CINQUE NUOVI ACCADEMICI

CINQUE NUOVI ACCADEMICI CINQUE NUOVI ACCADEMICI Tre scrittori, uno scultore, un radiotecnico: Giovanni Papini, Angelo Batti, Lucio d'Ambra, Arturo Pazzi, Giuseppe Pession Anche i "Premi Mussolini,, assegnati Roma, 12 notte. Sono stati nominati Accademici d'Italia; Giovanni Papini, Angelo Gatti, Arturo Danzi, Giuseppe Pession, Lucio d'Ambra. Giovanni Papini e Con Giovanni Papini entra all'Accademia non solo uno dei temperamenti più originali e animosi, ma una delle figure più popolari jt I I e e o i o o i e i e l i - a a ò della cultura Italiana. Papini è conosciutisslmo anche tra quelli che non fanno propriamente professione di lettere, anche tra quelli che se ne curano poco: battagliero e paradossale, le polemiche, le stroncature, l'estro aggressivo, la genialità fantasiosa e ricca di sorprese, attrassero su di lui l'attenzione di tutte le persone colte, e meno colte, gli diedero una celebrità che ai tempi de Lacerba fu clamorosissima, e che s'assestò poi, e solidificò nel grande sue cesso librario della Storia di Cri sto. Questo per la notorietà. Ma Papini fu poi un autentico, Irresistibile suscitatore di rinnovamenti culturali e Ideali, ed è scrittore di razza. Dal 1903 — quando, nato a Firenze nell'81, aveva ventldue anni, ed era, prodigio so autodidatta, tutto fuoco di conoscenza e di filosofici supera ménti —, dal Leonardo, fondato con Prezzollnl per combuttert. in nome dello spirito, l'allora imperante positivismo, e divulgare concezioni e movimenti di pensieroauali l'intuizionismo di Bergson o pragmatismo di James, ed eccitare nelle lettere e nelle arti italiane nuove e giovani e vivaci correnti di vita, da quel primo tempo di ricerca e di entusiasmo, all'attività della Voce (1908-1916), a quella futurista, fino alla conversione cattolica, sempre Papini fu trasportato all'opera e alla 'otta da un bisogno insieme noetico e metafisico di far coincidere la realtà con il sogno, la fantasia con l'azione, il pensiero con l'arte, da un bisogno profondo, e spesso drammaticamente dichiarato, dtotalità, di assoluto. Passò cosiirrequieto, intelligentissimo, pronto a cogliere ogni influsso, o tendenza, o possibilità della culturadi esperienza In esperienza, e tutto tentando e saggiando al contatto di quella sua personalità impetuosa e rivelatrice, concorse validamente a dar l'avvio ai più disparati movimenti, alle più singolari curiosità filosofiche, artistiche, letterarie, del primo quarto del secolo. Ma l'irrequietezza intellettuale, l'acume pronto e assimllatore, non avrebbero trovato tanta eco, se non avessero avuto a disposizione la sua naLu.-nleistintiva virtù di scrittore. Nè solo di giornalista principe, che con articoli rapidi e sorprendenti sapeva rimuovere le acque più stagnanti, ma di narratore e di poeta. Nella sua opera letteraria, che va dal Tragico quotidiano (1906) al Pilota cicc(1907) a Parole e sangue (1912alle mirabili 100 pagine di poesia (1915) a Giorni di festa (1918) Pane e vino (1926), punto culminante rimane quell'Uomo finit(1912) che è certo uno dei più belibri del '900 Italiano, amaro, terso, appassionato, e ove lo stile l'uomo si fondono in un'eccezionale rivelazione: l'inquietudinmetafisica vi diventa concreta luminosa come la vita stessa, vdiventa poesia. Il Papini, che ebbperiodi di criticismo radicale e dissolvente (Memorie d'Iddio. La vta di Nessuno, L'altra metà, 1912e che dall'inquietudine filosofice dagli scarti dell'umore si rifugiava volentieri negli studi letterari a sfondo biografico e d'indagine umana (il suo Carducci — L'uomo Carducci — non va dmenticato, ed è di pochi anni fil Dante vivo) trovò poi nel cattolicesimo la certezza metafisica morale, quell'ordine nell'individuoe quell'armonia tra il possibile il realizzato, che è. segretamentalla cima del pensiero di tutti ginnovatori e agitatori d'idee. Rie chissima la sua bibliografia, e prò prio di questi giorni si annunciuna sua nuova opera, una Stordella letteratura italiana. Angelo Gatti Singolare 11 caso di Angelo Gat ti, che, generale, studioso- e critico di cose militari, a più di cinquan t'anni pubblica un romanzo, e ottiene quel successo pieno, duraturo, In Italia e fuori d'Italia,' che tanti romanzieri e letterati di professione cercano invano tutta la vita. Il romanzo, Illa ed Alberto dal 1930 ha avuto edizioni e traduzioni