Bizzi vince anche il Giro della Toscana staccando nel finale i suoi più tenaci avversari

Bizzi vince anche il Giro della Toscana staccando nel finale i suoi più tenaci avversari gara per il Trofeo dell'Impero Bizzi vince anche il Giro della Toscana staccando nel finale i suoi più tenaci avversari Servadei e Valetti ai posti d'onore - Del Gancia Bini e Bergamaschi in netto ritardo Corsa vivace e nervosa nonostante il maltempo e le molte asperità del percorso (DAL NOSTRO INVIATO) Firenze, 22 mattino. Il Giro di Toicana ha una tradizione di asprezza, di combattività, perfino di bizzarria; ma questa volta, superando se stesso, è giunto forte all'estremo limite che, per queste caratteristiche, è consentito a una corsa ciclistica, e tutto e tutti hanno concorso a spingerla verso di esso: gli organizzatori, i corridori, la sorte. I pi imi avevano scelto un percorso che già sulla carta appariva assai severo, ma che sulla strada 10 si è dimostrato ancofa di più. 11 profilo altimctrico lo dava quasi piano per centotrenta chilometri e, invece, risultò tormentato da parecchi e duri balzi sulle colline di Val d'Elba, sulle quali si è fatto bottino di premi di traguardo, ma a costo di preziose energie spese nei brillanti episodi che vi sì accesero. In questa come in altre parti del percorso si erano scelte strade che .col sole sarebbero state di paradiso, se non già polverose, ma che con la pioggia che ci ha perseguitati per sette ore erano viscide di fango e perciò doppiamente faticose. Il giuoco della sorte 7 corridoii, per parte loro, hanno dimostrato della gran buona volontà, non permettendo mai, si può dire, che la gara si smorzasse in monotonia, ma imprimendole a ritmo continuato vibrazioni or sottili or violente e senza quelle preoccupazioni delle distanze e degli ostacoli climaterici che si sarebbe potuto temere come soffocatrici delle audaci iniziative. Infine la sorte, specie nel finale, lia voluto farla da protagonista, sostituendosi alle possibilità dei singoli attoH nelle cui mani era rimasta la gara sino al punto da far pensare, in un'ora e mezza, a non so quante soluzioni di essa, indipendenti, anzi, contrastanti con le dimostrazioni di valore che stavano dando gli atleti. Questi tre fattori fondamentali della competizione risulteranno illustrati da un sito canovaccio cronistico. Lasciammo Firenze sotto Un ciclo da cui sembrava dovesse scaricarsi il diluvio e che invece ci elargì per un'ora un polverìo di umidità invernale e poi, fino a metà pomeriggio, un'acquetta quasi invisibile ma petietrant'e che fu, col freddo che l'accompagnava, la causa di numerosi ritiri, specie a Lucca e a Pistoia quando ci si avvicinava a Firenze e col crollo di non pochi uomini. Pioggia, freddo, fango: ecco i tre formidabili avversari che si sono aggiunti al peso della distanza e delle molte salite, facendo di questo Giro una delle più dure corse da parecchi anni a questa parte. Una scappata di Moira e poi un'altra di una dozzina di uomini furono annullate, specie per il pronto intervento dei grigiorossi. Un colpo tirato da Rossi durò molto meno di un altro portato da Scazzola e proseguito sulle rampe di San Miniato e di Montopoli. Poi, su quelle di Marti, fu Bavutti ad agitare le acque che si erano messe per poco in bonaccia. Ma Bini lo battè in volata sul traguardo della vetta. Nella discesa si formarono tre gruppi, di cui i due