Appunti su Trieste di Antonio Antonucci

Appunti su Trieste SOSTI* Uff PROVINCIA Appunti su Trieste o e — e o a a o a ai i è e d Colombi Trieste ha una quantità di coombi che si affollano particolarmente in Piazza dell'Unità dove corre voce che il municipio provveda a nutrirli: sono i colombi urbanistici. Moltissimi altri preferiscono invece la periferia, dove c'è sempre una vecchietta che li considera con amore, un bambino che l vettovaglia o un balcone con un po' di bricciole. Sono i più saggi. Il municipio provvede agli urbanistici secondo un calcolo di calorie che li lascia più affamati di prima. Succede cosi che non appena si presenta qualcuno con un cartoccio di granoturco o di un commestibile qualsiasi, la schiera alata aggredisce il cartoccio e invade il proprietario, occupandone le spalle, il cranio, le braccia, il petto, le pieghe del vestito. L'orgasmo, la paura, l'entusiasmo porta gli invasori ad espressioni non preventivate dal donatore che, pulendo le macchie, diventa antizoofllo. Ogni tanto scatta un obbiettivo e l'aggressione si trasforma in quadro idillico, lo stesso che ha fatto la fortuna e la disperazione di Venezia, una volta in inconte stabile primato nelle relazioni di famigliarità tra i colombi e gli uo mini, specialmente se questi ultimi si trovavano in viaggio di nozze. Ho sempre creduto che tale famigliarità fosse una que stione di clima o di sentimento ho invece scoperto che è una que stione di appetito e di granoturco. Seguito del precedente A sera 1 colombi — anche quelli della periferia — dormirebbero volentieri su i cornicioni del palazzo municipale, ma ne sdno cacciati dagli stornelli i quali, nella lotta che ne consegue, suppliscono al minor volume con il vantaggio del numero. Il numero è potenza. L'occupazione totalitaria trasforma il palazzo in una decorazione di striscie nere, raramente spezzata da qualche colombo isolato che ha resistito all'assalto e che sopporta le beccate dei turbolenti vicini. H colombo è notoriamente pacifista ma anche tra i borghesi può spuntare un eroe. 'Ho conosciuto un colombo, or è qualche tempo, il quale, proprio a Trieste, dormiva sopra una lancetta dell'orologio che domina la Piazza dell'Unità. Il peso non bastava a fermare la macchina, ond'esso, ad ogni scattar di minuto, sobbalzava e perdeva sonno; e ciò era tuttavia sopportabile finché la lancetta non assumeva posizioni verticali, mettendo in pericolo anche l'equilibrio. Inutilmente l'ho cercato quest'anno. Dev'essere morto: infatti, la sua, era una vita che sfibra. Gli stornelli prepotenti godettero di molta popolarità durante il periodo dell'irredentismo. Una canzone popolare li ringraziava calorosamente di portare a Trie ste il saluto della Patria "e ne invidiava le ali non sottoposte ai controlli doganali. Cosi, l'alloggio notturno sui cornicioni del palazzo municipale, spettava loro di diritto. Ora continuano ad occuparli: vivono di rendita sulle benemerenze passate. Pesci Trieste è una città di mare. Nel mare vivono i pesci. I pesci — qualche volta — finiscono nelle reti e quindi in pescheria dove sono messi in ven dita. In pescheria sono tutti scontenti: i pesci, chi li compera e anche chi li vende. Sul cancello d'in gresso c'è una cassetta per le eiemosine con su scritto: « Pane per i poveri ». Un lapis sgangherato vi ha aggiunto: ...pescivendoli. Accanto alla pescheria c'è un acquario con una ricca esposizione di pesci vivi, nostrani e stranieri. C'è anche qualche vetrina riservata ai serpenti, al cui alimento si provvede con i topi vivi. Chi li prende e li consegna alla direzione, riceve una lira oppure mezza, secondo il volume e la qualità dei soggetti. Lo spettacolo del pasto brilla per la dignitosità delle parti. Il serpente non aggredisce la preda ma si limita a fissarla, come per dirle: « Mi piaci ». Essa, quasi lusingata, dopo il primo momento di terrore, si accosta, si accosta e gli vola leggermente in gola come se questa fosse stata l'unica aspirazione della propria esistenza. II numero degli spettatori è per lo più superiore a quello dei topi. E poiché essi pagano una lira, a conti fatti, l'acquario ci guada¬grbtplepgmvTcsfssvasapttmsssclgdsnccpav l a