L'umanesimo scientifico di Julian Huxley di Filippo Burzio

L'umanesimo scientifico di Julian Huxley PROFETI D'OGGI L'umanesimo scientifico di Julian Huxley La parte più importante dcl['umanesimo scientifico di ]ulian Huxley è l'applicazione che egli ne fa all'idea di una nuova religione (e, per meglio dire, a evitar confusioni coi vari neopaganesimi che rifioriscono un po dovunque, dalla Germania fino al classico suolo dell'Eliade, di una religione « rinnovata »). A me il nome non garba molto, ne la giustificazione ch'egli ne dà mi sembra completamente persuasiva. « Con la frase umanesimo scientifico — dice Huxley — ho voluto contrapporre la scienza a tutte le altre attività umane, per questa semplice ragione: che attualmente la scienza corre pericolo di erigersi a endice esterno del pensiero, come già fecero le religioni rivelate; essa deve guardarsi dal tentare una dittatura... ». Huxley è qui, mi sembra, in una posizione un po' attardata: il pericolo di una « dittatura » spirituale della scienza fu infatti squisitamente ottocentesco; se esso permane alquanto nel bolscevismo, in una buona metà d'Europa invece i nazionalismi trionfanti, pur servendosi della scienza nelle sue applicazioni tecniche, l'hanno spiritualmente collocata in una posizione secon daria, subordinandola ai loro fini. Lo scienziato « dittatore » dell'umanità (quale potevano immaginarselo Auguste Cointc e il Renan de L'avcnir de la scìcnce) è un figurino alquanto demodé, in questa stagione d' politici e di guerrieri ; sicché di rei che l'eminente professore di biologia dell'università di Londra paghi qui il fio di essere inglese, e per di più nipote di Thomas Huxley, il famoso luogotenente di Darwin nella gran battaglia « evoluzionistica » che riempi la seconda metà dell'Ottocento, con conseguenze enormi in ogni campo; battaglia più popolarmente nota come quella della discendenza dell'uomo dalla scimmia. Quelli, sì, erano tempi per la scienza ! oggi essa continua beninteso ad essere un den.v ex machina segreto, ma torna a lavorare in sott'ordine. Riapparirà essa un giorno come protagonista alla ribalta del la storia? Io inclino a credere che il domani sarà piuttosto « religioso » che « scientifico », ma non dubito che la scienza se non potrà sostituire la religione — come credette l'Ottocento — dovrà certo influire su di essa e sulle sue nuove forme, a ques a, che i m'interessa. ed è a questo titolo, come dissi sopra, che il pensiero di Huxley I capisaldi di questo pensiero sono i seguenti (*). La scien za ha praticamente vinto la vec chia religione, fondata sul soprannaturale, ma non l'ha so stituita ; non è riuscita, cioè, a soddisfare tutt'i bisogni e le aspirazioni dell'uomo (è quel che Huxley chiama il conflitto fra scienza e natura umana) ; bisogni, non artificiali e superabili, come crede il marxismo, ma permanenti e legittimi, e fra questi è il bisogno religioso. Debellato il trascendente, la scienza si è trovata di fronte l'umanesimo, con gli stessi problemi, solo diversamente motivati. Ebbene, Huxley chiama umanesimo scientifico uno sforzo di conciliazione e di sintesi fra i dati della scienza e i bisogni della natura umana. Chi ha l'arte e la scienza, costui ha la religione — diceva Goethe (in un senso però così complesso, che supera e comprende le distinzioni empiriche di Huxley). Huxley crede invece che l'attività religiosa sia una forma peculiare dello spirito umano, accanto alla attività scientifica ed all'attività artistica. « Ognuno dei tre mezzi sceglie, nel flusso dell'esperienza, ciò che gli serve per esprimersi a suo modo. Ognuno ci < dice qualcosa intorno alla realtà: la scienza ci parla soprattutto dei suoi aspetti esterni, controllabili; la religione, del regno dei cieli che è in noi; Yarte, della fusione fra elementi esterni ed interni in esperienze individuali che hanno valore per se stesse». E qui Huxley ricorda., a proposito del conflitto fra scienza e natura umana, alcune verità che, per essere semplici, non sono meno importanti a ricordare : la scienza può dare conoscenze, e anche strumenti di azione, non mai impulsi all'azione : questi provengono dalla profonda natura umana — dagli slanci, dalle ambizioni e aspirazioni umane, che son parte, forse, dello slancio universale; di queH't!