primi si riallacciarono prima di Pontedera (Km. 62) passando a Pisa (Km. 82) cinquanta secondi prima del grosso, in cui erano tutti i calibri maggiori: da Guerra a Bini, da Dei Cancìa a Bizzi, da Bergamaschi a Cinelli. Mancava Cazzulani, che, per noie al cambio, era ancora più indietro a inseguire da solo. Numerosi ritiri Una foratura appiedò Vicini, cosicché a Lucca (Km. 102) passarono in testa Rossi, Montesi, Servadei, Mara, Generati, Benentc, Scorticati, Valle, che erano scappati dopo il ricongiungimento cui ho fatto cenno: gli altri erano in ritardo di 2'10". Già. intirizziti dal freddo e dall'acqua, a Lucca preferirono tagliare per Firenze: Guerra, Marabelli, Bailo, Dall'Arsinà e Gulli. Dopo che il distacco fra i primi sette e il gruppo maggiore ebbe toccato quasi i quattro minuti pruni, cominciò la reazione degli inseguitori. Si staccarono dal grosso Cazzulani, che aveva ripreso, Bergamaschi, Rimoldi, Introzzi, Cecchi e Masarati, passando a Bagni di Lucca (Km. 131) a 3'15" dopo i primi; mentre gli altri erano a 4'30". Qui cominciava la salita che in trenta chilometri doveva portarci in cima a Monte Oppio, cioè da 135 a 821 metri. Nel paese, Introzzi cadde, ruppe una ruota e perse alcuni mimiti per sostituirla. Masarati fu subito staccato e Cazzulani fu preso da grave crisi. Bergamaschi, Rimoldi e Cecchi, invece, in pochi chilometri furono sui primi e tutti distanziarono la formazione principale di ben cinque minuti. Informati di questo preoccupante ritardo, Mollo e Bizzi partirono alla riscossa e proprio in questo momento agitato Bini cadde, trascinando con sè Valli e Romanatti. Strage., in famiglia, quindi ! Per giunta Mara forò. La pattuglia d'avanguardia, ridotta a. Bergamaschi, Valle, Cecchi, Gene-\ rati, Scorticati, Servadei e Rossi, per avere perso Baiente e Montesi, era al controllo di San Marcello inseguita da Cinelli, Bizzi. Favalli, Valetti, Canavnsi, Vicini, Cipriani, Del Concia, Simonini è Olivetti. Ma l'attacco di Cecchi la sconvolse e decimò. In un lampo, Cocchi, che sembrava da scoiattolo trasformato in tigre, non rimase che con Bergamaschi e Valle: ma, insistendo egli a strappare con violenza, anche Bergamaschi cedette. ]Negli ultimi chilometri bellissi-ma fu la lotta fra i due isolatichc avevano sbaragliato gli assi dai lauti stipendi. Cecchi tentò più volte di liberarsi dell'ultima resistenza; Valle fece altrettanto; ma nessuno dei due ci rtu-sci e la coppia passò in cima 30" prima Ài Bergamaschi,. 45" primo.- di. Ri¬ moldi, 55" di Servadei, l'15' Rossi, l'20" di Generati, l'25" di Bizzi e Valetti. Degli altri, sparpagliati a centinaia di metri, citerò solo Del Concia a 3'20" e £ini, che, dopò la caduta in cui aveva perso un buon minuto, aveva forato, a 7'15". di,l>ariva (perchè il sacrificio di Cinelli non gli impedì di retrocedere sempre più) uno dei favoriti, senza averci potuto dare la misura del suo valore. Nel pieno della mischia La sfortuna, dùnque, si acca-■niva contro il bi«7ico celeste*cheormai appariva condannato abattersi nelle retrovie. Così scom-Un altro, invece, Del Cautela, dopo aver subito una non lievecrisi in salta, si stava npren: \dendo in disceso., in cui si avvi- ;etnò rapidamente ai primi, ag-igru.ppa.tisi così: m testa, Berga-\maschi, Cecchi e-Bizzi; a 400 me-btri Valle, Valetti, Servadei e R\-\moldi. Ma prima di Pisa questi sette si flesero La media, chesino