La responsabilità dell'inghilterra

La responsabilità dell'inghilterra INIZIATIVE ECONOMICHE La responsabilità dell'inghilterra Le ultime settimane sono state piene di notizie e di impressioni relative a novità nella vita economica internazionale. Ne hanno dato lo spunto in modo speciale la conferenza dello zucchero a Londra, la missione affidata dall'Inghilterra e dalla Francia a Van Zeeland, il vaggio di Schacht a Bruxelles, il colloquio HitlerLansbury. A Londra l'intervento di Norman Davis, inviato da Roosevelt e persona di fiducia di Cordell Hull, le visite del Ministro francese dell'economia e di ministri del commercio di vari Stati specialmente dei Paesi del Nord, hanno valorizzato l'idea che la conferenza riunita per regolare le questioni connesse ad una regolamentazione internazionale della produzione dello zucchero, fornisse l'occasione per uno scambio di vedute su problemi di ben maggiore portata: specie sulla necessità di ritornare ad una maggiore libertà di commercio e di giungere ad una maggiore stabilità nella situazione monetaria. n fatto poi che qualche giorno dopo Francia ed Inghilterra si siano rivolte al primo Ministro belga pregandolo di incaricarsi di una inchiesta sulle condizioni e sulle possibilità di una ripresa degli scambi commerciali ha rafforzato l'impressione che vi fosse qualcosa di nuovo nelle tendenze economiche . internazionali, per quanto da qualcuno si sia più o meno malignamente osservato che forse la missione Van Zeeland era stata provocata più dalla necessità della lotta elettorale in cui egli era impegnato che non dà un reale desiderio delle Potenze invitanti. Finalmente il viaggio a Bruxelles del dott. Schacht e le risposte assai interessanti che egli ha dato ai giornalisti che lo interrogavano, hanno fornito nuova materia alle discussioni e ai commenti: il Ministro della Economia tedesca e Presidente della'Relchsbank ha infatti dichiarato che la Germania sarebbe ben lieta di una più larga collaborazione internazionale in materia di scambi, anche se questa portasse ad una attenuazione della sua autarchia e vedrebbe ben volentieri un accordo con cui si assumessero dagli Stati interessati impegni precisi per una comune stabilità monetaria. Evidentemente questi stessi concetti devono essere statò oggetto di esame nelle conversazioni che si sono svolte a Berlino fra il Presidente dell'Istituto tedesco di emissione ed il Governatore della Banca d'Italia. E' venuto poi il comunicato relativo alla visita che il laburista Lansbury ha fatto al FUhrer, ed in cui questi al dichiarava pronto a far intervenire la Germania ad una Conferenza economica mondiale se qualche grande Potenza prendesse con possibilità di successo la responsabilità dell'inizia tiva. Di fronte a questi indizi è dunque permesso di pensare prossima una distensione in quella politica di continui ostacoli al commercio estero, di cui tutto il mondo soffre e di intravvedere la fine di quella « danza delle monete » che ha accumulato tanti disastri e apportato cosi profondi turbamenti nelle situazioni sociali e nelle relazioni internazionali? Nell'idillio primaverile che è sembrato sbocciare in questo campo, è intervenuto con una nota un po' diversa il cancelliere dello Scacchiere. In occasione di una recente discussione svoltasi alla Camera dei Comuni, ad una osservazione del capo dell'opposizione liberale, che gli ricordava come l'accordo monetario tripartito prevedesse che un'azione dovesse essere intrapresa senza indugio dalle nazioni firmatarie, « per attenuare progressivamente in vista della loro abolizione, i regimi attuali di contingenti e di controlli dei cambi» il Sig. Neville Chamberlain rispondeva bensì che gli sembrava desiderabile di abbassare lo barriere che ostacolano il commercio, ma agaggiungeva anche che il Governo britannico non si proponeva, per il momento, di iniziare negoziati . a tale scopo nè colla Francia nè cogli Stati Uniti, cioè colle due Nazioni con cui più sono intensi i rapporti commerciali inglesi e con cui l'accordo monetario era intervenuto. A voler essere realistici, bisogna ben dire che questa dichiarazione non è molto confortante, in quanto se una più libera circolazione di predotti e di capitali, oltre che di uomini è necessaria, se non si vuole che un notevole numero di Nazioni soffochi nell'isolamento economico in cui è