Piazza Carlo Alberto e la nuova Biblioteca Nazionale

Piazza Carlo Alberto e la nuova Biblioteca Nazionale IN GIRO PER I0A CITTA.1 Piazza Carlo Alberto e la nuova Biblioteca Nazionale In mezzo al fervore edilizio che anima tuttora i numerosi cantieri del centro, c che promette di completare in breve la fisionomia moderna della città secondo <jli ultimi ritrovati della scienza urbanistica..riveste indubbiamente qualche im-portanza anche l'edificio che oggisi vede in corso di rìattamcntoAchiuso dentro un recinto di tavole, tra via Bogino e piazza Carlo Alberto. Si tratta dell'edificio destinato a nuova e definitiva residenza- della Biblioteca Nazionale, c come tale illustrato già altra volta dal giornale La Stampa. Al punto a cui si trovano i lavori, l'argomento non cessa però d'essere di attualità. L'antica aspirazione di rpgdepdaMi«tlnntvsrtcdrMSautorità cittadine e di studiosi in genere, di vedere allogato in una sede comoda- e dignitosa l'importantissimo Istituto cittadino, che con le nascenti esigenze per il pubblico dei frequentatori e con i suoi più che seicentomila, volumi, si trova a disagio negli insufficienti locetli del Peilazzo Universitario, procede dunque verso una rapida realizzazione. Oret pare che l'attuale facciata principale del palazzo, dalla parte di via Bogino — facciata- di uno scialbo e scolorito stile neoclassico borghese — non corrisponderà- alla facciata della nuova Biblioteca. L'ingresso principale di questa verrà trasferito dalla parte della piazza. Quale sarà, fra breve, l'aspetto dell'edificio da questa parte? La domanda è quanto meli lecita ed opportuna, e il problema quanto mai degno di essere preso in esame, poiché ad una sistemazione retzionalc dell'edificio verso la piazza, scmjjra- fare opposizione lei necessità, imposta da esigenze di natura- estetica, di conservare integro l'attuale prospetto architettonico. Vediamo perciò, ancora una volta, in che consistei queste prospetto architettonico a cui le autorità intrici hanno mostrato tanto attaccamento. Un grosso portone centrale, sormontato da un basso frontone a lunetta, e due porte laterali esterne con alti frontoni rettangolari, tra coppie di colonne e di lesène, a fascioni rustici di stile barocco, si alternano a due ordini di finestre semplicissime, per piano terreno e mezzanino. A tutto ciò, che non è molto, si aggiunge il fantasioso coronamento dell'attico, a- base di stemmi, di trofei, di bandiere, di vasi a pieno tondo, insieme ad aquile, a festoni e a cornici di stucco a bassorilievo sulle eili estreme. Abbiamo qui tutta la paccottiglia del peggiore stile neoclassico decadente che infieriva- ancora intorno alla metà del secolo scorso, e che andava benissimo con la destinazione originaria del fabbricato come ufficio centrale delle Poste e elei Telegrafi, di quei tempi. Ci sta in mente che l'anonimo ideatore di quella bassa facciata baroccei-neoclussica fosse ancora suggestionato dall' aspetto che]qualclie anonimo architetto guari- nesco aveva pensato di conferire :alla fronte delle scuelcric di Palaz-<zo Carignano, situeite un giorno mlquel punto. Si consideri la prospiciente "io- numcntalc facciata moderna di Palazzo Carignano, e poi ci si- dt- quest ultima, con tutte lePdco. se quest'ultima, con tutte le sue artificiosità e le sue esuberanze, non sembri un capoleivoro degno di guardare dall'alto, non soltanto materialmente, il suo visà-vis. E' veramente questo, se non un capolavoro, qualche cosa che me-Hto tutta- quella attenzione c quel-le premure che per esso hanno rft-mostrato alcuni anni or sono, almomento di decidere, i tutori oit-tadini e nazionali dell'arte e dellastoria f Ed e questo l'oggetto per cui si sono dovuti studiare miracoli di ingegnosità per conciliare antico e moderno, i pretesi diritti dell'arte e della storia con le esigenze di un Istituto di tanta importanza culturale e morale come la Bibliotecei Nazioneile del Pie- monte? Rispondiamo risolutameli-te di no alla prima domanda, e ri-spondiamo si, con un eiccorato« purt toppo», alla seconda. Noi ci«ic/itnianto, essendone profonda-mcnte partecipi, al rispetto dellememorie; ma ci rifiutiamo di pas-sare per beoti agli occhi del fore-stiero. Il quule non riuscirà a co?i-vincerai che un consesso di valen-fuomini decretò un giorno di con-servare quel misero aborto archi-tettonico per convincere lui, il fo-rcsticro, che anche a Torino ungiorno — fortunatamente lontano— si sapevano combinare, con lacredità di tanti grandi architetticela indigesti pasticci. Ci si risponderà che questo sfo-zzo è tardivo, e che non è dato ri-tornare sopra quanto è stato de-ciso e consacrato ormai con tuttii crismi delle autorità « competen-ti ». A correggersi e a correggerecernie dice il proverbio, c'è sempre tempo. Dal portare alle estreme conseguenze le nostre premesse, ctrattiene, più che etlt.ro, una considerazione di ordine strettamente pratico e di opportunità. I lavori per la nuova Biblioteca oggi Non camminano. Non sappiamo etneo-ra quando si prevedi che quest5&*SL^^Jrt!& rc certo che non si è mai fatto co sì seriamente come si fa adessoOra non sarebbe desiderabile pernessuno, e meno che mai per glstudiosi, i più direttamente i)tte-ressati, che si riportasse in mare una barca la quale dopo fan te difficoltà st-a per giungere a riva. Però non bisogna precludersi definitivamente la via neeinche ad una soluzione futura e forse di maggiore soddisfazione. Il progetto architettonico su cui si appuntano le critiche, non fa parte strettamente, intimamente, del palazzo e aderisce a questo come un seni plice scenario, libero o quasi da ogni addentellato così a destra come a sinistra. Si faccia quindi in modo, poiché si è ancora in tempo, da sviluppare dietro questosemplice scenario o paravento la costruzione nuova- in medo da incuneo rsi con questo il meno possibilc. e da rendere facile, in un giorno qualsiasi, l'abbattimentodello scenario e la sistemazione di una- facciata propria, senza compromettere in alcun modo, nonché la stabilità, i servizi stessi della Biblioteca- in funzione. Ai tecnici lo studio non. difficilissimo, del problema. Ai cittadini la speranza di assistere un giorno alla scomparsa di quel prospetto di scude¬ ria, senza togliere ai romantici del passato la possibilità di recarsi un giorno ad ammirare quel venerando relitto, delicatamente smontato e ricostruito, in una zona cittadina più appartata e più periferica. G. B.

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