Un altro ribelle schiacciato da una nostra colonna volante

Un altro ribelle schiacciato da una nostra colonna volante Un altro ribelle schiacciato da una nostra colonna volante Le popolazioni dell'Haràr liberate da uno dei più loschi razziatori (DAL NOSTRO INVIATO) CUNNI, aprile. La prova migliore che in Etiopia per il ribellismo non c'è più modo di vita è data da un episodio di questi giorni, che ha trovato la sua conclusione nelle boscaglie tremende che orlano di paura e dì fiere il confine fra il Somaliland inglese ed il nostro Governo dell'Harrar. Un tempo qui in Etiopia bastava a Tafari che i capi a prezzo di patteggiamenti, accomodamenti, pedaggi e balzelli gli assicurassero via libera e controllo lungo le direttrici vitali. Per il resto che ognuno si aggiustasse, nè si è mai, mai, dato il caso d'una spedizione intrapresa dalle truppe del negus per rastrellare territori vasti come un regno dall'attività infame dei banditi, capeggiati spesso da uomini di alto rango, fitaurari, liquemacas, addirittura deggiacc, i quali con armamenti modernissimi oltre a trarre dai territori battuti il vettovagliamento e il soldo per i guerrieri, vi attingevano largamente come in un enorme forziere di oro nero, di carne umana, per rifornire i mercati di schiavi ancora sino ad un anno fa cosi fiorenti, specie nell'ovest e sulle compiacenti coste dei somali. Dato il colpo di grazia all'ultima entità ribelle di qualche rilievo che fosse rimasta in campo: con la fucilazione di Desta, il Maresciallo Graziani ha voluto che la pace feconda' prosperasse in ambiente sereno, e nello stesso tempo provare alle popolazioni sottomesse e disarmate che le truppe italiane assicurano tran quillità e giustizia: opera di disin fezione energica, missione di civiltà che capillarizzata come mai fu fatto da nessun altro Paese colonizzatore, meriterebbe larghe maestose pagine di poema, Il re... di Concludo Quest'opera è stata affidata a colonne volanti fornite dai presidi: dei vari territori; colonne di saldi allenati reparti indigeni inquadrate da ufficiali scelti, nutrite da elementi nazionali per i servizi, vettovagliate si da poter restare in campagna anche un mese di fila senza dover ricorrere ai magazzini; e del resto assiduamente seguite nei loro spostamenti dalla nostra aviazione, che ad ogni bisogno esegue aereorifornimenti i quali in questi ultimi mesi hanno raggiunto una perfezione tale che la statistica annovera il cento per cento di lanci « a buono ». Le colonne « schiumano » il territorio loro affidato. In questi giorni, in questo formidabile rastrello umano costituito dai nostri battaglioni arabosomali, ha incappato uno del capi più foschi e più romanzeschi della vecchia storia etiopica, nientemeno che il fitaurari Bagdè Gabrè, che da qualche anno amava firmare i suoi atti « Bhaadè, re di Condudo », e che effettivamente aveva sempre rivendicato di fronte agli emissari di Tafari una sua discendenza regale, e si era rifiutato di scendere ih campagna contro noi, perchè il negus gli aveva negato il titolo di ras e l'attributo di altezza reale. Quando il territorio di Condudo fu occupato dalle nostre truppe, Bagdè Gabrè dopo aver giocato sull'equivoco e compiuto razzie spietate fece una tortuosa sottomissione, spargendo la voce che questa sarebbe diventata efficace ed effettiva, se il nostro Governo gli avesse concesso titolo e rango di ras, regnante sul territorio. Quando capi che non c'era niente da sperare in questo senso, si diede alla boscaglia sollevando tremila armati contro noi. Aveva trentacinque mitragliatrici, una batteria di cannoni a tiro rapido, un munizionamento assicurato dalle carovaniere prò venienti dalle coste somale. Le operazioni di grande poiizia nel Baie, sul Garamulata, sul Cercer, se lo trovarono davanti cinque volte. E cinque volte fu duramente battuto. Perdette 1 cannoni dopo un ameno tentativo di bombardamento, perdette ventun mitragliatrici e molti fucili, perdette mille uomini. Altri milletrecento uomini franarono a gruppi verso le nostre residenze .sottometten dosi, non volendo più saperne di battersi per l'ambizione, e per la libidine di bottino del fitaurari vacca. Il quale aveva avuto finalmente — via Zeila — lettore e sigillo dal negus, che gli conferivano il titolo di ras regnante su un territorio presidiato da diecimila nostri soldati, e dove la sottomissione al nostro Governo era ormai totalitaria. Sfiancando mule su