Tomba al "Pregadìo,, di Filippo Burzio

Tomba al "Pregadìo,, Tomba al "Pregadìo,, _ Hanno rovinato il mio bel cimitero, là nel paese originario della famiglia, a cui ritorna così spesso il pensiero, mentre, una volta all'anno almeno, anche il passo fedele con gioia vi si dirige; l'hanno rovinalo con un « ampliamento » peri fcrico, una specie di anello tutt'intorno alla vecchia cinta, da cui sporgendo un bel salice ombreggiava la nostra tomba; ed ora edicole di un gusto orrendo, stcle, lapidi, croci (tutto, o quasi, in cemento) riempiono il nuovo spazio accaparrato dalla morte, in un affastellamento e disordine da ricordare, non so, (|uel no man's land che stava, durante la guerra, fra le opposte trincee ; sparso, anche lui, di orridi resti. Perfino dentro il vecchio recinto tutto è devastato, la terra smossa, belle siepi di mirto e roseti abbattuti. Celando il volto nell'ali, fugge l'Angelo della Morte inorridito, che da tanti anni là sostava, presso il monumento funebre, in tranquilla fazione ; e giunto presso me chiede consiglio. — Amico mio, che vuoi che ti dica? ben otto loculi vuoti aspettano ancora nell'ipogeo, accanto a quelli già abitati dai genitori e dagli avoli, e duro è disertarli ; eppure quello non è più luogo per noi. Ci vuol pazienza, sloggeremo, e i buoni morti ci seguiranno in ispirito nella nuova dimora, mentre laggiù le ossa abbandonate si scioglieranno a poco a poco nella terra di tutti e di nessuno. Ora ci metteremo subito in cerca di quel che ci occorre; basterà allungare un po' quei mici cari itinerari serotini di vagabondaggio, all'ora fra il lusco e il brusco, che è sì dolce errare, e i pensieri, ai rintocchi delYAngelus, non son più che di pace ; e quali mète al nostro pellegrinaggio, alle chiese aggiungeremo i cimiteri... Benché, vuoi che te la dica? gira e rigira, io prevedo già dove andremo a finire : è un'idea che mulinavo fra me e me da tempo, e questa disavventura, in fondo, sarà stata provvidenziale per decidermi ; finirò col prepararmi la tomba in casa, tutta di mio gusto, e nel luogo che più mi piace : dopo la casa la tomba, e così il ciclo sarà compiuto. Ti condurrò dunque con me in quello, fra i due o tre luoghi che più amo al mondo (e più frequento), che fin d'ora eleggo a mia dimora sempiterna; e sarà bene, perciò, che anche tu ti avvezzi a bazzicarvi — consueto e familiare come sei, del resto, Angelo della Morte, ai miei pensieri. E' così fatto a mia immagine e somiglianza, quel caro luogo! una volta ci portai perfino un pittore che voleva farmi il ritratto affinchè, ispirandovisi, i tratti miei labili si fondessero meglio in quelli dell' eterno paesaggio. Certo, il Monferrato, la vai d'Aosta sono altre mie sedi ideali, legato come sono ad esse dal sangue o dalle memorie; ma questo domina la città dove nacqui e vivo, nè passa giorno, quasi, che non mi rechi a visitarlo; e poi, l'ho creato io stesso con l'aiuto di qualche amico : gli abbiamo dato forma, prima ancora che ordine, traendolo dal nulla, veramente. Pensa, era uno sterpeto sulla collina, solcato da una sorta di valloncello in miniatura; e noi, a for za di trasporti di terra, lo colmammo, traendone un bel piano sopraelevato nel cerchio del le vette contigue; uno sperone proteso sopra il varco padano, oltre cui l'Alpi bianche in gran corona ci salutali festanti : che specola, per andarci un poco, ogni giorno, a meditare; e in seguito (poiché non si può farne a meno) dormirci, in pace e in gloria, fino al giorno del Giudizio! Sopra quel piano, che un'alta siepe recinge e cela, sorge un bel giardino; anzi, due giardini : e il primo è come un chiostro rettangolare, pieno solo di verde e di silenzio ; due praticelli con sentieri, per errarvi soli, o in coppia, come fanno i frati — dove, quasi per un presentimento, io già piantai tanti cipressi, che ora puntano gagliardi ; l'altro, a ridosso del buen rctiro, non è che un minuscolo labirinto di fiori, una nota di colore viva e cantante. Davanti, bai la storia che ti parla — da Supcrga alle Chiuse — per dieci nomi e cento picchi ; e, oltre quella, l'eterno dell'immenso cielo e dei pensieri tuoi che vi profondano,- nel travaglio dei fervidi mattini ; dietro, invece, è la cara intimità dei crepuscoli, quando l'attimo fuggente si fa pieno di grazia malinconica, e tu gli sorridi, e qualche amore superstite maga ri sale ancora a visitarti. Dolce ora, e pi" luogo! Tacquero 1 galli sui declivi che l'ombra inhiott'e, ma, d'una in altra cima i colle, si rispondono i cani, ^abbaiando alla luna. La gente, ^rada, gira intorno al tuo rifugino, salendo per la strada che Ravvolge; appena un paio di metri più alto di quei passanti, celato dietro la siepe, tu li ascolti ; senza vederli te li raffiguri: