Shakespeare e il professore d'italiano

Shakespeare e il professore d'italiano Shakespeare e il professore d'italiano Non vi è italiano, il quale abbia viaggiato per il mondo della coltura senza essersi imbattuto nel caratteristico tipo « del professore d'italiano» all'estero. Sotto tutti i climi e ogni latitudine, lo si incontra diverso, eppure, in essenza, uguale a se stesso. Prima di tutto, e più di tutto, egli è sempre il privilegiato, il glorioso « figli-o-o del so-o-ol », con molte vocali, vocalizzi e melopee lunghe cadenzate, come nc\YAida. (Questo, sopratutto nei paesi d occidente e al settentrione d'Europa, gli conferisce un invincibile fascino, insieme con non meno invincibili abitudini, formazioni ed anche deformazioni professionali. Dopo averlo incontrato, in lungo e in largo, per la geografia del mondo, non credevo di risalire a incontrarlo di nuovo, non meno inevitabile, lungo il corso della storia. Questo mi avvenne invece per merito di Clara Longworth Chambrun, scrittrice americana e insieme inglese e francese, che dedicò tutta la sua vita alla attenta e ingegnosa esegesi dell'opera e della vita di Guglielmo Shakespeare. Leggendo i suoi studii romanzati, ma rigorosamente storici, Mon grand ami Shakespeare (Plon, Parigi), My Shakespeare, rise! (Lippincott, Londra) e altri, mi sorpresi a meditare ancora una volta sulle prerogative umane, per estensione e profondità di stoltizia sotto spoglie intelligenti, e di creduloneria in vesti incredule. Specialmente il secolo decimonono parti sempre dal partito preso dello scetticismo su ogni cosa tramandata per tradizione e tenuta vera dall'opinione popolare. Lucrezia Borgia avendo fama di avvelenatrice e Giovan na d'Arco di pulzella, la supercritica partì subito a lancia in resta, non per rivedere e_ riesaminare queste posizioni _ — questo è logico — ma, a priori, per rovesciarle; il che è forma diversa di pregiudizio e di superstizione. Pure nel secolo scorso si co minciò a mettere in dubbio la paternità di Amleto e dei suoi fratelli. Si ritiene generalmente che tale dubbio fosse, almeno in parte, fondato, o giustificato, da scarsità di notizie circa le relazioni fra un preteso mediocre uomo Shakespeare e la sua grande arte. Invece, la vita di Guglielmo Shakespeare, attore e autore, è illuminata da una quantità di testimonianze particolareggiate di contemporanei, grazie alle quali possiamo seguire gli ondeggiamenti e in parte anche la genesi della sua attività creatrice, come avviene di poter fare per pochi altri scrittori e poeti anteriori all'ottocento e alla sistematica passione per la biografia. o'clnCd«vdeDì queste testimonianze, alcune fra le più interessanti e decisive vengono messe in valore proprio da Clara de Chambrun. Prima fra tutte, ella spiega l'arcano che servì di pretesto a tante selvagge fantasie sul tema Bacone-Shakespeare : di dove poteva venire a questo povero «guitto», figlio di gente di campagna, una così vasta conoscenza di cose, uomini, gente e libri, continentali in genere, e in particolare italiani? Quale chiave dell'enigma, proprio qui, entra in scena il mio immancabile « professore d'italiano all'estero ». Questo mio tipico « professore », stavolta e allora, si chiamava Giovanni Florio. E via via che l'autrice lo descrive, io me lo vedo rivivere innanzi, con tutti i tratti caratteristici che tanto bene riconosco, e battendo le mani esclamo : è lui, è proprio lui ! Difetti e qualità, tutto di lui è sintomatico. I difetti numerosievidenti, un poco ridicoli, sono superficiali, e per questo forse più urtanti. Sono in parte difetti da prima donna viziata o tenore di cartello, non senza pretese a Don Giovanni : vi è un poco di affettazione, un poco di saccenteria, una vanità ingenua quasi puerile, e pronta perciò ai puntigli e ai perniali ; vi è un certo sfoggio di erudizione reale, persino pedante, che stride nel conflitto con arie e ansie romantiche, da artista mancato Come artista, butta la testa indietro, e mostra di infischiarsene del metodo e del sistema al quale invece è intimamente legato come professore, e come persona vera, camuffata con l'alibi del solito sospiro : « Ahio non ero nato per questa vita ah, se avessi potuto obbedire alla mia vera vocazione, chissà cosa sarei riuscito!».' Ma sotto queste viziature, ri conosco in Florio anche le qua lità sostanziali che rendono arn mirabile e caro il mio professore ; un'italianità indomita, l'amore della coltura, la consapevolezza della propria missiondi propaganda. L'autrice, nesottotitolo del suo studio, lo de scrive infatti come « Apostoldel Rinascimento in Inghilterrall'epoca di Shakespeare », e lloda quale grammatico sapientepedagogo geniale, linguista raffinato. Il suo contemporaneo discepolo d'italiano, il grande commediografo Ben Jonson, lo chiama, dantescamente, suo « padre e amico » ; Samuel Daniel ringrazia il « laborioso Florio » per i vocabolari, in nome di tutta l'Inghilterra « ch'egli onorò, induccndo l'Italia a par'arc la sua favella e a notificarle i tesori della propria ricca lingua » ; Giordano Rruno lo pone tra i dotti interlocutori della Cena delle Ceneri: (Da buon italiano all'estero, egli « ricordandosi dei suoi amori, cantava «.Come senza me dolce mia vita » ;) Oxford lo nomina professore d'italiano e francese alla famosa università di Magdalen College, la Regina Anna gldà lettere patenti di suo lettore e segretario privato, e insegnante d italiano del Principe di Galles, e gli concede stemma di gentiluomo, sormontato da sole raggiante. Nulla di tutto questo avrebbe ancora consacrato il mio bravo professore alla storia, se questa « guerra illustre contro itempo » non avesse registrato quale discepolo principale, pro tettore, patrono e mecenate del dotto esule il Conte di Southampton, protettore e amico anche dello Shakespeare. (Vi è anzi una scuola, secondo la quale Henry Wriothcslcy, Lord Southampton, sarebbe l'uomo misterioso dalla sigla W. H., che ispirò e al quale sono dedicati i sonetti). »** Vivendo nella stessa ristretta ed elettissima cerchia di persone, è certo che il poeta ebbe conoscenza del grammatico e potè da lui suggere i pollini fecondatori della coltura italiana. L'autrice ne adduce numerosi e significativi, basti per tutti la copia dei proverbi citati nell'originale italiano in varie opere dello Shakespeare e che appartengono tutti ai due florilegi di proverbi italiani raccolti dal Florio. Esiste inoltre un esemplare di quei saggi del Montaigne, mirabilmente tradotti in lingua inglese dal Florio e che, per tradizione e per sigle, avrebbe appartenuto al drammaturgo. Cer¬ to la sua filosofia e molte delle sue riflessioni sulla vita e sulla morte, gli furono suggerite dal grande francese, reso popolare in Inghilterra grazie all'ottima veste del Florio. Questi due protetti dello stesso grande patrizio, così diversi fra loro, naturalmente erano rivali e si odiavano. E' quasi certo che John Florio venne satireggiato in scena dallo Shakespeare sotto l'anagramma trasparente di Holofernus; al che svariate diatribe di lui e di altri divisero il mondo letterario elisabettiano; tanto più che la famiglia dell'inglese Shakespeare era in fondo rimasta cattolica, mentre il fiorentino Florio era figlio di protestanti profughi. Meraviglioso e consolante destino, per cui l'arida, ma onesta, sincera e coscenziosa opera di un compilatore e propagandista di buona fede, viene coronata e vivificata con il raggio dun genio, e tutte le sue parole e il povero frutto della sua vita ne restano glorificate. Margherita G. Sarfatti

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