mule (Bagdè è chiamato il fitaurari vacca per la sua corpulenza inverosimile: centoventiquattro chili di peso, appurati da un esploratore svedese che per passare da Condudo dovette regalargli la stadera che portava in carovana), il fitaurari si diede al brigantaggio spicciolo, a quello sdegnato anche dagli sciftà più miserabili. Avesse incontrato un asinelio ed un bimbo, questo fustigava, e quello rubava. La feccia del territorio lo seguiva, ed in più quattrocento armati che ave- va illuso, illuso sin in questi ultimi giorni, dicendo che li portava verso le linee del nostro Governo per una sottomissione solenne in fine della quale avrebbero avuto tutti larghi donativi. Spazzati via Scalzati dai territori, inseguiti dalle nostre truppe e dalle popolazioni, i banditi da due mesi e più puntavano verso il confine del Somaliland per rifugiarsi in territorio inglese, verso il quale punte dei loro avevano fatto affluire piccole carovane con prodotti di razzie e rapine. Questa scia di sangue scavata dalla sua marcia, lo ha fatto localizzare da un gruppo di colonne dirette dal colonnello Barberis e malgrado il terreno difficilissimo tutto a boscaglia fitta, il fitaurar. Bagdè è stato incocciato in valle Arana, sulla direttrice da Giggiga verso il Somaliland dal trentotteslmo battaglione arabo-somalo, e da elementi indigeni del deggiacc Mellion, un capo a noi sottomesso e la di cui fedeltà è stata severamente collaudata. Al momento dello scontro aveva con sè circa settecento armati, ed una carovana di schiavi portatori e di muletti carichi di razzia. Una parte degli armati, quelli che erano stati tratti in inganno e che credevano di marciare finalmente verso la sottomissione, si è immediatamente arresa col cagnasmacc Mucria. La carovana è stata catturata senza colpo ferire. Il resto del banditi, è stato diviso in due parti: il grosso ha sostenuto lo scontro per qualche ora. Bagdè aveva fatto credere ad una conversione. Resistessero: lui con i più arditi avrebbero preso gli italiani alle spalle. Invece, assieme al cagnasmacc Belacciò, allo scelecà Asfau Uolde Gheorghis ed alle scorte personali, il fitaurari vacca si è Immerso nella boscaglia. Quando 11 grosso dei suoi briganti era stato distrutto, lasciando centotrentadue uomini sul terreno, egli varcava la frontiera del Somaliland, e si accampava a due giornate di marcia dal cippo confinario, attendendo gli altri, tormentato dalle tribù somale native che mal patiscono la presenza dei briganti « abescià » nelle loro terre. Segnalati dal servizio confinario briganti col loro capo, la residenza inglese di Hargeisa ha inviato truppe che hanno circondato i tre capi con gli armati assommanti a circa duecento, ed hanno immediatamente Intimato la consegna di armi da fuoco ed armi bianche, l'accertamento del danaro. Da ras a spaccapietre Disarmati, privi di danaro poiché U provento di tante rapine era stato perduto nello scontro con le nostre truppe, inquadrati come un gregge dai barbuti soldati indiani, i duecento miserabili col triste fardello morale dei loro delitti, hanno fatto l'ingresso ad Hargeisa. Bagdè, con tutto il suo lardo, ed 1 due capi sconfinati con lui, erano grevi di bile: il deposito di talleri, di bestiame e di schiavi costituito entro le frontiere della colonia inglese in previsione della fuga, non esisteva più, polverizzato dalla infedeltà dei sottocapi e del ban diti al quali era stato affidato. Adesso Bagdè ed il suo gregge battono sassi sulla rovente strada somala. La giustizia inglese non si occupa del loro delitti, non 11 aggancia alle pene che hanno meritato mille volte. Però, un compito ufficiale di Sua Maestà britannica ha tenuto loro un discorsetto chiaro e lineare: se vogliono mangiare debbono guadagnarselo. Che cosa sanno fare? Gente che non sa fare niente altro che sparare dietro un cespuglio, legare schiavi, evirare bambini, sgarrettarc buoi e montare a pelo sul mulo. Ma questo non si può. Ed eccoli sulla strada, pagati con poca moneta e con un pugno di orzo, mandra torva e senza speranze. Col suo corpaccio sconcio afflosciato sopra un mucchio di sassi, ecco il fitaurari che voleva essere re, che picchia con un mazzuolo, e rompe le pietre per lastricarne la strada degli inglesi. rsAttilio Crepaa UNO DEI CAPI DELLA BANDA CADUTA NELLE NOSTRE MANI NELLA ZONA DI GIGGIGA

Persone citate: Barberis, Graziani

Luoghi citati: Etiopia, Giggiga, Hargeisa, Harrar, Somaliland