rillinizia Aelln. snlitn era iera Isino all'inizio della salita stata di ben 37,700, dopo Del Ca/ncia do insei Rossi fu eliminato da una ca duta sulla salita delle Sorti, Valle cedette di schianto, Bergamaschi cominciò a tentennare, Servadei ebbe un attimo d'incertezza ma tuti e due, insienie a Valetti, fresco fresco da un inseguimento impostogli da una foratura, si riattaccarono a Bizzi, Del Concia, Cecchi e Rimoldi in tempo per affrontare con essi le impennate delle rampe di San Giovanni. Qui ai ntrò nel pieno della mischia. Il rude comando di Bizzi non fu sostenuto da Bergamaschi, Rimoldi e Servadei, che persero alcune decine di metri. 11 iltìtti e Cecch\, poi di «uouo Bizzi, fecero di tutto per eliminare Del Cancìa, ma non ci riuscirono; anzi, Valetti scontò il fio della sua generosità perdendo anch'egli contatto, per recuperarlo, però, qteasi subito. Servadei, magnifico, sorprendente di coraggio e resistenza, tornò sotto, mollò di nuovo, e a San Casciano era ancora con i primi. A Greve cominciò la salita di Sugarne, ultimo banco di prova per gli arrampicatori. Calma all'inizio, poi a un tratto gran sparata di Bizzi, che colpi in pieno Valetti e Servadei, lasciando ille- sconvolgente del'finale di'gara.Una risposta di Del Cancia- fu ben parata da Bizzi, che giunse n vetta solo 12" dopo, mentre Servadei e Valetti erano ad l'18". Si sarebbe detto che la salita era ormai finita e la piega della corsa stabilita nella lotta fra le due coppie. Niente affatto. Nella discesa Valetti forò per la seconda volta capir sua convenienza aiutare Bizzi nel- ÌZZ. battere da ni in volata. Ed ecco i due pai- leggiarsi il compito di condurre e, non trovando l'accordo, rallen- l nllTra /• £ IZ nU^nr i n n% rJZJ» JJd^ &Znl£L%l?Z°h/*l0" Z?. tare a 20 all'ora, Bizzi solo ! Fu-, così, non molto difficile a Servadei venire a riprendere, con it suo compagno, Bizzi nella morsa di una serie di tentativi di distacco dai quali il grigio-rosso si difese molto bene con cervello e con gambe. Sui tre litiganti, in un momento di sosta, piombò inaspettato Valetti. Si ristabiliva, dunque, l'equilibrio fra i due bian- co-blu e i due grigio-rossi Ma durò poco, che Del Cancia dovette fer-marsi per cambiare il pignone diruota libera che già da tempo gli dava noie e preoccupazioni. Perse65" a riparare, e, forse, avrebbepotuto riprendere se nell'insegui- mento non avesse forato. La- bilancia, questa volta, pen¬ deva a favore dei ragazzi di Ghel-1fi; via il vantaggio del numero'inon era sufficiente; Servadei, a j Modena e a Varese per non cita- : re che le ultime occasioni, si era i dimostrato velocissimo. Il pensie-ìro d'averlo 'con sè all'arrivo in- ' dusse Bizzi a tentare un buon ', colpo sul penultimo strappo di sa- lita. Si staccò per primo Valet- ti, ma alla fine anche Servadei dovette cedere e andò perdendo fino a.un paio di centinaia di me-tri. A Pontassieve questo lieve di-stacco non pareva definito, anzi, andava poco a paco diminuendo, e già non era che di una cinquan- Una di metri, quando il bel corri- dorè romagnolo fu messo a ter- ra da una gomma. Era, questo, Vennesimo intervento della sorte anche n definitivo, quello che permise a Bizzi di entrare allo stadio Berta qìà vincitore, servadei inseguì molto bene,mu non poteva fare il miracolo b, riprendere un Bizzi in dieci chilometri. Valetti giunse con la sua terza'gomma ri terra. Meniti tacco H iMmi chilomclH Dnl;r, .