Il poeta Grillparzer e la Corte degli Absburgo di Italo Zingarelli

Il poeta Grillparzer e la Corte degli Absburgo Il poeta Grillparzer e la Corte degli Absburgo VIENNA, maggio. Quante volte si assiste alla recita — e ora l'occasione è frequente — di un dramma di Franz Grillparzer, vien fatto di chiedersi come mai certi tedeschi di Germania, per averlo ritenuto troppo aulico poeta degli Absburgo, lo abbiano cosi a lungo detestato. Il tempo ha reso giustizia a Grillparzer: ha dato la conferma che egli fosse un vero austriaco, un genuino giallo-nero — quale lui stesso si soleva proclamare —, ma ha ammonito a distinguere fra la carica da lui coperta di direttore dell'imperiale e regia Hofkammer e la sua opera. Da quell'opera non escono molto bene né gli Absburgo, nè i metodi e la mentalità della loro epoca, e a studiarla si capisce perchè questo scrittore, che aveva 11 grave torto di criticare quante cose della sua Austria non gli piacessero, alla prima di Guai a. colui che mente sia stato fischiato dal nobilotti nei palchi desiderosi di dimostrargli che 1 guai possono capitare anche a ohi dica il vero. Buon per lui il non aver amato assistere alla rappresentazione dei propri lavori: consegnato il copione, non ne voleva più sentir parlare. Alla prima de L'ava mandò la madre ed il fratello, che dal loggione seguirono tutto lo spettacolo recitando il rosario. Due inchini Alla sua morte, il contrasto nel giudizio dell'opera determinato dalla vecchia mentalità austriaca trovò espressioni nuove: i teatri di Corte non 3i chiusero. lodisuornosepefoompdd'tetefagil ndosnvtvtetrmdeao ginfrupdsndperchè i palcoscenici di Casa iAbsburgo riposavano solo per de- \icessi di principi, ma nella chiesa degli Agostiniani, si disposero attorno alla bara tre arciduchi — Alberto, Guglielmo e Ranieri —, il ministro della Guerra, generali e ufficiali d'ogni grado, di seppelliva o no l'uomo che aveva, gridato a Radetzky: «Nel tuo cara gvcmQSppo sta l'Austria » ? Pagò le spese Fdei funerali del signor Franz Grill - ! nparzer, direttore d'archivio a ri- i iposo, l'Imperatore Francesco Giù- ! cseppe, che già l'anno prima s'era fatto lodare assegnando ai funzionario-poeta una. pensione di tremila fiorini: Grillparzer contava allora ottant'anni, tanti da indurlo a rinunziare alle onoranze di vario genere alle quali si sarebbe voluto farlo segno; ni avevano pensato troppo tardi, diceva. In verità, gli era toccato aspettare; l'altro Imperatore — Franz, il nonno di Francesco Giuseppe — lo aveva rotondamente disprezza dtdps. e a a e e , o i u . a è a a i. i e i ¬ da. Un poeta non serve a nulla, | ragionava, stia ad incensare op- j pure no, quindi è un essere infe- riore: Grillparzer, nel 1S23, era | però diventato impiegato aulico e fu in tal veste che terminò due. anni dopo Grandezza e decadenza di Re Ottocaro, suscitando discus sioni politiche che seccarono Franz oltre ogni dire. Il poeta ne i fece la prova, allorché, avendo ot- tenuto una promozione, dovè pre-'sentarsi al Sovrano per l'udienza |di rito. Franz lo guardò di tra-lverso e gli chiese: « E' lei quello |che è il poeta? ». Grillparzer s'in- chinò e l'udienza ebbe fine. Ma era quella un'epoca in cuijGrillparzer desiderava sapere daiBeethoven se supponesse cosa gli ì avrebbe fatto la censura ad ap-;prendere che componendo musica;pensava, e in cui il discorso da!Grillparzer scritto in morte del-1l'autore della .Eroico doveva venir iletto ai cancelli del cimitero, che :sulla tomba sarebbe apparso pericoloso per lo Stato. Nel 1828, proprio a due anni di distanza n il o dalla morte di Beethoven, fu datoUn fedele servo del suo padrone,e il Monarca andò di nuovo sulle fune. Quella volta, pero, per. ad-domesticare Grillparzer, si pensò di ricorrere alla polizia e al da-naro, due fattori che, m linea as- soluta, drovrebbero essere onnipn- tenti. Fattosi venire il poeta, il ministro di Polizia, conte Sedi nitzky gli tenne un discorsetto cordiale: « L'Imperatore è tanto contento del suo nuovo lavoro, che desidera possederlo. Chieda, dunque, quello che vuole, giacché io sono autorizzato ad offrirle qualunque somma. Sua Maestà, immagini, apprezza il dramma al punto che intende poterlo considerare di sua proprietà esclusiva. Non si potrà quindi nè stampar- o, nè affidarlo ad altri teatri. Ma di questo lei si risarcirà con la ua richiesta che io, le ripeto, ho rdine di soddisfare all'istante... ». Grillparzer fece un altro inchino e si ritirò, deplorando che fose troppo tardi per esaudire L'imperiale desiderio. Ozi e fatiche d'archivio Un Imperiale e regio ufficio, in ondo glie l'avevano dato in omaggio ad un uguale criterio: la prima e la seconda volta la sua domanda di diventare direttore d'archivio era stata respinta, la erza fu accolta perchè il compeente funzionario, conoscendo la ama da Grillparzer goduta, spiegò che sarebbe stato un bene sia l renderlo innocuo mettendolo nell'amministrazione statale, che dandogli un impiego il quale, per ore e ore, l'avrebbe