In varie lingue, e ha ottenuto non solo il riconoscimento della critica, ma il consenso dei pubblici più vasti e diversi. Il fatto è che questo non è un libro ozioso, un libro elaborato come esercitazione letteraria, ma è libro nato dal cuore e dal dolore, scritto a cercare, nell'arte, morale sollievo, e trasfigurazione di cari e tormentosi ricordi: ed è perciò libro sincero, meditato e sempll-1 zce, nella sua verità psicologica capace di destare il più vivo, 11 più sostenuto interesse. Storia di un grande e profondo amore coniugale, che si rivela nella sua Interezza, nel suo valore religioso, eterno, soltanto dopo la morte della donna, in una specie di nuova, misteriosa vitalità che lo spirito di lei acquista, per sottile suggestione, nell'animo del superstite, questo romanzo, che, come dato psicologico e di carattere, non jvuole uscire dai termini della quotidiana realtà, sconfina poi In ampio senso di cose che stanno oltre conoscibile, che si agitano nelombra. Pensa l'Autore che è proprio del romanzo italiano, anche nel suoi capolavori, anche là ove ;>lù s'Innalzano 1 poetici fantasmi - - i Promessi sposi, Piccolo moni'o antico, i Malavoglia — des crivere la vita media di gente cone tutti; ma anche in questo suo libro si passa poi, per virtù di un'alta aspirazione spirituale, dalla quotidianità tutta terrestre e famigliare dei casi, a un-pre sentimento di ciò che sta al di là del quotidiano, a una sensazione di ciò che si cela nell'umano destino. E nella scrittura, nello stile non privo a volte di grazia umoristica, l'intimità delicata, l'agitazione dominata dello spirito, si riflettono con pacato ardore. Là prosa di Angelo Gatti, scrisse un critico, è « tranquilla, piena, affettuosa, animata da un calore malinconico, sollevata da un insenne anelito verso l'Imperituro ». E' la prosa di un moralista appassionato, sensibile e virile. DI questo moralismo, accorto e imparziale, il Gatti ha dato poi esplicito saggio nel volume del '34: Le massime e i caratteri, e nell'altro, Racconti di auesti tempi (1935) ove l'Indagine intellettuale, il tratteggio psi Marrvsl'nasadndBvlvttctndzpcddqstbtedgosmvlrz cologlco e la narrazione, sono ri volti essenzialmente a una medi tazione cordiale e comprensiva di tutto ciò che è umano. Eticità vigile e ardente, arte del ritratto avevano del resto già fatto eccel lente prova nel molti volumi di storia che, prima del successi propriamente letterari, il Gatti aveva pubblicato: L'Italia in armi. Uomini e> folle di guerra, Nel tem po della tormenta, Uomini e, folle rappresentative, La parte dell'Italia. Il Gatti che, nato a Capua nel 1875, ufficiale di Stato mag giore, professore di Storia alla Scuola di Guerra di Torino, fu du rante la guerra mondiale addetto agli alti Comandi, reca in queste opere, che cosi altamente compie tano.la sua figura di studioso, " letterato, di cittadino (nella Par te dell'Italia egli ha nobilmente rivendicato contro calunniatori detrattori la gloria dell'Esercito italiano), tutta la lunga e viva sua conoscenza « degli uomini delle felle », delle armi e degli spi riti, e quell'illuminata passione che consente di essere storici veri. di Lucio d'Ambra Lucio D'Ambra (Renato Eduar do Manganella) è uno dei più va ri, briosi e facili nostri scrittori s'è detto di lui, e da critici austeri, ch'egli ha saputo realizzare in Italia il tipo leggero, aggraziato, spumoso del romanzo mondano francese. Certo, scrittore fluido, prontissimo, egli ha toccato innumerevoli argomenti con sveltezza e agilità non comuni. Novelliere, romanziere, drammaturgo, critico, giornalista, ha scritto moltissime pagine, sempre interessando il lettore con il fare piacevole e amabile, con la lieve immaginazione. Nato a Roma nel 1877, con una commedia: Il pleni- potenziarlo, con volumi di versi: Sotti/i pene, Monile, diede inìzio alla sua straordinaria attività; da allora ha scritto 29 romanzi, 8 volumi di novelle. 