• ... _ e,.,..—- Canno che si era unito a Fai ntttt da coloro con » qualit era, in- sieme o- 70 chilometri dall'arrivo. Questa sequela di incidenti n>'-.nebbia, eridrntrwente, i giudizi sugli attori di questa gara. Ciò non toghe che si possa dire consicurezza che Bizzi è stato, con lo sfortunata. Cecchi, l'uomo miglio- re nel complesso ■«""" idelle salite. Egli mi è parso più a posto che a Varese e ha tenuto la distanza come non avrei creduto. Fa progressi di forma, dot, e anche di maturità. Lo conosceremo ancora meglio nel Giro d'Italia. Se la fortuna l'ha un po' aiu- Se la■ jortuna Iha un po-am-tato nel levargli da ruota gUjW- i che eqli non aveva potuto e di forza la salda condot- ,„,.<, L 7„ f**mn *,n,n»ti, ali versori piegare ta di gara e la ferma volontà glihanno permesso di far funziona- re a pieno rendimento i suoi mezzi. Del resto egli aveva fede in sè per questa gara in cui si doveva decidere, direi quasi, diun prunaio regionale. Non ave-va egli scritto l'altro giorno al signor Ghelfi di venire a Firenze con dei bei biglietti da mille perchè sentiva che avrebbe vinto il Giro di Toscana"! La prova di Cecchi Cecchi. non nutriva minore fi- \dena giornata è stata quella di Servadei. Già nella San Remo avevo notato, e ve lo avevo detto, i progressi di struttura e di muscolatura di questo buon figlio \sfor'zo duro di cui egli ha dato ,certo al miracolo o al campione; perchè molti .,P„ni d SO)l0 per aire che a ìivello di classe è at- \Ulalmeìlte tu„'altro che elevati,- isimo, ma a questo mondo tutto ; è relativo e ci è quindi di gran soddisfazione poter dire che Ser-di Romagna. Poi avevo visto di quali doti di velocità disponesseanche al termine di una corsa di discreta severità. Ma non avrei 1 certo aiurato per lui in 9"e"C \doti di esistenza e di recupero, m ™»«. *er, *» 5_ 1 'vadei, se non avrà fatto un fuoco di paglia, è già capace di tenere ruoli primari nelle nostre- corse. Meno continua, ma pur essomigliorato, mi è parso Valetti; e più vario ancora Del Cancia, a tratti economico e vulnerabile atratti poderoso e generoso. Non è piaciuta la sua rinuncia a prò-digarsi con Bizzi quando poteva-,no dirsi padroni della corsa. Si dirà che ragioni di marca glie lo ranno consigliato o imposto, ma tesse non ci riguardano e, comun- , que, non hanno offerto uno spct- 1 »-"—'- — tacolo entusiasmante. Nella classifica per marca del Trofeo dell'Impero passa in testala Bianchi, l'unica che abbia tre 1classificati nei primi dieci, anche 'ise soS.o 6.o, 9.o e lO.o; dato che è j innegabile che, sia pure per sfor tnna, non sono stati ieri i biancoi celesti a dominare in campo, si può ripetere che il concetto in formatore di detta classifica è ', illogico e antisportivcx. Nella clas- sifica generale passa in testa Ser vadei, per la terza volta su quat ivo finito a ridosso del primo. E [questo posto è davvero meritato. ' Questo stri bene finché non sa'rà stato deciso su lina pretesa in-1 frazione che avrebbe commesso I Mealli, durante la corsa, nel cam- | biare irregolarmente una ruota.; ! Perchè, se dovesse essere escluso ■ dall'ordine di arrivo Mealli,. ver- j rebbe incluso al decimo posto Iin vutti e così la. Casa Frcvns avreb be tre uomini nei primi dieci e sarebbe classificata alla pari con ' la Bianchi, \ \ 'SsGiuseppe Ambrosi™ IL GRUPPO DEI PRIMI SULLA SALITA DI MONTE OPPIO E' CONDOTTO DA CECCHI.