Educhiamo gli animi alla guerra al movimento

Educhiamo gli animi alla guerra al movimento Educhiamo gli animi alla guerra al movimento Con questo stesso titolo La Stampa ha pubblicato un mio ar-ttcolo U giorno 10 aprile ultimo. L'articolo mi ha procurato mol-te interessanti lettere di adesione e qualche lettera di prolesta, non meno interessante; queste ultime;mi inducono a chiarire il mio pen- •siero, tornando sull'argomento df 1- >la, necessità di una educazione psi- jchica appropriata alle esigenze :della guerra di movimento, questione, d'altronde, che è tanto importante da meritare pienamente una ripetuta insistenza di trattazione. Madame de Motteville, nei suoi Mtmoires, attribuisce ai cardinale Rtchelleu questa frase: « Qu'cn me !donne deux lignes écrites da la main du plus honnéte honne, j'y trouverai de quoi le faire pendre ». Oggi, col progresso dei tempi, anche l'unità fissata da Richelieu per misurare il sentimento di amo¬ re dell'uomo verso il prossimo non |è rimasta stazionaria, e se allora potevano bastare duo righe per fare Impiccare un uomo, oggi vi è chi si accontenterebbe addirittura di una o due parole. Tra coloro che aspirerebbero a farmi « pendre », vi è infatti chi ha estratto dal mio articolo una o due parole soltanto e a queste ha appeso il laccio dove vorrebbe vedérmi infilato per il collo. Altri miei contraddittori epistolari sono stati più minuziosi e documentati: essi hanno ritagliato il mio articolo ed hanno segnato, qua e là, un certo numero di frasi; accanto ad ogni frase segnata hanno scritto poi U nome di qualche grande soldato verso il quale le frasi stesse suonerebbero irriverenti: in tal modo io avrei parlato male di Garibaldi, di Cadorna, di Galliano, di Toselli, e via dicendo. Ad ,iin certo punto però 1 con- traddl'tori devono aver riflettuto sul fatto che questi eroi sono tutti defunti, ed ecco, con delicato ri-guardo e bella accortezza tattica, altresì il nome di qualche genera- le vivente e altolocato, e a questi viventi, naturalmente, inviano la accorata protesta contro il mio articolo. Lasciando riposare i ben vene- rati nomi dei nostri più puri eroi, che ritengo irriverente disturbare per interessi polemici, mi è appar- so chiaro che i contrasti suscitati dal mio articolo sono derivati dal sospetto che esso fosse diretto contro gli ufficiali di grado elevato vecchi di età. Questo sospetto se è in buona fede, è errato e arbitrario; il mio articolo è scritto contro i vecchi di spirito di tutti i gradi, non contro i vecchi di anni, perchè io ho sempre pensato, ho sempre constatato, e l'ho sempre scritto, che si può essere vecchi a trent'anni e giovanissimi a settanta. Nonostante questo non sono un gerontofilo, giacché, in linea di probabilità, credo sia più facile essere giovani a trent'anni che non a settanta. Sono però nettamente convinto che la guerra, e sopratutto la guerra di movimento, è impresaadatt* *>ltant? per comandami che abbiano spirito agile, ardente,audace, risoluto, cioè giovane; con spirito pesante e statico, cioè vecchio, si cade fatalmente nella guerra di tavolino, cioè di posizione, cioè nella guerra che noi non possiamo, nè dobbiamo fare. Ciò premesso esplicitamente, non mi sorprende che Narsete. benché privo persino degli attributi fisici della gioventù virile, potesse avere doti di comandante audace, a 70 anni suonati, e che, invece, le virtù .del guerriero mancassero sul campo di battaglia di Rossbach, al maresciallo Soubise, che aveva quarant'anni appena. Il Fascismo che, come noi abbiamo ripetutamente scritto e dimostrato, non ha avuto soltanto i caratteri di un fenomeno politico, ma anche e soprattutto quelli dl un fenomeno militare, è stato e rimane costantemente un movimento di giovinezza, non tanto perchè il suo Capo, quando lo creò, non aveva ancora quarant'anni, quanto perchè Egli gode di una struttura psichica indistruttibilmente giovane. La guerra di movimento, alla quale noi tendiamo e dobbiamo tendere, è una espressione assolutamente rivoluzionaria, nuova e giovanile di guerra; riconoscerne