costretto a sfogliare incartamenti al tavolino. Ma Grillparzer il posto l'aveva voluto per urgente bisogno materiale e non per altro — « Se io vivessi In Francia o in Inghilterra, tenne a spiegare a superiori non troppo contenti del suo zelo, la mia esistenza sarebbe assicurata da tre soli lavori drammatici » — e le pratiche le sbrigava, magari a mucchi, se gliene veniva voglia, o aveva da sfogare malignità. Più gli piaceva starsene con le mani in mano (per potersi proclamare funzionario sfaticato e sentenziare che il suo ideale sarebbe stato una licenza di trent'anni accompagnata dall'anticipo dello stipendio di un quarantennio), oppure, si capisce, fare il poeta. E proprio nel periodo in cui era archivista della « Camera di Corte » scrisse il maggiore dei suoi drammi, La iotta tra fratelli in casa Absbur- go, e lasciò uscire dalla penna tre versi, ancora oggi frequentemente citati non soltanto a indicare i mali degli Absburgo: Questo 6 il destino della nostra casa! Strade contorte ed incompiute azioni, pìccoli mezzi ed un perplesso osare... Lui, viceversa, osava: e come. Fatto segno ad uno degli accen nati richiami, dovè leggere ai suoi impiegati una circolare interna con la quale si invitavano i capi dei reparti ad incitare i dipendenti a maggiore diligenza e a « guidarli facendo da luminoso esempio », e letta che l'ebbe riassunse sarcastico: « Signori, mi procurerò dunque una lantèrna ». Al lavoro d'archivio si sarebbe potuto appassionare se gli avessero permesso di maneggiare tutte quelle carte come documenti utili a studi e accessibili a scienziati, e non come una specie di tomba dei segreti più o meno gravi della di- | nastia. Se in certi atti della casa j d'Austria ancora oggi non è faci le ficcare il naso, figurarsi il rl | gore di cento e più anni fa. Quan- do il segretario di Corte Buchholz, nel 1825, domandò di potersi servire dell'archivio per una certa sua opera, Grillparzer ebbe la pre- cisa istruzione di non mostrargli i più dello stretto necessario e di stare bene accorto a non fargli 'vedere cose delicate, per lo Stato |e Per la dinastia, dal punto di lvista politico o finanziario; pron |to rispose che dell'istruzione non si sarebbe mancato di tenere^ il massimo conto e aggiunse che la jcura ulteriore d'impedire, nell'oiPera del signor Buchholz, la ri ì produzione integrale di atti, con ;of£esa alIe norme di ufficio, si po;tesse senz'altro lasciarla alle au!tonta dl censura, le quali in casi 13imih non usavano rimanere fa i C1.lmente aI dl sotto del Ioro cora" : P"0, Susanna Ma austriaco egli era nell'anl- mo e nell'aspetto, e la sua figura, |a Vienna, popolarissima. Nelle bel.le giornate andava a passeggio :go]o _ abitUdine cara anche a , Beethoven, col quale aveva finito icoI dividere ]a triste dote della |sordlta _ gesticolando e parlan j do fra sè e se, La gente si voltava - volentieri a guardare il vecchio I o o e o l . - un po' curvo, con gli orecchini d'oro scintillanti sulla piccola faccia ovale, e che di regola indossava un modestissimo vestito di taglio antiquato. Vederlo, parlargli, servirlo era per i viennesi un onore: s'erano o no decisi Francesco Giuseppe a farlo entrare alla Camera dei Signori e l'Università di Lipsia a proclamarlo dottore «honoris causa » ? Per Susanna Kirsch, poi, cameriera di casa Fròhlich, dove Grillparzer abitava, ogni più umile servigio reso al poeta acquistava valore di celebrazione di un rito. Finì, la povera e forse casta Susanna, con l'ubriacarsi di letteratura e di scienza. Dissimile da tutte le sue altre colleghe, a notte alta vegliava, affaticandosi nel tentativo di digerire libri d'arte, di storia e di geografia. Qualche frase le rimaneva impressa nel cervello e quando, di cattivo umore, il che accade anche alle cameriere cerebrali, rispondeva linguacciuta alle tre zitelle, se ne veniva fuori con citazioni sbalorditive, mai azzeccandone una (le tre zitelle Fròhlich furono, come si sa, da Grillparzer amate tutte e tre, quale più e quale meno, e per4i maligni la faccenda fu quella che si dice una vera bazza). Susanna Kirsch, insensibile ai rimproveri che le attiravano la costoletta malcott-, e lo «Strudel» di mele che aveva preso di fumo, provò persino il bisogno di seguire alla giornata l'attività letteraria dell'uomo di cui era fiera d'esser fantesca. E appena Grillparzer usciva a passeggiare gesticolando tra la folla, la brava e forse casta Susanna sedeva subito compunta a tavolino, a ricopiare, con la sua più bella grafia, le cartelle che la penna del poeta aveva terminato di riempire. La cena, a sera, sapeva di bruciato. « Susanna — avrà allora detto Caterina Fròhlich, che di Grillparzer fu la eterna fidanzata, ma perchè non leggi mai il «Re dei cuochi»? A voi l'immaginare la tempesta da si spietata frase scatenata nell'animo della povera, e forse casta Susanna, la quale era imbevuta d'Orazio, per tacere d'altri poeti. Italo Zingarelli

Luoghi citati: Austria, Francia, Germania, Inghilterra, Vienna