costretta, l'inizio di una nuova politica economica deve avere la sua attuazione proprio da parte degli Stati che si trovano in più favorevoli condizioni finanziarie ed economiche. Si potrà dire che questo nuovo orientamento non può instaurarsi se non mutano anche le condizioni della situazione internazionale, se cioè non ci si avvia verso una più grande stabilità, e una più volenterosa collaborazione net rapporti politici fra le varie Nazioni. Ma è certo d'altra parte che nè stabilità nè collaborazione politica possono esistere se fra i vari Stati non si fa viva anche nel campo economico una maggiore comprensione dei bisogni e delle necessità di ciascuno. Ora a questo sarebbe favorevole il momento attuale:'non vi ha dubbio infatti che molti dei fenomeni di nazionalismo e di protezionismo economico, che hanno avuto origine dalle crisi del dopo-guerra, e specialmente da cmmbbprrOgdpcdtsoUntstdsaacDccupate dEn quella del 1929, potrebbero, almeno in quelle parti in cui l'autarchia è condizionata non da necessità politiche e militari ma da contingenti condizioni economiche e valutarie, attenuarsi e scomparire di fronte alla migliore congiuntura attuale. Perchè ciò avvenga è però necessario osservare che l'allentamento del vincoli imposti al commercio internazionale e il ristabilirsi di rapporti durevoli di cambio fra le diverse monete, presuppongono che si debba attraversare un periodo di transizione per raggiungere un nuovo equilibrio. Ora questo non si potrà fare se gli Stati che hanno una bilancia dei pagamenti favorevole, per le partite attive che lascia il loro commercio estero o per quelle che derivano dal movimento dei capitali, non daranno il segno e l'esempio per la smobilitazione degli ostacoli al commercio. Gli Stati Uniti hanno compreso infine che non si poteva giungere ad-una situazione mondiale, più equilibrata se essi avessero continuato a pretendere di essere pagati dei loro debiti e di esportare 1 loro prodotti senza permettere alle merci degli altri di penetrare nel mercato americano e senza concedere qualche agevolazione di credito. Han¬ no perciò iniziato i primi passi per riaprire le loro 'frontiere ed il loro mercato finanziario alle esigenze delle altre Nazioni. Ma il tentativo è stato ed è ancora molto timido ed in ogni caso non prenderà proporzioni maggiori se da parte Bua l'Inghilterra non lo appoggierà e non lo imiterà. L'Impero britannico domina direttamente o indirettamente troppe correnti commerciali e finanziarie perchè gli Stati Uniti possano e vogliano precedere da soli nella via di un ritorno ad una maggiore libertà di commercio internazionale. Ancora recentemente del resto il « Times » e l'« Economist » riconoscevano che. soltanto da un accordo fra i due Paesi anglosassoni poteva prendere impulso il movimento verso una più intensa ripresa degli scambi commerciali e verso una sana ricostruzione economica e finanziaria del mondo. Perciò appunto le parole di Chamberlain. non sono molto incoraggianti. Certamente l'Inghilterra vuol attendere 1 risultati della Conferenza imperiale che si radunerà subito dopo le feste dell'incoronazione e da cui forse spera che ^òca un rafforzamento di quella politica preferenziale che ha inaugurato ad Ottawa e che tende a riservare alla pro¬ duzione inglese, i mercati dei domini!, delle Colonie e dei Paesi sotto mandato britannico. Di qui il poco fervore britannico a considerare le iniziative che tendono realmente a provocare una distensione nella situazione economica mondiale. L'Inghilterra si assume cosi una grave responsabilità: anche questa volta le sue decisioni possono avere grandi conseguenze in un senso o nell'altro. Se per una visione di vantaggi immediati essa rinsaldasse la « zona economica » ad essa riservata, non v'è dubbio che gli altri Paesi dovrebbero pensare a rafforzare le misure necessarie per la tutela della loro economia: il che significherebbe che invece di creare una atmosfera favorevole a più intense relazioni commerciali e a una maggiore stabilità monetarla, si provocherebbero un nuovo movimento di maggior pro: tezionlsmo e di più assoluta autarchia e nuove ragioni di difficoltà nella situazione delle varie monete. Perciò la missione di Van Zeeland è tutt'altro che facile e tutt'altro che prossimo a una costruttiva realizzazione è il progetto di nuove conferenze economiche. Gino Olivetti