coppie di amanti, ragazzi che giocano ai briganti ; qualcuno, non sapendosi spiato, parla da solo; al sabato artigiani saggi in vacala, disertata l'osteria, se ne arrivano quassù pacati, ragionando del mestiere; e a te glgagba par di rivedere (quasi in una fiaba d'infanzia risorta) quei contadini dagl'irsuti mantelli che d'inverno, quando la stagione li rende oziosi, se ne vanrlo per sentieri di Presepe, dai casolari al paese: fuma intorno il prato, e la terra è dura di gelo. — Riscalda un po' il cuore pensare che un giorno, quando il ciclo sia chiuso, e il buen rctiro sigillato si trasformi in sepolcro, gente salirà ancora la strada e ti avvolgerà dei suoi discorsi, quasi tu fossi ancora lì, dietro la siepe, ad ascoltarla. Cordiale sepolcro presso i vivi sarà questo mio, come quelli di Caio Cestio e di Cecilia Melclla lungo la via Appia; o gli Aliscamps di Provenza ; od altre antiche tombe fiancheggiami le .strade. * * e diciamo pure i Romani ; eppu- Gente dura un po' rozza, re ciucila loro trovata delle iom bc disposte lungo le vie maestre non mancava certo di poesia. Era la morte adunata sui tragitti della più veloce e fervida vita, quasi a spiarla, e insieme ad ammonirla: «Passeggero, non t'affannare ! Fui quale sei, sarai quale sona » — sembrava essa dire ai proconsoli fuggenti sulle sonore bighe, allungando fuor dei sepolcri la scarna mano, quasi a rattenerne la toga; e quelli via senza badarle, diretti alle estreme Provincie, dove la bella strada a dadi di porfido e di travertino finiva negl'incerti sentieri solcanti l'umida foresta boreale ; mentre carrettieri e viandanti, più pii, si soffermavano un istante. Svettavano intorno cipressi e pini italici, bei pini ad ombrella, sotto un cielo percorso di nubi bianche: tutt intorno era l'Agro, e in vista l'Urbe. — Poi, col tempo, la bella strada si ruppe, vita e morte la disertarono insieme, per raccogliersi altrove ; e venne l'uso delle tombe in-chiesa. E anche questo era buono: se non più la stretta comunione con la vita dì tutt'i giorni, sotto il sole, fra il verde (quella che, nel grigio Ade, rimpiangono l'ombre erranti sui nebbiosi prati degli asfodeli) — era però l'incontro di vita e morte sopra un piano più affine, il tempio : strano recesso aperto, come una voragine, sui passi dei vivi, dove il mondo sensibile, esitando, si arresta; e misteriose presenze accennano nell'aria scura, sotto cuspidi e cupole raccolta. E come i morti ci stan bene in quell'ombra, come ne accrescono il senso ed il mistero! Celati dietro le lapidi che fasciano le navate e costellano il suolo, se ne stanno lì allegri, in stretta comunione coi fedeli; e se la notte, allorché il tempio è chiuso, oppure i giorni feriali, sono per essi una sorta di vacanza — che gioia poi i giorni di festa, quando in gran folla i vivi accorrono per le loro cerimonie: sponsali, batte-situi, messa, vespri — tutte le cose della vita acquistano come un valore più sacro, compiute cosi in presenza della morte, Fremono le ossa dietro la sot-tile lastra di marmo, le cavemandibole accennano un riso, quando fra i ceri gialli, in un lusso di paramenti, solenne perle navate la processione si sno- da; e gli scheletri sentono che ...it.. i li':— tutta (niella luce, quell'inebriante odor d'incenso, quei canti salmodiatiti, quella musica d'organo è per loro. Altro che i loro compari, poveretti, abbandonati laggiù nei cimiteri. Tombe lungo le strade, alla romana, tombe in chiesa, alla cristiana : oltre a questi due, che molto apprezzo, il mio sarebbe un terzo modo — tomba in casa — non privo, anch'esso, d'illustri precedenti e richiami : a partire dai buoni Antichi, che allogavano presso le deità del focolare, fra i Lari e i Penati, le urne conlenenti le ceneri degli avi, e i simulacri ; fino a quel tetro re che, nel bel mezzo dell'Escoriai, si compiacque situare il Putridcro : ma il mio (un casino di campagna, un bcl- vedere, adattato a sepolcro) sa rebbe assai più gaio. Per tulli e tre questi modi — nonché per altri, che sarebbe facile inventare — io vorrei che la gente e la città moderne tornassero più familiari con la morte: e non per- svalutare la vita, tutt'altro! bensì per darle un più alto sapore. Vedi, infatti, come nella fresca Europa mediocvale le faniiglic crescevano numerose, quando, lungi dal fingere d'i- gnorare la morte (come oggi tenta la frenesia moderna), non si temeva di ficcar gli occhi ben dentro a quest'altra faccia della vita : quella che è rivolta (come l'emisfero oscuro della luna) verso il mistero del cosmo. Tomba al « Pregad'w »... non suona bene? e la cosa non varrebbe ancor più delle parole? Filippo Burzio

Persone citate: Caio Cestio, Cecilia Melclla

Luoghi citati: Aosta, Europa, Provenza, Urbe