Città sotto la minaccia dei ribelli del Waziristan

Città sotto la minaccia dei ribelli del Waziristan Città sotto la minaccia dei ribelli del Waziristan Strabiliante scoperta del Daily Herald: la rivolta è alimentata da Mussolini! Londra, 16 notte. Il collaboratore diplomatico del Daily Herald, con il suo acuto senso della realtà, dopo minuziose ■ indagini è riuscito finalmente ad accertare le cause della insurrezione antibritannica nel Waziristan. Era infatti inammissibile che la rivolta potesse essere stata causata dal difetto dell'amministrazione coloniale britannica, dice il giornale. Come è noto, l'amministrazione coloniale britannica non ha difetti. E' la più perfetta del mondo, e felici dovrebbero sentirsi tutti i popoli coloniali di trovarsi sotto la zampa del leone britannico, il quale non è munito di artigli acuminati, bensì di dita carezzevoli. Fantasia di laburisti Una volta, quando nel ma-i tranquillo Waziristan o nel resto delle regioni di frontiera dell'India scoppiavano ribellioni nelle tribù mussulmane, la colpa veniva regolarmente attribuita agli intrighi della Bnssia sarista. Per molti decenni Londra spiegò in questo modo i suoi grattacapi imperiati e potè uscire dalle complicazioni coloniali dell'India, più pura di prima. Dopo la guerra mondiale tutta la colpa fu addossata alla Russia sovietica che sobillava le tribù contro l'Inghilterra. Al giorno d'oggi, essendosi ristabilita una cosi intima cordialità di rapporti tra Londra e Mosca, accuse come queste alla propaganda moscovita, di sobillare le popolazioni dell'Impero, che se fossero lasciate libere nelle loro opinioni sarebbero adoratrici fanatiche detZ'Union Jack, non sono considerate qui nò cortesi nè opportune. Ed è perciò che il collaboratore diplomatico del Daily Herald rende oggi un inestimabile servizio ai difensori del colonialismo britannico, scoprendo la verità. Questa verità è che dietro l'insurrezione del Waziristan, bisogna ricercare « la longa manus dell'Italia-». In prima pagina, con un grande titolo: Mussolini dietro la rivolta della frontiera del nord-ovest: propaganda, denaro e contrabbando di armi» il benemerito organo laburista rivela che « l'ultima, ma non per ciò meno importante causa dell'insurrezione, è la propaganda italiana ». Se oggi le autoritd britanniche militari si accingono a lanciare contro il fachiro di Ipi e i suoi seguaci, un esercito non inferiore a quello con cui venne iniziata la guerra boera, buona parte della colpa ce l'ha l'Italia. « Il Governo dell'India ha una grande quantità di prove — sostiene i! ci tato scrittore — che dall'epoca dell'inizio della guerra abissina, agenti italiani, forniti di denaro italiano, sono stati attivissimi fra le tribù in un tentativo di creare i più gravi imbarazzi all'Impero britannico. Si hanno le prove di contrabbando di armi attraverso il golfo Persico e l'Afganistan». Fanatismo religioso1 Senonchè vi sono ancora in fluenti persone in Inghilterra che non riescono- a convincersi della verità di quanto pubblica il Daily Herald. Yets-Broum, ad esempio, il noto autore del romanzo « Lancieri del Bengala », un uomo che ha trascorso molti anni della sua vita in India, scrive nel Daily Mail un articolo in cui espone la situa zione del Waziristan in modo del tutto diverso e inquadrandola addirittura in una cornice storicoreligiosa-nazionale. Secondo lo scrittore, queste rivolte che si ripetono periodicamente con grande regolarità (ve ne sono state ben dodici negli ultimi trent'anni) e che sono sempre guidate da fachiri fanatici come quello di Leuanzai, quello di Turanzai e quello di Alingar, prima che nel fachiro di Ipi hanno radici nel carattere delle tribù che non sono disposte a vivere pacificamente nemmeno quando il Governo britannico, nominandole « guardiane della- frontiera » versa loro lauti tributi annui di denaro. I mussulmani della frontiera, poi, si lasciano influenzare come gli altri mussulmani dell'India, dalla propaganda in favore del piano di costituire uno Stato indipendente mussulmano nell'India sotto la protezione britannica. Esso dovrebbe estendersi fino a Karacì da una parte, e New Delhi dall'altra e comprendere tutto il nord dell'immensa regione indiana. Il nome dato dai propagandisti a questo futuro Stato, è Pakistan, che vuol dire « Paese dei puri », e si intende puri religiosamente, ossia mussulmani. Le insurrezioni, in un certo senso, non sarebbero dirette dunque contro gli inglesi, quanto contro gli indù e sarebbero state rinfocolate dalla paura che, con la costituzione autonoma l'Inghilterra voglia consegnare l'India intera agli indù.La crociata di Ipi Secondo il Daily Telegraph sarà necessario che l'opinione pubblica inglese comprenda la necessità di organizzare ora una spedizione in grande stile contro gli insorti. Uno scontro di poca importanza, ma un successo militare, anche piccolo, se sfruttato abilmente dai propagandisti, potrebbe sollevare contro l'Inghilterra centinaia di migliaia di uomini. In proposito viene ricordato che l'ex-comandante militare dell'India, generale- Chetwode, ha stimato che i mussulmani della frontiera nord-ovest potrebbero scendere in campo con mezzo milione di uomini. ' La crociata antinglese bandita dal fachiro di Ipi si estende frattanto da tribù in tribù. Notizie che giungono da Banna, importante centro indigeno che si trova a 400 km. da Lahore, assicurano che quel comitato di difesa, di cui fanno parte indiani e Siks, che ancora obbediscono alle autorità inglesi, ha chiesto che siano subito distribuite alla popolazioneindiana e Siks le armi necessarie per la difesa dalle bande e dalle tribù in rivolta che, sempre più audaci e numerose, marciano verso Banna. Una di esse, superata la resistenza opposta da un nucleo di truppe indiane e inglesi che hanno lasciato sul terreno alcuni morti, è giunta a poche miglia dalla città, che è stata messa in istato di allarme. I cinematografi ed i caffè sono stati chiusi, la polizia custodisce le zone più direttamente minacciate, mentre le truppe rinforzate da repartpartiti i giorni scorsi da- questa città avanzano verso i ribelli. Durante la notte si sono sentiti risuonare insistenti colpi di cannoni. Renato Paresce

Persone citate: Banna, Mussolini, Renato Paresce