12 volumi di critica, di biografia, di memorie, di varietà, 35 commedie. Dal Miraggio, edito in Torino nel 1900, al Re le Torri, gli Alfieri, pubblicato a Milano nel '17, al recentissimi La sosta sul ponte, Conversa- zioni di mezzanotte, dal Goffredo Mameli, dramma epico In cinque atti, e dal Bernini commedia storica, in collaborazione col Lipparini, a Solitudine, ultimo suo lavoro rappresentato e applaudito, sarebbe difficile dare anche solo l'elenco di tutte le sue opere. Egli non teme di accingersi alle più ampie Imprese con giovanile e festosa animazione; è di questo anno una sua vita romanzata di Goldoni, e già se ne annunciano altre quattro; quelle di Alfieri, Metastaslo, Parrai e Baretti. Con queste opere egli vuole concorrere a rendere popolare la letteratura in Italia, osservando che da noi, nella nostra cultura, troppo spesso il tono di critici e di storici è o erudito, o concettuale, o un po' astratto, che troppo spesso, nella storia delle nostre lettere, l'opera e la persona degli scrittori hanno fatto divorzio. E ciò ostacola quell'umana presa di contatto, quell'intimità col mondo letterario, quel diffondersi della curiosità, che sole rendono veramente d'uso corrente e quotidiano, e famigliare e dome stica una letteratura. Del resto in tutta la sua attività Lucio D'Ambra ha sempre brillantemente trattato questo stile impressionista, empirico, divertente, che coll'aneddoto, 11 ricordo, la spiritosa divagazione, Illumina e avvicina le opere e gli scrittori. Stile che si regge tra cronaca e immaginazione con disinvolta bravura, e conferisce ai ritratti, si racconti, al capitoli vari, descrittivi e narrativi, leggiadra piacevolezza. Cosi i suoi ricordi letterari — egli ha conosciuto direttamente e bene non solo le opere ma gli uomini più insigni do) mondo letterario contemporaneo italiano e francese — e 1 romanzi e le novelle e gli scritti vari recano al lettore 11 dono nativo e cordiale della versatilità e della vivacità. Arturo Dazzi Le più recenti opere che hanno richiamato al pubblico il nome dell'insigne scultore toscano sono le bellissime porte bronzee della chiesa voluta e donata In memoria del figlio Edoardo dal senatore Giovanni Agnelli al Sestriere, ed apertasi al culto lo scorso dicembre: bassorilievi di una modellazione rapida, sbalzante d'una fermezza plastica che magistralmente fonde Ja nervosità del rilievo e la vivezza degli aspetti e degli atteggiamenti in un ritmo lineare nobilmente decorativo. Nella medesima chiesa ricordammo a suo tempo anche la graziosa acquasantiera, compositivamente impostata su un motivo ornamentale (un gruppo di agnellini) trattato con la aristocratica finezza, la vibrata eleganza, che è uno degli aspetti dell'arte del neo accademico. L'altro suo aspetto è il pi- flio eroico, lo stile plastico superamente ardito, il prorompente vigore di cui fa fede il monumento a Toti. Pochi scultori avrebbero infatti osato affrontare e risolvere un cosi arduo tema come quello di un uomo nudo mutilato alla coscia d'una gamba (soggetto ar¬ tisticamente terribile che ha avuto il suo recente riscontro nel Tito Minniti, il decapitato eroe di Arturo Martini), e sarebbero riusciti a rappresentarlo senza farci raccapricciare, anzi suscitando un trasporto di epica emozione. Fra questi due termini — raffinatezza di modellazione, concezione monumentale grandiosa — sta chiusa l'arte del Dazzi. da opera ad opera. Basti, pensare a quel famoso Cavallino che è ormai universalmente considerato uno dei pezzi più significativi (e diciam pure perfetti) della moderna scultura europea, e ricordare poi la colossale statua Era Fascista nella piazza della Vittoria a Brescia, od I il roccioso Fante che vigila del I monumento a Cadorna di Pallanza: là tutta la delicata, nervosa fermezza, la chiarezza e l'arguzia di un quattrocentesco toscano, ; que. la corposità sintetica, il peso | dei volumi onde per vent'anni si ! reagì al rifacimento formale proI vocato dal tardo impressionismo e I dal susseguente pittoricismo scultoreo. E' in virtù di queste native qualità soltanto in apparenza opposte che il Dazzi potè affrontare, dopo averci dato la saettante Vittoria del frontone dell'arco di Bolzano, plastica che parve ed era rivoluzionaria, il gigantesco fregio dell'Arco genovese pei Caduti, l'opera forse, almeno per la vastità dell'assunto, più poderosa di tutta la moderna scultura italiana, potentissime fasce scolpite che sul celebrativo edificio vengono ad assumere valore di canti d'un poema epico. Arturo Dazzi è nato a Carrara il 13 gennaio 1881. A ventitré anni ottenne il pensionato artistico nazionale e tosto i suol Costruttori entrarono nella Galleria di" Arte moderna di Roma. Oltre le odc- GIOVANNI PAPINI ANGELO GATTI LUCIO D'AMBRA ARTURO DAZZI