Le organizzazioni rosse all'arrembaggio del tesoro dello Stato di Concetto Pettinato

Le organizzazioni rosse all'arrembaggio del tesoro dello Stato BImVM AImImA. DERIVA. Le organizzazioni rosse all'arrembaggio del tesoro dello Stato L'inaugurazione dell' Esposizione per il 24 maggio - Un Soviet costituito nelle officine Latecoère Parigi, 26 notte. Il malcontento delle sfere parigine per gli sviluppi della politica danubiana dell'Italia, seguita a farsi strada attraverso i commenti del giornali e in special modo attraverso un articolo apocalittico della Republiquo, la quale accusa l'Italia nientemeno che di piantare la scure nel cuore della civiltà» isolando la Cecoslovacchia e organizzando con la Germania, la Polonia, la Jugoslavia, la Romania e, fors'anche con la Turchia, una costellazione politica che sfugge sempre più al controllo della Francia e dell'Inghilterra e riproduce una situazione non molto diversa da quella che regnava in quel settore al tempo della Triplice Alleanza. L'organo radicale assicura che per la Francia, la Russia e l'Inghilterra la situazione è grave, ma è grave, soprattutto per la Francia, che la campagna in corso in Spagna tenderebbe a isolare dal sud. Politica estera e interna Il senatore Lémery, con spirito molto più acuto, scrive sulla Liberti che l'Italia sfrutta l'asse Berlino-Roma con tatto e abilità e non già a occhi chiusi, cerne pretenderebbero dar. da bere certi francesi. Secondo l'autorevole membro della Commissione degli esteri del Senato, tutto quello che Roma fa oggi nell'Europa Centrale e nei Balcani si risolve nel riprendere per conto proprio gli antichi progetti della Francia. Pur mantenendo proprii rapporti di amicìzia con l'Austria e l'Ungheria, essa si riavvicina agli exsatelliti di Parigi, si accorda con la Jugoslavia e con la Romania e lavora a creare rapporti di fiducia e di armonia fra questi paesi e i primi. « In conclusione Roma fa senza il concorso della Francia quello che la Francia aveva desiderato di fare seco ». Che a Parigi si possa provare dell'umiliazione, il Lémery lo ammette, ma quello che gli pare illogico è che il Governo francese consideri l'opera diplomatica dell'Italia come un'offesa o un malanno. La speranza del Lémery è che il fronte popolare non duri eterno e che, chiusa la disastrosa parentesi in corso, la Francia possa collocarsi di fronte all'Italia in una situazione meno falsa di quella attuale. La politica estera con le sue complicazioni si riconnette così alla politica interna. Ma' quest'ultima appare più confusa e complicata che mai e nè il consiglio di gabinetto di oggi nè il consiglio del ministri di domani con la riapertura delle Camere e la pioggia di interpellanze prevista per venerdì sembrano promettere la soluzione desiderata. I radicali che a Le Havre, a Cannes e altrove hanno cominciato a dar segno di averne abbastanza e che dalle colonne dell'Ere Nouvelle non cessano di manifestare il loro disgusto' per la dilagante baraonda, quando si tratta di venire ai ferri corti se la battono e il presidente del loro gruppo parlamentare Campinchi non ha esitato a dichiarare che «lungi dal prepararsi ad approfittare delle difficoltà dell'ora, il partito giudica più conforme all'interesse nazionale aiutare il governo a risolverle ». La pausa agli sgoccioli La pausa che ieri ancora pareva dovesse durare parecchi mesi e almeno fino alla chiusura della Esposizione sembra nondimeno essere agli sgoccioli. Jouhaux contìnua a reclamare i suoi dieci miliardi di lavori pubblici. I titolari di pensioni sulla vecchiaia ne reclamano altri tre. Il tesoro si vuota. Il franco s'indebolisce di giorno in giorno. La Borsa vende a precipìzio titoli di rendita e titoli bancari allarmata dalle voci che non cessano di circolare sulle intenzioni di Auriol. In questi frangenti che fa il governo? Il governo si è riunito come dicemmo in consiglio di gabinetto, cosa che non osava fare da varie settimane per tema di litigare. Fra le più importanti questioni trattate figura quella dei lavori pubblici da iniziare a Esposizione finita. Blum si sarebbe deciso ad entrare nell'ordine di idee di Jouhaux mettendo allo studio un plano di finanziamento suscettibile di calmare almeno provvisoriamente l'agitazione sindacale. Jouhaux ha proposto di ricorrere alle « tratte di lavoro », succedaneo di quel prestito forzoso di cui i radicali non vogliono sentir parlare. Si tratterebbe di fare in lingua povera dell'inflazione creditizia se non propria di procedere a un'immediata emissione di nuova carta moneta. La Germania ha sfruttato largamente questo espediente: ma la Germania vive in regime di economia e di finanza controllata. Dovrà anche Blum applicare lo stesso regime alla Francia ? O pretenderà egli per non urtare di petto i radicali emettere le tratte di lavoro in regime liberale per approdare a una baraonda e a un disagio ancora più grandi come accadde con la svalutazione del franco ? La Francia procede sballottata dalle onde come una nave senza timone; ed è chiaro che, perdurando una situazione siffatta, la politica estera del Quai d'Orsay non può dar luogo a grandi pro¬ spettive di ravvedimento. Ma la seduta di venerdì alla Camera durante la quale Blum e AurloI si sforzeranno dì calmare gli allarmi del paese arrecherà forse un po' di luce nelle tenebre. Registriamo intanto come un sintomo migliore il fatto che i partiti di Doriot e di La Rocque cominciano a venirsi incontro per la realizzazione di quel « Fronte della libertà * il quale dovrebbe sbarrare la strada all'estremismo socialcomunista, estremismo che alle officine aeronautiche Latecoère ha riportato oggi la sua prima vittoria mercè l'assunzione della gestione diretta da parte degli operai. Concetto Pettinato

Persone citate: Auriol, Blum, Doriot