VANI SFORZI ROSSI nel settore di Teruel di Riccardo Forte

VANI SFORZI ROSSI nel settore di Teruel VANI SFORZI ROSSI nel settore di Teruel Sette aerei comunisti abbattuti. Ancora un attacco respinto dagli assediati della Virgen de la Cabeza (UAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) S. Jean de Luz, 19 mattino. La giornata domenicale è stata caratterizzata da una relativa calma su, tutti i fronti. Tanto a Madrid, come nella regione di Teruel, dove pure i rossi avevano Untato negli scorsi giorni una certa reazione offensiva, le lìnee nazionali permangono saldissime e nessun nuovo attacco è avvenuto, certamente a causa del fallimento dei precedenti. Nella Città Universitaria la situazione della guarnigione è normalissima; le comunicazioni col resto del fronte avvengono facilmente attraverso un corridoio abbastanza ampio, che i marcisti si sono sforzati invano di interrompere. Il Ministero della guerra dì Madrid ha nuovamente riconosciuto ieri sera che le comunicazioni della_ Città Universitaria non sono state tagliate. Gli eroi del Santuario Sul fronte basco, benché il tempo sia migliorato negli ultimi giorni, lo stato del terreno non è ancora tale da permettere l'azione della colonna motorizzata. Il gen. Mola ha affermato che non intende spostare un solo carrotdi assalto nè un solo automezza, finché il suolo non sarà asciutto. Tutto fa pensare che la sosta sarà ormai di brevissima durata. I preparativi fervono nelle retrovie e in prima linea. Nella regione di Teruel, che costituisce una vera e propria punta avanzata dell'esercito nazionalista fra la Catalogna e il levante, a settantacinque chilometri dal Mediterraneo, i rossi hanno cercato invano di minacciare alcune posizioni di avanguardia senza riuscirvi. I nazionali, contrattaccando hanno migliorato le loro linee in vari punti. L'aviazione marxista, che aveva cercato di cooperare all'azione, ha avuto da lamentare la perdita di ben sette apparecchi, di cui uno è caduto in fiamme nelle linee nazionali, un altro, investito audacemente da un apparecchio nazionale, è precipitato al suolo, mentre gli altri cinque sono stati abbattuti dalle artiglierie antiaeree e dai caccia nazionali. Giunge poi notizia che in questi ultimi tre giorni i rossi hanno attaccato il famoso monastero-fortezza de. la Virgen de la Cabeza, situato sulle pendici rocciose della Sierra Morena, nel quale si è asseragliato un pugno eroico di falangisti e di guardie civili fin dall'inizio della guerra civile, resistendo a tutti gli attacchi. La resistenza dei difensori è rimasta infrangibile anche contro gli ultimi assalti del nemico, che ha attaccato con vasti mezzi offensivi e con grande tenacia e ardimento. I rossi hanno riportato perdite gravissime, senza guadagnare nemmeno un metro di terreno. Gli attaccanti hanno impiegato anche artiglierie di grosso calibro e numerosi aeroplani, le cui bombe non sono riuscite a snidare i difensori dai loro appostamenti fra la rcecie circostanti. Le ondate rosse sono state inesorabilmente falciate dai tiratori scelti e dalle mitragliatrici dei difensori, ogni volta che esse rinnovavano gli assalti. L'eroica piccola guarnigione ha segnalato agli aeroplani nazionali, che li rifornivano di viveri e di munizioni, che il morale dei difensori del Santuario è altissimo, e che il nemico non metterà mai piede nella posizione. Movimento di liberazione In tutta la- Spagna occupata dall'esercito, la, popolazione ha udito ieri sera con grandissimo interesse un importante discorso politico pronunciato dal Capo dello Stato, generale Franco, alla mezzanotte, alla radio di Sala manca. Il generale, dopo avere ri cordato il programma dello Stato nascente, ha chiesto a tutti gli spagnoli di unire i loro sforzi per edificare una patria nuova « forte, giovine e decisa a riprendere nel concerto delle Nazioni il po sto che non avrebbe mai dovuto perdere ». Il generale ha affermato che il movimento nazionale spagnolo costituisce il terzo rinascimento della Spagna dopo la riconquista del Paese agli arabi, che lo avevano invaso, e dopo lo sforzo costruttore compiuto nel '500 da Carlo V e Filippo II. « Noi tendiamo all'unificazione armoniosa del nostro popolo verso scopi che possono compendiarsi nella grandezza e nella libertà del Paese purificato dalla infezio ne materialista del marxismo — ha proseguito Franco —. Il nostro nemico si sbaglia assai, quando pensa che delle divergenze di prò gramma, come quelle che senza dubbio esistono fra le varie forze politiche che collaborano al movimento nazionale, possano oggi o domani provocare una crisi del nuovo Stato. « Il programma della Spagna nazionalista è stato esposto più volte. Tuttavia noi incarniamo più che un programma politico, determinato, un grande movimento di liberazione nazionale. La nostra dottrina è soggetta ad una elevazione continua ed agli adat tamenti che può suggerire o con sigliare la realtà. Si tratta di li berare la Spagna dalle ideologie menzognere che avevano ritardato il suo progresso, di forgiare il nuovo Stato che sarà familiare, municipale e sociale ad un tempo, di ridare alla Sjiugna il suo rango di Nazione. « Non vogliamo una Spagna vecchia — ha continuato il generalissimo — ma una Spagna in cui la tradizione del passato sarà interpretata e rinnovata da una gioventù vigorosa ed eroica. La legittima ambizione dì un Paese che risorge e che domanda il suo posto nel mondo, non è affatto in compatibile col benessere e con la pace della umanità; il vero nemico della cooperazìone fra i popoli è il bolscevismo, che fomenta le rivoluzioni e che mina le assise della società, col suo spirito di negazione e di rivolta. Si è preteso che la Spagna nazionale fosse nemica della libertà e della fraternità dei popoli; noi odiamo invece soltanto il convenzionalismo della democrazia parlamentare, che confondendo i mezzi con i fi ni, si nutre di discussioni dottri narie. « Vogliamo la democrazia vera, quella che il popolo pure vuole; so persi cioè governato, vedere la giustizia applicata tanto nel campo politico che in quello economi co e sociale. Vogliamo altresì un esercito potente, che permetta alla Spagna di conservare il suo rango ». Il generale ha concluso: « Quan do le nostre navi maestose porteranno di nuovo lontano il nome della Spagna, quando in nessun focolare spagnolo mancheranno il pane e la gioia del lavoro, potremo dire ai compagni caduti che il loro sacrificio non è stato inutile e che la Spagna da essi sognata, vive ». Riccardo Forte

Persone citate: Carlo V, Quan, Sierra Morena