la necessità, accoglierne i postulati, studiarne la dottrina, ma pretendere di applicarla coi procedimenti, col sistemi, con la educazione psichica e professionale d%l tempo passato, significa non capirne l'essenza. Perciò abbiamo scritto della necessità di rivoluzionare le basi della nostra educazione psichica alla guerra, perchè con una educazione psichica ricalcata sul passato, cioè sui tempi in cui, per quanti sforzi si siano fatti, non fu possibile attuare guerra dl movimento, ricadremmo in tutti gli errori dei passato e, partendo con l'illusione di fare guerra di movimento, ci troveremmo inchiodati subito nuovamente alla guerra di posizione. La guerra di movimento esige non soltanto uno strumento nuovo nei mezzi e quale oggi noi, grazie alla saggezza dei nostri capi possediamo, ma esige uno strumento nuovo nella sostanza, cioè nello spirito, che è la sostanza della sostanza, e nei quadri che sono lo spirito dell'esercito. Perciò noi affermiamo che occorrono quadri giovani, ma per giudicare se un ufficiale è vecchio o giovane, vorremmo l'esame portato, oltre che sopra l'estratto legalizzato del suo atto di nascita, anche sul come l'ufficiale pensa — per accertare se pensa fascisticamente — come giudica — per controllare se non giudica in base a rancori, o a democratica sete di popolarità — e, soprattutto, come comanda. Quando pensa, giudica e comanda coi sistemi del passato, noi riteniamo che questo ufficiale vada classificato tra i vecchi anche se egli ha vent'anni. Nè si tenti di ricorrere ad ambigue facezie coll'affermare che pensando e comandando come si comandava nel passato si pensa e si comanda come comandarono Garibaldi e Galliano: Garibaldi e Galliano comandavano magnificamente, e ottennero che i loro soldati si battessero da eroi, perché seppero comandare col più giova- ne spirito del loro tempo; se es- si. per obbedire a loro volta al pas- s.ato, avessero comandato, ad esempio, come Annibale coman- dava i guerrieri galli, africani e iberici che componevano il suoesercito, o anche soltanto come Seydlitz comandava la cavalleria di Federico II, nessuno oggi elen-cherebbe il nome di Garibaldi e diGalliano fra i grandi nomi militari. Ogni tempo ha il proprio spirito vecchio e il proprio spirito giova„c c [] dramma dei popoli si tra$\xce sempre in questa eterna an- titesi: io spirito giovane del nostro tempo è rappresentato dall'idea fascista: in tutti i campi, anche in quello della dottrina e della prassi militare. Napoleone ottenne le sue gran- ji vittorie con soldati e ufficiali nell'animo dei quali i fermenti della rivoluzione avevano già distrutto tutte le tradizioni e tutte e eredità professionali dei tempi delle guerre di cordone. Noi dobbiamo eliminare i germi tossici più tenaci lasciati in no| aa[ passato e soprattutto dal a guerra mondiale e fare nostri tutti i principii attivi della rivouzione fascista. Ogni guerra nuova, come è no- to, prende le sue mosse dalla guerra precedente: per imitarla e perfezionarla se essa è stata una guerra fortunata, per differenziar ! sene se essa è stata una guerra i disgraziata. ; La guerra mondiale è stata di sgraziatissima: lunga, sanguino i sissima, divoratrice insaziabile di Jbeni materiali e morali, senza al] cuna decisione netta, Nessun popolo intelligente, ncs-Jsun governo accorto, nessun capo j saggio può aspirare a ripetere la mrovinosa esperienza di una guerra analoga alla guerra passata. Ma per fare una guerra diff e rente dalla guerra mondiale non basta proclamarne la necessità, occorre una preparazione del tutto differente da quella della guerra mondiale. E' questa la mèta che noi abbiamo indicata, scrivendo della convenienza di educare gli animi alla guerra di movimento ed è a I questo che bisogna tendere con ' fede giovanile e francamente,!spontaneamente, calorosamentc- aperta alle necessità nuove, tantoIse gli anni che pesano sul cuore sono numerosi, quanto se il cùo re è leggero perchè gli anni sono pochi, Giacomo Carboni

Persone citate: Cadorna, Federico Ii, Giacomo Carboni, Rossbach, Toselli