/a;i vital bergsoniano, che Huxley ha, a mio avviso, il torto di non apprezzare abba stanza. Questi impulsi della na tura umana producono i valori su cui si fonda l'azione, e che l'umanesimo oppone alla scienza come qualcosa su cui essa non può interloquire. « Un'altra certezza che l'umanesimo può rivendicare è quella deisuoproprii valori. Non si può discuterli, perchè sono delle espe-(*) J. Huxley: Óiò che oso pensare - Hoepli, 1935, rlsesdctepmnmnsvlattmcpgsirmt , l i e a o i - rienze. Chiunque ha goduto la uce delle nuove cognizioni, e l'estasi della poesia e della musica ; e la deliberata sottomissione di se stessi a qualcosa di più grande, o l'abbandano nell'amore, o il completo benessere fisico, o l'inensa soddisfazione per aver eseguito un compito difficile ; oppure ha conosciuto esperienze mistiche — sa che tali cose sono preziose per se stesse... Per molte menti la difficolti proviene dal fatto che siffatti valori sono una creazione nostra, priva di autorità esteriore. Ma, nela sfera religiosa, non fu Gesù ad affermare una volta per tutte che il regno dei Cieli è dentro di noi? ». fra questi « valori » che l'umanesimo presenta alla scienza come qualcosa su cui essa non può interloquire — quelli religiosi sono i soli a trovarsi in posizione delicata, per i rapporti inevitabili ch'essi sembrano avere con l'idea che noi ci facciamo del mondo esterno. Come si fa a credere in Dio, o anche soltanto nel significato provvidenziale dell'universo, se la scienza e la filosofia distruggono tale credenza ? « Un uomo che si crede l'abitante del globo centrale dell'universo, creato pochi millenni fa, salvato dal Figlio del suo Creatore, non può avere la stessa religione di un uomo 1 quale si ritiene disceso per lenta evoluzione dai bruti, abitante della meschina appendice di una fra i milioni di' stelle » — e la fredda constatazione del biologo Huxley richiama la biblica lamentazione del poeta Kamux sulla tragica nuova situazione dell'uomo, cui la visione «scientifica» dell'universo toglie coraggio e fiducia in sè e nell'azione. — ' Ogni religione ha una parte dogmatica, una teologìa. Orbene, l'umanesimo scientifico pensa di poter fornire alla nuova religione una nuova teologia, che sia d'accordo con le conoscenze scientificofilosofiche attuali. In particolare, Huxley crede che una nuova religione possa prescindere dalla questione di Dio. « La scienza ha non soltanto il diritto ma anche il dovere di fornire quell'impalcatura intellettuale della religione che noi chiamiamo teologia... La commozione religiosa e un prodotto naturale dell'individuo : privata dello sbocco di Dio ne troverà un altro... L'elemento più importante di una religione in armonia con la scienza dev'essere un agnosticismo reverente riguardo alle finalità cosmiche... L'uomo è una creatura limitata e parziale, è un essere relativo, modellato nella lotta per l'esistenza in date condizioni sopra un dato pianeta : non abbiamo motivi per supporre che la sua costituzione sia atta a capire la natura, o la causa, o la meta ultime dell'universo. L'uomo veramente religioso deve acconten/arsi di ignorare molte cose ; fra esse, la natura ultima dell'universo e la verità circa la sopravvivenza dell'anima dopo la morte ». Che cosa rimarrà allora come sostanza della futura religione? « In primo luogo, il riconoscimento del fatto (negato, ad esempio, dal marxismo) « che lo spirito religioso è un elemen to permanente della natura umana, e una vigorosa forza motrice... Rimarrà sempre il hisogno di un sistema specifico che organizzi gl'impulsi della commozione religiosa. Anche se non simboleggeremo più le for ze che plasmano il destino dell'uomo sotto forma di un Dio indipendente, dobbiamo riconoscere che meditare su di esse, tentar di pensarle nella loro lo talità e con uno spirito di reye renza, è sempre una necessità e un dovere; ora, questa è una vera attività religiosa, più che mai necessaria nella nostra so_ cietà... Noi affermiamo bensì che la santità di uh edificio, di un rito, di una formola, di un simbolo non è inerente alla loro natura, nè conferita per miracolo da un potere soprannatu rale, ma è un semplice prodotto della nostra mente. Tuttavia ciò non c'impedisce di riconoscere che tale santità esiste... La personalità umana è anche dal punto di vista scientifico, il prodotto piii alto dell'evoluzione : appunto perciò il concetto dello sviluppo della personalità deve occupare il. centro del nostro sistema religioso... Una nuova religione non può essere una religione negativa, dev'essere una religione di vita. Deve proporsi come scopo primo e massimo l'arric chimento della vita. Riguardo alla vita interiore dell'jndividuo; il suo messaggio sarà che la vita può avere un valore sacro gli aspetti più diversi della vita possono impregnarsi di commozioni trascendenti, grazie alle quali noi sentiamo di essere più grandi di quanto sappiamo ». Un po' freddino, non è vero? Ma venga il nuovo genio religioso auspicato da Bergson (e che anche il demiurgo, a modo suo, prefigura), e vedrete come tutto ciò prenderà fuoco, Filippo Burzio StvacanibideRcuseunditeriDagdapptrccdgudsdmmetcmvgcllfpesBannsnpis

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