a i r o . n a . a e a o à . a r . a ¬ gna, ci guadagnano i raccoglitori, ci guadagna la città che si libera delle bestie voraci e antipatiche. Se il procedimento è risaputo, uno sfruttamento industriale della trovata risolverebbe il problema antitopistico che, nei grandi centri, è tuttora aliar- ' mante. Visita al castello Tra le opere di rinnovamento volute e realizzate dal podestà di Trieste Paolo Enrico Salem, eccelle il ripristino del Castello 2he sorge sul colle di S. Giusto e che fu manomesso da adattamenti successivi. Vuotati i sotterranei, sistemate le casematte, portate vie le soprastrutture, il Castello appare oggi quello che dovette essere ai secoli della dominazione austriaca, uno sparviero tuttavia pacificato che guarda la città sottostante, non più come preda da terrorizzare ma come un buonuomo che invita a casa sua. L'Austria non permetteva visite, non soltanto finché il castello fu considerato fortezza (1882) ma anche dopo; ora i cittadini possono liberamente goderselo compresi gli arretrati; e dov'era stridore d'armi si svolgono concerti, passeggiano gli innamorati, brindano i bevitori nella bottega del vino che vi si è istallata. Non è vero che i nostri tempi segnino sempre un peggioramento su quelli antichi. Il Castello risistemato ospita oggi il civico museo del medioevo, interessante raccolta di cimeli tra cui si trova persino un voluminoso fanale di legno proveniente da una galera capodistriana che combattette a Lepanto per Venezia. Non meno preziosa è !a sala veneta (1400) con un pregevole portale in legno, con arazzi fiamminghi e gonfaloni delle navi venete. Ma i visitatori indugiano con maggiore curiosità presso ie armi che sono abbondanti e curiose; pochi i cannoni e ridicoli se. paragonati ai nostri, in modo particolare per i proiettili che sembfano sassolini o boccette, infinite invece le armi da taglio: alabarde, partigiane, accette, spuntoni, corsesche, tridenti, mannaie, schiavone venete, spadoni a due mani, pugnali per bene e pugnali avvelenati. Chi domina è l'alabarda, arma cara al cuore cittadino che se l'è scelta a stemma comunale. L'adoperò S. Sergio, combattente romano, per uccidere i nemici e per dimostrare la sua santità: infatti, partito per una guerra lontana promise ai triestini che, se fosse morto, avrebbe dato un segno. E il segno fu l'arrivo in piazza della sua alabarda volata, se non erro, dall'Asia Minore; miracolo incontestabile perchè l'arma è tuttora conservata nei sotterranei di San Giusto. Nel Castello è stata anche reintegrata, nel presumibile aspetto dell'epoca, l'abitazione dell'imperiale capitano austriaco, compresa la cucina dove spiccano diversi piatti di allora (1400-1500). Misteri della storia: ha fracassato un impero e ha risparmiato i piatti. Bottega del vino Ogni sera il castello apre al pubblico un suo sotterraneo adibito a bottega del vino, dove si beve, si suona, si balla, si ride e si fa chiasso. I 400 mila ingressi registrati dal castello l'anno scorso sanno, in gran parte, di vino; tale tassa preventiva toglie alla taverna il carattere di osteria poiché gli ubriaconi la evitano; vi si incontrano soltanto le classi medie e quelle alte, riabilitando in tal modo un liquido di cui s'era detto un gran male. Il luogo non manca di contenuto artistico, persino le botti hanno qualche pietesa. Sulle pareti spiccano detti saggi: « Chi beve vino campa spesso più del medico che glielo proibisce » (Mussolini) ; « Chi beve giusto è un leone, chi non beve è un agnello, chi beve troppo è un asino»; «Scarpe larghe, goto bien, ciapa el mondo come vien »... Vi sono anche degli affreschi. Gli affreschi sono pitture scalcinate che si ammirano in memoria di quand'erano intatte, perchè antiche. Questi, invece, sono moderni: non hanno quindi nessuna attenuante. Le qualità di vino messe in vendita sono 160 e non si vende che vino. La birra è esclusa. Il nord è, in tal modo, completamente staccato da una divisione netta. E i nordici ne approfittano entusiasti per sentirsi mediterranei con il minimo sforzo. Antonio Antonucci.

Persone citate: Colombi, Lepanto, Mussolini, Paolo Enrico Salem, Trie

Luoghi citati: Asia Minore, Austria, Trieste, Venezia