolo. La unione dei mistici con Dio non rivela verità prima sconosciute; la loro è la fede comune, autentica, ortodossa, cioè quella di ogni buon fedele, ma con una impronta, un calore speciale di carità per cui la rivelazione sembra imprimersi nel fondo della loro anima. Questo insegna la storia ed il carattere della contemplazione mi. stica ed indarno Loisy fa appello a quella testimonianza. Acanto